2. LA VALUTAZIONE
2.1. Concetti e percorso evolutivo
2.1.4. Conclusioni:Criteri e principi di valutazione
In fase di conclusione vorrei ripartire dalle considerazioni fatte nel paragrafo 2.1.; innanzitutto abbiamo detto che si valuta perché di fronte ad un problema ho bisogno di aumentare la conoscenza per trovare una soluzione.
In base a tale considerazione quindi la conoscenza è il tramite che mi permette di esprimere un giudizio e prendere delle decisioni.
Nella schematizzazione del processo di valutazione (par.2.1.2) è evidenziato come l’alternanza tra giudizio e decisione rappresenta la dinamicità di tale processo; quest’ultimo cesserà nel momento in cui si ritiene di aver raggiunto il livello di performance desiderato, oppure quando è necessario fermarsi, per cause dovute alle tempistiche da rispettare, o perché non ci sono più fondi, o altro.
Quando si ritiene di aver raggiunto un livello di performance “satisfacing”?
Nel momento in cui raggiungo gli obiettivi che mi ero prefissato, in funzione dei mezzi, delle risorse e delle condizioni al contorno. Quindi, i punti su cui indagare sono, gli obiettivi e la loro definizione, la disponibilità dei mezzi e le risorse, le condizioni al contorno; il tutto inquadrato in un processo logico in cui sono evidenziate le relazioni tra di loro.
Il quadro logico (LF) ci fornisce una metodologia interessante, nella quale queste componenti sono messe in relazione tra di loro in modo trasparente ed esaustivo e dal quale prenderemo alcune considerazioni che riteniamo fondamentali .
Le domande da porci in fase di valutazione (checklist) sono incentrate quindi su questi aspetti e, seguendo la logica del LF, sono:
valutazione conoscenza
giudizio
1) Quale problema voglio risolvere?Quali sono le cause che lo generano?
2) Quale è l'obiettivo generale?Quali sono gli obiettivi specifici? In che modo il raggiungimento di un obiettivo contribuisce alla risoluzione di un problema?Quali effetti produce? Chi trae vantaggio dal raggiungimento dell'obiettivo?Come si può "misurare" il raggiungimento dell'obiettivo?
3) Quali sono le condizioni al contorno che concorrono o si oppongono al raggiungimento dell'obiettivo?
4) Quali azioni devo compiere per raggiungere l’obiettivo?
5) Quali mezzi sono necessari per raggiungerlo?Sono disponibili?
6) Quale costo (economico, sociale, ambientale, ecc) ha il raggiungimento dell'obiettivo?
7) Quali sono le risorse disponibili? Ne posso reperire di nuove?
La lettura di un piano tramite queste domande porta ad evidenziare i requisiti di:
efficacia, che si può tradurre come coerenza, tra problema e obiettivo, tra obiettivo e azioni, fino a definire la coerenza tra obiettivo e effetti delle azioni. (rapporto causa/effetto) e con la compatibilità tra obiettivi e mezzi , tra obiettivi e vincoli e tra costi e benefici.
efficienza come livello del rapporto tra fini e mezzi, che si può definire ottimale quando si ottiene il massimo risultato con i minori mezzi possibili.
trasparenza, ovvero la possibilità di controllare , misurare, verificare i passaggi e i risultati del processo per poterne valutare la sostenibilità (economica, ambientale, sociale) e consentire una ampia diffusione.
Soffermandosi su quest’ultimo aspetto, è importante sottolineare la rilevanza della partecipazione e dei meccanismi messi in atto (negoziazione, concertazione) per superare i conflitti di interesse delle pluralità di individui coinvolti, al fine di valutare il livello di compromesso e, quindi, di consenso raggiunto. A tal fine, in fase di valutazione della partecipazione, alcune domande da porsi sono:
1) Chi sono gli attori in campo?
2) Quali sono le loro priorità, i loro interessi e obiettivi?
3) Come si rapportano i loro obiettivi, interessi e priorità con l’obiettivo generale? 4) Quale contributo possono dare (o non dare) al soddisfacimento dell’obiettivo
generale?
In relazione a queste domande sono individuati punti su cui riflettere nel valutare la partecipazione all'interno di un piano o programma:
Definizione ed individuazione degli stakeholders (chi?, come?,perchè?) Individuazione degli addetti ai lavori (Chi?, come?. perchè?)
Definizione di strumenti di partecipazione (cosa? come?, perchè? risultati ottenuti) Individuazione di momenti di negoziazione (perchè?, come?, risultati ottenuti) Individuazione di mezzi e strumenti per diffondere le informazioni (Cosa?,Come?)
Oltre a queste considerazioni sono necessarie alcune riflessioni scaturite dai vari ragionamenti fatti nello svolgimento di questo paragrafo, soprattutto legate alle domande iniziali, mentre alle prime quattro domande abbiamo dato una risposta, ne restano altre sulle quali vorrei soffermarmi; innanzitutto la domanda chi valuta?
Nella concezione della pianificazione integrata con la valutazione, il soggetto che valuta non è solo pianificatore, ma assume le caratteristiche di regista del processo e “facilitatore” dei processi di negoziazione e come colui che struttura ed organizza il piano.
In quest'ottica si corre un duplice rischio; innanzitutto un utilizzo sbagliato della negoziazione, in cui il punto di vista o l’interesse di un solo attore (gruppo) sia considerato prevalente su nessuno degli altri (Las Casas-Sansone , 2002) e che quindi si ottenga un piano che nega i presupposti su cui si dovrebbe basare (equità, democrazia, principi di sviluppo sostenibile), per dirla alla Las Casas “nego-nega”; inoltre il rischio è un eccesso di soggettività nelle scelte che può essere però mitigato ricorrendo ad un processo logico, razionale e trasparente.
Il concetto di assoluto nel campo della valutazione di decisioni non è applicabile, al massimo si può ricorrere ad una valutazione comparata dei risultati per guidare la decisione in funzione di un'alternativa piuttosto che un'altra, ma non si potrà arrivare a definire una soluzione ottima in senso assoluto; (con questo concetto rispondiamo anche a come usare i risultati della valutazione ).
Per quanto riguarda le ultime due domande “In che senso le decisione presa è la più “adatta”? e Da questa decisione ho imparato qualche cosa che in futuro mi potrà servire?”le risposte sono che una decisione è da ritenere la più adatta, in un’ottica di efficacia ed efficienza, quando sono raggiunti gli obiettivi prefissati, in funzione dei mezzi, delle risorse e delle condizioni al contorno.
E per quanto riguarda l’ultimo quesito la risposta è che il fine della valutazione di un processo decisionale è quello di accrescere la conoscenza in base all’esperienza, non tanto per ricreare condizioni simili, data l’unicità di ogni caso, ma quanto per definire un processo di pianificazione in funzione di un maggior consenso possibile e in relazione ai principi dello sviluppo sostenibile (utilizzo razionale delle risorse, sviluppo locale come partenza per sviluppo globale, necessità di trasparenza, ecc).
2.2. Le linee guida per la valutazione dei programmi complessi del progetto Centri di