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Replicando una storia comune a gran parte dell'Italia e dell'Europa, i primi a portare lo spettacolo cinematografico a Bologna sono gli impresari viaggianti che, proprietari degli apparecchi e delle pellicole, associano il cinematografo ad uno spettacolo di prosa o di mimo di una compagnia che sta realizzando la propria tournée nei teatri. A questi impresari “viaggianti per i teatri” si aggiunge dal 1897 una seconda tipologia di viaggianti: impresari con baracconi cinematografici che sostano nelle fiere e nelle piazze. Riprendendo la distinzione proposta dagli studiosi francesi in itinérants e forains1, proponiamo qui per evitare

confusione di chiamare i primi “itineranti” e i secondi “fieranti”2, anche partendo dal

presupposto che certo ci sono stati dei contatti e delle sovrapposizioni tra i due “generi” di viaggianti, ma che questi scambi di ruoli non sembrano frequenti3, anche perché i primi erano

affini agli impresari teatrali e proponevano appunto nei teatri degli spettacoli rivolti essenzialmente alla borghesia, mentre i secondi avevano delle strutture di carattere familiare spesso eredi di una tradizione secolare di padiglioni di esibizione dei più vari generi e si rivolgevano al popolo nelle fiere o negli spazi permanenti cittadini dedicati agli spettacoli popolari. È comune invece per entrambi questi generi di viaggianti il successivo passaggio all'esercizio in sale (effimere o stabili) o alla distribuzione e in questo senso vedremo nel dettaglio l'evoluzione di due figure importanti per la città di Bologna: Enrico Pegan, l'itinerante che per primo ha portato lo spettacolo cinematografico come spettacolo autonomo (cap. IV) e Guglielmo Cattaneo, il fierante che ha aperto il primo cinematografo stabile della città (cap. VI). La differenziazione tra le due categorie e il diverso pubblico al quale si rivolgevano ci ha indotto a considerare separatamente questi spettacoli, ai quali sono dedicati il presente capitolo e il capitolo quinto.

Il fatto che questa prima fase itinerante di espansione della cinematografia sia comune a diversi paesi non è casuale, è piuttosto la conseguenza di una «consapevole programmazione di uno sfruttamento commerciale planetario»4 da parte dei fratelli Lumière

della propria invenzione, prospettiva che viene abbandonata nel 1897 con la decisione di 1 Per una applicazione di questa distinzione rimandiamo ad esempio allo studio di CHEVALDONNÉ 2005. 2 Il termine “fieranti” è accolto anche in CANEPPELE-BONETTO 2001, Bernardini invece li identifica come

“fieraioli” (BERNARDINI 2001a).

3 BERNARDINI 2001a, pp. 14-15. 4 BERNARDINI 2001b, p. 111.

liberalizzare la vendita degli apparecchi. In seguito alla prima presentazione pubblica infatti i fratelli Lumière ricevono alla fine del 1895 un centinaio di richieste da tutti i continenti per l'acquisto dell'apparecchio, tra le quali compare anche quella di un bolognese, Oreste Rappini5. Gli incaricati Lumière girano quindi i teatri d'Europa e d'Italia presentando con le

medesime modalità l'invenzione e acquistando sui quotidiani locali soffietti a pagamento, mascherati da finti resoconti di cronaca6. La presenza di altre invenzioni analoghe e la

difficoltà di ostacolare la concorrenza permettono a diversi impresari di organizzare autonomamente tournée nei teatri con i propri film e i propri apparecchi (pensiamo ad esempio all'italiano Italo Pacchioni). Questa fase si esaurisce in tempi variabili da città in città, con l'affermazione dei cinematografi stabili e di un sistema di distribuzione di pellicole in grado di permettere l'esercizio di tali cinematografi, collegato anche alla decisione presa in primo luogo dalla Pathé nel 1907 e subito dopo da altre case di produzione concorrenti che ne seguono l'esempio, di passare dalla vendita diretta delle pellicole al noleggio.

