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3. P ER UNA “ GEOPOLITICA UMANA ”

3.3 Oltre i confini

Per ridare ossigeno alla politica e alle Istituzioni il lavoro che svolgono gli artisti, come documentato nel paragrafo precedente, deve essere alla portata di tutti. Il teatro come mezzo di risoluzione di conflitti (armati e non) e di superamento di confini deve uscire allo scoperto e farsi portatore di valori quali la coesione, l’integrazione, il gioco, la bellezza, l’umanità. Il teatro è da anni utilizzato come strumento terapeutico per superare una crisi, un disagio sia personale che nell’ambito comunitario69

, ma poco a livello preventivo. Le testimonianze che ho riportato dimostrano come il teatro possa cambiare il modo di vedere sé stessi e gli altri. Educare i bambini all’umanità e alla bellezza, a tirare fuori l’animale che hanno dentro gli renderebbe uomini e cittadini migliori. Ciò che ho più volte sottolineato è la mancanza di umanità e di attenzione agli individui da parte delle Istituzioni che le porta ad applicare politiche non adeguate per mancanza di conoscenza dell’altro.

L’Unione Europea ha condotto ricerche sull’utilizzo del teatro nelle scuole. Grazie al Regolamento del 2013:

Con riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare agli articoli 11, 21 e 22, i settori culturali e creativi apportano un contributo importante alla lotta contro ogni forma di discriminazione, compresi il razzismo e la xenofobia, e costituiscono un'importante piattaforma per la libertà di espressione e per la promozione del rispetto della diversità culturale e linguistica70.

In «settori culturali e creativi» è compreso anche il teatro che con gli anni ha svolto un ruolo sempre più attivo nella promozione e nell’integrazione delle diversità culturali sia tra i diversi Paesi membri dell’Unione Europea sia tra questi Paesi e i cittadini degli Stati terzi. Sull’onda di questo Regolamento sono iniziate molte attività con i finanziamenti europei. Un esempio è la nascita di FLISS (l'Associazione degli Educatori del Dramma islandese) che per due anni ha lavorato nel Dramma per la

Cultura e la Creatività (D4LC) che si diffuse internazionalmente attraverso L’Unesco Arti Istruzione e Conferenze di Idee. Il Dramma per la Cultura e la Creatività comporta

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W. Orioli, Teatroterapia.: Prevenzione, educazione e riabilitazione, Edizioni Erickson, Trento, 2007. 70 Regolamento (UE) n. 1295/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce il programma Europa creativa (2014-2020): https://eur- lex.europa.eu/eli/reg/2013/1295/oj?locale=it. Ultima consultazione febbraio 2019.

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la preparazione e il finanziamento agli insegnanti per potersi migliorare ed educare i bambini al lavoro di gruppo, sperimentando la loro creatività71.

Un altro progetto si basa sull’importanza del teatro per la sensibilizzazione nelle scuole. Le persone a scuola devono sentirsi libere di poter dare credito alla loro identità culturale in modo tale che anche gli altri possano conoscerle e imparare a rispettarle. La diversità dev’essere espressa. «Each student brought something personal in their character, thus acquiring not only the contents of the play, but also discovering something more about their identity and the identity of the others»72.

Un interessante programma è portato avanti dal REACT community73 che,

attraverso il “community theatre”, prepara le basi per l’integrazione dei rifugiati. L'associazione REACT sta esplorando nuovi modi di costruire relazioni tra i rifugiati arrivati di recente e le popolazioni locali, in modo tale da facilitare la loro integrazione in società. Il progetto offre l'opportunità di usare la loro creatività, i propri talenti, le idee, opinioni e l'immaginazione per creare uno spettacolo teatrale originale fatto da rifugiati. Questo offre loro l'opportunità di comunicare con le comunità d’accoglienza. Contemporaneamente li dota di nuove abilità e competenze, variando la lingua a seconda della località. Neil Beddows, uno dei coordinatori del progetto, riporta che «It's hard to hate someone when you've just been listening to their story or laughing at their jokes74». È proprio questo il fine ultimo del teatro: creare legami e situazioni tra le persone che nella vita quotidiana difficilmente si riuscirebbero a vivere. Il muro del pregiudizio viene meno e all’interno del gruppo si è tutti uguali, vige la democrazia più assoluta.

71 Drama for Learning a changing movement across Europe, 20/05/2016: https://www.schooleducationgateway.eu/en/pub/latest/news/drama_for_learning__a_changin.htm. Ultima consultazione febbraio 2019.

