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A causa della loro tradizione antica e carica di fascino gli spettacoli cinematografici dei “fieranti” sono stati maggiormente indagati rispetto a quelli dei loro colleghi “itineranti” (cap. III). Queste famiglie nomadi che si spostavano in carovana allestivano a scadenze fisse, nelle piazze dedicate ai divertimenti delle città italiane, dei luoghi di trasgressione che rompevano la monotonia della vita quotidiana soprattutto delle classi popolari, offrendo spettacoli attraenti e seducenti. Gli spettacoli della fiera ottocentesca avevano già in gran parte perduto il carattere “cruento” e “cialtronesco” del periodo precedente, perché questi mestieri avevano compiuto un percorso di metamorfosi verso un sistema di divertimenti definito e organizzato, formato non più da padiglioni improvvisati dalle capacità del singolo ambulante, ma da diverse giostre, macchine e costruzioni, che alla fine dell'Ottocento diventano sempre più meccanizzate e tecnologicamente avanzate1. Questa progressiva meccanizzazione cambia

anche il rapporto col pubblico, che può interagire maggiormente con i divertimenti proposti non solo entrando passivamente dentro il museo meccanico, ma anche salendo sulle altalene, montagne russe, giostre marine, ecc. In questa fase anche i percorsi delle famiglie ambulanti si riducono progressivamente ad alcune regioni che diventano luoghi per loro tradizionali di sosta e lo spettacolo cinematografico affianca queste “attrazioni” preesistenti e a poco prezzo, raggiungendo così con i medesimi film un pubblico più vasto rispetto a quello dei teatri. In più i baracconi possono sostare anche in centri minori e rurali, dove non era necessariamente presente un teatro, o dove gli “itineranti” del cinematografo non hanno comunque interesse ad arrivare, coinvolgendo quindi un pubblico differente che in questo modo vede, almeno in una prima fase, gli stessi film proiettati nelle più grandi città.

Sull'ambiente della fiera è stato scritto molto2, e specificatamente su Bologna sono

fondamentali le ricerche di Menarini e Cervellati che ben descrivono gli ambienti di queste piazze dei divertimenti3. Inoltre una tesi di laurea discussa da Angelina Iacopetta presso

1 Sulle quattro fasi storiche che segnano questo percorso di transizione dalla fiera settecentesca al luna-park

completamente meccanizzato della seconda metà del Novecento rimandiamo a VITA 1997, pp. 33-46.

2 Si vedano fra le monografie LEYDI 1959; PRETINI 1984; ROSSATI-VITA 1997; SANGA 1989; SILVESTRINI 1987.

Inoltre ricordiamo che questo argomento è toccato da quasi tutte le ricerche sulle origini del cinema e sui divertimenti popolari in ambito locale e fra queste ricordiamo DE LUCIS 1981 e 1983. Per quanto riguarda il

cinema ambulante nelle piazze in ambito europeo rimandiamo al recente LOIPERDINGER 2008, in Italia a

BERNARDINI 2001a e 2001b, BRUNETTA 1997, COSTA 1983 e 1985 e alla abbondante bibliografia riportata in

questi testi.

3 Su Bologna rimandiamo a CERVELLATI 1956; MENARINI 1978, ma si vedano anche BERNABEI 1986;

l'Università di Bologna ricostruisce specificatamente anche a partire dai documenti d'archivio lo spettacolo pre-cinematografico a Bologna nel corso dell'Ottocento4. Quanto qui ricostruito

quindi viene a concentrarsi principalmente sugli ambulanti con cinematografo, tralasciando tutti quegli spettacoli ottici pur importanti che dopo averli preceduti ancora li affiancavano, già oggetto di altri studi. Accenneremo all'ambiente della fiera solamente a partire da come esso viene descritto nelle fonti da noi consultate, quindi in particolare dalla stampa quotidiana locale degli anni presi in esame (§ V.2).

