-fes, ruoli;e l’altranefes,
ruah
, nesema:
quest'ultimovocaboloaggiuntoagli altri ser-ve aclassificarlaaccordandole la superiori-tà, il primato.
Il cavallo non èadunque una macchina che fistinto naturale guida a provvedersi ne’suoi bisogni,e adesercitare le sue fa-coltàsenzaverundiscernimento; non ubbi-disceaun meccanismo interno, nel senso delBuffon,essoè
anima
rivens,
come a-nima
vivens è l’uomo, serbata la differen-zastabilitaallafinedel paragrafo preceden-te:differenza che non potevarendersidalla Volgata traducendola Genesi; avvegnaché non si presti la lingua latina adefinire ilsenso delle parole ebraiche ruah nisemat ri
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1(Hi
—
die per approssimazione traduciamo spiri-to
animalo
, e meglioanima
animala.L'anima
delle bestie estintuendosi col-l’estinguersi della bestia, e dovendo per natura subire col corpole influenze ester-ne, hamissione diformarel’indole all’ ani-male che governa;lo mitiga, lovizia, se-condo si risente alterata oancor pura. 11germe
didegenerazionespesso, e talora sen-zacausa apparente,si producee rapidamen-tesi sviluppa nella patria stessa dell’ ani-male; sia dov’ebbe origine edove sempre rimase; siain ({nella chesi prescelse nelle sue emigrazioni,dopodiavere abbandonatoil suolonatio.
Ovunque
è possibilela dege-nerazione; noncosilarigenerazione possibi-lesoltanto nellaculladel prototipo:altrove nonsaràcheun miglioramento, una rigene-razione parziale, essendoché corpoed ani-ma,làsoltantodevonorimettersi nello stato normaleprimitivo, richiesto dallaloro natu-ra, allinedi rigenerarsi progressivamente.Studiando l’indoledeglianimali, deidetti irragionevoligià s’intende, fu osservatoin tutti quelli della stessa specienon offrire differenza alcuna nelle medesime latitudini:
—
107—
ma
.sottoporliinvece ad altre influenzeead altro clima 1'indole loro variò, dovendosi adattareaun nuovo generedivita pel qua-le non erano forse ancora nèdisposti, nè eranonati;e in breve vidivennero irrico-noscibili da quello che eranoove nacquero e furono allevati. Per questa osservazione nacqueda prima Y idea cheavevamo
dell' i-stintoanimale;quindi Y altra che uguaglia-vaagli attidell'umana intelligenza, gliatti istintivi;infine, meglio analizzata la secon-da,netraemmo,
la conseguenza, sola ra-gionevole, di accordare cioèa tuttigli ani-mali unmedesimo
principio di vita e di pensiero,più omeno
perfetto,secondo vie-nerichiestodailoro bisogni, e dalla loro or-ganizzazione, differenziandolo inoltre quan-to al futurodestino, ossianel fine: altra e giusta conseguenzadella sua origine. L’ali-todi Dio, fuconcesso adAdamo
per ani-marlo, mentre dallaterra glialtrianimali, erano prodotti ed animati.Torna
di tutta necessità bene persuadersi, che lesole ap-parenze non costituiscono perfezione, do-vendolacostruzione delle forme apparenti corrispondereall'armoniadegliorganiinterni,DigitizedbyGoogle
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eprovare rinvenutequeste forme, nel loro assieme,permanenti in molte generazioni, edaventiformata o dimostrata razza; stan-teche seil casocrea, non regola; se l’ar-te imitanon è natura, ed alla sola natura, non disturbata, è dato di perpetuarsi per-fetta.Perciò l’animale ilpiùperfettonon è
il figliodel caso, per hello che sia; non è
il figliodell’arte, per quanto validoe adat-to ainostribisogni;ilperfetto è bensì quel-lochesi considera discesodirettamentedal prototipo, oche più a questo probabilmen-tesi avvicina.
Alla parola
probabilmente
, aggiungerò.Per stabilire un sistema efar si che ri-spondaa tutte ledifficoltà, che col tempo potrebbero insorgere ad attaccarlo, bisogna darglifondamento non sopra probabilità fal-lacio discutibili,
ma
sopra dati positivi. Il dire,pelgenerecavallo, l’araboattuale non differiredal padre ostipite dellasua razza, presentarne lo stesso tipo, essere dotato delle medesime qualità, essere infine il ve-ro emai tralignato figlio della razza pri-mitiva; deve altrimenti provarsi, affinchè non si presenti l’ombra
di un dubbio, ed—
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abbia (orza di massima riconosciuta.
