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La svolta sionista Bachi e la “questione ebraica”

6. La delusione del

A partire dal marzo 1937 l’Italia assiste alla proliferazione della campagna antisemita sulla carta stampata, in particolare su “Il Tevere”. È proprio il 4 maggio dello stesso anno che Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri, incontra Nahum Goldmann, leader sionista. Il loro incontro, fortemente voluto da Goldmann, verte sul mutato atteggiamento del Belpaese nei confronti della questione ebraica e dell’aspirazione nazionalistica. Ciano spazza via le paure dell’interlocutore, assicurando che il governo Mussolini continua ad essere dalla parte degli ebrei e del sionismo; anzi, egli promette di intercedere presso il Ministero della Stampa e della propaganda per far sì che le invettive antisemite cessino.206 Va ricordato che nel 1937 la Palestina era sotto il Mandato britannico e quindi qualsiasi mossa sionista volta a creare uno Stato autonomo avrebbe

206

Sergio Minerbi, I prodromi dell’antisemitismo fascista nei documenti dell’Archivio

sionistico, in Italia Judaica. Gli ebrei nell’Italia unita1870-1945. Atti del IV convegno internazionale, Siena 12-16 giugno 1989, Ministero per i Beni culturali e ambientali,

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significato una presa di posizione contro l’Inghilterra. Alla luce di questa vicenda, sicuramente all’interno del regime fascista, Ciano non è uno di quelli che apprezza la politica tedesca nei confronti degli ebrei,207 però comprende bene che una presa di posizione netta a fianco del sionismo avrebbe significato avere il Paese di Churchill ostile. Le parole del ministro degli Esteri, quindi, risultano vuote, se si pensa che una propaganda antisemita simile non avrebbe potuto esserci in un regime dittatoriale come quello di Mussolini senza l’approvazione dello stesso. Anche Renzo De Felice sottolinea come il sionismo nel 1937 avesse perso il valore di un tempo poiché il fascismo non aveva più bisogno di ricorrere al sostegno di quel movimento per assicurarsi il grande consenso popolare.

Questo è lo scenario in cui le leggi razziali colpiscono la comunità ebraica e il mondo accademico in generale. La promulgazione delle leggi razziali è una doccia fredda, poiché i rapporti tra il regime e i fedeli ebraici avevano visto appianare i rapporti reciproci nel biennio 1932-1933.208 Dante Lattes aveva sottolineato come i sionisti fossero diventati compagni di viaggio del fascismo.209

207

Ivi, Pag 340. 208

Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, 2005, pag. 115. 209

88 7. La nuova vita in Palestina

Seguendo l’esempio del primo haluz210

italiano, Enzo Sereni, Bachi si trasferisce in Palestina per trovare nuova speranza dopo la delusione provocatagli dalle leggi razziali del 1938. Su Sereni lo statistico ha modo di scrivere nel 1951 su “Israel”, affermando che egli incarna l’ideale sionista con le sue azioni, poiché è “un uomo nuovo rispetto al vecchio mondo della Diaspora italiana”.211

È proprio lui che in occasione del IV Convegno di Livorno del 1924212 propugna l’idea di proletarizzare il popolo ebraico per arrivare finalmente dopo secoli alla soluzione della “questione ebraica”.213

Sereni non ha dubbi quando dice che per i semiti è diventato necessario lasciare le università fondare di nuovo la società dal basso.

Riccardo Bachi aderisce a questo appello quindici anni dopo lasciando nel settembre del 1939 l’Italia alla volta della Palestina. Egli giunge con la moglie a Gerusalemme, dove inizia una nuova vita all’insegna della modestia. Il figlio Roberto, ordinario di statistica all’università di Genova, aveva perso il proprio posto nel 1938 e si era trasferito in Palestina a partire dall’ottobre di quell’anno, dove aveva iniziato a lavorare presso l’Hadassah Medical Organization, ad

210

Maurizio Molinari, Ebrei in Italia: un problema di identità (1870-1938), La Giuntina, 1991, pag. 57. Con il termine haluz si indica un pioniere che, alla luce del sionismo, va alla scoperta della Palestina.

