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Conclusioni sulla ricerca, sulla base del diario di bordo e delle interviste effettuate sul campione d

CAPITOLO 3: IL DIARIO DI BORDO, UNO STRUMENTO PREZIOSO PER LA RICERCA

3.6 Conclusioni sulla ricerca, sulla base del diario di bordo e delle interviste effettuate sul campione d

La ricerca del Cesvot intitolata ‘’ Identità, bisogni e caratteri strutturali delle associazioni di promozione sociale in Toscana ‘’ é una ricerca che é stata commissionata dal Cesvot all’Università di Pisa nell’anno 2018. Il Cesvot é l’acronimo di Centro Servizi per il Volontariato in Toscana ed é un’organizzazione di volontariato. È stato istuito nel 1997 con la legge n.266/91 e la sua sede legale é a Firenze, ma é presente sul territorio in undici delegazioni territoriali suddivise in tre macro aree. Fin dalla sua istituzione si é sempre occupato di conoscere le realtà ed i bisogni sia interni che esterni degli enti del terzo settore. Negli anni passati ha commissionato, sempre all’Università di Pisa, delle indagini a scopo conoscitivo, ma solo nei confronti delle Organizazioni di Volontariato (ODV) . Queste indagini avevano lo scopo di conoscere meglio le ODV , sia a livello qualitativo che a livello quantitativo. Lo scopo é stato quello di conoscere le conseguenze della crisi del volontariato come riflesso della crisi sociale.

Con l’entrata in vigore del codice del terzo settore , avvenuta con il Decreto legislativo n.11 del 03/07/2017, é stato disciplinato un riordino e la revisione organica in materia degli Enti del Terzo Settore. Sono stati definiti Enti del Terzo Settore le organizzazioni di volontariato, le cooperative, le imprese sociali, gli enti filantropici, le società di muotuo soccorso e le Associazioni di Promozione Sociale. Le onlus non rientrano nella categoria degli Enti di Terzo Settore ( ETS). Tutti questi Enti del Terzo settore devono svolgere le proprie attività senza scopo di lucro. Ma le novità sono che queste devono essere tutte iscritte al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore e devono rientrare in una o più aree tra le ventisei indicate dal Codice del Terzo Settore. Inoltre, mentre le Organizzazioni di Volontariato ( ODV) , le Associazioni di Promozione Sociale ( APS) e le Reti Associative possono assumere esclusivamente la forma giuridica di associazione, le altre tipologie degli enti del Terzo Settore (ETS) come enti filantropici , le imprese sociali ed altri enti possono essere anche dei soggetti non associativi , come fondazioni o società.

I cambiamenti, riguardano anche i Centri di Servizio per il Volontariato. Questi ultimi sono oggetto di riforma per ciò che concerne la loro presenza territoriale, le risorse e la mission. Ma poiché le Associazioni di Promozione Sociale sono ancora degli Enti del Terzo Settore poco conosciute dal Cesvot, a seguito di questa nuova Riforma, ha commissionato un’indagine sulle APS presenti sul territorio toscano.