Non
bastache talesia nongià la miaopinione,ma
quella dei piùvalenti ippologi ed ippia-trici:è d’uopo cheil cavallo arabo stesso ce nefornisca la prova.E
la prima prova ci viene fornita dalla seguente massima, detta erroneamente as-sioma d’ippologia:«Le
razze delMezzodì
migliorano quelle del Settentrione." Gli stal-loniche cominciaronoa migliorare le razze europee, provenivanodallaSiria,dalla Per-sia,dallaTartarìa,dallaTurchìa,e, dall’ Egit-toe dalle altreprovincie settentrionalidel-l’Affrica. Il tipo dei cavalli diquei paesi, offre alcuni deidistintivi caratteristici del-l’arabo,più omeno, secondo chepiù o me-no s’accosta all’Arabia centralee secondo checonquestaregioneebbefrequentile re-lazioni:sieccettuadataleregolal’egiziano che perdiverse cause,inutili aspecificarsi peril
momento
,se n'èil più allontanato,
malgrado cheviva in paese limitrofo all’A-rabia e nel quale ha spesso abbondato il
sangue INegedi, Hedgiazi e Jemeui. 'Putti i paesi dai quali furono tratti gli stalloni dettirigeneratori,finodatempi remotissimi,
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se si trovano al mezzodì di quelle provin-cie d’
Europa
cheli adoperarono, sono poi tuttialsettentrione dell'Arabia.Icavalliche nellevarie razzediquei paesivengono con-sideratiimigliori,sono precisamentequelli che presentanomaggiori puntidi somiglian-zacollarazzaarabaallaquale dovetteroun miglioramento parziale; miglioramento che in minor grado comunicarono alle razze europee.E
da rimarcarsi però che se per l’Europa, e per le parti settentrionali del-l’Affrica,centralie settentrionali dell’Asia,lamassima non ammetteobbiezione,nonè co-si per l’India:icavalli indianiipiù stimati provengonoda incrociameliticollerazze del-la Persia che lesta alSettentrione: dun-que la massimaè falsa. Parea
me
che sa-rebbe assaipiùgiustoildire invece chele razzedell’Arabiamigliorano quelle dell’Uni-verso, perchèdaU'arabia tuttetrassero l’o-rigine; chequelle piùad essa rassomiglian-ti sono le più distinte; eche non ve ne ha verunala quale ne possegga tuttii di-stintivi, tuttele qualità.Si comprenderebbe alloranon potersi perpetuare la razza ara-ba fuoridal suolo incui nacque,senza che—
Ili—
perdasuccessivamente le suequalità primi-genie; nèalcun'altrarazza potersi dire ri-generata, finché non vengaa possederele qualitàdi quella.Sicomprenderebbe inoltre che T agente della rigenerazione non deve aversubitoveruna alterazione;dover esse-recioè del sangue ilpiù puro, o del solo puro: diquellodella razzaprimitiva.
All’infuori delle razze arabeper le re-gioni più meridionali, mai diverrà agente dimiglioramento il cavallodel Settentrione per lerazze del mezzodì. Gl’incrociamenti collostalloneinglesenon produsseroin Ita-lia veruno buon risultato, rovinarono in Franciala razzaLimosina; di più si devo-no ad incrociamenti con stalloni persiani, turcomanni,molte razzedel deserto Sirio-Arabico, che annualmente perdonoi carat-teri distintivi propridi quelleancora pure.
La
secondaprovaèuna conseguenza del-la prima.Quantodissi per le qualità e se-gni apparenti o distintivi esterni, dirò per lequalitàinterne. In ciascuna dellediverse razze cavallinesi rimarcano alcunequalità dell'araba; talorauguali, talorasuperiori di molto;ma
in nessuna, fuorché in questa,DigitizedbyGoogle
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sirinvengono tuttein ugual gradodistinte, in uguale armonia. Nell’inglese
ammiriamo
lavelocità della corsa; nell’andalusala gra-zia dei movimenti; nella tartara la lunga lena; nella barbarescae turca la resisten-za, lasobrietà,e così via dicendo; qualità tutte che nelle precitate razze sono supe-riori alle medesime possedute dall’araba.