Le tracce documentarie bolognesi dei passaggi dei fieranti non sono sempre facili da trovare: in particolare le lettere che gli ambulanti inviavano al Comune per concordare la sosta, il pagamento o altro, non solo non sempre sono rimaste fino ad oggi, ma sono da individuare in grossi faldoni del Carteggio Amministrativo dell'Archivio Storico Comunale di Bologna, contenenti numerosi documenti di altro genere. Diverse altre informazioni sono state rintracciate nella documentazione depositata all'Archivio di Stato di Bologna dalla Prefettura e dalla Questura (quest'ultima però consultabile soltanto fino al 1903). Oltre alle ricerche negli archivi e alla consultazione della stampa quotidiana il quadro qui ricostruito è stato integrato con lo spoglio dei periodici «La Bussola» (poi «Rivista degli Spettacoli», poi «L'Aurora») editi dalla Società Internazionale tra proprietari di spettacoli viaggianti e affini (§ VI.4) di Guglielmo Cattaneo e «La lanterna» di proprietà di Menotti Cattaneo, entrambi consultati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (v. Bibliografia, sezione B). Questo capitolo è integrato dalla cronologia delle proiezioni e dalle schede dedicate ai singoli ambulanti in sosta a Bologna riportate nell'Appendice 2.

V.1 Norme municipali e periodi di sosta

La stampa quotidiana è di grande importanza per questo periodo più antico per ricostruire sia gli spettacoli degli itineranti nei teatri bolognesi (§ III.1), sia quelli degli ambulanti nelle piazze, ma se la stampa ne indica la presenza e in qualche fortunato caso i film presentati, per quanto riguarda i fieranti sono ancora più fondamentali le richieste di occupazione del suolo pubblico conservate presso l'Archivio Storico Comunale di Bologna, che permettono di stabilire il nome dell'ambulante, la piazza dalla quale scrive e che si configura come la sosta precedente, la durata della sosta a Bologna, la tipologia dello spettacolo offerto e le dimensioni del padiglione. Questo è possibile per il fatto che il Comune 4 IACOPETTA 1989-1990.

di Bologna, analogamente a quello che avviene in altri Municipi5, ha delle norme ben precise

per l'occupazione del suolo pubblico. Il regolamento emanato, Norme per l'occupazione di

area in Piazza Otto Agosto risalente al 1903 e articolato in 19 punti6, prevede infatti una

richiesta scritta con marca da bollo e con l'indicazione delle precise dimensioni occupate e rivolta al sindaco almeno dieci giorni prima dell'occupazione del suolo pubblico (art. 2), alla quale il Comune può rispondere negativamente, ad esempio per preservare la decenza della zona interessata (art. 3), senza fornire giustificazioni. La tassa comunale per il posteggio partiva dal primo giorno di sosta ed era pari a 1 lira per mese e per metro quadrato, con riduzioni del 20% per aree comprese fra i 100 e i 200 mq, del 30% dai 201 ai 500 mq e del 40% per aree superiori ai 500 mq (art. 12)7. Il regolamento prevede che l'area di piazza VIII

Agosto e della Montagnola sia occupata solo dal 15 ottobre alla Pasqua di ciascun anno (art. 1), infatti per la primavera e l'estate un numero minore di attrazioni sostava in una seconda piazza, fuori porta D'Azeglio, dove si trovava anche il Politeama D'Azeglio.

Il Municipio si riservava la possibilità di chiudere e spostare i baracconi a suo piacimento, e poteva concedere a due baracconi concorrenti aree limitrofe; le domande dei fieranti venivano esaminate annualmente in ordine di arrivo (e negate automaticamente agli ambulanti morosi, ma la maggior parte delle risposte negative è dovuta alla mancanza di spazio libero), quindi queste imprese non erano certe di ottenere il proprio spazio anche l'anno seguente. Appartenere ad una associazione come quella fondata da Cattaneo, la Società Internazionale tra proprietari di spettacoli viaggianti e affini (§ VI.4), agevolava questo processo di assegnazione dei posteggi, perché l'associazione stessa garantiva la decenza degli spettacoli e il pagamento dei posteggi ai Comuni. Occorreva inoltre una richiesta di autorizzazione alla Questura, anch'essa in bollo e con allegata la ricevuta del pagamento preventivo della tassa demaniale in base al numero delle rappresentazioni.

