In questo capitolo verrà affrontata in modo capillare la produzione di Riccardo Bachi, prendendo in esame soprattutto quelle testimonianze che risultano essere più congeniali al nostro percorso, mirato ad acquisire una conoscenza approfondita di questo personaggio del Novecento.
Per rendere più agevole la comprensione è stata fatta una distinzione tra ciò che ha come oggetto di discussione l’aspetto statistico ed economico da ciò che, invece, concerne la “questione ebraica”, rispettando però una suddivisione temporale che abbia quale data spartiacque il 1938.
Come accade anche per i romanzieri di tutte le epoche e gli uomini di cultura in generale, le opere sono spesso uno specchio sull’interiorità dello stesso. L’analisi del lavoro di Bachi ci offre la possibilità di scrutare da vicino non solo la realtà dell’epoca, ma anche l’operosità dello statistico, testimoniata dalla ricca bibliografia che ci rimane.133
133
61 1. Gli anni precedenti al 1938
Riccardo Bachi viene stimato dai suoi contemporanei quale un intellettuale di statura internazionale. I commenti che ci restano della Commissione che lo esamina nel 1915 presso la Regia Università di Cagliari per la cattedra di Statistica denotano l’innegabile valore. I professori chiamati a giudicarlo, tra cui Maffeo Pantaleoni, Rodolfo Benini e Corrado Gini, plaudono la sua ricerca empirica,134 sempre attenta alla metodologia, ma ne colgono un punto debole nella mancanza di contributi in cui il candidato dimostri la capacità di fare ricerche più approfondite e in cui vi sia l’utilizzo di metodi più sottili.135
In quegli stessi anni, Bachi è uno dei collaboratori de “L’Economia Italiana”, quindicinale irregolare, che assume successivamente cadenza mensile, pubblicato tra il marzo 1916 e l’ottobre 1919. Il direttore e fondatore è Luigi Lojacono, che ritiene che la natura della sua rivista sia quella di “un foglio di battaglie e di studio per illuminare l’opinione pubblica circa le necessità dell’economia nazionale”.136 Egli ha un intento secondario, cioè quello di combattere il dottrinarismo cattedratico che avvelena la coscienza italiana e rende vano ogni miglioramento. L’ambiente ricco di confronti sulla politica economica, sul credito e sulla finanza rappresenta uno scenario di interessante dibattito per lo statistico torinese.
Riccardo Bachi collabora anche con il “Giornale degli economisti”, diretto da Giovanni Demaria. In quel periodo gli intellettuali come Bachi e Cabiati risultano
134
F.Cassata, La “dura fatica” dei numeri…, pag. 103. 135
J. G. Prévost, Total science: Statistics in Liberal and Fascist Italy, pag. 200. 136
Franco Della Peruta, Elvira Cantarella (a cura di), Bibliografia dei periodici economici
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essere poco tollerati, perché “alieni dalle smanie del corporativismo-autarchismo- imperialismo” che prolifica in quel momento storico137
e quindi non godono di grande stima, poiché si presentano quali voci fuori dal coro.
Bachi vive la propria vita, come già detto, all’insegna della contaminazione. L’eclettismo culturale si ritrova non soltanto sul piano delle pubblicazioni, ma anche su quello accademico, come testimonia la libera docenza in legislazione industriale del 19010 e la relativa cattedra del 1914. Il lavoro in campo teorico riguarda anche l’ambito dell’economia politica, disciplina che cattura la sua attenzione e che ha modo di insegnare in diversi Atenei italiani. Dai manuali, congeniati secondo un’impostazione di equilibri parziali, è possibile evincere il prezioso contributo dato allo studio, arricchito ancora di più dal compendio monografico riservato ai fenomeni monetari. Da ciò emerge con prepotenza l’ottica dell’interdipendenza, logica che percorre tutta la produzione bachiana. Egli intende presentare la “partizione sommamente artificiale degli squilibri parziali”.138
Emerge così la sua attenzione per il metodo deduttivo che contraddistingue il lavoro teorico dell’economista, seppure con la raccomandazione che tale metodo si esprima attraverso il procedimento delle approssimazioni successive; tutto ciò al fine di attenuare gli inconvenienti che possono derivare nell’applicazione al mondo reale di conclusioni ottenute in base ad ipotesi troppo astratte.
137
Aurelio Macchioro, Studi di storia del pensiero economico italiano, Franco Angeli, 2006, pag. 406.
