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La Classificazione Decimale di Dewey

IL CATALOGO E I LINGUAGGI DI INDICIZZAZIONE SEMANTICA: LE CLASSIFICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

2.3 La Dewey Decimal Classification (DDC)

2.3.2 La Classificazione Decimale di Dewey

Dewey inventò il suo sistema di classificazione a soli ventun'anni, quando, ancora studente, lavorava come assistente nella biblioteca dell'Amherst College.

Gli schemi di classificazione utilizzati comunemente nelle biblioteche del tempo si componevano di categorie ampie in cui i libri venivano inseriti e numerati via via che venivano ingressati. Erano tutti sistemi “di collocazione fissa” che obbligava a riclassificare i documenti in continuazione all'accrescersi della biblioteca. Dewey, ossessionato dall'efficienza e dall'ottimizzazione dei servizi, visitò molti istituti in cerca di risposte, non potendo accettare un sistema così inefficace e dispendioso. Egli stesso racconta: «Visitando più di 50 biblioteche, rimasi allibito nel riscontrare mancanza di efficienza, spreco di tempo e denaro nella costante ricatalogazione e riclassificazione, rese necessarie dai sistemi di collocazione fissa usati quasi dappertutto, per i quali un libro veniva numerato, all'occorrenza, secondo la determinata stanza, fila e scaffale dove gli capita d'essere in quel momento, anziché secondo la classe, divisione e sezione cui apparteneva ieri, appartiene oggi, apparterrà sempre. C'era poi un'assurda ripetizione di lavoro nell'esaminare un nuovo libro, per classificarlo e catalogarlo, da parte di ogni biblioteca, invece di compiere queste operazioni una volta per tutte in uno stesso punto centrale».76

Cercò a lungo la soluzione, che gli si presentò sotto forma di intuizione illuminante una mattina del maggio del 1873, mentre seguiva le funzioni religiose nella cappella del College:

«Dopo mesi di studio, una domenica mattina durante un lungo sermone del Pres. Stearns, mentre lo fissavo senza udire una parola, e la mia mente era assorbita da

76 Melvil Dewey, Decimal Classification beginnings, in «Library journal», vol. 45 (1920). Traduzione in: Lois Mai Chan – Joan S. Mitchell, Classificazione Decimale Dewey: teoria e

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un problema vitale, la soluzione mi balenò come un lampo, al punto che saltai sulla sedia e fui quasi per gridare “Eureka!”! Si raggiungeva l'assoluta semplicità usando i più semplici simboli noti, i numeri arabi impiegati come numeri decimali con lo zero nel suo significato ordinario, per numerare la classificazione di tutta la conoscenza umana stampata».77

L'idea di Dewey per liberare le biblioteche dal sistema inefficiente della collocazione fissa è rivoluzionaria e semplice allo stesso tempo: pensa di usare le frazioni decimali per rappresentare i contenuti dei libri e assegnare loro una posizione in uno schema disciplinare composto da 10 classi principali:

0 [Opere generali] 1 Filosofia 2 Teologia 3 Sociologia 4 Filologia 5 Scienze naturali 6 Arti applicate 7 Belle arti 8 Letteratura 9 Storia 77 Ivi, p. 4.

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Ciascuna delle classi principali è a sua volta divisibile in dieci divisioni e ciascuna di queste in dieci sezioni. Ogni cifra aggiuntiva rappresenta un maggior livello di dettaglio nel determinare il contenuto dell'opera. Impiegando sempre i numeri arabi da 0 a 9 a qualsiasi livello della gerarchia e considerando ogni numero come una frazione decimale (i numeri andrebbero letti come decimali considerando uno zero davanti: non 1 ma 0,1), il sistema risulta espandibile e flessibile.

In questo modo la collocazione delle notizie delle opere a catalogo e dei volumi sullo scaffale non sarebbe più stata fissa ma “relativa” al contenuto concettuale, permettendo la crescita delle raccolte senza dover rinumerare continuamente i libri.

L'8 maggio 1973 Dewey sottopose il proprio sistema decimale alla commissione per la biblioteca dell'Amherst College, che ne approvò l'applicazione.

Nel 1876 pubblicò quindi, anonima, la prima edizione della sua Classificazione: si trattava di uno smilzo volumetto di 42 pagine intitolato A classification and

subject index, for cataloguing and arranging the books and pamphlets of a library

e concepito come schema pratico per la sistemazione della raccolta del college.

Immagine 1: Melvil Dewey, A classification and subject index, for cataloguing and arranging the

books and pamphlets of a library. Amherst College, 1876, frontespizio. Esemplare dell'University

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A nove anni di distanza, nel 1885, comparve una nuova edizione, fortemente accresciuta e con il nome dell'autore. Questa fu una pubblicazione fondamentale in quanto fissò la forma dello schema e ne influenzò tutte le future versioni fino ad oggi.78

Con il tempo la classificazione si è evoluta ma ha mantenuto intatti i propri principi fondamentali come:

- La divisione secondo le discipline

La Classificazione Decimale di Dewey ordina i concetti prima in base alla disciplina di appartenenza e quindi secondo il soggetto.

Questa impostazione fortemente disciplinare caratterizza la maggior parte dei sistemi di classificazione generali, che incasellano la conoscenza secondo l’impianto degli studi del tempo.

