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PEDAGOGIA E EDUCAZIONE INTERCULTURALE

4. I mezzi educativi: sono gli strumenti di cui l’educatore si serve nel costruire il progetto educativo Lavagna, penna, microfono ma anche tv, computer, laboratori e

3.3 Comunicazione Interculturale

3.3.1 Inquadramento teorico

«Non si può non comunicare interculturalmente perché l’altro non è più altrove». Partendo dal primo assioma della comunicazione di Watzlavick «non si può non comunicare», un gruppo di studiosi147 arriva all’assioma della Comunicazione Interculturale.

Con l’avvento della globalizzazione ogni comunicazione è diventata in un certo senso interculturale, «ognuno di noi funziona interculturalmente ogni volta che comunica con qualcun altro»148. Ogni persona, per le proprie caratteristiche fisiologiche, per le influenze culturali, per le esperienze e le relazioni che caratterizzano la sua biografia,

      

147 A. Giddens Le conseguenze della modernità, op.cit.; J. Thompson, Mezzi di comunicazione e modernità,

op.cit., C. Giaccardi e M. Magatti La globalizzazione non è un destino, op.cit..

148 M.R. Singer, Intercultural communication: a perceptual approach, Englewood Cliff, Nj, Prentice Hall,

70 costruisce un proprio particolare punto di vista sul mondo, che non può corrispondere esattamente a quello di qualcun altro.

Come la comunicazione è stata il tema cruciale della ricerca sociale negli anni Ottanta e Novanta, così la Comunicazione Interculturale è il tema centrale delle riflessioni degli studiosi della cultura, della politica, delle trasformazioni sociali nel nuovo millennio.

Secondo Baraldi149, la comunicazione incontra problemi determinati dall’emergere della diversità culturale: è per questo motivo che la sua dimensione interculturale assume grande rilevanza. In parallelo all’analisi della diversità culturale, si tratta dunque di capire i problemi della Comunicazione Interculturale e le soluzioni più significative proposte per essi, sorte nel tentativo di far funzionare il rapporto tra culture diverse, nel quadro di un’ipotetica società multiculturale.

La Comunicazione Interculturale si configura come «un’interazione dialogica, un processo di negoziazione tra frames»150, dove per negoziazione si intende un processo bidirezionale, che vede il fronteggiarsi di interessi differenti, che subisce aggiustamenti man mano che la reciproca comprensione avanza, che comporta patteggiamenti e parziali rinunce all’integrità dei singoli punti di vista, a favore di una valorizzazione di tutte le istanze in gioco e del raggiungimento di punti di equilibrio che siano riconosciuti dalle parti coinvolte. Tale processo, che si discosta dal modello comunicativo di Shannon e Weaver della trasmissione dove il punto di vista di chi trasmette non viene messo in discussione, non raggiunge mai un esito definitivo, ma i punti di accordo via via stabiliti diventano il punto di partenza di nuovi processi negoziali.

Nelle definizioni della disciplina proposte dai manuali e secondo la formulazione disciplinare statunitense, la Comunicazione Interculturale va considerata come «lo studio della comunicazione interpersonale eterofila tra individui che appartengono a (e rappresentano) differenti culture, in relazione ad un obiettivo». In questa prospettiva la Comunicazione Interculturale analizza le difficoltà e mira ad aumentare la mutua comprensione tra i membri delle culture e a ridurre i fraintendimenti.

Un’altra definizione è quella data da Ting-Toomey che considera la Comunicazione Interculturale, almeno nel suo aspetto pratico, come «un processo di negoziazione di significati tra due o più persone di cultura diversa in relazione ad un obiettivo»151.

      

149 C. Baraldi, Comunicazione Interculturale e diversità, op.cit., p.17. 150 C. Giaccardi, La Comunicazione Interculturale, op.cit., p.46.