Episodi di chiusura da parte delle autorità si verificavano frequentemente, come accade al cinematografo allestito all'interno del Festival in piazza VIII agosto nel Carnevale del 1904, chiuso dalle autorità perché all'interno del suo recinto si giocava d'azzardo con la

roulette8. Inoltre la Questura sospende alcuni spettacoli delle “serate nere” per soli uomini

adulti che il Bioscopio Bläser propone nei primi mesi del 1900:

5 Per le norme di Trento, più concise di quelle bolognesi, ad esempio rimandiamo a CANEPPELE-BONETTO 2001,

pp. 24-25.

6 Comune di Bologna, Norme per l'occupazione di area in Piazza Otto Agosto, Bologna, Regia Tipografia,

1903 (ASCBO, C.A., 1912, Tit. X Rub. 4 Sez. 1, Prot. 6527).

7 Ibidem. I padiglioni cinematografici attestati a Bologna sono tutti compresi fra i 100 e i 200 mq. 8 Un esercizio chiuso al Festival, «Il Giornale del Mattino», 6 febbraio 1904, p. 3.

Rimangono momentaneamente sospese le rappresentazioni riservate ai soli adulti, poiché proibite dalla Questura, con poca opportunità, perché il divieto venne, e non si sa per quale motivo, dopo che lo stesso programma era stato eseguito per tre sere. Di più esso non contiene nulla di immorale, tant'è che recentemente, a Treviso, venne eseguito durante tutta la permanenza del Bioscopio in quella città, senza che l'autorità di P.S. vi trovasse nulla di incriminabile9.

Episodi di censura avvenivano in tutte le città anche per problemi di decoro in tutte le città, come dimostra ad esempio un provvedimento del sindaco cattolico di Bassano che nel 1892 ordina di coprire quattro “fenomeni scientifici” di un museo, fra il grande scontento dei liberali10.

Un altro inconveniente connesso a questi luoghi di spettacolo era ovviamente l'alto pericolo d'incendio, in quanto la struttura lignea dei padiglioni era particolarmente pericolosa in caso di combustione delle pellicole. Un incendio infatti scoppia al Cinematografo Parlante di Oreste Giorgi nel gennaio del 1903:

Ieri sera verso le ore 19,45 un bagliore di fiamme faceva accorrere molta gente in piazza Otto Agosto, dove improvvisamente, e per accidentalità, erasi appiccato il fuoco ad un baraccone, portante la scritta «Cinematografo parlante». Detto baraccone formato d’assi e ricoperto di teloni era l’ultimo di una lunga fila d’altre baracche quasi a ridosso le une alle altre. Fu un momento di panico generale; ma fortunatamente intervennero guardie di P.S. e soldati d’ogni arma che in quell’ora erano in gran numero nella piazza. I soldati colle daghe e le sciabole demolirono in brevissima ora la facile costruzione isolando così il fuoco. Una guardia di P.S. nel trarre di sotto alla baracca certa Lina Rosellina, alle dipendenze di Oreste Giorgi, proprietario del cinematografo, si produsse contusioni ad un braccio e ad un piede. I danneggiati principali sono il Giorgi e suo cognato, di Bologna, i quali avevano apprestato il materiale per la costruzione parte pagandolo, parte a credito, e il resto a prestito. Fra legnami ed apparecchi vi sarà stato il valore di un migliaio di lire. Rimangono poi senza mezzi di sorta i due operatori del cosidetto cinematografo parlante: un toscano [Carlo Rosellini] e una ragazza [Lina] che si truccava in diverse guise per rendere più attraente il trattenimento e richiamare gente. A costei si è bruciato il costume e perfino le scarpe. Se non cantarono già nel passato, senza l’aiuto di persone generose e benefiche a cui fanno appello i poveri “artisti” ai quali il lavorare sempre 9 Bioscopio, «La Gazzetta dell'Emilia», 26 gennaio 1900, p. 3; 4 febbraio 1900, p. 3. Queste rappresentazioni

per soli uomini adulti sono bloccate dalla Questura il 21 gennaio, dopo che erano state rappresentate per tre sere, e poi permesse nuovamente a partire dal 4 febbraio. In realtà la Questura le aveva proibite anche a Treviso.

“per la fabbrica dell’appetito” non ha concesso di far dei risparmi, saranno costretti a cantare ora sull’aria della Luisa Miller | Andrem raminghi e poveri | Ove il destin ci porta | Un pan chiedendo agli uomini. Costruttori ed artisti erano cointeressati, ed ora sono avvinti dal comune disastro e uniti si rivolgono alla carità pubblica per raccogliere di che rimettersi un po’ in filo. Intanto cominciamo da noi: Resto del Carlino... L. 20- L.S.... 10 Totale L. 3011.

Vengono raccolte circa 50 lire da «L'Avvenire d'Italia», 53 lire da «Il Resto del Carlino» e 20 lire da «La Gazzetta dell'Emilia», divise poi in parti uguali fra i due costruttori e i due operatori del cinematografo.

Gli incendi potevano mandare sul lastrico questi ambulanti, e una associazione come quella fondata da Cattaneo serviva a tutelare gli aderenti anche da questo tipo di disastri, come avviene nel 1889 per Madama Bracco, proprietaria di un museo delle cere distrutto da un incendio in Sicilia, al sostegno della quale la Società Internazionale tra proprietari di spettacoli viaggianti e affini organizza delle serie campagne di raccolta di fondi fra i soci12.

Riportiamo qui il breve giudizio del 1902 di Franz Kullmann (§ V.3 e Appendice 2.1, Kullmann), uno dei più importanti fieranti per la città di Bologna, sulla piazza VIII Agosto e sull'opportunità di sostarvi nel periodo invernale:

Qui a Bologna il Municipio accorda, pei nostri divertimenti, la piazza “Otto Agosto” una bella piazza, tenuta con molta pulizia ed ordine per cura dell'Ispettore municipale al quale va data lode. La nostra classe deve però sempre riconoscenza anche al sig. Bernasconi, l'ispettore di prima, il quale s'interessò specialmente acciocché la piazza “Otto Agosto” rimanesse immune dai soliti mestieri che disonorarono tanto in passato la classe viaggiante. La piazza di Bologna in genere è buona e a chi non importa fare grande affari vi può passare discretamente i due mesi dell'inverno e i più brutti per noi. Si comprende che, se il tempo è buono, il pubblico viene e specialmente ne' giorni festivi ne' quali si diverte e spende; ma, se il tempo è contrario, come lo è ora da cinque giorni, non c'è bisogno di aprire perché il pubblico non viene per alcuno. Il posteggio è abbastanza caro – una lira al mq; però il municipio accorda una riduzione se si occupano più di cento metri quadrati13.

11 Un incendio in piazza Otto Agosto, «Il Resto del Carlino», 9 gennaio 1903, p. 3.

12 L'incendio del mercato – Il disastro di Madama Bracco, «La Bussola», a. I, n. 13, 16 ottobre 1889, pp. 1-5. I

numeri seguenti del periodico documentano queste raccolte di fondi.

13 F. Kullmann, Corrispondenze, «L'Aurora», a. II, n. 16, 15 dicembre 1902, p. 5. Lettera da Bologna datata 24

Al contrario degli spettacoli degli itineranti che essendo rivolti ad un pubblico “scelto” erano maggiormente recensiti dai quotidiani locali, gli spettacoli nelle piazze raramente hanno lasciato delle “recensioni”, e le poche testimonianze sulla stampa quotidiana locale sono dei trafiletti nella sezione degli spettacoli, con scritto solo il nome del baraccone, il luogo di sosta e gli orari d'apertura. Anche i programmi di sala a stampa per questi cinematografi sono più rari a Bologna, quindi è più complesso definire i programmi mostrati (§ IX.3 e Appendice 2).

V.2 L'ambiente della piazza e gli spettacoli più apprezzati dal pubblico

Le piazze dei divertimenti erano frequentate dal popolo, dalle servette e dai militari, ed erano un luogo affollato e rumoroso, con musica e feste, ma anche con risse e borseggi. Piazza VIII Agosto è definita “piazza delle meraviglie a buon mercato” (Figg. ) da un articolo apparso nel gennaio del 1912 su «Il Resto del Carlino», che racconta il tenore delle serate che vi si svolgevano:

Parlammo pochi giorni fa del teatro che dovrà sorgere sulla Montagnola e dicemmo che questo che fu un tempo il ritrovo elegante delle dame e dei cavalieri è diventato oramai il giardino delle delizie equivoche e tenebrose. Delizie a buon mercato, soprattutto! Nelle fredde ombre del deserto luogo, ogni notte si mercanteggiano e si consumano i più bassi prodotti del mercato della voluttà. Vi si danno ritrovo gli abbietti della peggior specie, le più sciagurate vittime della malattia, del vizio e della miseria. [...] Delizie e meraviglie a buon mercato: ecco quel che offrono oggi a Bologna la Montagnola e la Piazza VIII Agosto. Così vicini, i due regni sono perfettamente opposti: quanto è tenebroso e romito il regno del piacere, tanto è luminoso e affollato il regno della meraviglia. Quest'anno poi la Piazza VIII Agosto ha uno splendore che supera tutti i precedenti [...] è piena della luce biancastra delle innumerevoli lampadine e gremita di folla ed echeggiante pel frastuono degli organi e delle trombe e delle grida e dei colpi di piatti e di gran cassa, sembra davvero un vasto scenario di «féerie». Anche in questa Corte dei miracoli a poco prezzo, tutto, come suol dirsi, accenna ad evolvere: tutto si fa più elegante, più sfarzoso. Anche i baracconi da fiera vengono perdendo quell'aria umile e miserrima che avevano sino a qualche anno fa e vengono assumendo ora un'aria dignitosa e si ricoprono di lampadine elettriche, di scintillanti decorazioni nel più rontorto [sic] e nel più inverosimile stile floreale. Allineati su due file questi effimeri e luminosi edifizi di legno e di tela la pretendono sempre più a palazzi incantati, a castelli ariosteschi. Quest'anno in Piazza VIII Agosto si cammina fra due file luminosissime di questi effimeri palazzi scintillanti d'orpelli e suonanti di grida e di musiche e vibranti spesso dell'assiduo rombo di qualche invisibile motore. Si

comincia modestamente con qualche baracca in cui, per un soldo vi si offre la patriottica e piacevole occasione di sopprimere dieci o dodici turco-arabi. Ma poi, ben presto, si cresce d'un tono: vi si offre non più la conquista terrena, ma la conquista dell'aria addirittura: potete andare in aereoplano, se volete: anzi, per alleggerirvi, c'è caso che, con delicato pensiero, qualcuno dei borsaiuoli che pullulano in Piazza Otto Agosto vi rubi il portamonete. Se non avete voglia di salir voi nell'aria c'è chi vi sale per vostro conto e vi descrive, pedalando, cerchi fulminei che si chiamano: «cerchi della morte». Infine se volete salir nell'aria sì, ma senza troppa fatica e scendendo ogni tanto come per un subito pentimento e poi risalendo avete le Montagne russe che quest'anno formano la delizia di tutta la gioventù bolognese14.

Ancora nel 1912 la piazza risultava quindi mal frequentata e rumorosa, con baracconi “baroccheggianti” e luminosi. Il fenomeno non era nuovo, in particolare per alcuni padiglioni con cinematografo: abbiamo ad esempio la descrizione del Palazzo Opitz (Fig. ), che sosta in piazza VIII Agosto nel gennaio del 1906:

È una grandissima giostra, o carosello, o “california” [...] facciata e ornamentazione stile Federico II [...] sul fronte figure in legno policromo, grandi dipinti inquadrati [...] coronamento gruppo figure e cavalli sormontato da fama [...] numerosissime lampadine [...] internamente la parete periferica ha l’aspetto di un panorama: varie città e piazza Duomo di Milano [...] parte girante a grandi berline o a foggia di bissone o di imbarcazione a vapore con rullio e beccheggio, o di grande gabbia a mappamondo [...]15.

Alcune delle caratteristiche delle facciate monumentali di questi baracconi vengono poi trasferite alle facciate dei primi cinematografi stabili, che inizialmente cercano di replicarne la sfarzosità e l'illuminazione sovrabbondante (§ VII.4.2) oltre a mantenere l'impiego di imbonitori.

Per un'idea più precisa delle “baracche” comprendenti i cinematografi di piazza VIII Agosto riportiamo l'elenco dei padiglioni aderenti alla giornata della festa di beneficenza per l'Epifania del 1906:

Gli spettacoli che saranno dati in detta giornata sono i seguenti; 1° Cinematografo meccanico del sig. Kullmann. 2° Cinematografo meccanico del sig. Böcher. 3° Ménagerie Nouma Hava del sig. Vannuzzi. 4° Cinematografo e museo del sig. Roatto. 5° Teatro automatico del sig. Muratori. 6° Leoni Marini del sig. Rogledi. 7° Aquarium Canadà del sig. Reyx. 8° Circo 14 Dal giardino delle delizie alla piazza delle meraviglie, «Il Resto del Carlino», 9 gennaio 1912, p. 3. 15 Il palazzo Opitz in Piazza 8 Agosto, «Il Resto del Carlino», 28 gennaio 1906, pp. 3-4. Sul palazzo Opitz

Equestre. Il Comitato sta facendo pratiche perché sia concessa qualche banda musicale, per animare anche maggiormente il ritrovo, che riuscirà una vera Fiera piena di attrattive, di spettacoli e di rumori16.

Grazie al periodico della Società Internazionale tra proprietari di spettacoli viaggianti e affini «L'Aurora» possiamo farci un'idea dei padiglioni più apprezzati in base agli incassi ricavati e riportati dalla rivista nel caso delle iniziative di beneficenza. Nel novembre del 1902 ad esempio l'incasso di una sera (purtroppo buia e piovosa) dei padiglioni aderenti alla associazione viene devoluto in beneficenza per il comitato “Pro Sicilia”:

Giostra a vapore Peters L. 20,00 Cinematografo Böcher L. 20,00 Labirinto Orientale Kullmann L. 15,50 Giostra globo oscill. F.lli Nardotto L. 13,50 Esposizione di coccodrilli Novenn L. 11,00 Orient Espress Lusuardi L. 05,00 Bersaglio meccanico Bayer L. 05,00 Bersaglio elettrico Giorgi Oreste L. 03,00 Bersaglio elettrico Giorgi Raffaele L. 03,00 Bersaglio flobert Reziani Angelo L. 01,00 Banco dolci Gardetti L. 02,00 Banco dolci Trebbi L. 01,50 Banco dolci Ortioli L. 01,00 Più dal Teatro Varietà L. 31,0017

Le cifre devolute che rispecchiano probabilmente gli incassi comprensivi delle spese18,

dimostrano come i migliori siano quelli del teatro di varietà diretto da Bovio, seguito dal cinematografo di Böcher e dalla giostra a vapore di Giorgio Peters. Un altro padiglione citato da Kullmann nell'articolo, ma che evidentemente non partecipa alla raccolta fondi è l'Altalena Mignon del sig. Gotscha.

16 La Rappresentazione di beneficenza alle Baracche della Montagnola, «Il Resto del Carlino», 4 gennaio 1906,

p. 3.

17 F. Kullmann, Corrispondenze, «L'Aurora», a. II, n. 16, 15 dicembre 1902, p. 5. Lettera da Bologna datata 24

novembre 1902. Kullmann ha anche il cinematografo, ma fra gli incassi di questa serata non compare specificatamente.

18 Da altri articoli comparsi sul medesimo periodico è chiaro come le spese maggiori per questo genere di

Per quanto riguarda il prezzo dei biglietti d'ingresso degli spettacoli cinematografici,