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Un bosco, ad esempio, potrebbe essere composto da un numero n di pian- te, e da questo risultare pi`u o meno densamente popolato. Ma la densit`a (qui intesa come un indicatore di sintesi della composizione) non `e tutto. Fatto indiscutibile `e che le particolarit`a distributive delle piante rappresentano una caratteristica (un attributo) di questo bosco. Per particolarit`a distributive s’intende il modo in cui gli elementi che compongono un certo sistema o fe- nomeno (cos`ı come gli alberi compongono il bosco, o le stelle l’universo) sono effettivamente distribuiti in termini spaziali al suo interno. Il punto che qui

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Braudel 1982, p. 153. 9

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Fig. 1.2. Composizione e distribuzione. Una descrizione fondata esclusivamente sulla composizione `e parziale e incompleta. La distribuzione dei componenti acquista un ruolo anche nelle caratteristiche funzionali e negli attributi dei fenomeni.

si vuole mettere in luce `e il seguente: la struttura spaziale rappresenta non solo un generico elemento distintivo di un certo fenomeno, ma costituisce a sua volta una condizione intrinseca in grado di condizionare le caratteristiche funzionali dell’oggetto stesso. Per funzionali si intende proprio il modo in cui questo bosco “funziona”: come risponde a condizioni esterne e come modifica il contesto di altri fenomeni.

Cos`ı la distribuzione delle piante all’interno del bosco non solo lo distingue fisicamente da altri boschi, ma fornisce indicazioni sulle caratteristiche relative al suo funzionamento. Perch´e la struttura distributiva delle piante `e causa ed effetto di altri processi che avvengono al suo interno. In tutti questi casi il tema centrale potrebbe non apparire affatto direttamente legato alla struttura spaziale. Nonostante ci`o `e facile dedurre come sia indispensabile considerare anche gli attributi distributivi (la loro struttura spaziale) delle piante nel bosco per giungere alla comprensione del fenomeno studiato e dunque alla produ- zione di nuova conoscenza; perch´e, come `e stato affermato sopra, il processo cognitivo prende piede a partire da schemi deduttivi causa-effetto; ed `e perci`o

lecito considerare che anche la comprensione dello spazio giochi un ruolo fon- damentale all’interno di questo processo cognitivo di tipo «collettivo» come quello auspicato da Braudel.

All’interno di una logica astratta e aspaziale, come pu`o essere quella di alcuni approcci e tradizioni delle scienze umane – dove lo spazio viene trattato in modo acritico e non formale – si pu`o effettivamente giungere alla descrizio- ne, e quindi allo studio, di un certo fenomeno avvalendosi semplicemente del concetto di composizione. Cos`ı, dunque, un bosco `e composto da 5.000 piante, una rete di stanziamento da 300 villaggi e la popolazione di un territorio da 25.000 anime. Anche se `e vero che la composizione `e molto importante per cogliere l’essenza dell’oggetto di studio, `e anche vero che a poco serve se non si conoscono le sue caratteristiche distributive. Da qui il concetto di strut- tura spaziale. Cio`e di come gli elementi che compongono un fenomeno sono strutturati (o distribuiti) a livello spaziale.

Per capire il senso di queste affermazioni si osservi la figura 1.2 dove sono rappresentati due boschi. Entrambi coprono la stessa superficie, ed entrambi sono composti dalla stessa quantit`a di alberi: 27. Se si ragionasse esclusiva- mente in termini di composizione, i due casi apparirebbero molto simili se non uguali. Ma le caratteristiche distributive (o la struttura spaziale) delle pian- te all’interno delle due aree sono evidentemente diverse. Il bosco B presenta un indice di dispersione maggiore rispetto a quello A. Queste caratteristiche distributive non hanno un ruolo secondario; certamente non inferiore a quello della loro composizione. Eppure gli aspetti distributivi sembrano godere da parte degli studiosi di una considerazione minore. Ci si impegna a enunciare la composizione dei fenomeni, ma non la loro articolazione a livello spaziale.

Per dimostrare come la distribuzione non sia affatto secondaria, si pensi a quanto segue. La struttura spaziale delle piante condizioner`a, ad esempio, il rischio di incendi, o la velocit`a e la possibilit`a di propagazione delle malattie al suo interno. Nello stesso modo le due distribuzioni di alberi avranno un effetto diverso nell’erosione del suolo. Da questo si pu`o facilmente dedurre come gli effetti della distribuzione abbiano anche un ruolo condizionante molto importante sulla stessa vita futura del bosco.

Si potr`a cos`ı facilmente concludere come, in linea teorica, la struttura spa- ziale del bosco A possa favorire, in virt`u del maggiore grado di dispersione delle piante, la diffusione delle malattie. Lo stesso discorso vale anche in caso d’incendio. Se l’incendio investisse il bosco A `e facile immaginare che questo rimarrebbe isolato in una delle tre concentrazioni, mentre si potrebbe diffon- dere liberamente nel caso di quello B. Le caratteristiche funzionali sono diverse se si pensa ad esempio all’erosione. In questo caso le caratteristiche distributi- ve del bosco A favoriranno l’erosione delle ampie aree non coperte da piante.

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Perci`o `e fondamentale ricordare sempre come, nella definizione o raffigurazio- ne delle caratteristiche di un fenomeno da sottoporre a una fase d’indagine scientifica, l’idea relativa alla composizione conti relativamente poco se essa non `e accompagnata da quella della distribuzione.

La struttura spaziale dei fenomeni `e proprio questo: il modo in cui le par- ti che compongono un fenomeno si organizzano a livello spaziale. Definizione che acquista ancor maggiore valore se il fenomeno sotto esame `e un siste- ma. L’unico modo per far funzionare una macchina, o un organismo, `e una precisa distribuzione e posizione delle parti. Non `e sufficiente, e forse non `e possibile spiegare i fenomeni in modo scientifico senza una nozione della loro disposizione a livello spaziale.

Tra le diverse variabili che determinano la nascita, l’evoluzione e le carat- teristiche dei fenomeni, quelle relative alla loro natura spaziale acquistano un peso sempre pi`u elevato. Alcune discipline come l’ecologia, la zoologia, la geo- grafia, l’economia e l’archeologia sono in parte giunte alla conclusione che, per arrivare a forme di conoscenza reale all’interno dei processi di indagine, non potevano essere trascurati tutti quelli aspetti o variabili relativi allo spa- zio. L’importanza crescente che le variabili spaziali acquistano all’interno dei quadri e processi di indagine correnti pu`o dipendere dalla difficolt`a di allarga- re ulteriormente i confini della conoscenza tracciati con metodi convenzionali. Messa sotto un’altra luce, la questione potrebbe essere letta nei seguenti termi- ni. L’utilizzo di un numero limitato di variabili ha portato all’apprendimento complessivo di una parte del sistema, di una porzione limitata del quadro sotto indagine. Per un allargamento della visione complessiva del quadro o del sistema studiato, si rende necessaria l’introduzione di nuove variabili fra gli argomenti di ricerca; e non solo, visto che quello che occorre veramente `

e l’incorporazione (e correlazione) di queste nuove variabili all’interno delle strutture di conoscenza gi`a costituite. Se la distribuzione e la conseguente struttura spaziale sono cos`ı importante per oggetti come stelle o essere viventi inanimati come le piante, lo `e ancora di pi`u per i gruppi sociali. Ed `e per questo motivo che lo studio e la comprensione di tali patterns risultano cos`ı importanti10.