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La concorrenza fra le agenzie di rating

Per parlare di concorrenza tra le agenzie di rating bisogna innanzi tutto suddividerle in due macrocategorie: le imprese che operano su scala mondiale e quelle su scala nazionale, diffuse soprattutto in estremo oriente.176

174PARMEGGIANI FEDERICO, SACCO GINEVRI ANDREA, Quale rating assegnare alle nuove regole sulle

agenzie di rating?, in Nuove Leggi Civili Commentate, 2012, pp. 45–68, p. 55.

175“The SEC has oversight and examination authority over NRSROs. By law, however, the SEC is not

permitted to regulate the substance of credit ratings or the procedures and methodologies by which any NRSRO determines credit ratings. Methodologies include, among other things, the quantitative and qualitative models used to determine credit ratings” SEC’S OFFICE OF INVESTOR EDUCATION AND

ADVOCACYAND OFFICEOF CREDIT RATINGS, SEC Investor Bulletin: The ABCs of Credit ratings, 1° Ottobre

2013, consultabile all’indirizzo http://www.sec.gov/investor/alerts/ib_creditratings.pdf.

176Vedi al riguardo l’analisi presente in FERRI GIOVANNI, LACITIGNOLA PUNZIANA, Le agenzie di rating.

È evidente come non possa esserci concorrenza vera e propria tra imprese di dimensioni così differenti; alcune opereranno prevalentemente sul mercato interno ed altre invece si dedicheranno alle imprese di maggiori dimensioni o interessate ad emettere strumenti sul mercato internazionale.

Secondo alcuni studi inoltre le piccole agenzie di rating sono ritenute più capaci di catturare le peculiarità delle imprese locali e di esprimere conseguentemente una valutazione più precisa, grazie alla loro maggior conoscenza del sistema economico locale.177

Limitando l’analisi alle agenzie operanti su scala globale, perché caratterizzate da un maggior potere di incidere sul sistema economico europeo,178 si può osservare

che anche tra queste esiste un certo grado di concorrenza: per le due maggiori le quote di mercato sono rimaste tendenzialmente stabili,179 ma con l’incremento

dell’importanza di Fitch anche queste hanno iniziato a darsi “battaglia sui prezzi”, solo che anziché abbassare il costo del rating lasciando inalterata la qualità della valutazione hanno lasciato allo stesso livello il costo del servizio agendo sul livello del giudizio, che in media è cresciuto di livello; si tratta del fenomeno della cosiddetta inflazione del

rating.180

Si può notare come quindi la concorrenza possa portare non ad un miglioramento del rating emesso dalle agenzie, ma piuttosto ad una riduzione dei profitti delle singole agenzie e quindi ad una minor capacità delle stesse, considerate singolarmente, di influenzare l’economia globale.

Una maggior liberalizzazione del settore del rating potrebbe portare nel medio lungo termine ad un aumento del numero di soggetti attivi, ma questo potrebbe non risolvere efficacemente i problemi, vuoi per inefficienze proprie del sistema, vuoi per gli aspetti negativi della concorrenza. In realtà quest’ultimo aspetto è stato indagato solo per quanto riguarda un oligopolio, e non una situazione di concorrenza perfetta.

177FERRI GIOVANNI, LACITIGNOLA PUNZIANA, Concorrenza e agenzie di rating: il dibattito economico, p.

315.

178In realtà anche l’agenzia cinese Dagong può avere un certo peso sul collocamento dei titoli europei,

data l’importanza dell’economia cinese e delle risorse che essa può mobilitare; tuttavia la sua dipendenza dalla Repubblica Popolare la rende molto diversa dalle altre, tanto che sarebbe difficile estendere anche ad essa alcuni risultati.

179Sul totale dei rating emessi negli Stati Uniti, il 31 dicembre 2012 il 45,6% era di Standard & Poor’s, il

36,9% di Moody’s e il di 14% Fitch. Vedi SECURITIESAND EXCHANGE COMMISSION., Annual Report on Nationally Recognized Statistical Rating Organization, 2013, p.8.

180Vedi in merito BECKER BO, MILBOURN TODD, How did increased competition affect credit ratings?, in

Ipotizzando infatti la presenza di numerose e diverse agenzie, non correlate fra loro, si può ritenere che queste non siano in grado di influenzare pesantemente il prezzo. Però nulla vieta che le agenzie con una migliore conoscibilità non si esimano dal ricattare gli emittenti perché questi chiedano a loro il rating.

Alcuni hanno presentato l’aumento della concorrenza tra le agenzie come un buon correttivo alle inefficienze del mercato, anche se non è ben chiaro come questa dovrebbe assicurare rating più accurati:181 infatti un effetto potrebbe essere quello di

minare ulteriormente gli incentivi reputazionali, sulla cui effettività sono già sorti gravi interrogativi:182 per alcuni infatti la diminuzione della quota potenziale di mercato

“porta ad una riduzione delle rendite future e quindi ad una riduzione degli incentivi ad emettere rating «corretti»”.183

Anche chi richiede questa soluzione è peraltro costretto ad ammettere che potrebbe portare a maggiori conflitti di interessi.184

I tempi di attuazione inoltre non sarebbero brevi: nel breve periodo, certamente non è semplice aumentare il numero di imprese attive, ma nel medio lungo probabilmente potrebbe esser possibile.

Un altro svantaggio di questa ipotesi potrebbe essere il fatto che gli investitori richiedano giudizi confrontabili tra di loro, ma in realtà già le agenzie presenti sul mercato utilizzano gli stessi simboli, anche se è diverso il significato che ogni agenzia attribuisce agli stessi simboli.185

L’aspetto più importante da tenere in considerazione, tuttavia, resta il fatto che un aumento della concorrenza possa portare, invece che ad un miglioramento, ad un minor valore informativo dei rating:186 è su questo aspetto quindi che dovrebbe

incentrarsi l’analisi dei costi e benefici di questa prospettiva, anche se di difficile

181“The main problems regulatory change could address are those resulting from market concentration in

the rating agency industry. The price of ratings may not be as low, and the quality of ratings may not be as high, as would be the case if the industry were more competitive”. HILL, CLAIRE A., Regulating the Rating Agencies, cit., p. 44.

182In questo senso, LISTOKIN YAIR, TAIBLESON BENJAMIN, If You Misrate, Then You Lose: Improving

Credit Rating Accuracy Through Incentive Compensation, cit, p. 101.

183FERRI GIOVANNI, LACITIGNOLA PUNZIANA, Concorrenza e agenzie di rating: il dibattito economico, p.

307.

184HILL, CLAIRE A., Regulating the Rating Agencies, cit., p. 51.

185Ogni agenzia utilizza infatti una diversa accezione di “default” e questo comporta differenze nel

valore delle classi di merito creditizio.

186Vedi SKRETA VASILIKI, VELDKAMP LAURA, Ratings shopping and asset complexity: A theory of ratings

inflation, 2009, NBER Working Paper n. 14761, 2009, consultabile su

quantificazione.

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