Se
nell’inglese la velocitàè maggiore, minoreè laresistenza, lasobrietà, la lun-ga lena, laleggiadria; peregualmodo
nel-l'andalusa, nella tartara, barbaresca, e tur-ca, la qualità superiore serve afar rimar-care l’inferiorità delle altre,donde si chia-risce Finferiorità dell’animale.E
in questo serve d’esempio Fuomo
che possiedetutte lefacoltàe qualità deglialtrianimali,e nello stesso mentresi osserva aquesti inferiori inalcunediesse,lequalivarianonellaloro superioritàsecondo laspecieedisuoi biso-gni:essendo forzata lanatura aconcederle in più altogradoa quellaincui,perlasua specialeorganizzazione, megliosiaddattano.Eppure
è incontrastabile la superiorità del-Fuomo
soprale bestie,eperciò quella del ca-valloarabo sopratuttiicavallidell’Universo.-
113—
Dimostrata evidente la superiorità dello
«tallonearabo, si è certi che èil solo
de-gno
dirappresentare il prototipo della spe-cie:poiché soltanto in esso si trovano le qualitàinfallibilmente possedute dallarazza primitivacollaquale inognimodo
potrebbe sostenere ilparallelo; mentre tutte lealtre razze non reggerebbero al confronto, es-sendosi ormaitroppo allontanate dallostato dellaloro origine,e non potendo riavvici-narsene, totalmente o in parte, senza ilsuo concorso.
Converrannonel miogiudiziotutticoloro chesidiederosenzaidee preconcetteal mi-glioramento delle razze cavallinein Euro-pa,econ perseveranzaminutamente studia-ronolecause diprogresso odi deperimen-toprovenienti da fortuitioda ben calcolati incrociamenti. Essi avranno, al pari di
me,
rimarcato che iltraslocare ed acclimatizza-reunarazza, se riesce parzialmentein se-guito adimmensi sacrifiziedinfinite cure;devesi considerarelariuscita
come
il risul-tatod’uno sforzo d’intelligenza edi perse-veranza,e non già di un atto pratico su-scettibile di generalizzarsi.Non
ignorano15
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in-diemigliorando con sangue estero occorre più forza di vitaedi costruzione all’ ani-male che deve servired’agente migliorato-re,cioè all’agente maschio;e che ditutta necessità deve la
madre
appartenere alla razzadel paese,affinchè,disangue inferio-re a quelloches’infonde colgerme
del mi-glioramento, l’azione di questo sia più at-tiva (e lo sarà, per quanto abbia perduto della sua energia col traslocamelito e si possa considerare giàdisposlo adalterarsi) ed affinchè essa,la madre, già acclimatiz-zata, non forniscainvece laparte più atti-va alla generazione,e paralizzi così l’ in-fluenzadello stallone.Ma
nell’ammettere tuttele mie massime, nel fare ecoal mio giudizio,molti, disillu-si dall’esperienza,vorranno forzarmia con-venireche non sempre l’arabo corrispose alle speranze inesso fondate,echemandò
vuote collapraticale pretese infallibili teo-rìe deisuoipatrocinatori edammiratori.A
questitali non citerò 1’esempio della com-pleta riuscita dellarazza inglese,razza che risponde, nelle sue suddivisioni di sangue, atutti i bisogni pei quali venne creata in
—
115—
Inghilterra; nètaccierò (Tignoranzacoloro che non raggiunserola proposta mela.
Mi
pennellerò soltanto di dichiarare che l'a-vrebbero ragginnta perseverando, avvegna-chénon si formi nè si rigeneri ima razza in un giorno:spesso uno si scoraggisce almomento
di riuscire. Attribuirò ancora ilcattivo risultatoalle imperfette nozioni che s’ebbero finora sullerazze arabe.
Non
ba-stacheilcavallo sianatoin Arabiaper ve-nire affidatoad esso il miglioramento,per non
dir più, delle nostre razze europee:bisogna che vi si sia conservalo puro, e chele sueformesi possanoadattarea quel-ledella razza da migliorarsi.
In Arabia,
come
altrove, la razzaha de-perito,degenerato;ma
non scomparve inte-ramente:si conservò nel suo stato primiti-volarazzadei Salinai,ora divisain fami-glie:aqueste famiglie appartengonoi Kcei-lan,nome
generico dei cavalli nobili dei Beduini.Domandiamo
ai Koeilan gli stalloni rige-neratori.IlvocaboloKceilanspessosiconfondecon Koheilan. Pergli europei che rapidamente
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scorserole principali cittàdella Siria,della Palestina e dell’Egitto, e superficialmente studiarono l’araba Ippologia,il Koheilan è
ilcavallodirazzapura.
