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Prima dei Principi di Parigi: le funzioni del catalogo per Cutter e Ranganathan

I MODELLI CONCETTUAL

5.1 I Principi di Parig

5.1.1 Prima dei Principi di Parigi: le funzioni del catalogo per Cutter e Ranganathan

Anche se nate nel contesto del Boston Atheneum per far fronte a una serie di problemi contingenti, le Le Rules for a printed dictionary catalogue di Charles Ammi Cutter si pongono a pieno titolo come uno dei termini più alti di quella che Michael Gorman definisce la Great tradition catalografica. Per il loro ampio respiro e la loro acutezza rappresentano il punto di partenza indiscusso per la redazione dei Principi internazionali di catalogazione e, conseguentemente, per tutti i codici catalografici del mondo occidentale; «si pongono come il termine più alto di una lunghissima tradizione catalografica, in quanto sintesi originale e spesso geniale di un periodo

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particolarmente felice nell’elaborazione teorica e nella redazione di regole».160

Le regole cutteriane sanciscono anche il principio della centralità dell’utente, un concetto fondamentale e ripreso fino ad oggi, sottostante ad ogni regola catalografica. Per Cutter: «Si deve sempre anteporre la convenienza del pubblico a quella del catalogatore. Nella maggioranza dei casi esse coincidono. Una regola semplice senza eccezioni non solo per noi è facile da applicare, ma è facile da comprendere e seguire per il pubblico. La coerenza rigorosa di una regola è l’uniformità nell’applicarla a volte portano a prassi che urtano contro il modo abituale del pubblico di vedere le cose. Quando certe abitudini sono generali e radicate, non è saggio che il catalogatore le ignori, anche se richiedono di sacrificare la sistematicità e la semplicità».161

Per la corretta lettura delle Rules for a printed dictionary catalogue è importante avere ben presente la tipologia di catalogo presa a modello: quella di catalogo dizionario che riunisce in sé le caratteristiche e le funzioni dei cataloghi per autori e titoli e per soggetto. 162

Nelle Rules ogni norma e aspetto della catalogazione deriva direttamente e consapevolmente dalle funzioni del catalogo dizionario, che vengono qui delineate per la prima volta con un’acutezza tale da diventare modello per le riflessioni successive, fino ai Principi di Parigi:

1. mettere in grado una persona di trovare un libro di cui si conosca

160 Ibidem.

161 Traduzione italiana in: Carlo Ghilli, Le Rules for a printed dictionary catalogue di Charles Ammi

Cutter. In: Mauro Guerrini, De bibliothecariis: persone, idee, linguaggi. Firenze: Firenze

University Press, 2017, p. 282.

162 Inizialmente il catalogo perso in considerazione è quello a volume a stampa ma questo riferimento viene presto meno, tanto da scomparire completamente anche nel titolo delle edizioni successive, chiamate Rules for a dictionary catalogue.

165 a) l’autore;

b) il titolo; c) il soggetto;

2. mostrare che cosa la biblioteca possiede d) di un determinato autore;

e) su un determinato soggetto; f) in un particolare genere letterario 3. facilitare la scelta di un libro

g) attraverso la sua edizione (in senso bibliografico)

h) attraverso la sua caratterizzazione (in senso letterario o topico).

A queste funzioni corrispondono puntualmente i mezzi più idonei per metterle in pratica:

1. Registrazione per autore con i rinvii necessari (per a e d). 2. Registrazione per titolo o rinvio al titolo (per b).

3. Registrazione per soggetto, richiami e tavola dei soggetti classificata (per c ed e).

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5. Fornire l’edizione e le note tipografiche, con note quando necessario (per g).

6. Note (per h).

Non possiamo non sottolineare come Cutter porti avanti una concezione organica del catalogo e di tutti i suoi aspetti, in cui anche il soggetto gioca un proprio ruolo. Nonostante, come detto in più occasioni, i Pincipi di Parigi riprendano le Rules nei principi fondamentali e nelle funzioni del catalogo, non condivideranno invece questa visione unitaria, eliminando completamente dalla loro analisi ogni riferimento all’indicizzazione per soggetto.

