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La coalizione europea per le politiche per i Rom (ERPC)

DECADE WATCH

3.2. La coalizione europea per le politiche per i Rom (ERPC)

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3.2. La coalizione europea per le politiche per i Rom (ERPC)

Nel contesto del rafforzamento dei diritti umani a livello europeo ed internazionale, la frequente violazione dei diritti dei rom - bambini, uomini e donne - costituisce una grave discordanza. L’utilizzo degli strumenti di difesa dei diritti umani è diventato un’emergenza per poter garantire alla più numerosa e più svantaggiata minoranza europea i diritti di cui godono tutti gli altri cittadini europei. In questa direzione, l’esigenza di ridurre il divario tra i rom e gli altri cittadini si è concretizzata in consulenza ed appoggio per le comunità rom da parte di varie organizzazioni che lottano per i diritti umani.

Un’apprezzabile iniziativa internazionale creata per combattere la discriminazione nei confronti dei rom in Europa e per assicurare condizioni migliori di vita per questa minoranza, è La Coalizione Europea per le Politiche Rom (European Roma Policy Coalition) – ERPC. Nata recentemente (2008) per creare una strategia per l’inclusione dei rom, comprende una rete di organizzazioni europee ed internazionali: Amnesty International (AI), European Roma Rights Center (ERRC), European Roma Information Office (ERIO), Open Society Institute (OSI), Minority Rights Group International (MRG), Spolu Intrenational Foundation (SF), European Roma Grassroots Organisation (ERGO), European Network Against Racism (ENAR). La Strategia di Inclusione dei Rom, che verrà proposta dalla Coalizione, punta all’applicazione dei diritti umani nei confronti dei rom in conformità con la legislazione europea ed internazionale in tutti i campi: economico, sociale, culturale, civile e politico.

L’obiettivo principale della ERPC è di attirare l’attenzione delle istituzioni europee e nazionali sulle problematiche rom e sulla necessità di creare una valida strategia in merito, fornendo allo stesso

INIZIATIVE A LIVELLO EUROPEO PER AIUTARE I ROM

tempo, le risorse disponibile (esperienza, ricerche, statistiche). Inoltre, l’ERPC si assume ulteriormente l’incarico di monitorare le misure di implementazione di questa strategia e dei risultati ottenuti.

Le principali dimensioni sulle quali si dovrebbero concentrare le azioni della strategia sono le seguenti:

• la responsabilizzazione delle autorità nazionali nella protezione della minoranza rom dalla discriminazione

• pari opportunità in materia di educazione, lavoro, salute ed alloggi per le comunità rom • rafforzamento delle comunità rom tra il coinvolgimento e la partecipazione nella vita civica

e politica del paese

I suddetti approcci identificano le lacune che le organizzazioni partecipanti alla Coalizione hanno individuato nelle attuali strategie di integrazione dei rom sia a livello europeo sia a livello nazionale.

L’iniziativa si è costituita come conseguenza dell’inefficiente adozione ed implementazione delle misure anti discriminazione in Europa. I rom, pur cambiando paese per evitare le difficoltà, finiscono sempre nelle stesse condizioni anche nel nuovo paese ospitante. L’aspetto innovativo e caratteristico della Strategia ERPC è l’approccio della dimensione europea della discriminazione verso i rom. La Strategia enfatizza l’urgente necessità di inserire il problema rom come priorità nell’agenda politica europea e in quelle degli stati membri. Considerando la discriminazione una violazione dei diritti civili, politici e sociali che vengono garantiti dalla legislazione europea e da quelle nazionali, ERPC focalizza l’attenzione sull’obbligo degli stati membri UE di mettere fine a queste violazioni e di prevenirle nei loro territori. Inoltre, richiama l’impegno effettivo dell’Unione Europea tramite l’elaborazione e l’implementazione di una vera strategia europea mirata a risolvere le problematiche rom.

