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Capitolo 2. Avvento della digitalizzazione nella società moderna

2.3. Mangiare con gli occhi

2.3.1. Quando il cibo diventa un’opera d’arte

Spesso e volentieri, dialogando con amici, parenti, esperti del settore o altri interlocutori i discorsi incentrati sul cibo catturano rapidamente l’attenzione dei partecipanti, i quali lo descrivono come una vera e propria opera d’arte.

Per chiarire il concetto di cibo inteso come opera d’arte è interessante pensare alla più grande Esposizione Universale promotrice di dialogo e cooperazione tra Paesi, ovvero l’Expo. Sin dalla sua prima edizione, svoltasi a Londra nel 1851, questa Esposizione Universale ha assunto un ruolo molto importante come promotrice di scambi culturali e storici, ma anche di idee innovative.

In particolare, facendo riferimento all’ultimo Expo Milano 2015, il cui tema è stato quello dell’alimentazione e della nutrizione, l’importanza che il cibo ha nella quotidianità di ogni popolo e la relazione con il mondo dell’arte è stata dimostrata dalla creazione dell’apposito padiglione “Arts & Food”. L’intento era proprio quello di permettere a tutti di ammirare e studiare il cibo in tutte le sue declinazioni: materia prima per la sopravvivenza dell’uomo, misuratore di qualità della vita, baricentro della convivialità, chiave di lettura della storia e trampolino di lancio per le sfide del futuro, dunque, partendo dalla semplice funzione nutritiva, passando per la convivialità e arrivando al concetto di food design.

“Non solo portiamo nel cuore di Milano il tema dell’Esposizione Universale, l’alimentazione, ma permetteremo agli amanti e agli appassionati di arte che durante i sei mesi dell’Expo visiteranno la nostra città di godere di opere uniche, che hanno segnato la storia64”. In

questo modo Giuseppe Sala, Commissario Unico del Governo per Expo 2015, ha presentato il padiglione Arts & Food, il quale ha ospitato ben duemila opere, tra cui dipinti, quadri, oggetti di design e architetture che hanno raccontato il rapporto esistente tra l’arte visiva e i rituali legati al cibo.

L’idea della mostra Arts & Food, a cura di Germano Celant (1940), storico d’arte e curatore italiano, era proprio quella di mostrare al pubblico l’evoluzione che, a partire dall‘800, le reti relazionali create attorno al cibo hanno subito. La narrazione ha interessato, infatti, non il cibo inteso nel suo stadio naturale, bensì come oggetto attorno al quale si apre un mondo vastissimo e che, a sua volta, è in stretta relazione con luoghi e altri oggetti: strumenti da cucina utilizzati sia per la preparazione del pasto che della tavola a cui sedere o del cesto da picnic, ma anche della struttura dei luoghi come bar, ristoranti, treni, aerei e interi edifici adibiti al rituale del pasto65. Per riuscire in un’impresa come questa

ci si è appellati ai sensi dell’essere umano, infatti, la narrazione è stata del tutto costruita e supportata grazie a musicisti, scrittori, film makers, grafici, fotografi, architetti e designers66.

A tal proposito, infatti, Celant ha dichiarato che “intorno al cibo si crea l’identità dei popoli e del mondo, quindi parlarne significa fare un salto nella memoria, che passa anche per la storia dell’arte e del costume67 […] “Arts & Foods” coinvolge tutti i media e linguaggi: dalla

pittura alla scultura, dal video all’installazione, dalla fotografia alla pubblicità, dal design all’architettura, dal cinema alla musica e alla letteratura. […] Si articola con un andamento cronologico che copre il periodo dal 1851 all’attualità, attraverso la creazione di ambienti dedicati ai luoghi e agli spazi del convivio, sia in ambito privato sia nella sfera pubblica – dalla sala pranzo alla cucina, dal bar al cibo da viaggio – in cui arredi, oggetti, elettrodomestici e opere d’arte creano una narrazione di forte impatto visivo e suggestione sensoriale68”.

Ad esempio, tra le bellissime opere esposte nel padiglione, senza dubbio deve essere menzionata la “Bread House” di Urs Fischer (figura 2.1.), che vuole far percepire il cibo come qualcosa di sacro, addirittura paragonato ad un tempio, perché fonte di nutrimento per corpo e mente e in grado di far sentire l’individuo parte del contesto sociale familiare, ma anche del gruppo dei pari. Si tratta di una struttura di dimensioni poco più piccole di quelle reali, interamente costruita con pezzi di pane e al cui interno il senso dell’olfatto assume un ruolo chiave nella trasmissione di sensazioni positive o nella condivisione di un ricordo. Ancora, un’altra opera d’arte in grado di esprimere la relazione diretta esistente tra cibo, arte e rituali di consumo è l’installazione “Sleeping dogs” di Dennis

65 https://www.ilgiornaledellarte.com/arteimprese/articoli/2015/4/123885.html 66 http://1995-2015.undo.net/it/mostra/188933

67 http://www.linkiesta.it/2015/04/arts-foods-il-cibo-come-opera-darte/ 68 Ibidem http://1995-2015.undo.net/it/mostra/188933

Oppenheim (figura 2.2.), raffigurante otto würstel dormienti. Questi sono avvolti in sacchi a pelo e disposti a cerchio, attorno ad un rassicurante falò69, cosicché chi guarda possa

immedesimarsi nell’opera d’arte, rivedersi in quell’alimento e, anche in questo caso, richiamare alla mente l’antica tradizione della condivisione di un pasto attorno al fuoco. Invece, tra i dipinti che hanno giocato un ruolo importante in questa mostra, possiamo menzionare “Colazione in giardino” di Giuseppe de Nittis (figura 2.3.), situato nella sezione del padiglione dedicata al periodo storico tra il 1851 e il 1900 e il cui tema è quello della consumazione di un pasto in movimento, durante un viaggio.

Il dipinto, raffigurante una madre e un bambino seduti a tavola, rispettivamente moglie e figlio dell’autore, vuole trasmettere all’osservatore una sensazione di intimità tra i due soggetti che godono di un momento di convivialità, il momento della colazione, immersi nella natura verde che li circonda.

Dunque, se quanto detto fino ad ora induce a pensare che il cibo è arte, vuol dire che anche l’arte culinaria e tutti i rituali ad essa connessi devono essere intesi come una forma d’arte. Infatti, sia la filosofia che la sociologia sono discipline che da sempre si occupano di forme d’arte, ma non a caso uno dei modi migliori per interpretare l’arte è proprio quello di studiare la stessa analizzando il dibattito che nasce attorno al cibo e al suo consumo.

69 Ibidem https://www.linkiesta.it/2015/04/arts-foods-il-cibo-come-opera-darte/

Fig. 2.1. Bread House di Urs Fischer