138
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Nei primi anni della propria carriera, Bachi è attratto dalla riforma dell’amministrazione locale e della municipalizzazione dei servizi pubblici,139 arrivando a trattarne in modo sistematico in vari ambiti. Egli, infatti, crede nell’associazione spontanea tra individui che trovano un punto di interesse nel perseguire il benessere collettivo. Partendo dall’esempio inglese, Bachi individua nella città di Manchester l’esempio di una “grande cooperativa in cui ogni cittadino è azionista e i dividendi consistono nella migliorata salute di tutti”.140
In questa prima fase, emerge il profilo di un Bachi molto attento alla spinta solidaristica, che ritiene essere la base fondamentale per una corretta gestione delle amministrazioni pubbliche. In L’associazione dei municipi inglesi,141 non solo guarda al modello inglese, ma afferma che in Italia sta per sorgere una Lega dei Municipi per la difesa e l’autonomia comunale. Già nel maggio 1897 aveva pubblicato sempre su “La Riforma Sociale” un articolo intitolato Le nuove forme della funzione municipale in Inghilterra,142 in cui lo statistico torinese espone i dati raccolti durante la sua permanenza in Gran Bretagna. Durante tale viaggio, infatti, Bachi ha avuto modo di osservare l’organizzazione municipale inglese, evidenziandone le trasformazioni sopraggiunte con la crescita delle grandi agglomerazioni urbane degli ultimi decenni. L’intento di Bachi è quello di individuare “l’azione industriale della pubblica amministrazione” che avrebbe
139
A. M. Ratti, Vita e opere di Riccardo Bachi, pag. 3. 140
Ivi, pag. 4. 141
Riccardo Bachi, L’associazione dei municipi inglesi, in “La Riforma Sociale”, 1900, pag. 600-604.
142
Idem, Le nuove forme della funzione municipale in Inghilterra, in “La Riforma Sociale”, seconda serie, 15 maggio 1897, a. IV, vol. VII, fasc. 5, pag. 487-488.
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assunto nuovi ruoli tanto che gli enti locali sarebbero entrati in concorrenza con le imprese private.143
Dopo questa iniziale fase, l’orizzonte di Bachi si amplia abbracciando nuovi interessi, ma senza perdere mai di vista la prospettiva del lavoratore, elemento fondamentale per l’analisi corretta della realtà: la situazione del proletario, infatti, merita la giusta attenzione, affinché venga scongiurata la sottovalutazione del capitale umano.
La municipalizzazione continua comunque ad essere uno dei suoi argomenti preferiti, anche quando diventa uno dei frequentatori più assidui del Laboratorio di Economia politica di Cognetti de Martiis. Anzi, l’incontro con Giovanni Montemartini gli offre un nuovo stimolo, vista la grande passione che entrambi condividono per l’argomento.
Bachi dà slancio alla propria attività pubblicistica presso “La Riforma Sociale”, di cui è responsabile Luigi Einaudi. Inizialmente, si occupa di scrivere una serie di articoli in cui ricostruisce in modo dettagliato la storia della ragioneria, per poi passare ad analizzare questioni riguardanti la circolazione della moneta. Ne è un esempio La eliminazione delle anormalità monetarie.144
143
Patrizia Dogliani, Oscar Gaspari (a cura di), L’Europa dei comuni: origini e sviluppo
del movimento comunale europeo dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra,
Donzelli editore, 2003, pag. 122. 144
Riccardo Bachi, La eliminazione delle anormalità monetarie, in “La Riforma Sociale”, Torino, fasc. 3-4, marzo-aprile 1925, pag. 40.
65
Parallelamente Bachi collabora anche con “Critica Sociale” e la “Rassegna contemporanea”, tutti nomi della grande editoria coeva.145
Bachi collabora da vicino anche con la Società Umanitaria,146 per cui redige una serie di articoli dedicati non solo alla questione comunale nei Paesi anglosassoni, ritenuti i più evoluti in questo ambito,147 ma si dedica anche al mondo del lavoro in continua mutazione.
Bachi si concentra tra il 1913 e il 1921 sull’analisi e sulla progettazione di termometri e barometri economici, che creano le fondamenta su cui si poggia L’Italia economica,148
di cui abbiamo già parlato.