151 S. Ting Toomey, W. B. Gudykunst, Culture and interpersonal communication, Sage, Bewbury Park,

71 Oggi la Comunicazione Interculturale, soprattutto come mostrano le riflessioni di matrice europea e quelle sviluppate nell’ambito degli studi post-coloniali, così come i recenti sviluppi della disciplina in ambito statunitense, va intesa come qualcosa di più esteso e più profondo; più esteso perché non ci si può limitare alla sola comunicazione interpersonale; non si può parlare di Comunicazione Interculturale nel mondo globalizzato senza considerare, per esempio, il ruolo dei media tradizionali o di internet; più profondo perché anche i presupposti culturali che stanno alla base degli atti concreti di comunicazione in contesti specifici vanno resi espliciti e lasciati interagire: è un processo facilitato dall’incontro con la diversità che denaturalizza le nostre cornici di riferimento e ne rompe l’ovvietà. Ogni cultura è internamente complessa e presenta elementi contradditori oltre che influenze e contaminazioni: una cultura ‘pura’, priva di qualunque influsso esterno, per quanto rielaborato e incorporato, non è mai esistita e a maggior ragione non può esistere oggi, nell’era della permeabilità fisica e simbolica di tutti i confini.

È opportuno evidenziare le differenze che esistono tra una serie di termini considerati sinonimi o, comunque, appartenenti alla stessa area semantica:

a) Il termine multiculturale non è sinonimo di “interculturale” anche se evoca un’analogia. «Multiculturale evidenzia solamente l’esistenza di parecchie o multiple culture co-presenti in uno stesso ambiente»152. Multiculturalismo è un termine che mette l’accento sulla diversità culturale, piuttosto che sullo scambio tra culture153. Non implica di per sé relazione, rischiando così di diventare un’etichetta che denota una “indifferenza alla differenza”, il riconoscimento di una molteplicità senza un interesse a conoscere il “diverso”, una tolleranza che non accetta la diversità, senza conoscerla, solo a patto che rispetti le regole e non crei scompiglio. «Sia l’etnocentrismo che il relativismo sono risposte inadeguate alle sfide del mondo in cui viviamo […]. Esse producono quel “multiculturalismo a mosaico” che sta rendendo problematico il termine stesso di “multicultura”, nel cui nome vengono erette barriere tra “comunità” diverse, vengono violati i diritti delle persone, viene promossa una visione dell’appartenenza che mortifica l’iniziativa delle persone»154.

      

152 J. Demorgon, L’histoire interculturelle des sociétés. Paris, Anthropos, 1998, p.29. 153 D. Golberg, Multiculturalism. A critical reader, Oxford, Blackwell, 1994. 154 G. Mantovani, Intercultura, il Mulino, Bologna, 2004.

72 b) La comunicazione internazionale (transnazionale): inizialmente si riferiva allo studio dell’interazione tra rappresentanti di diverse nazioni, poi è stata estesa allo studio della comunicazione eterofila mediata dagli strumenti di comunicazione di massa tra due o più paesi di differenti background mettendo in rilievo le differenze ideologiche e culturali presenti nel linguaggio. Un importante settore di questo tipo di comunicazione è la “development communication”155.

c) La comunicazione cross-culturale implica un approccio di tipo astratto ed etico alla cultura. Si configura come un’analisi delle differenze ponendo l’attenzione sulla comunicazione tra sistemi culturali piuttosto che tra persone. «Compara i sistemi di comunicazione di diversi gruppi, considerandoli astrattamente o comunque indipendentemente dalle forme effettive di interazione sociale»156.

d) La comunicazione interetnica riguarda la comunicazione tra gruppi etnici all’interno della stessa cultura (ad esempio ispano-americani o afro-americani in Usa).

e) La comunicazione interrazziale si concentra sull’interazione tra i membri della cultura dominante e altre co-culture sullo stesso territorio (per esempio, tra bianchi e afroamericani negli Usa).

La Comunicazione Interculturale può funzionare a due livelli:

1. Il primo livello è quello delle situazioni e interessa lo scambio dei messaggi e le