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Studio di caso - Bulgaria

DECADE WATCH

4.2. Studio di caso - Bulgaria

Dati generali

In Bulgaria i rom sono riconosciuti come la seconda più grande minoranza etnica al primo posto posizionadosi i turchi. Come in tutta l’Europa, le comunità rom della Bulgaria non sono omogenee, unite in termini di cultura, lingua e stile di vita. La diversità si basa su più criteri: religioso, linguistico, professionale. Di conseguenza ci sono sia rom ortodossi e protestanti chiamati Daskane (i rom bulgari) sia quelli mussulmani Horahane (i rom turchi). Poi ci sono i conservatori Kalderash e i Rudari. Questi ultimi parlano un dialetto romeno perciò vengono chiamati Rom Vlach oppure Romeni. Successivamente, i Rudari in virtù dei loro mestieri si dividono in altre tre categorie: Ursari (allenatori di Orsi), Lingurari (confezionano posate) e Lautari (musicisti).

Si considera che i rom sono arrivati sull’attuale territorio della Bulgaria sempre nel tredicesimo secolo. Tanti di loro si sono stabiliti nei Balcani durante l’Impero Ottomano nel sedicesimo secolo ed i rom iscritti nell’esercito beneficiavano di varie agevolazioni e diritti. Un’altra parte di loro partecipavano ai lavori agricoli stagionali. Una buona integrazione nella società ma anche il desiderio di beneficiare dei privilegi ha portato ad un incremento nel diciottesimo secolo della percentuale dei rom mussulmani259 rispetto a quella dei cristiani.

Nonostante alcune restrizioni, i rom dell’Impero Ottomano hanno avuto una situazione incomparabilmente migliore di quelli del resto dell’Europa Centrale e dell’Est dove sono stati vittime di persecuzioni, uccisioni ed assimilazioni per non dimenticare lo status di schiavitù dei rom della Valacchia e della Moldavia. Si è verificata quindi una co-abitazione pacifica e di buon vicinato tra i rom ed i bulgari.

Dopo la Liberazione nel 1878 il processo di integrazione dei rom è proseguito, questi inserendosi nelle strutture agricole oppure industriali260. Successivamente hanno cominciato a lavorare nell’industria del tabacco, nel settore edilizio e nella costruzione delle ferrovie. Contemporaneamente è incrementata la percentuale dei rom letterati e sono nati dei centri culturali rom in Sofia, Vama, Lom, Sliven.

259 Report UNPD “Avoiding the dependency trap” , The Roma in Central and Eastern Europe, 2005, on line data http://roma.undp.sk/

I ROM E I NUOVI MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA

All’inizio degli anni ’40 i rom sono diventati vittime di una serie di azioni discriminatori che hanno avuto come conseguenza l’interdizione di visitare le zone centrali della capitale e delle grandi città oppure di utilizzare il trasporto pubblico. Le loro razioni alimentare sono state ridotte drasticamente, mentre una buona parte dei rom sono stati mandati nei campi di lavoro. Tuttavia, malgrado l’alleanza con i nazisti, la Bulgaria non ha permesso la deportazione degli ebrei o dei rom nei campi di concentramento e neanche la loro uccisione per motivi etnici.

Nel periodo socialista, invece, sono state prese delle misure nei riguardi dei rom nell’ ambito dell’istruzione, della salute, della cultura e dell’alloggiamento che sono state considerate positive dai rom, motivo per cui ancora oggi la comunità rom bulgara è favorevole verso i partiti di sinistra successori degli ex partiti comunisti. Secondo un sondaggio condotto nel 1980 l’84% dei rom tra i 16 e 60 anni erano inquadrati lavorativamente con contratti a tempo indeterminato. Di conseguenza, tante famiglie rom di oggi vivono delle pensioni di quelli che hanno lavorato nel periodo socialista.

Dati demografici e statistici

Secondo il più recente censimento261 vi sarebbero quasi 370.000 rom rappresentando il 4,7% del totale della popolazione bulgara. In realtà, come in tutti gli altri paesi si stima invece che la percentuale dei rom è molto più alta rappresentando tra l’8 ed il 10% del totale della popolazione. I dati distorti del censimento sono dovuti alla dichiarazione totalmente preferenziale della nazionalità espressa dalle persone di etnia rom. Tuttavia, grazie alla consapevolezza dell’attenzione internazionale sulle problematiche rom e dei fondi destinati per la loro integrazione, recentemente si è registrato un incremento delle persone che si dichiarano di etnia rom rispetto al passato. Un caso esemplare è quello del villaggio Sliver, una vera e propria colonia rom, dove il 72% del totale degli individui si sono dichiarati nel 2001 di etnia rom rispetto al 40% del 1993. Un altro motivo per l’incremento delle comunità rom è dovuto alla scarsa mobilità all’estero dei rom. Mentre i bulgari, gli ebrei ed i turchi tendono ad emigrare a causa delle pesanti circostanze economiche del paese, i rom, vittime di una povertà estrema, si trovano in impossibilità di spostarsi. Inoltre, i rom che riescono comunque ad andare negli altri stati dell’Unione Europea in cerca di una vita migliore, vengono spesso rimandati nel loro paese di origine.

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Per quanto riguarda il tasso di natalità, anche in questo paese si nota che le comunità rom reagiscono alle condizioni di estrema difficoltà con un incremento delle nascite, compensato sfortunatamente da un tasso alto della mortalità infantile soprattutto nelle regioni più povere dove la crisi economica ha colpito duramente.

In materia di stato di salute, i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica Bulgaro hanno rivelato che ad esempio nel 2001 solo 23,1% dei rom si consideravano in perfetta salute, mentre il 45% la valutavano come buona ed il 20% tollerabile. L’11% invece si lamentavano di una salute precaria oppure esageratamente precaria. La maggior parte delle malattie dichiarate dai rom sono cardiovascolari e respiratorie, tubercolosi, gastriche e enteriche, renali. Da un totale di circa il 78% dei rom che hanno dichiarato di avere il medico di famiglia, solo il 22% lo hanno incontrato mentre il resto del 78% non l’hanno mai visto. Inoltre, il 92,2% dei rom non ha mai consultato un medico specialistico. Nei due terzi delle famiglie rom c’e un membro con una malattia cronica ed in tante famiglie i membri malati cronicamente sono più di uno. Circa 9/10 delle persone rom che vivono nei ghetti segregati non sono in grado di procurarsi delle medicine a causa dell’isolamento oppure non hanno i soldi per pagarle. L’introduzione dei servizi medici a pagamento è percepita dalle comunità rom come una misura discriminatoria, data la loro profonda povertà.

I rom sono presenti su tutto il territorio della Bulgaria, in tutte le regioni. Grandi comunità si trovano nella regione Sliven e Montana ed è incrementato anche il numero delle zone dove sono diventati maggioritari. Più del 50% del totale dei rom vivono da tempo nelle aree rurali dove prima, durante il socialismo, svolgevano delle attività agricole che assicuravano il mantenimento della famiglia. La retrocessione delle terre ha fatto in modo che i rom si sono trovati nella impossibilità di produrre quel poco per mantenere la famiglia ed ha generato tra i rom un atteggiamento caratterizzato da piccoli furti dai vicini, elementi che successivamente hanno portato ad un’esplosione di comportamenti discriminatori e razzisti. In queste zone il tasso di disoccupazione tocca quasi il 100%.

Ci sono vari stereotipi e pregiudizi verso i rom nella società bulgara. Anche se tra l’appartenenza etnica e la criminalità non esiste una relazione conseguenziale, i rom sono stati sempre considerati come persone che delinquono molto di più del resto della popolazione. In realtà, i dati della polizia hanno dimostrato che ad esempio tra il 1993 ed il 1997 la percentuale dei crimini è incrementata dell’ 84% nel caso dei cittadini bulgari, di circa il 35% nel caso di quelli turchi e di quasi il 30% nel caso dei rom. Anche la quota dei crimini commessi dai rom sul totale dei crimini commessi nel

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periodo preso in considerazione è comunque inferiore a quella dei bulgari262. Come attenuante per il tasso di criminalità dei rom, si deve specificare che tutto ciò succede nel contesto di un insieme di elementi economico-sociali che caratterizzano le loro precarie condizioni di vita e che di per se sono fattori generatori di criminalità.

L’esercito bulgaro ed i rom

La presenza dei rom nell’esercito bulgaro è un argomento che va oltre gli aspetti militari. L’esercito ha rappresentato se vogliamo una vera opportunità per i membri della comunità rom. Il ruolo socializzatore ed educazionale ha contribuito ad una maggiore integrazione degli uomini rom arruolati nell’esercito.

Il discorso è strettamente collegato con il sistema d’istruzione che ha registrato un significante peggioramento. La percentuale di analfabetismo si è incrementato a causa del livello basso dei finanziamenti ricevuti dal sistema scolastico e dalla mancanza di motivazione dei professori nell’esercitazione delle loro responsabilità. Secondo i dati dell’Istituto Social Democratico rivelati nel sondaggio del 2000 intitolato “La scuola e le disuguaglianze sociali”, il 43% dei laboratori di chimica delle scuole primarie e secondarie non funzionano. Inoltre nel 40% delle scuole non ci sono laboratori di fisica, mentre nel 20% mancano le cartine storiche e geografiche.

Un altro aspetto direttamente collegato con l’esercito è il sistema sanitario. Lo stato di salute precario degli individui rom iscritti, senza dubbio indebolisce le capacità di combattimento dell’esercito bulgaro. Sfortunatamente, l’introduzione dell’assicurazione medica ha generato in pratica la perdita del medico di famiglia da parte di tante famiglie rom. Di conseguenza si è registrata una mancanza delle vaccinazioni dei bambini rom che porterà a delle gravi ripercussioni sulla salute dei futuri soldati.

Si è resa necessaria una riforma dell’esercito che ha garantito pari diritti per i soldati rom. I rom sono stati integrati nell’esercito insieme a tutti gli altri cittadini beneficiando degli stessi trattamenti e degli stessi diritti. I dipartimenti di trasporto ed edilizia in cui venivano iscritti solo i rom sono stati smobilitati e demilitarizzati come conseguenza di questa riforma.

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Lo scioglimento di questi dipartimenti è stato visto in modo controverso dai rom, perché malgrado l’atteggiamento discriminatorio e segregazionista, rappresentava un’opportunità di acquisire una professione.

Per misurare il livello di integrazione e di tolleranza verso i rom nell’esercito e per poter fare un valido paragone con la società civile, sono stati presi in considerazione i dati di una ricerca sociologica dal Centro Internazionale per gli Studi delle Minoranze e Relazioni Interculturale (IMIR) e di un sondaggio dell’Istituto di Ricerca Avanzata della Difesa (IADR) intitolato “ Disposizioni sulla Tolleranza Etnica e Cooperazione nelle Forze Armate della Repubblica della Bulgaria”.

Senza dubbio gli stereotipi negativi ed i pregiudizi sono presenti anche tra i membri dell’esercito però si sono registrate delle differenze. Si è notato un atteggiamento molto più tollerante ed imparziale da parte degli ufficiali militari rispetto ai civili. Sono stati i militari di lunga carriera e quelli con gli studi superiori che hanno manifestato il grado più alto di tolleranza e imparzialità Ad esempio l’85% degli intervistati civili considerano che “i rom sono inaffidabili” mentre la percentuale registrata tra gli ufficiali dell’esercito si riduce al 72%. Lo stesso per quanto riguarda lo stereotipo “i rom sono irresponsabili e pigri”, l’84% dei civili contro il 74% dei militari. La percentuale delle persone che accetterebbero un capo rom cresce dal 13% dei i civili al 17% degli ufficiali, mentre il 21,5% dei militari accetterebbero che la maestra del figlio fosse rom contro il 13% dei civili. In media gli ufficiali dimostrano più rispetto per i diritti delle minoranze e per il principio di uguaglianza rispetto ai civili.

La situazione è diversa per quanto riguarda i soldati dove più del 50% ritengono le relazioni con i rom abbastanza tese. Per quanto riguarda invece gli ufficiali, questi non ritengono affatto che fosse un problema inter-relazionale oppure una tensione dovuta a motivi etnici tra i soldati rom e quelli bulgari. La distanza sociale ed i pregiudizi sono conseguenza di vari fattori: il livello scarso di istruzione dei rom per cui difficilmente riescono a comunicare, il fatto che non conoscendo la lingua ufficiale parlano in romanì mettendo cosi una barriera tra loro e gli altri, l’ignoranza dei militari bulgari verso le tradizioni e la cultura rom ecc. Un unanime consenso tra gli esperti militari ha espresso la conclusione che l’integrazione dei rom nell’esercito sarebbe più facile da realizzare se i soldati bulgari non entrassero nell’esercito già con dei pregiudizi263.

263 Report UNPD “Avoiding the dependency trap” , The Roma in Central and Eastern Europe, 2005, on line data http://roma.undp.sk/

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