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Ogni processo teso alla costruzione di nuova conoscenza passa necessaria- mente attraverso la fase di descrizione e comunicazione del fenomeno studiato.

In larga misura si tratta di descrivere l’idea che, sotto forma di modello pi`u o meno articolato, si `e costruito della realt`a. Perch´e la conoscenza non `e tanto quello che viene imparato dalla realt`a, quanto il processo di consapevolezza sulle idee di essa acquisite e maturate all’interno di un processo evolutivo nel tempo.

Se `e vero che lo spazio ha cos`ı tanta influenza sulla realt`a quotidiana del- l’uomo, `e lecito chiedersi dunque i motivi dell’evoluzione di una ricerca sociale di tipo aspaziale. Si rende necessario cio`e spiegare il perch´e le ricostruzioni storiche, i modelli sociali, demografici e perfino, in molti casi, anche economi- ci, siano concepiti senza prendere in considerazione l’impalcatura spaziale dei fenomeni16.

Chiaramente bisogna sottolineare come non sia possibile parlare in modo assoluto di una assenza o di un disinteresse, e in qualsiasi fase evolutiva delle discipline storico-sociali, verso il tema spaziale. Le eccezioni ci sono sempre sta- te. Naturalmente per attenzione al tema dello spazio ci si riferisce a qualcosa di pi`u che fornire una carta geografica a corredo della narrazione. Il problema sta proprio qui: spesso le cose raccontate contrastano con le informazioni che derivano o potrebbero essere desunte dai dati cartografici. Con tutto questo non si vuole suggerire un percorso tale da rendere lo spazio l’unico elemento delle ricerche sull’uomo. Si desidera solo rilevare come l’approccio aspaziale costituisca un fattore comune nel quadro generale della ricerca sull’uomo ed in particolare sui sistemi di stanziamento umani. Come `e stato appena indi- cato, non si tratta di un costante e assoluto disinteresse. `E vero invece che, anche quando traspare un’attenzione verso lo spazio, spesso ci sono limiti nella corretta comunicazione e scambio di idee.

Uno dei motivi della carenza di attenzione per lo spazio potrebbe essere in- dividuato nella natura caotica o complessa delle strutture spaziali; complessit`a aggravata dalle possibili articolazioni delle strutture sociali. In altre parole, `e facile intricare rapidamente e gravemente le cose quando si parla di spazio, e ancora di pi`u se si parla di spazio umano. Nell’esempio dei due centri di servizio, le cose possono apparire molto semplici; di fatto il modello `e stato ridotto al minimo. Nonostante questo, `e stato possibile, in una dimostrazione cos`ı semplice, osservare come le cose tendessero, per loro natura, ad artico- larsi in pi`u piani attraverso modi sempre pi`u intricati. Sappiamo inoltre che la realt`a `e invece molto pi`u complessa dell’elementare esempio del paragrafo

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La questione della mancanza di attenzione allo spazio (o alle posizioni nello spazio) era gi`a stata segnalata da A. Weber 1968, pp. 1-5: «[. . . ] political economists have dismissed this problem of location with some general rules of local and international division of labor, etc., [. . . ] But while problems of location have been treated by geographers primarily, Th¨unen is a notable exeption. There are, too, several attempts in this field. But they are insignificant when compared with the magnitude of the problem.»

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precedente. Basta aggiungere un fiume e una catena di montagne, diversificare i tipi di produzione, i tipi di servizi e introdurre la distribuzione di risorse na- turali o variare i tipi di suolo per rendere il tutto incomprensibile; nel senso che la totalit`a degli elementi e delle relazioni che regolano il sistema finirebbero per sfuggire al pur attento occhio del ricercatore. Ma i sistemi di stanzia- mento umano funzionano. Cio`e, i mercati garantiscono lo scambio dei beni, le unit`a produttive garantiscono (tendenzialmente) la copertura del fabbisogno di una determinata popolazione, e gli stanziamenti garantiscono la sopravvi- venza biologica e culturale della specie umana. Il che implicitamente ci indica come appunto le variabili spaziali possiedano un ruolo funzionale all’interno del sistema. Se questo non fosse vero, i sistemi d’occupazione sociale dello spa- zio, in linea di principio, non funzionerebbero affatto. Perci`o `e lecito dedurre che in qualche misura le reti di stanziamento, al di l`a della loro complessit`a, possiedano forme di ordine ed equilibrio.

