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sviluppo – 3.4. Il codice etico non è solamente un codice di condotta – 3.5.

Un modello di gestione strategica

3.1. Codice etico ed etica degli affari

Il codice etico può essere considerato lo strumento principale per l’istituzionalizzazione dell’etica – o, più precisamente, dell’etica degli affari – all’interno dell’impresa. Alcuni dati sono significativi: negli Stati Uniti, quasi la totalità delle maggiori corporation ha oggi un codice etico7 e l’Ethics Officer

Association, l’associazione professionale che riunisce i responsabili dei

programmi di etica d’impresa fondata nel 1992 da una decina di soci, conta oltre 950 iscritti8. In Canada, l’86% delle maggiori imprese dispone di un codice etico9; nel Regno Unito il 73% delle imprese incluse nell’indice FTSE 100 risulta avere un codice etico10; in Italia, secondo una ricerca effettuata nel 2003 su un campione di 115 aziende italiane, il codice etico è presente nel 56% dei casi11.

7 Il 92% nel 1992 secondo dati del Center for Business Ethics, http://ecampus.bentley.edu/dept/cbe .

8 Fonte: Ethics Officer Association. www.eoa.org .

9 Fonte: Kpmg Ethics Survey 2000 realizzata su un campione di 1000 aziende. 10 Fonte: Institute of Business Ethics, Londra. www.ibe.org.uk .

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Prima di esaminare più in dettaglio i contenuti e discutere alcuni criteri per un’efficace applicazione dei codici etici in impresa, appare opportuno soffermarsi sull’oggetto dell’etica degli affari, una disciplina già ben presente nelle Business School statunitensi.

L’etica degli affari (business ethics) è l’applicazione della riflessione filosofica alle diverse istituzioni dell’economia, dal livello più generale (Stato, Mercato), alle forme organizzative intermedie (Imprese e Organizzazioni) fino alle singole decisioni manageriali e comportamentali individuali (contratti, rapporti di lavoro), al fine di esprimere una valutazione sulla giustificazione morale di tali istituzioni, riaffermandone la legittimazione morale e, nel caso delle imprese, le condizioni per “una licenza di operare” condivisa. È opportuno chiarire, per evitare i fraintendimenti comuni concernenti il termine “etica”, che quella degli affari non ha per oggetto ogni aspetto della nostra vita: non si occupa, ad esempio, di diverse concezioni personali del bene, o di convinzioni religiose. Da ciò discende che il Codice etico d’impresa non ha, né dovrebbe avere, la pretesa di regolare le scelte in ogni ambito della sfera delle relazioni personali, ma solo nelle relazioni che hanno un’origine “economica”. L’espressione sopra usata – regolare le scelte – richiama la natura normativa del Codice etico: il suo scopo ultimo è infatti prescrivere azioni, non descrivere situazioni. Una funzione fondamentale del Codice etico è quindi stabilire delle norme comportamentali che regolino sia i comportamenti dei dipendenti fra di loro e verso l’impresa, sia le relazioni tra i membri dell’impresa e gli stakeholder esterni. Questa funzione del Codice etico è ben nota, ed è facilmente riscontrabile in quasi tutti i codici etici aziendali elaborati in Italia e all’estero. Vi è tuttavia un’altra funzione, legata alle finalità dell’etica degli affari sopra ricordate, che logicamente viene prima del ruolo del codice come (auto)regolamentazione dei comportamenti, ed è la funzione di legittimazione morale dell’impresa, ovvero il sostegno della sua reputazione agli occhi degli stakeholder. Il codice etico esprime infatti gli obblighi fiduciari tra l’impresa – e in particolare chi la dirige ai vari livelli – e i vari stakeholder dell’impresa: rappresenta quindi la “carta costituzionale” che

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vincola la discrezionalità di chi è in posizione di governo nell’impresa, e definisce i confini di un legittimo esercizio dell’autorità. È chiaro che la regolazione dei doveri dei dipendenti dovrebbe subordinarsi all’assunzione esplicita degli impegni e dei doveri fiduciari da parte della direzione aziendale verso i dipendenti e tutti gli altri stakeholder dell’impresa.

Il codice etico ha importanti riflessi anche sulla formazione delle strategie dell’impresa. Ogni organizzazione economica nasce e si sviluppa perseguendo degli obiettivi strategici finalizzati al raggiungimento della Missione aziendale. Spesso manca una dimensione deontologica nelle missioni aziendali, che chiarisca quali sono le modalità con le quali si intendono perseguire gli obiettivi organizzativi, o, in altre parole, dichiari quale approccio l’impresa intende adottare per gestire la complessa rete di relazioni con tutti gli stakeholder che concorrono, con diversi contributi di lavoro, risorse finanziarie e input produttivi, alla realizzazione della Missione. E proprio in questo senso è cruciale la funzione di legittimazione morale del Codice etico – quali sono i criteri fondamentali che devono orientare tutte le scelte dell’impresa, effettuate quotidianamente dai collaboratori a ogni livello organizzativo. In questo senso il Codice etico è uno strumento di governo delle relazioni tra l’impresa e i suoi stakeholder, oltre che un insieme di regole di condotta per i membri dell’organizzazione. Per sintetizzare, possiamo dunque affermare che il Codice etico ha un duplice significato:

• Rappresenta la “carta costituzionale” dell’impresa, una “carta dei diritti e doveri morali” che definisce le responsabilità di ogni partecipante dell’organizzazione, enunciando i principi etici e le norme di condotta mediante le quali si dà attuazione ai principi orientando i comportamenti individuali;

• Costituisce uno “strumento di governance” e di gestione strategica dell’impresa, identificando i doveri dell’impresa verso gli stakeholder, e vincolando innanzitutto i vertici aziendali al rispetto di criteri guida per

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l’esercizio dell’autorità legittima, all’interno dell’organizzazione e nei rapporti con gli stakeholder.

In questo modo il Codice promuove relazioni basate sulla fiducia, induce la cooperazione degli stakeholder e quindi sostiene la reputazione e la legittimazione morale dell’impresa.

3.2. I contenuti: dai principi etici alle norme di