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Le nuove forme di consumo: il consumo responsabile e il consumo

Capitolo 4. Corporate Social Responsibility

4.3. Le nuove forme di consumo: il consumo responsabile e il consumo

Il consumo responsabile è uno dei modi migliori che un individuo può adottare per praticare consumerismo politico nella quotidianità. In particolare, per comprendere le nuove pratiche di consumo responsabile in Italia, è possibile fare riferimento ad una recente ricerca condotta dall’OCIS, l’Osservatorio per la Coesione e l’Inclusione sociale, i cui risultati sono stati comunicati tra il 24 e il 26 maggio 2018 a Reggio Emilia, in occasione del Social Cohesion Days155. La ricerca è stata anche comparata ad un’altra

154 Ibidem Ceccarini, L., pag. 29

155 https://altreconomia.it/consumo-responsabile/

I Social Cohesion Days nascono a Reggio Emilia per promuovere la diffusione ed il rafforzamento della coesione sociale in Italia. Il festival è nato nel 2014 e cresciuto grazie alla creazione di un network europeo

indagine condotta parecchi anni fa, nel 2002, con l’intento di accentuare maggiormente l’evoluzione delle forme di consumo in questione.

In primo luogo, è stato rilevato che la tipologia di persone attente ai temi della sostenibilità e del consumo responsabile ha subito un cambiamento nel corso degli anni, infatti, mentre nel 2002 si stimava che gli individui maggiormente interessati fossero le donne e le persone con età compresa tra i 28 e i 35 anni, attualmente la prevalenza di donne si è ridotta, portando quasi ad una parità numerica, ma è aumentata anche l’età media (tra 55 e 64 anni)156. In particolare, nel 2002, i consumatori critici raggiungevano

l’11,2% del campione intervistato, a fronte del 30,3% del 2018. Anche gli acquisti del commercio equo e solidale hanno riscontrato un notevole incremento, nonché dal 16,3% al 37,3%; ma un incremento ancora maggiore è stato rilevato nel numero di persone che hanno adottato stili di vita sobri, nel rispetto del consumo energetico e della riduzione dei rifiuti: dal 10,5% al 51,7%.

Allo stesso tempo, è interessante analizzare i dati legati a tutte quelle persone che non hanno adottato comportamenti di consumo responsabile, poiché è stato riscontrato che solo una bassa percentuale è stata noncurante dei consumi eccessivi per via del mancato interesse, mentre la restante parte non lo ha fatto per mancata conoscenza. Questo ha fatto dedurre, dunque, che una maggiore informazione potrebbe ridurre ulteriormente il numero di individui che non approcciano a queste nuove forme di consumo, poiché più che trattarsi di individui disinteressati al tema si tratta di individui che ne ignorano l’esistenza e l’urgenza157. Oltretutto, l’entusiasmo legato al consumo responsabile sta

abbracciando anche classi, o per meglio dire gruppi sociali, molto diversi rispetto a quelli del passato. Infatti, precedentemente i soggetti particolarmente attenti ai temi in questione erano in possesso di un livello di istruzione medio-alto, ma oggi queste pratiche si stanno diffondendo in maniera più trasversale: basti pensare anche alla categoria degli

di esperti, ricercatori, enti ed istituzioni chiamato ad agire e innovare le politiche e le azioni della coesione sociale. I Social Cohesion Days sono un progetto di Fondazione Easy Care, un’organizzazione non profit italiana, nata a Reggio Emilia nel 2007, con l’obiettivo di sviluppare nuovi modelli di welfare, creare opportunità di dialogo e ricerca, proteggere e promuovere i principi e i valori della solidarietà nel campo dell’educazione, della salute e dell’assistenza.

156 https://it.businessinsider.com/agli-italiani-piace-sempre-di-piu-il-consumo-consapevole-non-per-

ragioni-etiche-ma-per-egoismo/?refresh_ce

studenti che, secondo i dati raccolti dalla ricerca, vede l’82% degli intervistati favorevoli e impegnati già nelle azioni quotidiane di consumo responsabile158.