Una delle maggiori critiche alla classificazione di Dewey è proprio l’eccessiva fissità dell’impianto di matrice ottocentesca, ancora perfettamente visibile nonostante i continui aggiornamenti. Il problema più grande della DDC, che pure è la classificazione più usata nelle biblioteche di tutto il mondo, non è tanto la capacità di includere discipline nuove, quanto trovare un modo per affrontare il mondo contemporaneo molto più fluido e fortemente interdisciplinare.

Il fatto di considerare il soggetto come elemento secondario fa anche sì che ciascun tema non abbia un unico posto all’interno del sistema ma possa comparire in più di una disciplina o in più aspetti della medesima disciplina.

78 La Classificazione Decimale di Dewey è la classificazione bibliografica più usata e diffusa al mondo. Di quest'opera sono ad oggi uscite 23 edizioni cartacee più un'edizione online, la ventitreesima, in continuo aggiornamento e disponibile su un’apposita piattaforma chiamata

WebDewey, curata dall’ Online Computer Library Center (OCLC): < https://www.oclc.org/en/dewey/webdewey.html>.

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Per poter riunire questi soggetti “dispersi” nel complesso impianto classificatorio Dewey inserisce il Subject index, più tardi definito Indice relativo proprio perché capace di porre in relazione i soggetti con le discipline. Il Subject index è un aspetto importantissimo della Classificazione di Dewey che, nella prefazione alla seconda edizione del 1885, arriva a scrivere “La tavola di classificazione è una parte essenziale dell’Indice per soggetto”.

- Gerarchia strutturale

La DDC ha una struttura visibilmente gerarchica che procede dal generale al particolare. Alcune note relative alla natura di una classe sono da considerarsi valide anche per tutte le classi subordinate.

- Gerarchia notazionale

La notazione riflette la gerarchia dello schema. All'interno di una particolare gerarchia le notazioni col medesimo numero di cifre sono coordinate tra loro mentre soggetti più ampi sono rappresentati da un minor numero di cifre rispetto a quelli più specifici.

Pur con tutti i suoi aggiornamenti, la DDC ha mantenuto anche la propria impostazione di base che fonda le sue radici sulla classificazione dello scibile risalente a Francis Bacon (1623). Bacone aveva fatto dipendere il sapere da tre facoltà fondamentali dell'uomo: la memoria, l'immaginazione e la ragione.

76 - L'immaginazione è la poesia e l'arte.

- La ragione è la filosofia che può essere divina, naturale o umana.

Dewey adotta il cosiddetto “schema baconiano invertito”: le prime classi, dalla 100 alla 600, rimanderebbero così all'ambito della Ragione umana; le classi 700 e 800 rappresenterebbero l'immaginazione; mentre la memoria troverebbe espressione solamente nella classe 900, dedicata alla storia.

Si ritiene che Dewey possa essere stato influenzato da William Torrey Harris e da Jacob Schwartz, entrambi utilizzarono la numerazione araba rispettivamente per l'ordinamento della St. Louis Public School Library e della Apprentices' Library of New York. In particolare lo schema di Dewey riprende quello di Harris, a sua volta derivato da quello utilizzato da Edward William Johnston per la classificazione del catalogo della St. Louis Mercantile Library. Le classi principali impiegate da Johnston ricalcano in toto la struttura Baconiana:

HISTORY PHILOSOPHY Theology Jurisprudence Political Science Political Economy Science and Arts Philosophy (Proper)

77 Education Philosophy POETRY Literature Fine Arts POLYGRAPHS79

Lo stesso Harris rileva l'influenza baconiana sullo schema di Johnston:

«I should not omit this opportunity to refer to the Catalogue of that excellent collection, the St. Louis Mercantile Library, wich is based on the Baconian system. In fact, it was the eminent practical success of that system of classification – considering both its usefulness to the reader and its convenience to the librarians – that led to this attempt at a classified Catalogue of the public School Library. The form of the Baconian system adopted in the Catalogue of the Mercantile Library is substantially that of D'Alembert […] In the classification based upon the three faculties – Memory, Imagination, and Reason [...]the distinction according to form makes its appearance, and is of some use in the classification of books. Lord Bacon, however, did not have in view any such use of his distincions, nor did he develop it in a proper shape to be such use».80

Nonostante sia quello più accreditato e riconoscibile, Bacone non è l’unico

79 Edward William Johnston, Catalogue, systematic and analytical, of the books of the Saint Louis

Mercantile Library Association. St. Louis: Printed for the Association by R.P. Studley, 1858.

Disponibile online all'indirizzo:

<https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=mdp.39015081712807;view=1up;seq=1>.

80 William Torrey Harris, Catalogue, classified and alphabetical, of the books of the St. Louis Public

school library. St. Louis: Missouri Democrat book and jub printing house, 1870, p. xii. Disponibile

online all'indirizzo:

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possibile riferimento filosofico sotteso alla Classificazione di Dewey: nel 1959 Eugene Graziano pubblicò un articolo in cui ipotizzò la dipendenza della classificazione di Harris, e conseguente di Dewey, dalla filosofia hegeliana: «[Harri’s] three all inclusive divisions of knowledge correspond with, and refer essentially to the same levels of knowledge as Hegel’s three logical and ontological levels: Begriff, Wesen and Sein. Begriff is the level of reason, in wich logical ideas are related to other ideas. Wesen is the area in wich ideas or symbols express relationships concerning denotable objects. Sein is the level of individual particular existence and events».81