Nel 1913, oltre alla preparazione dello studio per gli “Annali di Statistica”, in cui finirà anche Le fluttuazioni stagionali nella vita economica italiana, pubblica il saggio Metodi di previsioni economiche, in cui analizza i due principali sistemi statistici di previsione economica dell’epoca: quello di Roger W. Babson e il Business prospects year book.149
Il primo sistema, chiamato Babsonchart, è un grafico con un indice sintetico degli affari, che unisce venticinque serie statistiche, suddivise in dodici gruppi che vanno dalle condizioni di lavoro al mercato finanziario. Secondo questo assetto,
145
A. M. Ratti, Vita e opere di Riccardo Bachi, pag. 10.
146Maria Letizia D’Autilia, Il cittadino senza burocrazia : Società umanitaria e
amministrazione pubblica nell'Italia liberale, Milano, Giuffrè, 1995, pag. 92-93.
147
Oscar Gaspari, L’Italia dei municipi: il movimento comunale in età liberale (1879-
1906), Roma, Donzelli editore, 1998, pag. 72.
148
F. Cassata, La Scuola di Economia di Torino…, pag. 21. 149
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“la previsione nasce dalla traduzione grafica dell’indice composito”.150 Bachi ritiene che questo metodo dia la possibilità di prevedere il carattere della fase seguente, ma abbia la controindicazione di dare lo stesso peso a tutte le categorie, elemento che risulta essere inaccettabile per Bachi. Inoltre, in esso evidenzia una “mancanza di sincronismo”151
fra le variazioni dei fenomeni economici che vanno a rendere inefficace il valore del Babsonchart.
Il Business prospects year book, invece, ha una impostazione differente rispetto al pari statunitense. Creato da Joseph Davies e Claude Percival Hailey, viene utilizzato in Gran Bretagna152 e in esso le previsioni si basano su determinati settori di attività commerciale e industriale, quindi non vi sono serie di indici. Bachi ritiene il Business un metodo profondamente carente. Per questo motivo, la soluzione che propone è l’elaborazione di un “metodo intermedio tra il Babson e il Business prospects year book”,153
in cui si ponga l’attenzione sulla formazione degli indici. Il saggio del 1913 viene definito da Cassata come “pioneristico” poiché Bachi sa analizzare una situazione in fase di sviluppo.
Nel gennaio 1915 Bachi viene nominato professore presso l’Università di Macerata e ciò coincide quasi con l’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 24 maggio dello stesso anno. Si tratta, quindi, di un periodo di frenetica attività, che durerà fino al 1930 circa, in cui non mancano le collaborazioni con “Il Tempo”,
150
Ivi, pag. 117. 151
Riccardo Bachi, Metodi di previsioni economiche, in “Rivista delle società economiche”, III, n. 8-9, agosto-settembre 1913, pag. 152-153.
152
F. Cassata, La “dura fatica” dei numeri…, pag. 117. 153
67
“L’Economista”, la “Cultura popolare”, il “Corriere mercantile” e il “Contribuente italiano”.154
Nel 1916 inizia la collaborazione con “Il Corriere economico”, rivista diretta da Robert A. Murray. L’entusiasmo di Bachi per il progetto è tangibile, come è possibile leggere nella lettera che indirizza a Einaudi il 7 marzo 1916. In essa, lo statistico comunica la notizia al proprio mentore scrivendo:
[…] La rivista sorge con intendimenti seri e con mezzi che ne assicurano la vita per un certo tempo, e con piena indipendenza. Ha naturalmente un largo programma liberista e sorge sorretta dall’amicizia del direttore della Banca d’Italia. L’inizio della pubblicazione avverrebbe probabilmente il 15 maggio. Bachi e Murray hanno stabilito le linee guida de “Il Corriere economico”, affinché possa essere un contributo inedito a livello nazionale. Così prosegue lo statistico:
Secondo lo schema che abbiamo concretato avrebbe - oltre a collaboratori per articoli ben scelti nel campo scientifico e fra gli uomini di affari – una serie di corrispondenti dai maggiori centri italiani e da alcuni esteri per studi di indole generale e corrispondenti particolari riguardo a rami speciali di attività economica e a mercati di particolari merci. Mediante l’opera di questi corrispondenti e l’attività della redazione vorremmo che la rivista fosse un ben ordinato e sistematico osservatorio economico critico della vita economica del Paese. I fascicoli sarebbero di circa 32 pag. e conterebbero parecchie pagine di indici statistici metodici dell’economia nazionale.
154
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Nel progetto iniziale, Bachi avrebbe dovuto essere non solo co-direttore, ma gestire in autonomia il supplemento dedicato ai numeri-indice.155 Ciò avrebbe dato l’opportunità a Bachi di pubblicare una serie di numeri-indici dei prezzi delle merci all’ingrosso,156
permettendogli di realizzare una volontà che coltivava da tempo. Ciò che doveva presentarsi come la naturale eredità degli indici Necco avuti fino al 1914157 si vanifica perché l’ortodossismo liberista158 di Bachi risulta essere inconciliabile con il primo editoriale di Murray. A maggio lo statistico torinese abbandona definitivamente il progetto poiché coglie alcune difformità di metodo che non possono essere ignorate secondo il suo scrupoloso rigore morale. Ciò è inaccettabile per Bachi che parla di “divergenza formale”, la quale non può essere superata senza venir meno alla propria coerenza intellettuale.
