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Questioni psicologiche nell'affidamento sine die

3.1 I confini familiar

La posizione di confine è una posizione critica: può essere una condizione di privilegio o può essere una posizione di margine, segno di una incerta doppia appartenenza.32

Il minore in affidamento sine die cresce in una situazione di perenne doppia appartenenza in quanto sullo sfondo, da una parte, ci sono i suoi genitori naturali, che sono più o meno presenti nella sua vita, e dall'altra c'è la famiglia affidataria che, col passare del tempo, ha instaurato un rapporto stabile col minore.

La presenza di questo duplice legame e la percezione di una doppia appartenenza familiare pongono il minore in una “posizione di confine” rispetto ad entrambi i poli familiari.33

Il minore vive con la nuova famiglia che si prende cura di lui e gli garantisce l'affetto di cui ha bisogno, ma il legame con la famiglia d'origine non viene mai interrotto. E' come se il minore si avvicinasse sempre di più al polo degli affidatari ma il legame col nucleo d'origine lo spingesse dall'altra parte, riportandolo al confine tra i due nuclei. La vicinanza con entrambi i nuclei varia continuamente ed il minore deve essere in grado di trovare un equilibrio tra i due.

La separazione con la famiglia d'origine e la doppia appartenenza possono, perciò, far nascere nel minore un “conflitto di lealtà”: può succedere che i minori che

32 Prefazione di Eugenia Scabini in Greco Ondina, Iafrate R., Figli al confine. Una ricerca

multimetodologica sull'affidamento familiare, Franco Angeli, Milano 2001.

entrano in una nuova famiglia mantengano un sentimento di appartenenza verso la famiglia d'origine. Se il minore sente in pericolo il legame originario, egli si rende impermeabile alla nuova relazione o in maniera passiva oppure in maniera apertamente oppositiva.34

Le modalità che il minore trova per affrontare tale conflitto sono profondamente influenzate dal modo in cui gli adulti si rappresentano, a loro volta, lo stesso conflitto: l'incapacità di una integrazione tra le famiglie rende più difficile il superamento di questo conflitto.35

Nel caso dell'affido sine die questo sentimento tende a scomparire col tempo dato che il periodo di appartenenza con famiglia affidataria è molto lungo e il minore ha la possibilità di confrontarsi numerose volte, anche in età avanzata visto che l'affido sine die arriva la maggior parte delle volte fino alla maggiore età, con la questione della doppia appartenenza e dei confini. Il minore in affido sine die sperimenta l'affievolirsi dei contatti e dei legami psicologici con la famiglia d'origine.

I servizi e le famiglie affidatarie devono essere consapevoli dell'esistenza di questi sentimenti e di queste dinamiche per poter progettare al meglio, come verrà esposto in maniera più approfondita in seguito, una separazione graduale dal nucleo d'origine.

Ondina Greco e Raffaella Iafrate hanno fatto un importante studio36 relativo alle tematiche dell'affidamento familiare come la relazione genitori – figli in affido, i confini familiari e il benessere dei minori in affido. Ne è venuto fuori un quadro molto interessante di cui verrà riportata, per i fini di questo lavoro, la parte relativa ai

34 Greco Ondina, Iafrate R., op. cit.

35 Greco Ondina, La doppia luna. Test dei confini e delle appartenenze familiari, Vita e pensiero, Milano 1999.

confini familiari.

La ricerca ha previsto l'utilizzo di metodi quantitativi e metodi qualitativi e sono stati raccolti, per la ricerca quantitativa, dati relativi a 117 famiglie affidatarie e, per la ricerca qualitativa, i dati di 27 famiglie affidatarie.

Nella ricerca quantitativa sono stati predisposti dei questionari in cui, oltre alle relazioni genitori – figli in affido e al benessere degli stessi minori, si misurava la concezione dei confini familiari sia per i minori che per i genitori affidatari. Si è andato a misurare i seguenti costrutti:

1. Desiderio di inglobamento da parte dei genitori affidatari nei confronti del minore in affido;

2. Desiderio di inclusione nella famiglia affidataria da parte del minore in affido.

Per misurare la percezione dei confini rispetto alle famiglie naturali è stata costruita un' altra scala da somministrare ai genitori affidatari relativa agli indicatori di esclusione ostile, vicinanza solidale e distanza oggettiva della famiglia naturale nella percezione degli affidatari.

La ricerca qualitativa era rivolta alla comprensione delle dinamiche individuali ed intersoggettive in gioco nell'affidamento familiare, che è caratterizzato dalla presenza di due famiglie accanto al minore, presenza che è sempre causa di complessità perché pone il problema di gestire una doppia appartenenza.37

Sono stati utilizzati interviste e il test molto interessante de “La doppia luna”.

La doppia luna è un test dei confini e delle appartenenze familiari ed è stato somministrato in tre momenti: prima solo al minore, poi solo agli affidatari ed infine a tutti insieme riuniti. Essendo molto breve e di facile comprensione si andrà a descrivere brevemente il suo funzionamento.38

Si disegna un rettangolo su un foglio in modo tale da avere due rettangoli (il rettangolo più ampio è rappresentato dal bordo stesso del foglio) a questo punto l'operatore inizia a presentare le consegne. Egli dice: “questo rettangolo rappresenta il tuo mondo, cioè quello che a lei interessa, le persone per lei importanti. Lo spazio esterno al rettangolo è tutto ciò che c'è al di fuori di questo mondo”.

Le consegne successive sono cinque:

1. Disegni con un simbolo (per esempio un cerchietto) se stesso e si collochi dove vuole;

2. Ora disegni, sempre mediante un simbolo, le persone per lei importanti e le collochi dove vuole. Le persone importanti possono essere in questo momento vicine o lontane, ma sono comunque importanti per lei;

3. Ora racchiuda con uno stesso cerchio le persone che, secondo lei, fanno parte della stessa famiglia. Può disegnare uno o più cerchi, come ritiene più vero per sé;

4. Secondo lei, dove potrebbe essere collocato ... ?

(l'elemento mancante, in questo caso la famiglia affidataria o la famiglia naturale);

5. Se avesse una bacchetta magica, cosa cambierebbe di questo disegno?

(C'è qualche persona che non ha segnato e vorrebbe aggiungere? C'è qualche persona che le piacerebbe fosse in un'altra posizione? Chi? Dove vorrebbe collocarla?).

Una volta concluso il test si apre la fase della valutazione che prevede una prima valutazione generale sul disegno e sull'interazione tra il soggetto e l'operatore (aspetti comportamentali ed emotivi, stile prevalente, attribuzione di ruolo...).

Successivamente si passa ad una fase più approfondita che prevede la valutazione di diversi elementi:

a) Tipologia dei simboli;

b) Grandezza dei simboli utilizzati (omogenea/disomogenea per chi); c) Utilizzo di simboli convenzionali o non convenzionali;

d) Disposizione degli elementi nel foglio (utilizzo del rettangolo, utilizzo del confine, utilizzo dello spazio esterno al rettangolo);

e) Disposizione degli elementi nel rettangolo (utilizzo del centro, utilizzo del confine, utilizzo dei quadranti);

f) Gli elementi disegnati (dentro, fuori, al confine);

g) Rappresentazione dei confini familiari: quali famiglie? Quali componenti di ciascuna famiglia?;

h) Sono presenti nella fase di disegno spontaneo i poli del conflitto? (Quali assenze?);

l) Spazio del desiderio (presente/assente quale utilizzo: desiderio di avvicinamento / desiderio di allontanamento).