A differenza dello spazio, il tempo appare come un aspetto della realt`a di pi`u facile assimilazione. `E importante in questo senso non confondere il tempo con la sua percezione. Per tempo si intende una delle dimensioni fondamentali dell’universo; l’unit`a con la quale misurare la durata degli eventi. Un aspetto molto diverso `e la percezione culturale che si pu`o avere di esso. Tali forme di percezione possono a loro volta cambiare o subire delle trasformazioni nei diversi periodi storici e all’interno delle diverse culture. Dunque possiamo de- sumere che le differenze nella percezione culturale del tempo possano provocare alterazioni dei patterns sociali e l’introduzione di nuovi trends. In questo senso spazio e tempo appaiono come due dimensioni altrettanto relative. Per alcuni versi il tempo potrebbe essere concepito come una linea continua. Certamente la spiegazione dei fenomeni acquista un senso solo grazie alla corretta posizio- ne degli eventi lungo la linea del tempo. `E innegabile, in ogni caso, che per lo studioso non rappresenti un problema l’atto pratico di collocare gli eventi lungo questa linea. Lo stesso sistema di convenzioni per indicare i fenomeni nel tempo dimostra la semplicit`a della variabile tempo. 10 agosto 490 a.C.: battaglia di Maratona.

Il sistema di riferimento spaziale `e molto pi`u complesso. Per maggiore chiarezza sottolineo come il confronto venga qui realizzato tra tempo e spazio intesi come misure fisiche dell’universo e non come percezioni culturali delle due dimensioni. Per indicare e fare riferimento ad oggetti nello spazio vengono utilizzati i sistemi di coordinate basate su diversi sistemi di proiezione geo- grafica. Bisogna utilizzare il plurale perch´e, in campo geografico, esistono di fatto diverse forme per definire la posizione17. Anche se una citt`a pu`o essere

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Per una storia delle coordinate geografiche consultare Keuning 1955, pp. 1-24; per una classificazione delle proiezioni fare riferimento a Tobler 1962, pp. 167-175.

indicata all’interno di una carta geografica con una sola coppia di valori x y (in modo molto arbitrario, visto che essa occupa molto pi`u spazio di un punto a zero dimensioni), diviene pi`u complesso indicare la posizione di altri oggetti geografici quali un fiume o una montagna. Servono cio`e sequenze molto lunghe di coordinate per oggetti geografici che, peraltro, occupano lo spazio a livello tridimensionale.

Questo per`o non `e l’unico problema. Il tema della posizione spaziale diviene profondamente complesso e caotico ogni qual volta esso viene integrato con fattori cronologici18. Ma c’`e anche da considerare che il percorso stesso di un fiume potrebbe variare nel tempo e cos`ı la sua posizione di oggi potrebbe non essere la medesima di cento o di mille anni fa. Lo stesso dicasi delle citt`a, o delle istituzioni che nei centri trovano luogo19.

Non solo: la popolazione `e caratterizzata da una duplice trasformazione della propria strutturazione spaziale. Da una parte i fenomeni migratori com- portano lo spostamento di vasti gruppi, cosicch´e i flussi di migrazione determi- nano, a seconda delle fasi congiunturali, processi pi`u o meno massicci di sposta- mento delle persone. Parallelamente a questo, la popolazione, come qualsiasi fenomeno caotico, cambia costantemente. I patterns riproduttivi e di fertilit`a variano nel tempo. Perci`o, anche se solo in apparenza lo schema insediativo resta immutato, il popolamento pu`o trasformarsi in modo marcato20.

La comprensione dello spazio `e perci`o resa pi`u ardua proprio dal fatto che i fenomeni e gli oggetti tendono nel tempo a cambiare posizione, contribuen- do cos`ı alla definizione di nuovi schemi distributivi. Non si studiano tanto i patterns spaziali quanto la loro storia.

Uno studio e un approfondimento della strutturazione geografica dei fe- nomeni studiati sono rimasti al di fuori degli scopi immediati di parte delle scienze umane e sociali forse perch´e, come `e stato affermato prima, tale ambito resta molto complesso e agli occhi del ricercatore la realt`a appare sostanzial- mente caotica. Si pu`o giungere alla conclusione che la carenza che c’`e stata in questo senso sia fra le altre cose giustificata da una impossibilit`a materiale di contrastare in modo critico la complessit`a che si presenta e compare di fronte al ricercatore21.