Per questo motivo quanto ricostruito nei capitoli che seguono ha come punto di arresto il 1907 per le proiezioni nei teatri e il 1911 per quelle nelle piazze. Dopo queste date il fenomeno a Bologna risulta esaurito o quantomeno superato a causa dello sviluppo dell'offerta dei cinematografi stabili bolognesi (§ VII.2.2-3). Quanto qui discusso ha come supporto la cronologia completa degli spettacoli (con i relativi programmi) da noi ricavata dalle fonti indicate nel paragrafo che segue (§ III.1) e riportata interamente nelle Appendici 1 e 2 che fungono da supporto e integrazione alla discussione.

III.1 Il cinema itinerante: i temi e le fonti

Purtroppo le fonti a nostra disposizione per conoscere maggiormente i contenuti e l'organizzazione di questi primi spettacoli sono scarse e molto differenti da quelle a disposizione per il periodo seguente. L'aspetto più sconosciuto rimane l'organizzazione dei percorsi di entrambe le categorie viaggianti, spesso sovranazionali e condizionati dai tempi delle feste e delle fiere nelle città. Un enorme sforzo in questa direzione è rappresentato dal lavoro di Bernardini Cinema italiano delle origini. Gli ambulanti, che attraverso una minuziosa raccolta e incrocio di dati provenienti dalle differenti storie del cinema locali, dai periodici e dagli archivi nazionali, è riuscito a ricostruire una parte dei percorsi degli 5 SADOUL 1965, p. 164. Oreste Rappini è il gestore del Politeama Rappini (o anche Teatro Rappini – Follia) un

café-chantant (§ II.6) che si trovava in via dell'Oro, che nell'epoca del sonoro diverrà anche un cinema. 6 BERNARDINI 2001b, p. 113.

ambulanti attivi in Italia individuandone così le aree di azione e alcuni importanti cenni biografici7.

Il fatto che non si tratti di imprese commerciali con una sede fissa porta ad accordare un maggiore rilievo alle notizie riportate dai quotidiani locali, che un po' per la novità dell'invenzione, un po' a seguito dei succitati soffietti a pagamento, diventano in questo primo periodo una fonte importante. Inoltre, seguendo le orme di Bernardini che ha utilizzato largamente per il suo lavoro il periodico stampato dall'associazione di fieranti fondata da Guglielmo Cattaneo, «La Bussola», poi «L'Aurora» (v. Bibliografia), che riesce a dare una buona visione d'insieme sugli spostamenti degli aderenti alla associazione, lo abbiamo consultato in particolare per i fieranti che sono connessi in qualche modo a Bologna. È con una certa sorpresa poi che nel corso di questa ricerca abbiamo trovato informazioni analoghe sulle tappe di alcuni itineranti e di alcuni fieranti nelle pagine de «Il Piccolo Faust», il periodico dell'agenzia teatrale omonima di Bologna fondata da Alarico Lambertini e alla sua morte gestita da Adolfo Re Riccardi (in particolare impresario di Alfredo Testoni, cap. XIII). La precisione con la quale viene riferito da questo periodico il luogo e il teatro in cui l'itinerante si esibisce suggerisce un possibile coinvolgimento dell'agenzia teatrale nella

tournée degli impresari itineranti che sono compresi nell'elenco delle sue “compagnie

associate”. Come per il fierante aderire alla associazione fondata da Guglielmo Cattaneo significava avere una migliore benevolenza da parte dei Municipi nella concessione degli spazi di sosta, così avere un agente teatrale facilitava nelle modalità d'ingaggio nei vari teatri e poteva fornire maggiori garanzie sul pagamento. A riprova dell'importanza di tale ruolo, ricordiamo l'agente teatrale Francesco Razzi di Napoli che, oltre a diverse testate periodiche anche cinematografiche, gestisce la tournée di Amedeo Majeroni (§ III.4). Questo ruolo non indagato delle agenzie teatrali meriterebbe senz'altro un approfondimento; ci limitiamo in questa sede ad indicare come sarebbe possibile una ricerca sull'argomento effettuando lo spoglio di periodici analoghi e ricercando eventuale documentazione negli archivi dei teatri e delle agenzie teatrali8.