L’Arabo
sedentario o nomade, per Kobeilan intendeinvece raz-za speciale, o meglio famiglia speciale e ben distintanellacategoria del celebre Kam-saelRessul,«lecinquedell’inviatodaDio, ilprofetaMaometto;»
ese talvoltal’Arabo si accordacogli europei neldare indistinta-mente questonome
atutti i cavalli consi-deratiappartenereallefamiglie Aftsil,ossia della razza nobile e pura; lo fa soltanto giudicando aprima vista enel parlare ge-nericamente, poichéconosciuta l’origine del-l’animale,ilnome
particolaredella famiglia alla quale appartiene serve solo a distin-guerlo. 11sentire sempreed ovunque nomi-nare Kobeilan iprodotti delle differenti no-bilifamiglie,formò l’opinionedeglieuropei:l’Arabo cadde inerrore confondendo i vo-caboli, per avere abbandonata la primitiva denominazione ebraicadi Kceilan che molti credono corruzionedellavoce araba Kohei-lan mentre questa dall’altraderiva,e per-ciò devesi limitare alla famigliache indica
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117—
e rappresenta;non essendovi sufficiente ra-gione,
come
per la prima, di generalizzar-la alla partepiu nobile della specie, in un primo giudizio.Da
Kceilan,come un
albero,eda Kce-hel altra parola ebraica significantecome un pino
, si giunseadunque all’attuale ara-ba Koheilan, della qualegiàdiedi la difini-zione nel Capitolo dellerazze. 11 chiamare Kceilan, nel linguaggio figurato dell’Orien-te, ilnobile animalechetantorende super-boilBeduino ne’suoideserti,non deve mi-nimamente recare sorpresa.Non
esclamaMose
(Deut.ix,1):« Ascolta o Israele:que-«st’oggi avrai da traversare il Giordano
»per soggiogarenazioni ditepiù grandi e
«potenti, città grandi e fortificate fino al
»cielo,unpopolo grande edalto,ifigli
de-«gli Anachiin che già conosci e dei quali
»hai sentitodire: chi può stare innanzi ai
»figli di
Anak?« Amos
(ii,9)nondice de-gli Amorrei cheerano
alticome
cedrie forticome
quercie?
E
da questi non dif-ferenti non descrive forse GiuseppeFlavio (Ant.Giud.xv,2,3) gliAnachim? Se
non sorprendono cogli Amorrei diAmos,
altiDigitizedbyGoogle
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118—
come
i cedri, le città dette daMosè
forti-ficale finoalcielo, città chegli Ebrei ave-vano missione di distruggere, senza che fossero generazione di giganti;nemmeno
sorprenderà ilnome
dato al cavallo per completare l’allegoria.Nel parlarepoetico di quei tempi F idea di città fortificate finoal cielo faceva logi-camente nascerequella d1uomini alti
come
icedri; indi la seconda, altrettanto e nel
medesimo
senso logica,dicavalli simili ai pini.E
noi riducendole proporzioni, senza allontanarci dall’ideachelevolleesagerate, diremo:acittà forti,uomini forti;ad uomi-ni forti, cavalli forti. L’attributo di forte qualificail cavallo Kceilan dal suo confron-tocoll’albero ilan, stanteche questo hain*//,forza, la suaradicale.
La
forzaè ilpotere cheagisce sugli or-gani vitali interpreti ed esecutori degli in-tendimentidell’intelletto, per darmoto alle varie parti del corpo. Cosi addiviene F a-gente motore concedutoallanatura animale per fornirle ilmezzo
di spiegare la sua azione e perfarle,inmodo
volontarioo co-mandato,raggiungere unoscopo qualunque.—
119—
Ricevuto e comunicato l’impulso, la sua a-zioneèpiù regolare, persistente, energica, più l’animalevisi sottomette e viconcorre colla perfezione dellesueforme e dellasua organizzazione.
E
laforzalapiù apprezza-bile delle prerogative de’quadrupedi, ser-vendoa stabilirel’equilibrio, ilperfetto ac-cordoo 1’armonia delle parti. Per questo,
anzitutto,sivolleilcavallo forte, poiché il
forte ècelere, il forte è resistente; e fra lemolte denominazioni generiche usate da-gli Israeliti e dai Caldei per descriverela razza primitiva, lasola Kceilan non fu di-menticataperchè solapresenta l’idea della forza.