La medesima ondata di innovazione viene ripresa con la determinazione della voce “barometro economico” per l’Enciclopedia italiana, in cui lo statistico cerca di approfondire il concetto, sottolineando la difficoltà a costruirne di efficaci in Italia. La presenza di economie regionali, il decentramento del movimento creditizio, l’assenza di processi industriali sufficienti, l’eccesso dell’influenza della politica economica sulle manifestazioni cicliche dell’Italia159
sono elementi che vanno a rendere ardua la creazione di barometri economici funzionanti.160 I dati statistici sono carenti e, nel caso in cui essi siano presenti, talvolta
155
F. Cassata, La “dura fatica” dei numeri…, pag. 111. 156
Idem, La Scuola di Economia di Torino… , pag. 17. 157
Ivi, pag. 113. 158
Ivi, pag. 112. 159
Riccardo Bachi, Sulla costruzione di barometri economici in Italia, in Annuali di
economia dell'Università Bocconi, n. 2, vol.4, Milano, Tip. Soc. Carlo Sironi, 1928, pag.
289. 160
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dimostrano di essere poco attendibili. L’unica strada percorribile resta, quindi, la creazione di “barometri speciali” da parte di un ente nazionale in grado di studiare i fenomeni della congiuntura.161 Questa linea di indagine torna ad essere materia di analisi in Effetti delle fluttuazioni nel potere d’acquisto dell’oro sulla vita economica delle nazioni, saggio presentato nel 1931 alla Delegazione dell’oro del Comitato finanziario della Società delle Nazioni.162
In questi anni continua la collaborazione con “Critica sociale” e il “Giornale degli economisti”. Nel 1925 si occupa di redigere un rapporto sulla situazione monetaria dell’Italia per conto della Commision of Gold and Silver Inquiry del Senato americano.163 Gli interessi di Bachi, quindi, iniziano a rivolgersi verso argomenti di natura monetaria e creditizia che percorrono anche altre pubblicazioni di quel periodo. Ciò non segna l’abbandono di quegli approfondimenti di tipo metodologico, che da sempre mirano a raggiungere un livello di perfezione più alto. Nell’articolo Gli scambi commerciali dell’Italia con l’estero nel primo anno della stabilità monetaria Bachi sfoggia le sue competenze dimostrandosi un ottimo conoscitore di “tutti gli strumenti necessari per tradurre in cifre il dinamismo della vita economica e del significato dei vari tipi di indici e di medie”.164
Tra il 1929 e il 1931, comunque, Bachi dedica grande spazio all’analisi della politica della congiuntura, approfondendola, così da poter individuare in modo 161 Ivi, pag. 124. 162 Ivi, pag. 125. 163
A. M. Ratti, Vita e opere di Riccardo Bachi, pag. 30. 164
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efficace quei sintomi premonitori in grado di segnalare il sopraggiungere delle crisi economiche.165 Questa attenzione da parte degli economisti per la previsione economica e la relativa politica anticiclica anima gli intellettuali soprattutto in seguito al primo conflitto mondiale: a tale dibattito Bachi partecipa con la pubblicazione nel 1928 de La politica della congiuntura, opera in cui affronta il tema delle misure migliori per contenere le crisi.
Degna di merito è la collaborazione di Bachi con “La Stampa” di Torino, anche se il nome dello studioso compare sul giornale già a partire dai primi anni del Novecento in diversi articoli scritti da giornalisti che lo nominano in quanto luminare di statistica e professore acclamato. Ne sono una conferma i risultati delle transazioni di Borsa secondo gli indici Bachi vengono pubblicati regolarmente nella sezione intitolata "Vita finanziaria e commerciale".