Far fronte alle diverse difficolt`a che imponeva ed impone uno studio della distribuzione spaziale di gran parte dei patterns sociali significa assumersi l’o- nere di un impegno di risorse ed energie considerevole. Tutto questo all’interno di un quadro metodologico ancor oggi in piena evoluzione.

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Prigogine 2006, pp. 5-6. Per quanto riguarda i problemi relativi alle variabili cronologiche in processi analitici di tipo spaziale si consiglia inoltre la lettura di Sack 1974.

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Si prenda il caso della Diocesi di Roselle che nel 1138 fu trasferita a Grosseto. 20

Wagstaff 1979. 21

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Fig. 1.4. Paleoalveo: Valle dell’Albegna (GR).

Naturalmente non `e possibile affermare in senso assoluto una totale disaf- fezione verso il tema geografico-spaziale; almeno non sarebbe possibile farlo nei riguardi della storia. Lo storico tende in ogni caso a tracciare un quadro geografico della regione trattata. Non `e difficile trovare contributi di questa disciplina forniti, dove si faccia riferimento a un territorio o a una regione specifici, della relativa carta geografica . Non solo: diversi storici, sicuramente ispirati da una sensibilit`a interdisciplinare, verso la materia di studio hanno assunto un approccio che pu`o essere definito di tipo geografico22.

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Per i rapporti tra storia e geografia consultare Guelke 1997. Inoltre, sull’importanza degli aspetti percettivi nella ricostruzione storica, fare riferimento a Carr 2001.

Di per s´e, l’analisi spaziale (intesa come l’insieme delle discipline impegnate nella comprensione dello spazio umano) non pu`o essere considerata una grande novit`a23. Il potenziale metodologico che verr`a illustrato di seguito era in larga misura noto da tempo. Le note metodologiche che compongono questo testo non rappresentano, sotto nessun aspetto, alcuna novit`a, n´e tanto meno una rivoluzione disciplinare. La carenza applicativa di una disciplina dello spazio dipendeva esclusivamente dal fatto che portare a termine un’analisi singola richiedeva una quantit`a molto elevata di ore/uomo. La quasi totalit`a di questo tempo doveva essere dedicato a processi di calcolo e verifica delle singole ope- razioni. Tale costo era improponibile per molti gruppi di ricerca. Di fatto, in passato l’applicabilit`a dell’analisi spaziale veniva relegato a progetti di inter- vento e organizzazione statale, con ampi fondi e risorse finanziarie; ben al di fuori della maggior parte degli ambiti scientifici o di ricerca universitari. Queste difficolt`a erano notevolmente aggravate per le scienze sociali e umane. La verit`a `

e che l’analisi spaziale non si era mai diffusa in termini applicativi, restando ristretta a gruppi specifici con particolari interessi teorico-metodologici; non tanto a causa di eventuali difficolt`a tecniche, ma piuttosto del costo e tempo richiesti per la realizzazione di una singola analisi.

Nella seconda met`a del XX secolo si registra la diffusione del calcolatore elettronico; nelle ultime due decadi invece il potenziamento dei processori e la loro diffusione a livello commerciale. Questa diffusione all’interno dei labora- tori e centri di ricerca porta con s´e il seme di una nuova rivoluzione scientifica ancora in atto. Per la prima volta i ricercatori si trovano di fronte alla possi- bilit`a di definire programmi capaci di compiere le sequenze di quantificazioni una volta realizzate con carta e penna24. Il computer diviene l’equivalente della macchina della rivoluzione industriale capace di sostituirsi all’operatore umano in fase di quantificazione e analisi dei dati. La geografia non `e certo un’eccezione a tutto questo25.

Molte delle elaborazioni tipiche dell’analisi spaziale e della geografia quan- titativa in teoria non esigerebbero l’uso del calcolatore; di fatto queste po- trebbero essere realizzate ugualmente con carta e penna. Ma, visti i lunghi tempi che l’elaborazione manuale richiederebbe, `e solo grazie alla diffusione di microprocessori ad alte prestazioni che questo tipo di operazioni diviene

23 Vedi Sack 1974, p. 439. 24 Coppock, Johnson 1962, pp. 133-135. 25 Claval 1980, pp. 212-215.

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accessibile alla maggior parte dei gruppi di ricerca26. La mole di operazioni di certe analisi `e cos`ı grande che, perfino oggi, alcuni processi tipici della geogra- fia quantitativa richiedono tempi d’elaborazione particolarmente lunghi anche se compiute con gli elaboratori pi`u veloci.