L’importanza dell’aspetto semantico è talmente presente nelle funzioni del catalogo enunciate da Cutter che un altro grande bibliotecario, Shiyali Ramamrita Ranganathan, le riprenderà proprio per dimostrare “matematicamente” la superiorità del catalogo classificato rispetto alle altre tipologie di catalogo.

Come notato da Carlo Bianchini in I fondamenti della biblioteconomia «contrariamente a quanto è avvenuto nella tradizione occidentale moderna (rappresentata per esempio, la Lubetzky, Domanovszky, dai Principi di Parigi per arrivare fino agli ICP), l’adesione di Ranganathan alla formulazione cutteriana è totale, ovvero comprensiva delle funzioni del catalogo anche rispetto al recupero dell’informazione semantica».163

Seguendo le Rules Ranganathan afferma i seguenti obiettivi:

163 Carlo Bianchini, I fondamenti della biblioteconomia: attualità del pensiero di S.R. Ranganathan. Milano: Editrice Bibliografica, 2015, p. 183-184.

167 1. permettere di reperire un libro di cui sia noto a) l’autore, o

b) il titolo, o c) il soggetto;

2. mostra quai libri la biblioteca possieda d) di un dato autore

e) su un certo soggetto

f) di un particolare tipo di letteratura: 3. assistere nella scelta di un libro in relazione g) alla sua edizione

h) alle sue particolar caratteristiche.

È proprio partendo dall’analisi di queste funzioni del catalogo di stampo cutteriano che il matematico e bibliotecario indiano riesce a dimostrare la migliore efficienza dell’ordinamento classificato, in grado di rispondere ai punti c, e, f, g e h, mentre l’ordinamento alfabetico si limitava a soddisfare le funzioni a, b e d. In Classified Catalogue Code Ranganathan cerca l’applicazione delle proprie cinque leggi della biblioteconomia nella catalogazione e si pone domande riguardo la tipologia di catalogo maggiormente rispondente a tali leggi e, quindi, ai bisogni degli utenti. Seguendo le sue cinque leggi, ancor prima di riprendere Cutter, pone i propri obiettivi del catalogo, che dovrebbe:

168 1. svelare a ogni lettore il suo documento 2. garantire a ogni documento il suo lettore

3. risparmiare il tempo del lettore; e a questo scopo 4. risparmiare il tempo del personale.

Ancor più che in Cutter, in Ranganathan il catalogo non è uno strumento di lavoro per il personale della biblioteca, ma un sussidio al reference che deve porre al centro l’utente.

Proprio osservando il comportamento dei lettori si rende conto che il maggior numero di ricerche avviene per soggetto e ne consegue la superiorità dei cataloghi classificati sia rispetto a quelli per autori e titoli, sia rispetto al catalogo dizionario.

Perché avvenga l’incontro tra libri e lettori la classificazione è l’elemento più importante sia nella catalogazione che nell’organizzazione delle raccolte perché «i libri di una biblioteca possono essere utilizzati al massimo livello possibile soltanto se sono ordinati sugli scaffali in una sequenza classificata in base al loro soggetto. Questo perché nella maggioranza dei casi si verifica un approccio ai libri per soggetto».164

Quella del bibliotecario indiano potrebbe sembrare un’osservazione molto semplice e persino banale ma rappresenta una presa di posizione forte a favore della semantica che, come abbiamo visto, non trova più riscontri successivi nella tradizione occidentale e che tarda ad affermarsi anche oggi. Questo nonostante ogni studio confermi che anche gli utenti attuali si approcciano ai cataloghi delle

164 Shiyali Ramamrita Ranganathan, The organization of library. Oxford: Oxford University Press, 1963. Traduzione italiana in: Carlo Bianchini, I fondamenti della biblioteconomia, cit., p. 211.

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biblioteche e ai diversi motori di ricerca sul web non con ricerche mirate ma con ricerche “euristiche”, cercando cioè opere e notizie su un determinato argomento.