Le tracce documentarie dei passaggi degli itineranti nei teatri non sono facili da trovare: si dovrebbe trattare per lo più di lettere inviate alla direzione del teatro per concordare l'esibizione e teoricamente dovrebbero essere rimaste negli negli archivi dei teatri9. Purtroppo

7 BERNARDINI 2001a.

8 Alcuni documenti dell'agenzia teatrale «Il Piccolo Faust» sono conservati presso la Biblioteca del Burcardo a

Roma, ma abbiamo verificato che la loro frammentarietà non fornisce indicazioni utili alla ricostruzione di questo aspetto.

9 Diversi esempi di queste lettere sono conservate a Fano, come quella di Enrico Pegan che risale al 1901,

gli archivi dei principali teatri di Bologna risultano in gran parte dispersi per il periodo dei primi anni del Novecento, al contrario di quanto è avvenuto in centri minori dove magari i teatri sono ancora in attività10. Altrettanto rari sono i programmi di sala degli spettacoli, che

invece sono una fonte preziosa per ricostruire il programma “variato”11 della serata, solo in

parte riportato sulla stampa quotidiana. La maggiore quantità di questi programmi a stampa è conservata presso l'Archivio della Grafica della Fondazione Cineteca di Bologna e presso la Collezione Brighetti delle Collezioni d'Arte e Storia della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna. Solo pochi altri materiali analoghi sono stati rinvenuti nei fondi speciali delle biblioteche bolognesi.

La frammentarietà di queste informazioni e la dispersione della documentazione d'epoca mettono in rilievo l'importanza del lavoro di incrocio dei dati raccolti, che in questa sede è stato condotto con grande determinazione (cap. I). La ricostruzione di questo periodo storico merita infatti una particolare attenzione, perché è testimonianza di un modello precedente alla affermazione dell'industria cinematografica, e quindi ancora svincolato dai modelli industriali successivi, ma bensì debitore del panorama degli spettacoli connessi all'arrivo della modernità (cap. II). È da rilevare poi che in questi primi spettacoli che sono stati mostrati ai bolognesi i film dei fratelli Lumière e di Méliès.

III.2 I primi spettacoli nei teatri bolognesi

Il primo spettacolo cinematografico Bolognese avviene il 27 agosto del 1896, diversi mesi dopo le città di Roma e Milano, dove il cinematografo era stato presentato già nel marzo12. A presentarlo è la compagnia “artistico-scientifica” Perfetti-Calcina che si esibisce al

Teatro Brunetti (poi dal 1898 intitolato a Eleonora Duse, in via Cartoleria 41) dal 27 agosto al

riporta la data dalla quale l'impresario è libero di recarsi al teatro (documento riprodotto in ANGELINI-PUCCI

1981, p. 45).

10 Alcuni materiali dei teatri Del Corso, Contavalli e del Brunetti sono conservati presso la Biblioteca

dell'Archiginnasio, ma riguardano un periodo precedente a quello dell'inizio della cinematografia.

11 I film della fase della “cinematografia-attrazione” avevano in tutta Europa caratteristiche formali differenti da

quelli del cinema istituzionalizzato, quindi la brevità e la scarsa differenziazione di questi film rende in questa fase centrale il ruolo del programma (CANOSA 2008, pp. 28-32).

12 Per una cronologia delle prime proiezioni si veda BERNARDINI 2001a, pp. 153-156. L'arrivo del cinema in

Emilia-Romagna è fissato tra l'agosto 1896 ed il gennaio 1897 (GORI 1987, p. 17). Non vi sono conferme nel

libro di Gori di un primo spettacolo a Ravenna precedente a quello bolognese come riporta Bernardini, e sembra un errore di stampa il programma per il medesimo primo spettacolo bolognese datato «Sabato 19 agosto» e stampato nel 1896, ma probabilmente riferito al 19 settembre del Teatro Reinach conservato nell'Archivio del Teatro Regio di Parma (ringraziamo Eugenio De Bernardis per averci favorito la

riproduzione di questo programma e di quello citato alla nota 46). Sarebbe comunque opportuna una ulteriore ricerca per seguire con precisione il percorso della Compagnia Perfetti-Cantini in Emilia-Romagna.

