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a Performance relativa all’ambiente

4.2. GESTIRE I PROCESSI DI REGOLAZIONE SOCIALI

4.2.1. a Performance relativa all’ambiente

Data l’ampia normativa vigente in questo campo nei paesi industrializzati, la

performance ambientale costituisce il sistema di misurazione dei processi di

regolazione e sociali più sviluppato per il reporting aziendale. In genere vengono contemplate diverse componenti:

A. Consumo di energia e di risorse; B. Emissioni nell’acqua;

C. Emissioni nell’aria;

D. Produzione e smaltimento di rifiuti solidi; E. Performance del prodotto;

F. Misure ambientali aggregate.

A. Consumo di energia e di risorse

Il consumo di energia può essere misurato sia a livello complessivo di fonti energetiche utilizzate (joule totali dell’energia consumata) che per singolo tipo di energia (es.: elettricità, carburante). Nei report le imprese indicano di solito il consumo totale, confrontandolo con quello dell’anno precedente e normalizzandolo per unità di output (chilowatt o joule per chilo [barile] prodotto). Se, a causa della diversità dei prodotti e dei servizi realizzati, non è disponibile un’unità di misura omogenea, la normalizzazione viene effettuata in

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base al ricavo delle vendite oppure al costo dei beni venduti (es.: joule per 1000 dollari di costo delle vendite).

Oltre a ciò, le imprese valutano il consumo totale e normalizzato di altre risorse, in particolare di acqua e di materiali. La Nokia, ad esempio, ha registrato una considerevole riduzione nell’utilizzo di questi ultimi grazie al fatto di rimpicciolire ed alleggerire continuamente il proprio prodotto, vale a dire un telefono cellulare.

B. Emissioni nell’acqua

L’acqua pulita è tutt’altro che una risorsa illimitata. Le imprese sono sensibili al suo utilizzo e alla remissione nelle riserve idriche di quella adoperata. Misurano la loro richiesta di riserve idriche pulite ed il totale di acqua contaminata rilasciata (scarichi effluenti).

C. Emissioni nell’aria

L’inquinamento atmosferico è un problema a livello mondiale. Le imprese stilano report riguardo all’emissione di gas tossici e di sostanze cancerogene nell’aria.

Vista la preoccupazione relativa ai gas potenzialmente responsabili dell’effetto serra e del conseguente riscaldamento globale del clima, molte imprese relazionano sulle emissioni di biossido di carbonio (CO ); allo stesso modo, il problema delle piogge acide è alla base del reporting relativo all’ossido nitrico (NO) e del biossido di zolfo (SO ). Le imprese di prodotti chimici e altre ditte manifatturiere di solito riferiscono i dati relativi alle sostanze che consumano l’ozono, quali i clorofluorocarboni (CFC) e gli idroclorofluorocarboni (HCFC). Le emissioni nell’aria vengono di solito misurate in chilogrammi di gas rilasciato e normalizzate in base all’output (chilogrammi/dollari di vendite o chilogrammi/dollari di costo dei beni venduti).

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D. Produzione e smaltimento di rifiuti solidi

Le imprese riportano i dati relativi alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti sia pericolosi che non. L’IBM ha riferito che nel 2000, nonostante gli incrementi di produzione, la creazione di rifiuti velenosi si è ridotta di 15.703 tonnellate metriche (41,6%), mentre il 61% delle scorie tossiche è stato riciclato. Anche la percentuale di scarti legati al prodotto ed inviati alle discariche è diminuita del 12,5%; nel 2000 ad esservi destinato è stato solo il 3,2% del materiale processato.

E. Performance del prodotto

Le imprese sono sempre più sensibili alla sorte dei loro prodotti anche dopo che questi sono stati venduti ai consumatori finali. Quelle che adottano una strategia di leadership del prodotto, come la Hawlett-Packard e la Sony, introducono continuamente nuovi articoli sul mercato e di conseguenza si preoccupano degli aspetti legati allo smaltimento ed al riciclaggio di quelli ormai sorpassati. La

Hawlett-Packard sviluppa esplicitamente soluzioni di end-of-life del prodotto,

quali tecnologie ed infrastrutture di reimpiego, allo scopo di creare flussi fidati di materiali riciclati. I suoi ingegneri utilizzano una prospettiva di “progetto per l’ambiente” per ottimizzare le caratteristiche ambientali di un prodotto, processo o servizio. Tali linee guida spingono questi designer a tenere in considerazione i seguenti aspetti ogni volta che sviluppano un nuovo progetto:

• identificare i cambiamenti di progettazione in grado di ridurre l’impatto ambientale lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto;

• eliminare nei limiti del possibile sostanze plastiche e chimiche pericolose o tossiche;

• ridurre il numero e la tipologia di materiali utilizzati, e standardizzare i tipi di resine plastiche;

43 • utilizzare nei limiti del possibile colori e finiture già al momento dello stampo invece di ricorrere all’uso di pitture, vernici o rivestimenti sul pezzo grezzo;

• aiutare i clienti ad utilizzare le risorse in maniera responsabile, minimizzando il consumo energetico dei prodotti HP per la stampa, la fotografia ed il computer;

• incrementare l’utilizzo di materiali riciclati pre e post-consumatore per le confezioni dei prodotti;

• minimizzare il peso dei rifiuti a carico dei clienti, utilizzando meno materiali in generale per i prodotti e le confezioni;

• progettare nell’ottica di un facile disassemblaggio e riutilizzo.

Ogni prodotto HP è corredato di certificazioni ambientali, che comprovano l’assenza di materiali pericolosi come ad esempio il cadmio o il mercurio oppure l’utilizzazione volutamente limitata di certi altri (ritardanti di fiamma alogenati, plastiche alogenate, triossido di antimonio), oltre a fornire l’indicazione di caratteristiche mirate al risparmio energetico o di altre risorse.

Anche la Sony stila analoghi report relativi all’impatto ambientale dei suoi prodotti. Ad esempio:

“Se si considera l’intero ciclo di vita di un prodotto, la maggior parte del consumo energetico deriva dall’utilizzo di corrente elettrica da parte dei nostri clienti. La qualità di biossido di carbonio generato nel corso dell’intero ciclo di vita dei prodotti emessi nell’anno fiscale 2000 è stimata, ad esempio, attorno agli 8,2 milioni di tonnellate. Sony risponde attuando sforzi per

ridurre il consumo elettrico e minimizzare le emissioni di CO attraverso il miglioramento dei progetti e l’introduzione di nuovi tipi di prodotti e di servizi.”

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F. Misure ambientali aggregate

Diverse imprese vogliono fornire un quadro complessivo del loro impatto ambientale totale. Le imprese spesso indicizzano gli incidenti ambientali per le proprie Balanced Scorecard. I loro esperti in questo campo sono molto rigorosi nel classificare quanto rientra in tale categoria di circostanze, come ad esempio le emissioni impreviste di rifiuti gassosi, liquidi o solidi. La Nova Chemicals, preoccupata di evitare incendi, nel 2000 ha avviato un’iniziativa per porre l’accento sulla causa scatenante: la perdita del contenimento di un processo (LOPC, loss of process containment). Un team ne ha sviluppato la seguente definizione:

Una dispersione inaspettata nell’aria, nell’acqua, nel terreno o nell’ambiente di lavoro di materiale gassoso, liquido o solido in quantità o concentrazione sufficiente a provocare (concretamente oppure potenzialmente) un incidente ambientale o che va ad incidere sulla sicurezza del processo.

Un’altra preoccupazione dell’impresa riguardava le eventuali emissioni dei prodotti durante il trasporto in treno, su gomma, marittimo e attraverso i gasdotti. Ha pertanto sviluppato una misura, definita “Non-Accident Releases” (NAR, o “emissioni senza incidenti”) per rilevare, fino alla soglia minima di 250 millilitri, tutte quelle che potevano, a suo giudizio, essere prevenute attraverso la manutenzione o l’ispezione.

Una volta definiti gli indici ambientali, stabiliti i target ed installati i sistemi per il monitoraggio dei dati, la responsabilità di riferire sugli incidenti e di effettuare le verifiche del caso spetta, a quel punto, rispettivamente ai manager operativi ed al gruppo ambientale. L’indice ambientale allerta il personale riguardo alla natura degli incidenti da evitare, influenzandone di conseguenza anche il comportamento, e serve da indicatore lead sulla scheda di valutazione e per guidare i miglioramenti della performance registrata in questo campo dall’impresa.

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L’International Organization for Standardization (ISO) elabora appositi

standard tecnici per le imprese di tutto il mondo, aiutandole a rendere “più

efficienti, sicuri e puliti lo sviluppo, la realizzazione e la fornitura dei prodotti o dei servizi”. A partire dal 1996 l’ISO ha sviluppato la serie 14000, relativa alle norme di management ambientale. Ad oggi, essa include oltre 350 standard specificamente pensati per il monitoraggio della qualità dell’aria, dell’acqua e del terreno, cosi come per lo sviluppo di sistemi di gestione in questo campo. Le imprese stanno cominciando ad inserire all’interno delle proprie schede di valutazione report che si riferiscono appunto alla loro conformità alle norme della serie ISO 14000.

Sono sorti anche altri specifici standard analoghi. Nel Regno Unito un gruppo di imprese ha istituito, ad esempio, il Business in the Environment (BiE) Index of

Corporate Environmental Engagement (Indice BiE dell’impiego ambientale

dell’impresa): l’indagine BiE confronta la misura in cui le imprese che vi partecipano si impegnano nel management ambientale e come valutano e gestiscono la propria performance in tale settore.

La Camera di Commercio Internazionale ha a sua volta istituito la Business

Charter for Sustainable Development, che articola sedici principi di management

ambientale sollecitando le imprese ad adottarli ed a sostenerli pubblicamente. A tutt’oggi, però, questa carta non offre loro alcun metodo quantitativo coerente per il report della performance relativa a ciascuno di essi.

Riassumendo, diverse imprese forniscono già ampie informazioni quantitativamente riguardo alla propria performance ambientale. La stragrande maggioranza è verosimilmente in possesso di tali dati per soddisfare i requisiti di

reporting normativo e li riconfeziona poi in report supplementari spesso

battezzati con diciture che suonano come “Report sulla cittadinanza” o “Report sulla sostenibilità”. Perché tali misure risultino pertinenti per la Balanced

Scorecard, gli executive devono identificare quelle misure ambientali che sono

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termine. Nel paragrafo seguente esamineremo, appunto, come gli executive possono pensare alla performance ambientale dal punto di vista strategico.