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I cluster d’impresa sono importanti per la creazione di nuova conoscenza ed apportano vantaggi specifici alle imprese che operano in un gruppo industriale. Possiamo distinguere due tipologie di economie di agglomerazione:

1. Urbanization economies: sono gruppi che si formano essenzialmente sfruttando la semplice vicinanza geografica tra le imprese;

2. Cluster: sono quei raggruppamenti tra imprese che svolgono attività economiche correlate tra loro.

I gruppi di impresa hanno suscitato notevole interesse negli ultimi anni, soprattutto perché si ritiene che i cluster abbiano migliorato i processi di apprendimento. Ci sono due diverse spiegazioni del fenomeno: una si concentra sull’origine storica degli stessi; l’altra cerca di analizzare i vantaggi che possono essere raggiunti da quelle imprese che operano in un gruppo. Per quanto riguarda quest’ultimo concetto è utile introdurre la dicotomia tra la dimensione orizzontale e la dimensione verticale del cluster:

 La prima riguarda quei gruppi di imprese con le stesse potenzialità e che svolgono le medesime attività.

 La dimensione verticale è relativa a quelle imprese con capacità differenti ma complementari tra loro.

Da questa prima e semplice definizione si intuisce immediatamente che le imprese che operano in cluster di tipo verticale sono partner o collaboratori, mentre le imprese della dimensione orizzontale sono prevalentemente rivali o competitori. Le imprese vicine fisicamente, assistono a diverse soluzioni dei problemi e colgono le opportunità individuate dalle altre. Condividendo condizioni, opportunità e minacce, risulta molto più evidente la forza, ma anche la debolezza dell’impresa individuale. Infatti la localizzazione nella medesima area dota le imprese di strumenti efficaci per comprendere anche le informazioni più complesse e difficili. Osservando, discutendo e confrontando soluzioni dissimili, le imprese collocate lungo la dimensione orizzontale

diventano sempre più capaci di monitorare e, conseguentemente, imparare dagli errori commessi dai loro concorrenti. La condivisione di una cultura sociale, di valori, credenze, convenzioni e linguaggio, facilita le imprese in tale processo. Infine alle imprese situate in una dimensione orizzontale è data costantemente l’opportunità di imitare i successi delle altre, migliorando la strategia con proprie idee innovative. Il risultato è un incremento nella creazione di conoscenza, che deriva dal monitoraggio, dal confronto, dalla selezione e dall’imitazione delle soluzioni e delle strategie scelte dai competitori.

Le imprese della dimensione verticale sono legate da relazioni input/output, cioè da interazioni finalizzate allo scambio di beni e conoscenze complementari tra loro. Dunque le imprese dei clusters verticali diventano sempre più specializzate, realizzano una sempre maggiore divisione del lavoro, strettamente associata alla crescita accelerata della conoscenza. Se le imprese della dimensione verticale rendono più agevole il coordinamento riducendone i costi e creano ponti di comunicazione per superare gaps dovuti a conoscenze eterogenee e soprattutto a fenomeni di asimmetria informativa, allora diventano attuabili nuove e più specializzate attività economiche, la creazione della conoscenza si fa più avanzata e, la risultante estensione del mercato interno rende tale processo “self-reinforcing”.

Un cluster può migliorare la sua performance grazie all’incremento del numero di imprese mediante tre processi:

1. Imprese già esistenti, collocate altrove, potrebbero ritenere vantaggioso trasferire le loro attività nel cluster per sfruttare i vantaggi reali o previsti derivanti da un miglior accesso alla conoscenza locale o ai fornitori e clienti già esistenti;

2. Imprenditori con notevoli ambizioni potrebbero essere attratti da un cluster caratterizzato da una posizione dominante per iniziare la loro attività;

3. Gruppi più o meno grandi di occupati di un cluster, riconoscendo i notevoli profitti e le opportunità di guadagno, potrebbero decidere di sfruttarle, diventando essi stessi imprenditori.

Un ambiente particolarmente dinamico e profittevole è dunque importante non solo per coloro che già operano, ma anche per coloro che intendono entrare nel sistema. E’ ovvio

che i loro sforzi e le strategie implementate per incrementare i profitti contribuiscono ad un ulteriore sviluppo del cluster stesso.

Le relazioni tra le imprese sono diventate uno dei pilastri dello sviluppo economico. E’ fondamentale l’ambiente locale e sociale per il successo delle nuove aziende, i cui imprenditori tendono a insediarsi nei cluster geografici. Recenti studi sui network sociali hanno evidenziato l’importanza del processo di innovazione nei cluster.

Negli ambienti molto competitivi, dove la velocità e l’adeguatezza delle informazioni sono cruciali, i network sociali appaiono come alternativi modelli di coordinazione e possono assicurare il collegamento informale tra centri di esperienze, attraverso collegamenti con i distretti industriali che possiedono informazioni complementari. I network socio-economici nei cluster high-tech sono determinati da due dinamiche parzialmente sovrapposte: primo c’è la trasformazione dei nessi sociali in nessi socio- economici; secondo c’è l‘attivazione di un potente nesso sociale di relazioni di appartenenza.

Il punto di vista economico tende a capire le relazioni individuali in cui il mercato diventa il principale mediatore. Partendo da questo, i cluster regionali sono considerati come gruppi geografici di aziende che incrementano la loro produttività, il loro grado di innovazione e creazione. Tradizionalmente la localizzazione geografica delle imprese industriali può essere spiegata anche da ragioni materiali come la riduzione dei costi di trasporto e comunicazione o da accessi privilegiati a specifiche risorse; nonché la possibilità di utilizzare particolari infrastrutture. Studi recenti dimostrano come la vicinanza geografica delle aziende a clienti, fornitori, competitori, università, centri di ricerca e istituzioni pubbliche contribuisca allo sviluppo della produttività delle attività soprattutto per quanto riguarda la ricerca e sviluppo. Questi network devono essere localizzati in modo da incentivare i rapporti informali che risultano da norme e da flussi di informazioni e conoscenze. Tale processo accumula capacità di apprendimento collettivo il cui contenuto è difficile da spiegare e codificare. Il tacito carattere delle conoscenze mobilizzate nelle attività high-tech crea network sociali nella circolazione di conoscenza e incoraggia il tipo di creatività che conduce all’innovazione. Così la circolazione di informazioni dipende dalla qualità delle interazioni sociali.

Oltre alla questione delle esternalità, sono importanti sia la natura che la struttura delle relazioni sociali inerenti la coordinazione delle attività.

Un distretto industriale high-tech è un cluster geografico in cui gli individui sono uniti da forti collegamenti per produrre ed accumulare conoscenze in una data area. L’intensità delle relazioni può avere un impatto sulla struttura cognitiva e sulle performance. Perciò il lavoro in team incoraggia la sperimentazione attraverso un linguaggio elaborato che prevede anche pratiche comuni.

L’appartenenza alla comunità riduce considerabilmente l’ammontare di tempo speso nell’apprendimento collettivo per la risoluzione dei problemi. La ricerca ha mostrato che oltre a quanto appena detto, gli agenti affrontano i comuni problemi comunicando intensivamente su di essi anche al di fuori del lavoro.

Un cluster high-tech, la cui performance è misurata dalla crescita endogena, sarà costituito da diverse pratiche comuni. Queste possono includere ricerche nei laboratori, università, grandi aziende, pratiche legali, aziende di venture-capital, consulenza e tutto ciò che può influire sul ciclo di vita di un’azienda, sulla creazione e sullo sviluppo. Analizzare tali pratiche ci permette di capire la creazione ed il grado di innovazione delle aziende.