Bisogna rimarcare come tra il 1924 e il 1938 si fosse risvegliato l’interesse di Bachi per la Palestina ebraica, a cui dedica ingenti sforzi di ricerca, per poi spaziare ad approfondire la storia dell’ebraismo sotto il punto di vista economico e sociale.166 Infatti, nel 1928, con cadenza settimanale, viene pubblicata una serie di articoli dedicati a raccogliere le osservazioni di Bachi sul suo viaggio in Palestina. In essi, lo statistico analizza i fenomeni economici e sociali di quella terra in piena fase espansiva, che racchiude in sé numerose potenzialità anche per l’Italia dal punto di vista commerciale. Il primo articolo esce il 9 febbraio 1928 e la serie si conclude il 28 febbraio dello stesso anno. Va sottolineato come la
165
F, Cassata, La Scuola di Economia di Torino…, pag. 29. 166
AA. VV., Scritti in onore di Riccardo Bachi, fascicolo speciale de “La Rassegna Mensile di Israel”, Città di Castello, Unione Arti Grafiche, 1950, pag. 168.
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proprietà de “La Stampa” all’epoca fosse nelle mani della famiglia Agnelli, mentre la direzione fosse stata affidata ad Andrea Torre, il quale aveva già allineato il giornale alle direttive del governo fascista. Ciò denota che Bachi è uno di quegli intellettuali ebrei ben visti dal regime, poiché gli si dà la possibilità di esprimersi dalle pagine di uno dei giornali più venduti, parlando addirittura degli insediamenti in Erez Israel. Quell’insieme di articoli viene successivamente racchiuso in un unico volume, La Palestina ebraica. In esso è presente la prima vera e propria dissertazione di Bachi sulla tematica semita, che negli anni successivi al 1938 catalizzerà l’interesse dello statistico in modo quasi esclusivo. Essa si compone di cinque parti, in cui i temi principali affrontati sono tre: la società, l’economia e la politica. Vengono trattati anche altre due questioni: la resurrezione della lingua ebraica e il ritorno in Palestina degli ebrei. Riccardo Bachi conduce un’analisi approfondita sui coloni, soprattutto in merito ai problemi sociali ed economici del Mandato britannico e l’esperienza dei Kibbutzim.167 Egli analizza le caratteristiche demografiche di quel popolo sottolineando che molti dei ritornanti hanno un grado di istruzione elevato, o comunque hanno compiuto o avviato studi universitari. Nonostante ciò, essi non disdegnano di compiere il lavoro manuale ed agricolo. In Palestina, nel momento in cui scrive Bachi, operano tre grandi organismi che sostituiscono momentaneamente la futura Sede Nazionale Ebraica: il Keren Kayemeth Le-Israel, il Keren Hayesod e l'Esecutivo,168 i quali hanno un bilancio
167
A. M. Ratti, Vita e opere di Riccardo Bachi, pag. 51. 168
Riccardo Bachi, La Palestina ebraica, in “La Riforma Sociale”, marzo-aprile 1929, Torino, Pozzo, 1929.
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proprio e svolgono funzioni che, di solito, in una nazione spettano all'amministrazione dello Stato. Il Keren Kayemeth gestisce dal 1902 un fondo destinato all'acquisto delle terre e cerca di monipolizzare gli acquisti per evitare la concorrenza e frenare l'aumento dei prezzi. Il Keren Hayesod amministra il fondo di ricostruzione della Palestina ebraica ed ha compiti simili a quelli di un dipartimento dell'economia nazionale che si occupa dei servizi dell'igiene, dell'istruzione, dell'immigrazione e del lavoro. L'Esecutivo, invece, ha funzioni di coordinamento e direzione dell'opera ebraica dal punto di vista politico. In ogni caso, i mezzi per fronteggiare le spese affluiscono direttamente dalle masse ebraiche di tutto il mondo, poiché le opere di ricostruzione della Palestina poggiano sulla devozione degli Israeliti di ogni paese.
Nel 1929 questi articoli vengono ampliati e ripubblicati nella nuova veste su “La Riforma Sociale”.169 In questi scritti emerge un aspetto inedito di Bachi: egli lascia trapelare tra le righe la propria intimità e “l’empito spirituale con cui si è riavvicinato alla terra d’origine”.170
La Ratti delinea con efficacia che in questo frangente
l’economista non scompare ma si risolve nell’uomo e l’uomo non si può capire se non se ne coglie la piena aderenza spirituale all’essenza del messaggio ebraico.171 A partire dagli anni Trenta le collaborazioni di Bachi si moltiplicano e compaiono i suoi articoli su “Rivista bancaria”, “Bollettino di notizie economiche” dell’Associazione tra le società per azioni, “Rivista di politica economica, “Il
169
A. M. Ratti, Vita e opere di Riccardo Bachi, pag. 51. 170
Ivi, pag. 52. 171
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Commercio” della Confederazione nazionale dei commercianti.172
Nel 1936 inizia anche la collaborazione con la “Rivista di storia economica” di Einaudi.173