5.2 I Principi di Parigi

I Principi di Parigi, redatti nell’ottobre del 1961 a seguito dell’International

Conference on Cataloguing Principles (ICCP), rappresentano una tappa

fondamentale nella storia della catalogazione ma presentano alcune criticità così riassumibili:

1) sono principi che avrebbero dovuto ispirare i futuri codici di catalogazione nazionali oppure costituire il nucleo di un codice di catalogazione internazionale? 2) Sono il risultato di decenni di riflessioni catalografiche sulle funzioni e sull’oggetto della catalogazione, ma non presentano una visione teoricamente solida della catalogazione. 165

Il primo aspetto è stato molto dibattuto: anche se i Principi hanno rappresentato la base per la redazione dei codici di catalogazione nazionali per tutto il secolo scorso, dalle AACR del 1967 alle italiane RICA del 1979, a molti osservatori non è sfuggita l’ambiguità di fondo di un statment che sicuramente «non è un codice

165 Mauro Guerrini, con Giuliano Genetasio, I principi internazionali di catalogazione (ICP):

universo bibliografico e teoria catalografica all'inizio del XXI secolo. Milano: Editrice

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per nessuno, ma per alcuni basta corredarlo di esempi e può esserlo».166

Nonostante si definisca una dichiarazione di principi, il documento di Parigi contiene, seppure in forma molto generica, una bozza di norme catalografiche, tanto che per A. H. Chaplin «The document entitled Statment of principles […] was not, I think I can safely say, a statment of general principles of catalog construction at all; it is rather a set of general rules blending various traditions and designed to provide a basis for international uniformity in cataloguing».167

Il secondo punto, più pertinente per la presente analisi, riguarda un altro tipo di ambiguità: quella relativa all’oggetto stesso dell’attività catalografica, del “libro” diviso tra la sua natura materiale e il suo essere veicolo di contenuto concettuale. Sebbene il dibattito sulla dualità del libro abbia radici antiche e sia stato pertanto ben presente negli anni ‘60, i Principi di Parigi continuano a risentire di questa ambiguità e confondono in più punti l’oggetto libro con l’opera, non chiarendo mai quale dei due sia prevalente e quindi quale rappresenti l’oggetto reale della catalogazione.

Questo ha scatenato un acceso dibattito sui principi e sulle funzioni del catalogo che ha visto scontrarsi due grandi bibliotecari come Seymour Lubetzky ed Eva Verona.

Lubetzky considerava l’opera come l’oggetto privilegiato della catalogazione e per questo riteneva essenziale la funzione di raggruppamento intesa come modo per riunire tutte le edizioni e traduzioni di una stessa opera sotto un’unica intestazione.

Verona sosteneva invece una visione opposta considerando come oggetto primario

166 Pino Buizza, La catalogazione dopo Parigi: attività normative e strumenti per il controllo

bibliografico universale,1961-1997. Udine: Forum, 1998, p. 16.

167 A.H. Chaplin, citazione ripresa da: Mauro Guerrini, I principi internazionali di catalogazione

171 la singola edizione posseduta dalla biblioteca.

È anche questa scarsa chiarezza di fondo che porta a una terza e fondamentale, per quanto meno dibattuta, criticità: i Principi di Parigi sanciscono una pesante e duratura sproporzione nel dibattito catalografico in favore della parte descrittiva, considerando invece l’indicizzazione semantica come un’attività a sé stante rispetto al modello di catalogo considerato, ovvero quello (cartaceo) per autore e titolo.

La convinzione dell’alienità dell’ambito concettuale rispetto al catalogo non viene immediatamente rilevata, anzi viene accettata come un fattore normale e coerente con gli obiettivi di una dichiarazione di principi, ed è tale da far sparire completamente il soggetto dalle funzioni del catalogo, seppure riprese da Cutter. Al punto 2 dei Principi leggiamo:

Il catalogo deve essere uno strumento efficace per accertare: 2.1 se la biblioteca possiede un libro particolare identificato a) per mezzo del suo autore e titolo, oppure

b) se l’autore non è nominato nel libro, per mezzo del titolo soltanto, oppure

c) se autore e titolo sono inadatti o insufficienti all’identificazione,

2.2

172

b) quali edizioni di una particolare opera esistono nella biblioteca. 168

5.3 La Dichiarazione di principi internazionali di catalogazione