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C. medio minimo Si rileva che il punto di intersezione tra la curva del costo medio e la curva del costo marginale rappresenta il livello di produzione

1.19 CONCORRENZA PERFETTA

Fattori La concorrenza perfetta è la orma più pura di mercato ed è caratterizzata dai seguenti fattori:

- molteplicità di offerenti e di acquirenti; - omogeneità di prodotto;

- libera entrata ed uscita dal mercato delle imprese;

- trasparenza, ossia conoscenza di tutte le variabili caratteristiche del mercato (qualità prodotti, prezzi, etc.);

- pari opportunità di accesso al mercato nella vendita e/o acquisto dei beni economici e/o dei fattori produttivi per realizzarli.

figura 1.25 - Profitto Prezzo e costo marginale

Il prezzo E Nella teoria economica dellʼimpresa in concorrenza perfetta si

assume il prezzo del bene economico come una variabile indipendente dallʼimpresa stessa. In altre parole il mercato di riferimento del produttore è quello determinato da una domanda infinitamente elastica, nel quale lʼimpresa può solo determinare la quantità da produrre.

Con tali presupposti e fissato un prezzo del bene pari a E, se lʼimpresa pone sul mercato un bene ad prezzo superiore non trova di fatto acquirenti ed è, quindi, costretta a diminuire il prezzo (portandolo ad un livello pari a E). Analogamente se immette un bene ad un prezzo superiore ad E, si troverebbe ad affrontare un aumento illimitato di domanda e, nellʼincapacità di soddisfare tale domanda (es. aumento costi marginali), sarebbe costretta a riportare il prezzo del prodotto ancora ad E.

figura 1.26 - Massimizzazione profitti in concorrenza

Massimo profitto Nel caso di concorrenza perfetta il massimo profitto sarà, per questo, realizzato quando il costo marginale assumerà un valore uguale al prezzo (che nel caso particolare corrisponde ad un ricavo marginale costante).

Segno del profitto In tale condizione potremmo individuare la quantità di produzione che massimizza il profitto. Resta da stabilire il segno di tale profitto che, in casi particolari, potrebbe anche essere negativo (c.d. minimizzazione delle perdite). Elemento indispensabile per quantificare il segno del profitto sarà il costo medio. Riportando in grafico le diverse curve si potrà costruire un grafico (fig.1.26), nella quale il rettangolo MpBT rappresenta il profitto (nel caso

particolare positivo), dato dalla differenza tra il ricavo totale (OpBq1) e il costo totale (OMTQ1).

È evidente come lʼimpresa abbia, di norma, convenienza ad attestare il livello di produzione non a quella quantità che minimizzi i costi (L) ma a quella che massimizzi il profitto. Cosi come è evidente che se al punto B la curva del costo medio fosse superiore a quella del costo marginale si avrebbe un profitto negativo e, quindi, lʼimpresa si dovrebbe assestare su una quantità inferiore di produzione.

Extraprofitto Per completezza si rileva che il profitto preso a riferimento e così determinato rappresenta di fatto un extraprofitto in quanto il profitto c.d. ordinario è già compreso nei costi fissi, così come precedentemente definiti.

Medio periodo Nel medio periodo e in presenza di un extraprofitto generalizzato per un determinato bene nuove imprese tenderanno ad entrare nel mercato o le esistenti si attrezzeranno per portare il livello di produzione ad un livello in grado di massimizzare il c.d. extraprofitto (costo marginale = profitto marginale).

Effetto In questa circostanza si assiste irrimediabilmente ad un aumento della quantità totale del bene offerta sul mercato (spostamento della curva di offerta) e, supposta la curva di domanda costante, si verificherà una diminuzione del prezzo.

A questo punto si avrà una traslazione verso il basso della retta del prezzo e lʼimpresa sarà costretta a diminuire la quantità prodotta (dal punto E al punto L). Nella pratica, quindi, il mercato costringe lʼimpresa a produrre una quantità di bene che corrisponde al costo unitario medio più basso.

In questa corsa tendenziale alla discesa del prezzo, lʼimpresa potrà, per adattarsi al mercato e in determinate condizioni, accettare di produrre ad un costo medio pari al costo medio variabile, rinunciando così a coprire i c.d. costi fissi e sperando in migliori congiunture.

Il punto di fuga Cosa che non può fare, o lo può fare per periodi relativamente brevi, è produrre quando il prezzo di vendita è inferiore al minimo del costo medio variabile. In tale ipotesi lʼimpresa sarà costretta ad uscire dal mercato (o la sarà da li a poco). Per questo il punto di minimo del costo medio variabile corrisponde al c.d. punto di fuga dellʼimpresa dal mercato.

1.20 MONOPOLIO

Prezzo e quantità Si ha un mercato di monopolio in presenza di un unico produttore e molti acquirenti. In tale ipotesi il produttore, a curva di domanda costante, è in grado di decidere alternativamente ma non contemporaneamente il prezzo o la quantità del bene da produrre. Lʼimpresa potrà, cioè, effettuare una c.d. politica di prezzo (fissazione di un prezzo x) e produrre la quantità richiesta dalla domanda per tale valore; oppure fissare la quantità, accettando il prezzo al quale i consumatori saranno disposti ad assorbire tale quantità.

Extraprofitto Di conseguenza la quantità (o il prezzo) di bene prodotto che determina il massimo profitto per lʼimpresa monopolista sarà data, analogamente allʼimpresa in perfetta concorrenza, dallʼincontro tra la curva del ricavo marginale e quella del costo marginale.

Differenza sostanziale tra le due tipologie di mercato è che mentre nella concorrenza perfetta lʼentrata sul mercato di nuove imprese può spingere il singolo produttore ad annullare lʼextraprofitto (ricavo medio = costo medio variabile minimo), nel monopolio il produttore, agendo liberamente sulle quantità o sul prezzo del bene, potrà continuare anche nel lungo periodo a conseguire tale extraprofitto.

Discriminazione Si rileva come nella pratica il monopolista, considerata la sua favorevole posizione, frequentemente applica le c.d. discriminazione dei prezzi, ossia tende a mettere in vendita uno stesso bene o servizio a prezzi differenti, suddividendo con ciò il mercato in fasce di acquirenti secondo i più diversi parametri (territoriali, reddituali, temporali, etc.).

Questo nel duplice intento di minimizzare la c.d. rendita del consumatore e/o nellʼottica di effettuare unʼequa distribuzione del bene o del servizio (es. mezzi di trasporto, sanità, etc.).