Dai monitoraggi delle organizzazioni che compongono la Coalizione, si evidenzia che fino ad oggi si è intrapreso un significante volume di ricerche, conferenze, report, dichiarazioni e varie iniziative rivolte alla minoranza rom, ma che tutto è rimasto a livello teorico. Sfortunatamente, in pratica sono stati compiuti dei passi irrilevanti per il miglioramento della situazione dei rom, che contano in Europa tanti milioni di cittadini europei. Le misure per sradicare la discriminazione, gli stereotipi ed il razzismo di cui sono vittime i rom sono state insufficienti ed inefficaci, rivelandosi la stessa

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situazione per ciò che concerne gli impegni di ridurre il divario socio-economico tra i rom ed il resto della popolazione. Contrariamente alle aspettative, le condizioni dei rom sono peggiorate, registrandosi addirittura un incremento degli atteggiamenti anti-rom che non colpiscono solo le comunità rom , ma anche la capacità dei governi di gestire il problema. Rilevante in questo senso è la politica di sicurezza adottata recentemente dal governo italiano.

Secondo l’ERPC la strategia dovrebbe contenere le seguenti azioni:

• l’incremento della trasparenza e della responsabilità delle autorità europee e nazionali riguardo le politiche e le misure per l’integrazione dei rom;

• la revisione approfondita delle politiche attuali e degli strumenti finanziari applicabili alla minoranza rom;

• reale e significativa consultazione e partecipazione delle comunità rom e delle organizzazioni per i diritti dei rom; inoltre, una gradita cooperazione tra queste comunità e le organizzazioni, e le autorità

• l’adozione contemporanea con la strategia UE delle misure antidiscriminatorie ed integrative nei settori di base (istruzione, lavoro, salute, alloggi); la lotta agli atteggiamenti rom tramite l’inserimento di questo argomento nelle campagne ed iniziative anti-razzismo dell’Unione Europea

• una valida cooperazione e sinergia con le altre iniziative europee e con le istituzioni focalizzate sulla difesa dei diritti dei rom

• il sostegno e la promozione delle ricerche sia a livello europeo sia nazionale per la raccolta dei dati attendibili sulla situazione della minoranza rom

Dal punto di vista finanziario, la Coalizione propone l’instaurazione di un nuovo Piano di Azione che dovrebbe coprire la realizzazione degli obiettivi della Strategia e che si dovrebbe aggiungere ai programmi già esistenti.

La Coalizione ERPC monitorizza attentamente e con interesse le problematiche rom e le politiche e le misure che si prendono in merito. Perciò la “Commission Staff Working Document” del luglio 2008 (la comunicazione dell’Unione Europea al Parlamento, Consiglio, ed ai comitati EESC Economico e sociale e CR quello delle Regioni ) sulla necessità di integrare la minoranza rom ha già generato una presa di posizione da parte dell’ERPC. La sua risposta è dura esprimendo che il documento in realtà conferma ed enfatizza i fallimenti risultati dagli approcci dell’Ue e degli Stati membri sul problema rom. Inoltre, sottolinea il fatto che per l’ennesima volta l’Unione Europea

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identifica le difficoltà che i rom affrontano ma non offre una strategia ambiziosa, una programmazione a lungo termine, nessun impegno concreto da parte dell’UE. Nel comunicato della coalizione si esprime la necessità di implementare le strategie teoriche espresse fino ad ora, in azioni concrete con obiettivi e scadenze. La stessa posizione, chiedendo più fatti e meno parole, si è individuata anche all’alba del primo Summit Europeo sui Rom che ha avuto luogo a Bruxelles il 16 settembre 2008.

Un’altra presa di posizione dell’ERPC riguarda il modo in cui il governo italiano ha gestito il problema rom. Oltre che il prelevamento delle impronte digitali dei rom, si sono registrati vari casi di manifestazione di razzismo e discriminazione anche a livello delle autorità. La Coalizione si è dimostrata preoccupata della risposta della Commissione Europea in merito alla questione, considerandola una via libera alle azioni discriminatorie nei confronti della minoranza rom. In merito al problema, l’ERPC ha chiesto alla Commissione Europea di rendere pubblico il rapporto del ministro italiano Maroni e di assicurarsi che le politiche per i rom vengono affrontate dal punto di vista dell’integrazione sociale e non da quello della sicurezza nazionale.

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