3 settembre 1896. La definizione “artistico-scientifica” nasconde un'operazione complicata: Jole Cantini (Fig. ) proprietaria di una compagnia di varietà di giro e Vittorio Calcina il fotografo torinese primo concessionario Lumière in Italia13 si accordano per iniziativa

dell'agente teatrale I. Delle Piane14 per realizzare la compagnia Perfetti-Calcina diretta da Ugo

Perfetti (un attore, probabilmente marito di Jole Cantini). Lo spettacolo presentato è così diviso in due parti, quella “artistica” con la rappresentazione della pantomima Histoire d'un

Pierrot di Fernand Beissier con le musiche di Mario Costa (Fig. ) e quella “scientifica” con le

fotografie animate ottenute con l'apparecchio Lumière dagli operatori Giuseppe Filippi (Fig. ) e Albert Cosnefroy, due collaboratori di Calcina15. Il prezzo dello spettacolo è di 60

centesimi16 (Fig. ), e su specifica raccomandazione dei Lumière, che consigliavano agli

operatori di proiettare filmati delle strade delle città dove si recavano17, Filippi e Cosnefroy

proiettano anche il primo film girato a Bologna, Inaugurazione del monumento a Minghetti, effettuato nel giugno 1896 alla presenza dei Reali forse proprio dallo stesso Filippi (§ XI.2 e Appendice 7.1). La stampa locale pubblica i già citati articoli camuffati da resoconto della serata con il funzionamento dell'invenzione, così come spiegato sul retro dei programmi di sala conservati nelle altre città, e le reazioni del pubblico, come questo articolo su «La Gazzetta dell'Emilia»:

Il cinematografo dei signori Lumière è un ingegnoso apparecchio che permette, non solamente di raccogliere tramite la fotografia con un'ammirabile precisione, tutte le scene animate, le più varie senza omettere alcuno dei movimenti che vi si commettono, ma eziandio di riprodurle fedelmente a grandezza naturale, proiettandole sempre su uno schermo e rendendole così visibili a tutta un'assemblea di spettatori. Riesce dunque possibile, mercé questa notevole invenzione, di sviluppare le scene della vita reale nei più piccoli dettagli: la vita è sorpresa là dove si diresse l'obbiettivo, e tutto ciò che vi è passato si riproduce fedelmente come la parola altre volte sentita si ripete nel fonografo Edison colle più minute flessioni di voce. L'apparecchio permette di riprodurre scene di una grande estensione, come vie intere o piazze pubbliche con tutti i movimenti coi pedoni, vetture, tramways, ecc.., e l'illusione del movimento nelle prove ingrandite è tale, che le scene proiettate sono di una realtà sorprendente.

13 Su Vittorio Calcina (1847-1916) rimandiamo a BERNARDINI 1980, p. 19.

14 Per il ruolo di Delle Piane rimandiamo a Teatro Brunetti, «Il Piccolo Faust», a. XXII, n. 61, 1° settembre

1896, p. 4. Il suo nome è citato anche i tutti i programmi a stampa dello spettacolo rinvenuti in Emilia- Romagna.

15 Sulla compagnia rimandiamo nuovamente a BERNARDINI 2001a, pp. 70-71. 16 Teatro Brunetti, «Il Resto del Carlino», 27 agosto 1896, p. 3.

17 BERNARDINI 1980, p. 20. Bernardini ipotizza che questi primi filmati fossero stati girati dall'operatore

Stasera per esempio verrà presentata l'inaugurazione al monumento a Minghetti quando alla presenza della LL. MM. il popolo applaudiva...18.