72 Theatre in schools: an educational experience, Commissione Europea, 7/05/2018: https://ec.europa.eu/epale/en/blog/theatre-schools-educational-experience. Ultima consultazione febbraio 2019.

73 Per la comunità di ACTA il teatro appartiene ad ognuno, ed ognuno ha una storia da raccontare. ACTA crea un luogo dove si possono raccontare le storie di ciascuno, le proprie opinioni ed esperienze. ACTA da spazio alle storie di chi non viene ascoltato incentivando il pubblico a partecipare. https://www.acta- bristol.com/festival/. Ultima consultazione febbraio 2019.

74 REACT – community theatre setting the stage for refugee integration, Commissione Europea, gennaio 2018: https://ec.europa.eu/programmes/creative-europe/content/react-%E2%80%93-community-theatre- setting-stage-refugee-integration_en. Ultima consultazione febbraio 2019.

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Il progetto del REACT community è arrivato anche in Italia attraverso una partnership, finanziata dall’Unione Europea, con il Centro di Danilo Dolci75

a Palermo che attraverso l’impegno educativo e maieutico, considerato un elemento necessario, ha il fine di creare una società civile più attiva e responsabile. L’approccio maieutico reciproco è stato sviluppato da Danilo Dolci dal concetto di maieutica socratica. Deriva dal greco antico μαιευτικός, letteralmente «l’arte della levatrice»: ogni atto educativo è come dare alla luce tutte le potenzialità interiori di colui che vuole imparare, come una madre desidera che la propria creatura nasca dal suo grembo. La maieutica socratica paragona il filosofo alla “levatrice della conoscenza” che non riempie la mente dello studente con informazioni impartite a priori, ma lo aiuta a portare gradualmente alla luce la propria conoscenza, usando il dialogo come strumento dialettico76. Ciò che differenzia i due concetti è il fatto che la maieutica socratica è unidirezionale, mentre per Danilo Dolci la conoscenza viene fuori dall’esperienza e dalla sua condivisione, e presuppone quindi la reciprocità della comunicazione. Nel 1996 scriveva che la comunità è «un processo di esplorazione collettiva che prende, come punto di partenza, l’esperienza e l’intuizione degli individui». L’approccio maieutico è un processo “reciproco” tra almeno due persone e si sviluppa normalmente all’interno di un gruppo, con una persona che inizialmente pone delle domande e altre che insieme cercano le risposte e rilanciano ulteriori approfondimenti77. In un dialogo intenso che incarna un nuovo modo di educare basato sulla valorizzazione della creatività individuale e di gruppo, il processo maieutico si concentra sulle capacità degli individui di scoprire i loro interessi vitali e di esprimere liberamente le proprie riflessioni sulla base delle proprie esperienze e delle scoperte personali, così come sulla verifica corale delle proposte78. Il laboratorio maieutico richiede quindi ad ognuno di mettersi in discussione, a nudo davanti agli altri e intraprendere un percorso di ricerca comune, di analisi e di sperimentazione. Questo tipo di lavoro porta ad includere tutte le persone che sperimentando cercano di trovare soluzioni comuni a problemi comuni. Un vero lavoro di cittadinanza attiva.

75 Associazione no profit che coinvolge giovani e adulti, operando principalmente attraverso progetti in ambito educativo in collaborazione con scuole, università, istituzioni, associazioni e gruppi sociali a livello sia locale che internazionale. https://danilodolci.org/. Ultima consultazione febbraio 2019.

76 T. R. Morgante, Maieutica e sviluppo planetario in Danilo Dolci, P. Lacaita, Manduria (TA), 1992. 77 D. Dolci, La struttura maieutica e l’evolversi, La Nuova Italia, Scandicci, 1996.

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6. Danilo dolci con i bambini in “A lezione di cittadinanza attiva con Danilo Dolci” http://www.sassuolo2000.it/2018/11/26/modena-a-lezione-di-cittadinanza-attiva-pensando-a-danilo-

dolci/. Ultima consultazione febbraio 2019.