A sostegno di quanto detto, è possibile fare riferimento ad un’altra indagine condotta dall’Istituto Ipsos per Conou e presentata nel corso della sesta edizione dell’EcoForu sull’economia circolare dei rifiuti, organizzata da Legambiente.

La ricerca ha evidenziato che gli italiani sono sempre più sensibili ai temi della sostenibilità, riscontrando un incremento annuo del 2% (dal 2014 al 2018) dei soggetti che possono essere considerati come individui “molto consapevoli”. L’indagine, che si è preoccupata di raccogliere risposte non solo da parte dei cittadini ma anche delle aziende del territorio, ha evidenziato dati interessanti che hanno appurato che l’80% degli intervistati è fortemente preoccupato dall’economia e dalla possibilità occupazionale all’interno del territorio italiano e che subito dopo, al terzo posto, si posiziona la preoccupazione verso la tutela dell’ambiente: il 72% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di essere a conoscenza della problematica ambientale e di essere propensa ad adottare comportamenti virtuosi come, ad esempio, il risparmio di carta e il riutilizzo/riciclo di plastica.

Addirittura, se fino ad alcuni anni fa i portavoce della sostenibilità erano molto pochi, gli studi recenti hanno evidenziato una frustrazione comune nei confronti della tutela ambientale, del riscaldamento globale, dell’inquinamento dell’aria e delle acque e dell’eccessiva produzione di rifiuti che hanno portato la ricerca Ipsos a focalizzare l’attenzione anche sul fattore economico: il 30% delle amministrazioni e dei governi ha dichiarato di essere favorevole a tassare aziende, negozi e prodotti non eco-friendly159.

Dunque, il consumo sostenibile può anche essere definito come “l’uso di beni e servizi che rispondono alle necessità di base e conducono ad un miglioramento della qualità della vita, mentre allo stesso tempo minimizzano l’uso di risorse naturali, di materiali tossici, di emissioni di sostanze inquinanti e di rifiuti nell’intero ciclo di vita dei beni e servizi in modo tale da non mettere in pericolo le necessità delle generazioni future160”.

Ad ogni modo, una delle rilevazioni più significative e su cui si deve necessariamente focalizzare l’attenzione è che ben il 74% degli italiani hanno dichiarato che la sostenibilità

158 Ibidem https://it.businessinsider.com/agli-italiani-piace-sempre-di-piu-il-consumo-consapevole-non-

per-ragioni-etiche-ma-per-egoismo/?refresh_ce

159 HTTPS://ECOLIGHT.IT/GLI-ITALIANI-SEMPRE-PIU-SENSIBILI-AI-TEMI-DELLA-SOSTENIBILITA/ 160 Finocchiaro G, (2011), poster “Gli indicatori forestali – Annuario dei dati ambientali ISPRA”, capitolo V

è un obiettivo che può essere raggiunto e conquistato, giorno dopo giorno, attraverso stili di vita e scelte responsabili che partono da ogni soggetto, prima individualmente e subito dopo collettivamente.

In conclusione, dunque, è necessario che le aziende alimentari si rendano conto della necessità di essere smart e dell’importanza di individuare costantemente le opportunità e investire rapidamente in esse. Contemporaneamente, il perseguimento di questo obiettivo e la sua adeguata comunicazione devono essere necessariamente integrate con i valori etici. Proprio per questo motivo la Corporate Social Responsibility assume un ruolo fondamentale: un alimento sostenibile deve rispettare determinati standard di produzione, distribuzione e consumo, poiché deve essere ecologicamente compatibile, economicamente efficiente, socialmente equo e culturalmente accettabile. A tal fine, oggi, un cibo che voglia essere realmente definito cibo deve assolvere tre funzioni imprescindibili: buono, pulito e giusto (figura 4.3.).

Fig. 4.3. Le caratteristiche del cibo

Fonte: Slow Food (2013). Il contributo di Slow Food al dibattito sulla sostenibilità del sistema alimentare. Available at: https://www.slowfood.com/sloweurope/wp-content/uploads/ITA-food- sustainability.pdf.