Facile e nello stessotemporapida riusci-valatransizione fraKoliel (dondesi giun-seal vocabolo Koheilan)eKcehel, qualifi-cazione ebraica del cavallo arabo derivata dal
nome
più generico diLceilan. Il voca-bolo Koheilan chepel tipo arabo distingue lavivacità,la bellezzadell’occhio, chiamato lo specchio dell’anima, non è totalmente fruitoirragionevoledicorruzione o cambia-mento ditermine,giacché servìa conser-varci il pensiero originale, l’antica ideaDigitizedbyGoogle
— 120 —
ch’ebberoiprimi cavalieridiassicurare nei prodotti della razzaprimitiva la superiorità dello spirito sulla materia, o volgarmente parlando, del sanguesulle forme, essendo dall’occhio espresse le sensazioni ed im-pressioni dell’animale.
I nomidelle famiglie della prima suddi-visione della razza indicano taluna qualità del prototipo, giacchériunite inunsolo in-dividuo costituirebbero, nelsuo genere l’a-nimale perfetto. Il
nome
di Kohcilan, per quanto allude e significa,hapotuto assume-re il privilegio delnome
ebraico,di gene-ralizzarsi in tuttele nobili famiglie caval-linedei desertiarabi; e cosìragionandosi trova scusatoilBeduinoseditutte le qua-litàdel cavallo,come
gli antichi volevano pel Koeilan, vuole che quelladi Koheilan sia laprimaconstatata.IIKoeilan èla primaepiùnobile suddi-visione della specie.
La
sesonda vera sud-divisione èilKedisce, ocome
altri scrivo-no l’Akdisce. GliArabi con questo edaltri appellativi, secondoletribù,distinguonodai Koeilan o Koheilan, l’individuo delle loro fa-miglie cavallineche ha perduto interamente—
121—
i tratti caratteristici del prototipoele no-biliprerogative dellarazzapura.11Kedisce èil cavallo degenerato, suscettibile di
ri-generazione totale o parziale, secondo il
grado dideperimento nel quale esso cadde.
Per
me
lasua rigenerazione totale essendo questionedi tempoe d’incrociamenti intel-ligenti, nonè impossibile inArabia. 11 Ke-disce non serve che agenerare Kedisci:la lingua francese rende meglio con
Keu-ilxche questo plurale arabo.
Unica essendol’origine delcavallo, uni-ca dovrebbe essernela famigliaolarazza,
ma
già fra ilKceilan eilKedisce, non v’è più relazione; rappresentando il primo ilsangue puro, edil degeneralo il secondo.
Ilsangue puro si divise,è vero, in più fa-miglie,inepoche danoi ben remote;ne fu-rono certamente causale prime variazioni subitedall’animalenel tipo enelle qualità,
ma
siccome questa facilità di variare, non costituiva alterazione, ritornandoil cavallo alsuo essereprimitivocolritornarealsuo primitivostato divita;lefamiglie cavalline che appartengonoallasuacategoria, malgra-doi nomi che ledistinguono, malgradole16
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differenze che si rimarcano ove sono più specialmente allevate collealtre dei
territo-ri limitrofi; appartennerosemprealla mede-sima razza:i nomi loro sono distinzione convenutaenon divisionein una stessa fa-miglia; difatli, posteed allevate in un me-desimo territorio, è impossibile nolare in appresso laminimadifferenza nei prodotti.
Inalcuni individuidella razza primitiva si produsse nondimeno il
germe
della de-generazionenon ancora scomparsodalle raz-ze per essi procreate; tantesonole cause cheinfluisconosullanaturaanimale per far-ladegenerare.Credo inutileanalizzarle; ba-sti citare ledue principali.Le
unioni con-sanguineedetteincestuose,lequali,benché abbiano dovutoneiprimordi delmondo
ser-vireallapropagazione dellaspecie,finirono per riuscire dannose, nè ormai sono piùammesse
dal Beduino che è certodi rac-coglierne cattivi frutti,come
venne dall’e-sperienza persuaso.La
trascuranza di rin-vigorire ilsanguedelle razze chesiInalcuni individuidella razza primitiva si produsse nondimeno il