3. I CONTRATTI DI QUARTIERE (CDQ)
3.3. Sintesi e ipotesi per il caso studio
Dai capitoli precedenti emerge come i CDQ siano strumenti che contengono aspetti innovativi, rispetto ad altri tipi di PUC, per contenuti e procedure, ma che, come spesso accade, i risultati, relativamente almeno alla prima generazione, non siano stati così esaltanti come le premesse facevano supporre.
In effetti, la limitata dimensione dell’intervento (quartiere), la procedura di approvazione del contratto (che ha tempi molto brevi), la limitata applicazione di metodi di partecipazione realmente efficaci, la difficile individuazione degli indotti sull’intero contesto territoriale, le esperienze di sperimentazione incentrate soprattutto su aspetti architettonici, piuttosto che riguardare l’intervento in senso complessivo, sono aspetti che denotano alcuni punti deboli dello strumento, ma anche una superficiale e semplificativa applicazione ed interpretazione.
Tali considerazioni però vanno lette attraverso una visione più critica, infatti, anche se l’esperienze compiute non sempre hanno portato risultati soddisfacenti, non è detto che tali strumenti non abbiano dato risultati incoraggianti, sia per sperimentazione di procedure alternative di partecipazione, sia per tentativi di connessione e inserimento dell’intervento nel contesto circostante
Inoltre non è da dimenticare che, data la forma “flessibile” di tali strumenti, è offerta una risposta puntuale ad alcune emergenze che la tradizionale rigidità amministrativa e procedurale non era in grado di affrontare.
I CDQ propongono una procedura botton up, in contrapposizione a quella up-down; tentano di costruire processi più rapidi ed agevoli di intervento urbanistico e nei settori di maggior emergenza sociale e politica; “..adattano le modalità di intervento alle caratteristiche dei rapporti negoziali tra i diversi attori investiti dal processo e nelle opportunità di intervento sul tessuto edificato delle città”.110.
Infine è da considerare che la prima tornata di CDQ, più concentrata sui problemi dell’edilizia pubblica, e la seconda, che apre nuovi confronti su vari temi di qualità ecosistemica, di sostenibilità ambientale e di risanamento urbanistico, sono caratterizzate da una forte partecipazione dei comuni che intravedono una reale possibilità di ottenere finanziamenti da destinare al risanamento di aree fortemente degradate.
Spinti da tale obiettivo, i Comuni hanno affrontato le tematiche richieste dal bando organizzandosi in modo da rendere il proprio contratto competitivo rispetto agli altri; tale atteggiamento ha comportato un cambiamento non solo nell’approccio metodologico alla realizzazione del contratto, ma soprattutto ha incentivato la ricerca (tra le risorse locali) d’idee e soluzioni alternative per incrementare i finanziamenti di privati per coinvolgerli nel più generale processo di riqualificazione urbana.
Da queste considerazioni e dalla presa di coscienza che i CDQ sono gli “ultimi nati” nella produzione di strumenti urbani complessi, (sintesi in parte degli approcci e delle procedure degli altri PUC) appare ovvio che il margine di miglioramento è sempre auspicabile, soprattutto relativamente all’introduzione e al trattamento della sostenibilità in ambito locale.
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Per cui sorge spontanea la domanda: è possibile migliorare la sostenibilità all’interno dei CDQ, ovvero si possono proporre temi, contenuti, processi da integrare per rendere i CDQ strumenti più idonei alla pianificazione locale sostenibile?
Probabilmente una valida metodologia per tentare di rispondere alla domanda precedente è la formalizzazione di un processo di valutazione della sostenibilità all’interno dei CDQ. In tal modo è possibile individuare punti di criticità, contenuti, procedure e metodologie da integrare nei CDQ per migliorarne le prestazioni di sostenibilità.
Infatti la pratica di gestione dei programmi ha messo in evidenza l’importanza della valutazione nelle operazioni di trasformazione sotto tutti i profili; è necessaria la messa a punto di un procedimento di valutazione, che non si limiti esclusivamente alla selezione di quelli ammissibili al finanziamento (Oggi, infatti, il giudizio d’ammissibilità si esprime attraverso una valutazione esclusivamente limitata alla sfera della fattibilità tecnico operativa dei progetti previsti dagli accordi di programma), bensì diventa indispensabile una modalità di valutazione, in grado di far emergere, il contesto strategico in cui s’intende sviluppare il progetto.
Questo potrebbe garantire il complessivo salto di qualità in grado di “…assicurare la piena partecipazione e integrazione di questi strumenti, alla costruzione di quella visione strategica che costituisce la fondamentale premessa per l’attivazione dei processi di sviluppo locale”. 111
La metodologia di valutazione proposta, in questa ricerca, parte dal presupposto di verificare in che modo e con quali requisiti si possono valutare i CDQ in modo da poterli inserire in un processo di governo del territorio più ampio (livello territoriale, programmazione, aspetti sociali) in grado di riportare le tematiche locali ad un livello di interesse e attenzione sovralocale.(Per essere in sintonia con Savino è necessario “l’inserimento dell’intervento in una strategia complessiva che valorizzi il singolo PUC nel processo di trasformazione della città nel suo complesso”)
Data l’impossibilità di valutare la sostenibilità in concetto omnicomprensivo, l’attenzione è concentrata sulle caratteristiche distintive dei CDQ, nell’ottica di inquadrarne meglio le problematiche e le procedure; si fa riferimento all’integrazione, alla partecipazione, alla sperimentazione e alla qualità edilizia/urbanistica. Questi temi concorrono, come più volte sostenuto, alla sostenibilità di un atto pianificatorio, in particolare di un CDQ, per cui si cercherà di verificarne le caratteristiche, prendendo come riferimento le considerazione fatte in merito alla valutazione (criterio di efficacia, efficienza, trasparenza) e la metodologia proposta nel Progetto Interreg-IIIBMEDOC CVT (Cap.2).
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L. Forgione “Quale valutazione per i Programmi urbani complessi:uno sguardo alle esperienze avviate”.Atti VII Congresso Associazione Italiana di Valutazione, Milano 25,26,27 Marzo, 2004