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Si tratta di una prima indagine conoscitiva sulle caratteristiche strutturali ed organizzative,sia interne che esterne delle APS e dei loro bisogni sia interni che esterni. È stata una ricerca necessaria che ha permesso al Cesvot di poter conoscere meglio le APS presenti sul territorio toscano. Le APS sono suddivise nel territorio in Delegazioni suddivise in tre macro aree. Su un totale di 2.497 APS, sono state selezionate 1063 APS , mediante un campionamento stratificato su base territoriale. La metodologia utilizzata nella ricerca é stato il CATI. In questo caso, il campione non coincide con l’universo. Il Cesvot per portare a termine questa ricerca ha collaborato con dei ricercatori delll’Università di Pisa. Io insieme ad altri colleghi universitari ho partecipato all’indagine come ricercatrice junior. È stata la mia prima esperienza di ricerca. La mia attività di indagine é durata tre mesi. Ho cominciato il 25 luglio e ho terminato la mia esperienza il 31 ottobre. In parte il lavoro si é svolto in gruppo, soprattutto per quel che riguarda i consigli, le direttive e la comprensione dell’indagine e del questionario, nonché l’acquisizione degli strumenti della ricerca. Questa prima fase della ricerca si é sviluppata in tre incontri , di cui due con i nostri supervisori: il professor Andrea Salvini e la dottoressa Irene Psaurodakis ed uno con il Cesvot, durante il quale é stato spiegato l’utilizzo del gestionale Cesvot. La seconda parte dell’indagine si é svolta in autonomia. Ciascun collaboratore junior si é occupato del campione che gli é stato assegnato. Nel mio campione di Prato, ho notato subito che le APS da intervistare rientrano in variegati settori prevalenti come quello della cultura, sport e ricreazione, istruzione e sanità, qualcuna nel settore della filantropia e promozione del volontariato e poche di esse rientrano anche nell’assistenza sociale e protezione civile, ambiente, religione, tutela dei diritti e attività politica e cooperazione e solidarietà internazionale. Queste APS svolgono per lo più attività culturali e artistiche, attività sportive e di socializzazione. La maggior parte delle APS del mio campione, però, fanno parte del settore prevalente di cultura, sport e ricreazione. Sono una ventina le APS intervistate che rientrano in questo settore. Ma sono state anche le APS con le quali é stato più semplice interloquire sia in positivo, che in negativo. In positivo perché i membri sono più collaborativi , disponibili all’intervista ed entusiasti di poter parlare della loro associazione e delle attività che programmano con grande impegno e orgoglio. In negativo perché alcune di esse hanno rifiutato a prescindere l’intervista telefonica e l’autocompilazione del questionario. Alcune hanno espresso chiaramente che non volevano avere nulla a che fare con il Cesvot, altre hanno detto che non volessero che si sapesse quali attività svolgessero nel territorio, un’altra ha detto di non sentirsi rappresentata dal Cesvot perchè aveva chiesto degli aiuti economici che gli erano stati negati in passato. Il territorio pratese é stato abbastanza difficile da

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intervistare. Molte APS hanno dato la loro disponibilità ad essere intervistati e sono stati intervistati, altri hanno chiesto l’invio del questionario tramite email (autocompilazione) ma non hanno mai compilato il questionario nonostante i miei continui recall alla compilazione, altri ancora non hanno dato segni di vita, per cui ho mandato loro il questionario e li ho contattati sui social, ma ovvimante senza alcun esito positivo. Sono riuscita a compilare venticinque questionari, circa il 40% del mio campione. Alcune APS mi hanno mandato il questionario compilato per email solo dopo diversi recall di compilazione. Solo pochi intervistati hanno dato la loro disponibilità immediata. Nei miei confronti, i Presidenti e anche qualche volontario hanno riversato tutta la loro diffidenza , l’incertezza sulla loro collaborazione e a volte anche dell’astio. Non sono mancate le telefonate che sono state interrotte dagli intervistati perché hanno buttato giù la cornetta. Attraverso le interviste telefoniche , spesso, alla domanda che chiedeva in quale modo il Cesvot potesse intervenire per sostenere maggiormente la loro associazione, hanno risposto che il Cesvot dovrebbe organizzare delle giornate formative nelle quali spiegare bene quali sono state le modifiche in termini di Riforma sull’organizzazione e le attività svolte dalle APS. Inoltre, molti hanno evidenziato l’esigenza di volere che il Cesvot desse anche delle direttive sull’amministrazione interna dell’APS. In particolar modo chiedono che il Cesvot li supporti nelle attività dell’amministrazione. Spesso mi é stato anche indicato il problema maggiore di questi tipi di questionari. I questionari, secondo la percezione degli intervistati, sono troppo improntati in un ottica sanitaria. Presentano delle categorie di attività da scegliere che presentano spesso delle diciture sanitarie ( es. ricerca, servizi ospedalieri generali e riabilitativi, servizi per lungodegenti, servizi psichiatrici ospedalieri e non ospedalieri, altri servizi sanitari). Anche gli stessi destinatari, secondo gli intervistati appartengono a delle categorie che rientrano per lo più nel sanitario ( es. alcolisti, anziani, anziani non autosufficienti, diversamente abili, malati psichici, malati traumatizzati, malati terminali, tossicodipendenti, sieropositivi, ludopatici). Quasi nessun intervistato dichiara di rivolgersi a queste categorie di utenti, pochissimi dichiarano di svolgere attività che riguardano anche altre problematiche sociali ( es. detenuti ed ex detenuti, anziani non autosufficienti, diversamente abili, malati psichici, senza tetto, senza dimora o disagio abitativo, minori, tossicodipendenti). La maggior parte delle APS intervistate dichiara di rivolgersi alla popolazione in generale, poi in alcuni casi presentano anche dei destinatari con particolari problematiche ma solo perché partecipa con interesse alle loro attività. Pertanto, solo le APS che sono specializzate in settori particolari si occupano anche di persone con particolari problemi socio-sanitari. È stato più facile interlocuire con membri anziani che con quelli giovani. Gli anziani hanno

