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Esperienza ed opinioni personali

CATEGORIA PROFESSIONALE

6.1. Esperienza ed opinioni personali

Sono romena. La maggior parte della mia vita l’ho vissuta nel paese con la più numerosa popolazione di rom del mondo. Stessa Bucarest, la mia città di origine, ospita un notevole numero di individui rom. Esiste addirittura un quartiere abitato esclusivamente dai rom, Ferentari, prova indiscutibile dell’emarginazione dei rom da parte della popolazione locale e dello stato. Adesso, posso confermare che sono cresciuta discriminando. Una discriminazione discreta, però pur sempre una discriminazione. Sono stata consigliata da piccola ad evitare i rom, di fare amicizie con loro ed i posti che frequentavano. Non erano consigli detti a parole ma era un atteggiamento di tutti i non-rom verso i non-rom. In Ferentari sono stata per la prima volta a venticinque anni in occasione di una ricerca universitaria. Successivamente la presente ricerca mi ci ha riportata.

Non ho mai provato dei risentimenti verso i rom nonostante le espressioni quotidiane che facevano riferimento a loro: “ti darò agli zingari / ti rubano gli zingari” (connotazione ovvia del fatto che erano considerati cattivi o ladri), “sei come uno zingaro / una casa di zingari” (sporco/ disordine). Però li ho sempre esclusi, ignorati ed evitati. La loro esclusione completa dalla mia vita, può essere vista come una scelta personale di decidere con chi avere o no a che fare. Però il problema è: e se tutti avessero fatto come me? L’evidente emarginazione degli individui rom ha dimostrato che in realtà è successo proprio cosi. Bambini, giovani, adulti, studenti, datori di lavoro hanno avuto lo stesso atteggiamento discriminatorio verso i rom. I rom sono vissuti all’interno del popolo romeno ma non sono stati mai visti come dei veri e propri concittadini, sono stati piuttosto tollerati ed esclusi dalla vita della popolazione maggioritaria.

I media romeni hanno manifestato da sempre una predilezione per le notizie che riguardavo i delitti in cui erano coinvolti individui di etnia rom. In ogni occasione, anche se cittadini romeni, veniva sempre menzionata la loro appartenenza etnica generando in questa maniera un’immagine denigrante della minoranza rom.

La cosa più grave è che anche lo stato si è comportato alla stessa maniera. I rom da parte dello stato hanno subito discriminazioni e allo stesso tempo sono stati protagonisti di un processo di assimilazione. Anche se si aveva l’intenzione di integrargli completamente nella società romena

CONCLUSIONI

negando le loro tradizioni, la loro cultura e non riconoscendo la loro identità etnica, anche in queste circostanze i rom sono stati discriminati costantemente: gli si assegnavano le case più brutte, i posti di lavoro meno pagati, i loro figli venivano iscritti nelle scuole nelle classi segregate oppure dei disabili mentali.

Non è una sorpresa e non c’è nemmeno bisogno di profonde ricerche sociali per capire che in queste circostanze i rom si sono trovati da sempre in un circolo vizioso: discriminazione – esclusione – povertà – delinquenza.

Il quadro completo della minoranza rom è probabilmente impossibile da dipingere data la mancanza delle informazioni precise ed attendibili. Nonostanteciò, è stata rilevata una situazione dei rom talmente precaria e preoccupante che non trova una spiegazione logica sul come fosse possibile che dei cittadini europei vivono in condizioni simili nell’Europa di oggi. Questa situazione è stata enfatizzata da tutti i report, ricerche e da qualsiasi altro articolo relativo all’argomento. D’altronde, per sostenere un’affermazione di questo tipo, è sufficiente una visita nelle comunità rom osservando le condizioni disumane in cui vivono ancora oggi.

Le mie visite nelle comunità rom si sono limitate ad una semplice osservazione esterna per una serie di motivi. Una ricerca basata sull’osservazione partecipativa sarebbe stata impossibile per ragioni economiche e anche per una seria difficoltà al dialogo. I rom, mi hanno sempre guardato con sospetto e raramente hanno accettato di parlarmi o di confidarsi con me. Sono poveri, delusi e diffidenti. Camminando in alcune regioni dove loro abitano297 ho notato una povertà estrema, delle case rovinate e chi mi ha parlato mi ha detto che mancava l’acqua calda ed il riscaldamento. Ho visto le donne con i capelli lunghi con le trecce e le loro gonne colorate, larghe e lunghe. Dei bambini seminudi che camminano in mezzo alla strada e dei ragazzini che invece di andare a scuola portavano i secchi d’acqua a casa. Bolintin non è una zona delle più povere dove vivono le comunità rom. Anzi si potrebbe dire che in questa zona i rom stanno leggermente meglio, una parte degli uomini lavorando nell’ambito dell’edilizia come muratori oppure come operai non qualificati. Nelle zone dell’est della Moldavia, ad esempio nella regione Braila, la povertà delle comunità rom è molto più accentuata in un contesto generale che caratterizza queste zone come più povere rispetto al resto della Romania.