Il pubblico applaude entusiasta e i film vengono ripetuti più volte, in particolare

L’incoronazione dello Czar, La czarina in vettura di Gala, I bagni di mare (v. Appendice 1 e §

IX.1). Nonostante i quotidiani riportino solo qualche titolo particolarmente apprezzato dal pubblico, indicando genericamente novità nei programmi giornalieri, a giudicare dai programmi di sala rinvenuti i “quadri” proiettati ogni sera dovevano essere 8 o 10. Il successo delle proiezioni è notevole e il 31 agosto e il 3 settembre il teatro è tutto esaurito. «Il Piccolo Faust» si stupisce del grande successo e dell'incasso, che arriva per le otto sere di spettacolo alla somma di 9.000 lire19. Così la compagnia, che già aveva raddoppiato le quattro serate

inizialmente previste, decide di ritornare a Bologna dall'11 al 16 settembre, esibendosi prima al Teatro del Corso e poi dal 12 di nuovo al Brunetti. Anche questa volta l'accoglienza è festosa, ma l'affluenza di pubblico sembra essere minore20.

In novembre l'apertura della stagione invernale del Teatro Nazionale di via Nosadella comprende un numero di illusionismo con proiezioni cinematografiche, questa volta realizzate con il sistema Edison e organizzate dal lottatore Bartoletti (in precedenza gestore della Birreria Bigliardi, fuori Porta San Felice21). Le proiezioni affiancano giochi di prestigio

dell'illusionista cav. Olivero e vengono ripetute due volte a serata (alle 19 e alle 21) per soli 25 centesimi. Le proiezioni del Teatro Nazionale durano dal 8 al 12 novembre, e tre giorni 18 Teatro Brunetti, «La Gazzetta dell'Emilia», 27 agosto 1896, p. 3. L'articolo è in parte identico a quello di

Nasi intitolato Fra uomini e cose apparso, in occasione dell'arrivo del Cinematografo Lumière a Torino, su «La Gazzetta di Torino», 6 aprile 1896, p. 1 (BRUNETTA 2001, pp. 7 e 336). Il medesimo testo è riportato sul

retro dei programmi di sala conservati a Parma e citati alla nota 12. Si tratta forse della traduzione italiana del programma di sala della prima proiezione dei Lumière a Parigi, il 28 dicembre 1895. Alcune frasi si trovano identiche ne «Il Resto del Carlino», 28 agosto 1896, p. 3, che fornisce maggiori dettagli tecnici.

19 Bologna. Teatro Brunetti, «Il Piccolo Faust», 4 settembre 1896, p. 4. Il biglietto d'ingresso costava 60

centesimi, con probabilmente delle maggiorazioni per i posti migliori, ma considerando il prezzo del solo ingresso l'affluenza degli spettatori deve essere stata di circa 1.900 persone al giorno, una quantità di persone veramente incredibile per una città come Bologna, che contava circa 150 mila abitanti comprese le zone fuori dalle mura (v. § II.5 nota 53). Se questi conti sono corretti significa che questo spettacolo in otto giorni è stato visto da circa 15.000 persone, ovvero dal 10% degli abitanti della città.

20 I quotidiani non riportano i resoconti dettagliati di questo secondo gruppo di serate. Solo Cervellati parla

della signora Lumière che pubblicizza dallo schermo la Fosfatina Falières aggiungendo che l'ingresso costa 1 lira (invece dei 60 centesimi degli annunci de «Il Resto del Carlino»). Cfr. CERVELLATI 1964a, p. 13, poi

ripreso anche da altri studi sul cinema a Bologna.

21 «[...] Fuori San Felice il lottatore Bartoletti, diventato artista di canto, ha fatto sforzi erculei per mettere

insieme una compagnia di chanteuses e di mimi alla birraria Bigliardi vi cantano la formosa sua moglie, e Peppinella Basili, una simpatica giovinetta che è ogni sera vivamente applaudita; e non manca l’artista che modula la voce stanca sulle romanze più sentimentali per le ragazze innamorate [...]» (I cafés chantants, «Il Resto del Carlino», 13 luglio 1896, p. 3). Per gli spettacoli cinematografici Teatro Nazionale, ivi, 7-12 novembre 1896, p. 3. Probabilmente è Basilio Bartoletti, un celebre lottatore di lotta greco-romana, anche impresario teatrale.

dopo si può vedere ancora il cinematografo, stavolta al Teatro Contavalli, di via Mentana 21. Qui la compagnia bolognese diretta da G. Galliani mette in scena la commedia Torna in scena

i pisuneint di Alfredo Testoni, seguita da proiezioni cinematografiche Lumière, che però

vengono fischiate, poiché confuse e poco nitide. Vengono proiettati Bruciatori d’erbe, Il

fotografo, La sortita degli impiegati del Louvre, L’arrivo del treno, I fabbri ferrai, Il bagno

d’una parigina (colorato)22. Lo spettacolo continua fino al 18 novembre23.