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avuto sempre più tempo da dedicare all’intervista e questa si é trasformata in una bella chiacchierata. Al contrario, le APS composte da membri giovani avevano sempre poco tempo da dedicare all’intervista ed erano sempre di corsa ed indaffarati. In quest ultimo caso, l’intervista si é rivelata essere un questionario standardizzato, fatto solo di domande e risposte scelte tra quelle proposte, senza nessuna riflessione e/o giustificazione. Ho riscontrato anche che nella maggior parte dei casi, le modalità di finanziamento sono per lo più quelle dell’autofinanziamento. La maggior parte delle APS non riesce ad ottenere dei contatti e dei dialoghi con le istituzioni pubbliche, si sentono spesso incompresi e respinti. Il finanziamento che deriva dalla fonte privata ( es. sponsor, banche, donazioni, ecc..) sono pochissimi e spesso irrisori a causa della crisi economica. In alcuni casi la crisi economica ha tagliato le gambe per lo più agli stessi membri delle associazioni che per motivi economici hanno dovuto abbandonare l’APS . Dagli ultimi cinque anni o comunque dalla data di costituzione della APS in linea generale il numero degli associati é per lo più aumentato, in pochi casi é rimasto invariato ed in pochissimi casi é diminuito. Acuni si dedicano alla programmazione e /o progettazione o continuamente , oppure, all’inizio di ogni anno di attività. Le maggiori difficoltà interne sono state il frequente cambio dei volontari giovani- anziani, il rapporto con le istituzioni pubbliche e disporre di una sede autonoma. In misura minore, qualcuno ha evidenziato una certa problematicità anche nell reclutamento dei volontari, sulla perifericità geografica sul territorio nel quale opera, il reclutamento di personale qualificato e la comunicazione dell’immagine dell’organizzazione e della sua mission. Dalle mie interviste ho riscontrato che nessuna APS ha dei volontari stranieri.

Non é stata una ricerca semplice e lineare. Spesso ho avuto delle difficoltà nell’entrare nell’ottica della ricerca, soprattutto i primi giorni durante i quali ho mosso i primi passi verso l’indagine. All’inizio sono rimasta piuttosto indietro, per via di alcuni problemi che non hanno a che vedere con la ricerca. A volte ho avuto difficoltà nel reperimento dei contatti giusti o semplicemente nel disporre dei mezzi informatici che mi permettessero di agire velocemente e senza sbagliare. Spesso mancava la rete internet oppure la rete sul cellulare. Piano piano ho risolto i problemi informatici che mi impedivano di lavorare in modo corretto e veloce. Ma nonostante queste difficoltà, non mi sono mai sentita sola. Ho sempre avuto dei riscontri sia sul gruppo whatsapp, nel quale mi sono confrontata con gli altri ricercatori junior , sia grazie alla supervisione della dottoressa Irene Psaurodakis che ci ha sempre indirizzato nei migliori dei modi ed in modo certosino. All’inizio ammetto di essere stata spaventata da una ricerca che mi pareva essere ‘’più grande di me.’’ Questa indagine mi sembrava uno ‘’scoglio insormontabile’’, tant’é che