CONCLUSIONI

Le poche persone che mi hanno rivolto la parola non mi hanno saputo dire i loro diritti in quanto cittadini figuriamoci come minoranza. Non sanno di avere dei diritti civici e dunque non li rivendicano neanche. Desiderano solo di essere meno poveri, di poter avere accesso agli stessi servizi come gli altri romeni298. Hanno ammesso di essere discriminati perché “con noi tutti si comportano diversamente: polizia, sindaco, medico, datori di lavoro … ci trattano male“. Quelli meno poveri o che lavorano possono a volte dichiarare di non essere rom per evitare le discriminazioni. Però “basta guardarci in faccia, siamo diversi, siamo più scuri, anche se non lo vogliamo ammettere ci riconoscono … e così non ci danno il lavoro … anche se non sempre lo dicono apertamente noi sappiamo benissimo che è per questo che non ci assumono o ci trattano con disprezzo”299.

Sono rimasta commossa dalle loro dichiarazioni e l’idea che vorrebbero nascondere quello che sono per poter avere gli stessi diritti dei romeni, mi ha creato addirittura un sentimento di vergogna. In un’Europa piena di diritti, devono rinnegare le loro origini e devono fare dei sacrifici molto più grandi per ottenere gli stessi diritti degli altri cittadini romeni.

Mi risulta chiaro alla luce dell’analisi effettuata, che la questione rom riguarda innanzitutto comportamenti sociali che mettono in difficoltà l’integrazione delle comunità rom ed una futura convivenza serena. Ho identificato sia da parte dei rom sia da parte dei non rom una sorta di etnocentrismo. Entrambe le popolazioni manifestano importanza esclusivamente per il proprio stile di vita e per i propri costumi ignorando completamente quelli degli altri; i rom attraverso l’autoisolamento mentre i non rom attraverso la discriminazione. Un “compromesso” diventa però indispensabile in modo da garantire condizioni simili di vita, pari opportunità ed un’armoniosa convivenza. Si è dimostrato che i rom non possono beneficiare di una vera ed efficace integrazione nelle condizioni in cui vengono discriminati nei settori fondamentali: lavoro, istruzione, alloggi. Per un successo reale dell’integrazione, questo “compromesso” si deve tradurre in un cambiamento culturale utilizzando come strumenti principali l’istruzione e l’educazione.

Sempre più spesso, le campagne dei media riportano degli stereotipi e dei pregiudizi verso i rom che hanno compromesso quasi completamente il processo già difficile dell’inclusione. È stata promossa una cultura caratterizzata dall’odio razziale, dalla discriminazione e dalla violenza verso le persone di etnia rom. I governi nazionali dall’altra parte hanno reagito a questa situazione con

298 Riscaldamento, acqua calda, fognatura, raccolta rifiuti ecc

CONCLUSIONI

l’adozione di provvedimenti eccessivi che hanno peggiorato ulteriormente le condizioni critiche della minoranza rom. Di conseguenza occorrono degli interventi a livello nazionale ed europeo che impediscano l’ulteriore diffusione di tali materiali, e contemporaneamente delle misure che possano assicurare delle pari opportunità ai rom soprattutto nei campi dell’occupazione e dell’istruzione.

I risultati ottenuti delegando solo agli stati nazionali la responsabilità dell’integrazione della minoranza rom sono stati scarsi malgrado il numero elevato delle iniziative e strategie. Gli impegni degli stati devono essere intensificati in modo da raggiungere gli obiettivi prefissati con le strategie nazionali ed europee, mentre l’Unione Europea – attraverso le sue istituzioni - deve intervenire in modo effettivo per garantire la loro implementazione. Inoltre l’UE deve adoperarsi attivamente nei casi delle violazioni dei diritti dei rom con misure concrete e mirate a scoraggiare tali fenomeni.