Lo strumento maieutico è utilizzato anche dal Teatro dell’oppresso79 metodo

teatrale elaborato da Augusto Boal, partendo dalla ricerca pedagogica e politica di Paulo Freire80, prima in Brasile a partire dalla metà degli anni ’60 e successivamente esportato in Europa. Boal usa il teatro come mezzo di conoscenza e come linguaggio di trasformazione della realtà interiore, relazionale e sociale. Tra le finalità si pone quella di far riscoprire alla gente la propria “teatralità”, vista come mezzo di conoscenza del reale e di rendere gli spettatori protagonisti dell’azione scenica, affinché lo siano anche nella vita. Si basa sull’ipotesi che «tutto il corpo pensa», in altre parole su una concezione globale dell’uomo visto come interazione reciproca di corpo, mente, emozioni81. Usato come strumento maieutico, e non come catarsi, questo teatro fa scaturire i grandi problemi sociali e collettivi. Opera un lavoro che è chiamato di «coscientizzazione» sulle persone che devono cercare soluzioni al conflitto. É il gruppo

79 Si veda A. Boal, Theatre of the oppressed, Pluto Press, London, 2000. 80 Era pedagogista brasiliano e importante teorico dell'educazione. 81 P. Freire, La pedagogia degli oppressi, Ega, Torino, 2011.

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stesso che le ricerca e le mette in pratica. La “recita” di una soluzione può stimolare ad agire anche nella vita quotidiana. Il conflitto viene così valorizzato perché permette all'oppresso di liberarsi dall'oppressione82. Questo teatro include tutti gli esseri umani nel dialogo che diventa lo strumento principale per ottenere giustizia economica e sociale, fondamento della vera democrazia e per lo sviluppo dei diritti fondamentali. Se l’uomo non è consapevole dei propri diritti non sarà mai in grado di tutelarsi. Preferirà sempre aspettare gli ordini di qualcun altro e penserà di non poter fare concretamente qualcosa. Batko-Tołuć, direttrice di Watchdog Polska, una ong di Varsavia che si occupa della tutela al diritto all'informazione, ha detto al Guardian: «Nella mia esperienza, quando le persone iniziano a conoscere i propri diritti, cominciano ad essere molto sicure di sé83». Il teatro spinge in questa direzione. Una tecnica del Teatro

dell’Oppresso che porta ad acquisire consapevolezza dei propri diritti è data dal Teatro Legislativo84, che si basa sul creare un rapporto tra la popolazione e le istituzioni in

modo tale da connettere i bisogni della società civile con il Potere influenzandosi reciprocamente. Il percorso di «coscientizzazione», vale a dire di potenziare le conoscenze e le risorse dei gruppi facilitando un processo di apprendimento che diventa coscienza critica di “liberazione” delle persone85

, deve influire sul livello istituzionale affinché le leggi siano fatte a partire dai bisogni della popolazione intera e non dalle élite, aprendo a diverse possibili soluzioni. Essere coscienti non vuol dire, però, rimanere neutrali su ciò che emerge dai dialoghi-dibattiti. Il dialogo non deve arrivare a trasmettere verità precostituite né lasciare che tutto sia espressione della volontà popolare. Lo sviluppo della coscienza critica sta proprio nel potenziare il processo di apprendimento affinché si arrivi ad un giusto equilibrio. Esperimenti di Teatro

Legislativo sono arrivati anche in Europa in particolar modo a Parigi86, A Londra, Monaco e in Austria, dove Boal trovò l’appoggio di alcuni politici. Questo lavoro però richiede una sensibilità politica nelle istituzioni che forse si può trovare in qualche Comune, difficilmente a livello parlamentare avrebbe efficacia. Boal in Brasile riuscì a

82 Teatro dell’Oppresso, http://www.utopie.it/formazione/teatro_dell'oppresso.htm. Ultima consultazione febbraio 2019.

83 R. Aiello, Polonia: i movimenti di protesta che sfidano il potere in nome dei diritti e della democrazia, “Valigia Blu”, 16/02/2019: https://www.valigiablu.it/polonia-movimenti-democrazia/. Ultima consultazione febbraio 2019.

84 A. Boal, Legislative Theatre: using performance to make politics, Psychology Press, London, 1998. 85 P. Freire, Education for Critical Consciousness, All Black, London, 2005.

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far applicare alcune leggi con questo metodo perché fu eletto alla Camera dei Vereadores (una sorta di Consiglio comunale) di Rio per il Partito dei Lavoratori. Dopo 4 anni di esperienza il gruppo di Boal riuscì a far approvare dalla Camera tredici Leggi innovative su diversi problemi e diritti mancati: assistenza in ospedale per gli anziani, barriere architettoniche, discriminazioni, protezione dei testimoni di ingiustizie e crimini ecc…87

.

Con questa lunga analisi ho voluto sottolineare in che modo il teatro venga già utilizzato come strumento di cittadinanza attiva e apertura verso l’altro. Le ricerche condotte dalla Commissione Europea hanno dimostrato come l’utilizzo del teatro nelle scuole primarie e secondarie formi futuri uomini e cittadini più consapevoli, con più propensione a lavorare in gruppo e al confronto con gli altri. Inoltre la percentuale di trovare lavoro aumenta; cala il tasso di abbandono scolastico88; il livello di qualità d’istruzione ed educazione migliora; si diventa cittadini più attivi; più comprensivi alla diversità culturale e più aperti al dialogo interculturale; si è cittadini più innovativi, creativi e competitivi. «In few words are better citizens of the future» come ho riportato anche alla Conferenza in Sud Africa89. Tutto questo diventa quindi formativo se il teatro viene davvero implementato nel tessuto scolastico. È stato visto come funziona anche a livello politico con Boal ma la mia ricerca vuole dimostrare che è necessario partire dalle scuole, dalle nuove generazioni in modo tale che da adulte abbiamo quel grado di preparazione che oggi ancora manca. In Italia con la Buona Scuola, il Teatro entra definitivamente a far parte dell’offerta didattica delle scuole italiane di ogni ordine e grado ed ottiene piena cittadinanza nel bagaglio formativo degli studenti. Le Indicazioni strategiche per l’utilizzo didattico delle attività teatrali per l’anno scolastico 2016/2017, presentate dal Sottosegretario Davide Faraone, fanno uscire l’attività teatrale nelle scuole dal campo della sperimentazione estemporanea per diventare esperienza curricolare a tutti gli effetti. L’obiettivo è creare le condizioni per soddisfare il diritto di tutti alla cultura artistica:

87 Teatro legislativo, http://www.utopie.it/formazione/teatro_legislativo.htm. Ultima consultazione febbraio 2019.

88 In Europa è ancora molto alto, specialmente nei paesi dell’Est e del Sud: l’Italia si trova agli ultimi posti come Paese con il maggior numero di dispersione scolastica. Si veda il documento della Commissione Europea: https://ec.europa.eu/education/sites/education/files/document-library- docs/volume-1-2018-education-and-training-monitor-country-analysis.pdf. Ultima consultazione febbraio 2019.

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I ragazzi, oggi più che mai, hanno bisogno di scoprire e condividere valori e di interagire con i coetanei e con gli adulti, e hanno altresì bisogno di sentire gli altri, anche se diversi, come una risorsa. Un sentire, questo, possibile se essi accolgono e riconoscono le differenze e le specificità dell’altro, in termini di cultura, censo, religione90.

Partendo dai comuni, come visto sopra, è possibile creare una rete di scuole che cresca sul territorio in questa direzione per poi ampliarsi a livello regionale e nazionale. La prevenzione che può fornire il teatro, difficilmente può essere compiuta da altri strumenti educativi. È importante che le istituzioni e la politica imparino ad aprirsi, a “prendere ossigeno”, per non arrivare a costruire confini artificiali come fecero in Africa e applicare politiche in modo superficiale, come vediamo continuamente fare nel Mediterraneo.

Queste istituzioni sembrano essere oggi diventate intoccabili. I bambini quando si trovano di fronte gli adulti che si presentano così, intoccabili, pensano che nulla debba essere messo in discussione; per evitare che questo accada è necessario educare i bambini ad avere sguardo più aperto sulla realtà e su ciò che gli circonda. Mi rapporto con i più piccoli lasciando spazio alla loro immaginazione, una facoltà straordinaria dell’essere umano che può essere ridotta o lasciata appassire dagli adulti. Addirittura può essere fatta morire. L’immaginazione è quella parte dell’essere umano che consente di scavalcare il muro della realtà, di vedere oltre, l’idea di non fermarsi alle prime impressioni, informazioni. Armando Punzo91 che ho avuto modo di conoscere anni fa, in un’intervista rilasciata presso il Teatro Persio Flacco di Volterra, ha detto rivolto ai più giovani: «Non mi fido, mi fa paura che voi siate solo dei contenitori vuoti che il mondo e la società debbano riempire e sfido anche, dati i tempi che corrono, che voi riusciate a sviluppare un senso critico forte assoluto»92. I giovani devono imparare a costruirsi la libertà e per farlo devono sviluppare e avere accesso a punti di vista

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Indicazioni strategiche per l’utilizzo didattico delle attività teatrali:http://www.corriereuniv.it/cms/wp- content/uploads/2016/03/indicazioni-strategiche-per-lutilizzo-didattico-delle-attivit%C3%A0-teatrali.pdf.. Ultima consultazione febbraio 2019.

91 Drammaturgo e regista teatrale italiano. Direttore artistico del Teatro di San Pietro di Volterra e del festival Volterra Teatro, è noto soprattutto per l'attività teatrale svolta con i detenuti nel carcere di Volterra, ove ha fondato nel 1988 la Compagnia della Fortezza. L. Bernazza, V. Valentini, La Compagnia della Fortezza, Rubbettino, Soveria Mannelli (Calabria),1998.

92 A. Punzo, La Lectio Magistralis, Teatro Persio Flacco, Volterra, 18 gennaio 2019. Trascrizione dell’intervento.

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differenti. L’idea di libertà risiede nella cultura, nella capacità enorme di selezionare, di mettere in discussione, di non accontentarsi nemmeno delle persone e proposte che offre il territorio. Bisogna sentirsi costantemente in movimento. La staticità porta a non mettere niente in discussione e ad avere un unico punto di vista che viene elevato ad assoluto: è così nascono i semi delle guerre.

Oggi l’essere umano è riuscito ad inventarsi un mondo per fare meno fatica possibile ma al livello intellettuale, la capacità di interrogarsi, confrontarsi è una catastrofe. Significa che qualsiasi cosa venga detta, chi l’ascolta l’assuma senza stillarvi il dubbio. La capacità del teatro sta, invece, nel riuscire a produrre altra realtà diversa da quella in cui ci troviamo ad essere; riesce a trarre da una persona un’altra parte di sé, un’altra possibilità, perché le possibilità non vengono da fuori vengono dall’interno, da noi stessi. A teatro è possibile trovare la possibilità di emanciparsi da noi stessi: guardandoci da fuori possiamo immaginare un’altra parte di noi più libera, che nella vita quotidiana è impossibile trovare.

Punzo ha concluso il suo discorso soffermandosi su un dettaglio fondamentale, il linguaggio:

La rivoluzione avviene nel linguaggio, mettere in crisi le parole salva. Se lo facessimo per ogni singola parola sarebbe la vera rivoluzione non è quella sanguinaria che fa morti, è semplicemente una realtà che continua senza andare avanti. La scuola, se colta, è una straordinaria occasione per riuscire a fare tutte queste operazioni. Non basta la scuola da sola, si deve uscire da essa e incontrare anche altro. Quando si urla tu guadagni uno spazio di apertura enorme, ci siamo guadagnati all’interno del carcere uno spazio di libertà. Sono le piccole cose, queste piccole cose che fanno i cambiamenti, non le grandi93

.

L’importanza del linguaggio e del cambiamento quotidiano legato alle piccole cose è quello che più mi ha spinto nel portare avanti questa ricerca e nel voler insistere che il teatro può diventare un ponte tra la scuola e la società. A questo fine ho intervistato diverse persone di età, cultura differenti che fanno teatro nella mia scuola “Fuoricentro Teatro”, ponendo loro le medesime domande: «Cos’è per te il teatro? È cambiato qualcosa in te da quando lo fai/ l’hai fatto?» E le risposte, nonostante le modalità differenti, riportavano tutte lo stesso contenuto: l’apertura verso gli altri e la

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maggior fiducia in sé stessi. A teatro si gioca, si impara ad ascoltare gli altri, a fidarsi, a lasciarsi andare, a mettersi in discussione. Il linguaggio utilizzato non richiede la parola, è il corpo che parla: sono gli abbracci, gli sguardi, l’intenzione di un gesto che ti portano ad essere altro da te stesso. Una bambina, Marianna, mi disse «posso esprimere le mie emozioni attraverso dei giochi. È imparare a stare in gruppo concentrati e uniti»94, un’altra che «prima che iniziassi a fare teatro ero molto più timida e riservata di adesso; ora ogni volta che mi ritrovo in un ambiente nuovo riesco a socializzare molto più facilmente di quando non facevo teatro, quindi penso che il teatro mi abbia aiutato ad aprirmi con gli altri»95. Per altri il teatro è «un posto dove si può essere sé stessi. Una forma di ricerca di me e dell’altro»96

. O ancora «la possibilità e la libertà di essere chiunque»97. Una ragazza più grande mi rispose:

É fare per davvero quello che nella realtà si fa per finta. Ho sviluppato maggiore attenzione

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