211

Ibidem. 212

V. Pinto, Kadima…, pag. 501.

“Il IV convegno giovanile di Livorno (2-4 novembre 1924), vero e proprio spartiacque, di una nuova generazione radical-idealistica sorta nel primo dopoguerra, fu preparato da un lungo dibattito sull’ “Israel” intorno agli scopi e agli obiettivi da perseguire”.

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insegnare statistica presso la Hebrew University of Jerusalem per poi diventare nel 1948 il primo direttore dell’Ufficio centrale di statistica israeliano.214

Il primo importante scoglio che Bachi si trova a fronteggiare è quello linguistico.215 Nonostante l’impasse iniziale, Bachi riesce a superare tale ostacolo arrivando a tenere alcune lezioni in ebraico presso la Scuola superiore di legge e di economia di Tel Aviv. La brama di indagare, conoscere e approfondire non abbandona lo statistico torinese nemmeno negli anni palestinesi, sebbene sia un periodo costellato di privazioni e disagi.216

Bachi è affascinato dal fermento che anima la Palestina in quegli anni, in cui i coloni imprimono grande slancio economico ed industriale al territorio. Incuriosito da quel processo a cui assiste da vicino, si propone quale interprete di quei fenomeni culturali, sociali ed economici che ravvivano Erez Israel come fino ad allora aveva pensato fosse possibile solo sulle pagine dei libri che aveva letto. In quel contesto Bachi ritrova l’impronta originaria del suo essere ebreo: apprende totalmente che nella Torah è delineato un “ideale umano, un tipo di uomo e lo pone intanto dinnanzi ad Israele come ideale raggiungibile, segnando dei fini spirituali, delle regole morali di condotta per la vita del singolo e della collettività, orientata verso il buono, non solo nei riguardi propri, ma anche nei riguardi altrui”.217

214

D. Cocchi e G. Favero, Statistici e questione della razza, pag. 18. 215

A. M. Ratti, Vita e opere di Riccardo Bachi, pag. 55. 216

Ibidem. 217

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Collaborando con la rivista “Zion” ha modo di coltivare le proprie velleità pubblicistiche. Bachi continua a tenersi costantemente informato sulle condizioni economiche dell’Italia, raccogliendo dati statistici, sebbene la distanza e le difficoltà create dalla Seconda Guerra mondiale rendano gravoso un aggiornamento costante parecchio gravoso. In ciò gioca un ruolo fondamentale il contatto epistolare con Luigi Einaudi. A quest’ultimo Bachi chiede aiuto in una lettera datata 12 marzo 1945 per ciò che concerne l’invio della posta dall’Italia.

[…] Sono invece disposto a continuare anche in Italia eventualmente l’attività di economista. Fino al 1939 o ai primordi del 1940, una sezione considerevole di questa attività io ho svolta, per un lungo tempo, nelle riviste e collezioni da te formate, al tuo fianco. In vista di una ripresa, io vorrei pregarti di farmi generalmente spedire quanto è stato pubblicato in questa tua orbita, nel lungo tempo che è decorso dalla tua partenza, in materia economica, sempre che anche costi (…) la legale possibilità dell’invio di stampati dall’Italia alla Palestina. A Gerusalemme Bachi progetta anche la Storia economica del popolo di Israele, di cui, come già detto, inizia la stesura, la quale però non avrà mai conclusione. A noi resta solo il nucleo iniziale di tale intento, cioè l’analisi del Discorso sullo stato degli Ebrei di Simone Luzzatto.218

In Colloqui con me stesso, il diario che lo studioso scrive per diletto, lascia una sorta di testamento intellettuale:

Come ebreo sono sionista; non solo per la immediata, personale, familiare realizzazione di quella che ritengo essere la sola via di liberazione dalla

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oppressione e antipatia antisemita; ma anche la più agevole via pe raggiungere la collettiva preservazione e il ripristino della tradizione morale e psicologica ebraica.219

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Capitolo VI