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non mi sentivo molto capace di capire fino in fondo come si sarebbe svolta una ricerca. Non ero nemmeno a conoscenza delle mie capacità e questo mi ha sempre bloccata per la paura di sbagliare, ma alla fine ho sbagliato ugualmente. Presa dall’ansia mi sono anche confusa e ho commesso diversi errori. Nonostante tutte queste mie paure, insicurezze ed errori rifarei nuovamente questa esperienza. Ora sono più consapevole di quali sono i mezzi per poter affinare meglio la ricerca dei contatti, come funziona il gestionale Cesvot e quali sono i dati che non vanno assolutamente aggiunti perché non sono di mia competenza. Ho potuto toccare con mano che una ricerca non é una cosa semplice, non sempre si ottengono i risultati sperati, non sempre si riescono a contattare tutte le APS, nonostante i loro membri dovrebbero capire l’importanza della ricerca e dello stesso Cesvot. Non sempre si viene ascoltati e compresi come ci meriteremo. Nonostante ciò, una ricerca di questo tipo sarà utile anche nel mio futuro ambito lavorativo, sia perché aiuta a lavorare in team ( spesso si sottovaluta il lavoro di rete) e a capirne l’importanza, sia perché aiuta anche a conoscere le realtà territoriali diverse dalla nostra. Un’indagine simile aiuta a conoscere quali servizi sono presenti sul nostro territorio, quali sono le loro potenzialità e quali sono le loro debolezze. Inoltre, nel ‘’piccolo’’, cioé a livello individuale, aiuta anche a capire l’importanza degli Enti Terzo Settore, che spesso vengono ‘’ denigrati ‘’ e sottovalutati dall’immaginario comune. L’idea diffusa nella nostra società é quella del ‘’non lo faccio perché non vengo retribuito’’, oppure ‘’devo lavorare e non ho tempo da perdere’’. Queste idee sul Terzo Settore possono essere abbattute solo conoscendo i bisogni territoriali socio- sanitari ed economici presenti nella nostra città o paese. Solo comprendendo a pieno questi bisogni interni ed esterni potremo capire che il Terzo Settore aiuta molto più di quanto possano fare le istituzioni pubbliche e lo Stato e che ‘’donare’’ e ‘’fare del bene’’ é comunque gratificante. Aiutare il prossimo é gratificante non a livello economico ( altrimenti non si chiamerebbe volontariato) ma a livello di ‘’spirito’’perché ci rende più umani, impara a sviluppare l’amore per il prossimo e a capire che possiamo fare anche qualcosa di utile per noi e per la nostra comunità. Far parte del Volontariato e conoscerlo ci aiuta a capire che anche noi abbiamo un piccolo posto nel mondo che ci rende migliori tirando fuori le nostre potenzialità e che prima non pensavamo di avere.

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Bibliografia

Amaturo E., Metodologia della ricerca sociale, Utet, 2012;

Corbetta P., La ricerca sociale:metodologia e tecniche, vol II Le tecniche quantitative, Mulino Itinerari, 2003;

Salvini A., Psaurodakis I, Oltre la crisi Identità e bisogni del volontariatoin Toscana, Cesvot Edizioni, I Quaderni, n.73, giugno 2015.

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Sitografia

 https://www.cesvot.it/chi-siamo;  https://www.cesvot.it/chi-siamo/missione-valori-e-strategie;  https://www.cesvot.it/chi-siamo/statuto;  https://www.cesvot.it/chi-siamo/codice-etico.

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Appendice

Appendice A

Questionario Cesvot ‘’ Identità , bisogni e caratteri strutturali delle associazioni di promozione sociale in toscana’’.

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Appendice A

Identità, bisogni e caratteri strutturali delle associazioni di promozione sociale in Toscana

RUOLO DELL’INTERVISTATO ALL’INTERNO DELL’ASSOCIAZIONE

[ ] Presidente [ ] Direttore [ ] Dirigente/Responsabile [ ] Amministrazione [ ] Segreteria [ ] Volontario E-mail dell’intervistato: