• Non ci sono risultati.

Il codice di interpretazione del cibo: inclusione ed esclusione

Capitolo 2. Avvento della digitalizzazione nella società moderna

2.4. Il codice di interpretazione del cibo: inclusione ed esclusione

Per riuscire a comprendere pienamente i concetti di omologazione ed eterogeneità, nell’ambito della valenza sociologica del cibo, è bene analizzare più approfonditamente il concetto di identità già anticipato nei precedenti paragrafi.

In sociologia, il concetto di identità è legato a due aspetti molto importanti: da un lato si ha l’identità individuale, dall’altro l’identità sociale.

L’identità individuale rappresenta la capacità dell’individuo di dare un senso al proprio “io” intorno ad un particolare gruppo sociale, ad esempio attraverso la definizione di genere, etnia o professione. Invece, l’identità sociale è definita tale poiché l’individuo fa capo a determinate regole insite nel gruppo sociale di appartenenza, regole da seguire e che determinano il suo modo di agire, ragionare, pensare e relazionarsi.

Come già detto, in ambito sociologico il cibo ha ormai assunto una valenza come elemento sociale e culturale a tal punto da essere definito la famiglia di oggetti che più in assoluto è in grado di rappresentare l’essere umano e le sue relazioni, dunque, la sua identità sociale. Esso, infatti, è un forte elemento identitario non solo del singolo individuo, ma anche dell’intera società cui appartiene. Basti pensare alle differenze culinarie esistenti tra nord e sud dell’Italia per disegnare mentalmente questo concetto79.

Ogni cultura fissa delle regole più o meno rigide che hanno il compito di stabilire quali siano i cibi commestibili e quali, invece, quelli che non si possono consumare, ma anche le modalità di preparazione e consumo degli stessi. Questo permette di comprendere come le preferenze alimentari siano strettamente correlate non solo alla necessità naturale di consumare un cibo per sopravvivere, ma anche al contesto socioculturale in cui sono nate, regolate e attuate. Inoltre, come precedentemente accennato, secondo Mary Douglas il cibo è un potente strumento di comunicazione, un vettore comunicativo ricco di significato e inerente qualsiasi ambito economico, sociale e culturale. Attraverso il cibo,

78 http://journal.media-culture.org.au/index.php/mcjournal/article/view/638 79 Meglio, L. (2017), Sociologia del cibo e dell’alimentazione, Angeli, Milano

infatti, l’individuo è in grado di esprimere la sua identità, sentirsi parte integrante di un gruppo e differenziarsi dagli altri.

Non a caso, se consideriamo la mappa delle cinque sfere di relazione della cultura materiale all’interno delle quali l’individuo è inserito e agisce, per ogni significato chiave (valore) è attribuito un codice di interpretazione ed una o più famiglie di oggetti prevalenti. Ed è quando si parla della sfera delle reti relazionali (la quarta sfera, quella più vicina e intima all’individuo) che la famiglia di oggetti prevalente è il cibo, il valore è il concetto di comunità e il codice di interpretazione è la contrapposizione tra dentro e fuori, cioè inclusione ed esclusione.

“Un codice offre una serie generale di possibilità per mandare messaggi particolari: se il cibo è trattato come un codice, il messaggio che esso mette in codice si troverà nello schema di rapporti sociali che vengono espressi. Il messaggio riguarda i diversi gradi di gerarchia, inclusione ed esclusione, confini e transazioni attraverso i confini. Come il sesso, l’assunzione del cibo ha una componente sociale oltre a una componente biologica80”.

Dunque, l’area di relazione in cui il cibo rappresenta la famiglia di oggetti più rappresentativa è quella in cui ogni individuo vive a stretto contatto con gli altri, poiché è in essa che egli riesce a mostrare e condividere l’aspetto più emotivo e intimo di sé stesso81.

Attraverso il consumo di cibo si esplica il codice di interpretazione poiché è possibile compiere non solo atti di inclusione, ma anche di esclusione. Questa sensazione di appartenenza o non appartenenza ad un gruppo è strettamente legata al cibo poiché essa inizia ad emergere già dai primi giorni di vita, se non addirittura durante la fase di gestazione della donna. Basti pensare al modo in cui una donna inizia a selezionare accuratamente cosa ingerire e cosa no quando aspetta un bambino: l’intento naturale è quello di preservare al massimo la salute e la serenità del futuro nascituro e di farlo sentire già accolto e parte di una famiglia ancor prima della sua nascita. Oppure ancora, per comprendere meglio il concetto, è possibile richiamare alla mente il primo atto nutritivo del neonato, ovvero la possibilità di ricevere il latte dal seno della madre, dunque, in una condizione tale da creare una relazione di intimità e affettività che non ha

80Douglas, M., (1985, ed. originale 1975-1982), Antropologia e simbolismo. Religione, cibo e denaro nella vita

sociale, p. 165, Il Mulino, Bologna

81 Senza dimenticare l’esistenza della quinta sfera, ovvero, quella dell’individuo. È una sorta di livello zero

della capacità dell’individuo di relazionarsi, poiché in questa sfera la relazione avviene tra l’individuo e sè stesso, dunque, con la propria immagine. Si tratta di una sfera estremamente intima.

eguali: è nell’atto dell’allattamento materno che il bambino inizia già a percepire il senso di accoglienza o rifiuto82. Così come nel “mondo degli adulti” sedere alla stessa tavola per

condividere un pasto in famiglia rappresenta uno dei momenti migliori per relazionarsi e sentirsi integrati nella famiglia stessa, oppure ancora la condivisione di un pranzo o di una cena a seguito di un invito.

Tuttavia, è interessante specificare che, pur essendo il cibo un mezzo di comunicazione importantissimo per interagire con gli altri e mantenere viva l’impronta storica dei popoli, le pratiche alimentari sono cambiate e continuo a farlo ancora oggi. Infatti, la rivoluzione dell’industria alimentare e l’avvento della digitalizzazione, hanno portato un notevole cambiamento nelle abitudini alimentari dei popoli. Il fenomeno di cui si parla è quello della omogeneizzazione o globalizzazione dei gusti e delle pratiche alimentari, attraverso cui il cibo ha avuto la possibilità di sconfinare dal suo territorio nazionale e raggiungere qualsiasi parte del mondo. Così come si è assistito al fenomeno della destrutturazione dei pasti dettato dall’incremento di una vita frenetica che ha generato un radicale mutamento delle occasioni di consumo dei pasti e, quindi, ha contribuito a sradicare vecchie abitudini alimentari. La digitalizzazione, poi, ha reso ulteriormente possibile il fenomeno della globalizzazione poiché ha dato la possibilità di conoscere con più facilità le altre culture alimentari e ha permesso ad ogni individuo di comunicare, interagire e condividere con soggetti distanti dal punto di vista spaziale ma vicini dal punto di vista emotivo.

In questo modo, l’individuo ha dovuto rivisitare le pratiche legate alla condivisione del cibo e, poiché nel mondo del web (anche se con una componente virtuale come abbiamo precedentemente detto) valgono le medesime regole di inclusione ed esclusione tipiche del mondo reale, le reti relazionali create attorno ad esso hanno dato libero sfogo alla fantasia al punto tale da accentuare ancora di più l’importanza del cibo all’interno della società e da interessare anche coloro che in passato erano meno attenti e coinvolti in pratiche di questo tipo.

82 http://www.progettoprospettive.it/il-cibo-come-relazione-significati-che-ci-guidano-nel-nutrire-i-