Le ultime proiezioni dell'anno avvengono al Teatro del Corso dall'11 al 20 dicembre 1896, in chiusura degli spettacoli teatrali della compagnia veneziana diretta da Giacinto Gallina24. Anche in questo caso lo spettacolo cinematografico, presentato da Giuseppe Filippi

e Albert Cosnefroy (Fig. ), dopo alcuni iniziali problemi tecnici che fanno risultare l'immagine sbiadita a causa di «pile avariate»25, ha un grande successo, con i soliti applausi e

la richiesta di repliche. Il programma viene cambiato a tutte le proiezioni, e alla domenica viene organizzata, oltre allo spettacolo serale, una matinée per fanciulli alle ore 14 (Fig. ). Anche in questo caso i programmi sono titoli del catalogo Lumière: Piazza della Bell'aria,

Duetto infantile, Partita a briscola, Il fabbro-ferraio, Arrivo dell'imperatore a Breslavia!, Rivista militare in onore dello Zar!, Trasformista, Manovra di cavalleria, Chi la fa l'aspetti, Arrivo d'un treno (v. Appendice 1). I prezzi sono quelli di una normale rappresentazione

teatrale: da 1 lira per platea e palchi di primo, secondo e terzo ordine, ai 60 centesimi per il quarto ordine e 40 centesimi per il loggione. Il prezzo aumenta se si vuole accedere alle poltrone, agli scanni numerati e all'orchestra, e sono previsti sconti per studenti e impiegati.

Nel corso del 1896 avvengono quindi in tutto sei gruppi di proiezioni cinematografiche tutte nei teatri (Appendice 1, Tavola 1), quattro delle quali organizzate con certezza sempre dagli operatori Filippi e Cosnefroy, mentre una sola invece avviene con il sistema Edison presso il Teatro Nazionale. Gli anni seguenti che precedono l'ingresso nel Novecento sono segnati da un esiguo numero di proiezioni cinematografiche.

Nel 1897 sono collegati al cinematografo due avvenimenti molto diversi fra loro: il primo è l'incendio al Bazar della Charité, che porta in primo piano la tematica della sicurezza degli spettacoli anche a Bologna; il secondo è un processo per truffa per la realizzazione di un 22 Teatro Contavalli, «Il Resto del Carlino», 15 novembre 1896, p. 3.

23 L'ultima recensione è dello spettacolo del 16 novembre su «Il Resto del Carlino», ma l'annuncio nella rubrica Spettacoli d'oggi, dopo un riposo il 17, ricompare il 18, quindi ci pare giusto prendere il 18 novembre come

data finale, contrariamente alla cronologia riportata in BERNARDINI 2001a, p. 154.

24 Giacinto Gallina muore a Venezia nel febbraio del 1897 e i quotidiani seguono la sua malattia, il ricovero e

l'operazione, considerandolo il più grande interprete goldoniano vivente.

cinematografo, che dimostra come l'invenzione, ancora poco conosciuta in città, fosse già considerata un'opportunità economica. Il 4 maggio 1897 avviene l'incendio del Bazar della Charité a Parigi, dove muoiono circa 120 nobili, causato dalla rottura di un serbatoio d'acciaio che sostituiva il gruppo elettrogeno per far funzionare il proiettore del cinematografo, contenente mille litri di ossigeno ad alta pressione, o per vapori di etere che si incendiano a contatto con una fiamma26. La stampa rimane particolarmente impressionata dall'avvenimento

e dai cadaveri irriconoscibili delle nobili signore che affollavano i padiglioni di legno per le vendite di beneficenza, e riporta le cronache da Parigi in prima pagina per più di una settimana. Questo incendio è seguito a Bologna, la sera del 6 maggio, da un incidente al