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Un legame sicuro per una costruzione sicura del Sè

Questioni psicologiche nell'affidamento sine die

3.3 Un legame sicuro per una costruzione sicura del Sè

Mary Ainsworth, attraverso lo studio della Strange Situation, individuò quattro possibili pattern di attaccamento tra la madre e il figlio:

1. Attaccamento sicuro

Caratterizza i bambini che hanno avuto una madre sensibile ai segnali di disagio e responsiva alle loro richieste. La madre è la base sicura dalla quale ci si allontana per esplorare l'ambiente e alla quale si ritorna in caso di necessità. Il bambino rivela le emozioni e i suoi stati d'animo perché sa che la madre li accoglie, li capisce ed interviene per proteggerlo.

2. Attaccamento evitante

Caratterizza i bambini che durante il loro primo anno di vita hanno avuto una figura di attaccamento insensibile ai loro segnali e rifiutante sul piano del contatto fisico, anche in situazioni stressanti. Non hanno fiducia in un'adeguata risposta materna e evitano un eventuale contatto con lei.

I bambini hanno scarso interesse nell'esplorazione e nessuna reazione al momento della separazione e della riunione con la madre. Non mostrano nessuna emozione e tendono a negare i loro stati d'animo e le loro necessità di sicurezza.

3. Attaccamento ambivalente

Questi bambini, durante i loro primi mesi, hanno avuto una madre imprevedibile, sensibile solo a certi bisogni. Questi bambini sono incerti circa la disponibilità della madre nel fornire aiuto e protezione, appaiono assorbiti dalla figura di attaccamento ma non riescono ad utilizzarla come base sicura da cui partire per esplorare l'ambiente.

4. Attaccamento disorganizzato

Nella Strange Situation questi bambini si avvicinavano alla madre con il viso rivolto altrove, si portavano la mano alla bocca, si coprivano gli occhi, si dondolavano sulle ginocchia in modo stereotipato; a volte rimanevano ammutoliti e immobili come congelati. Sono bambini che nel loro primo anno di vita hanno ricevuto maltrattamenti fisici, abusi sessuali, trascuratezza in generale dalla loro figura di attaccamento.

Un minore che cresce in un ambiente sicuro e protetto dispone di una “base sicura” dalla quale si allontana per esplorare l'ambiente circostante e alla quale ritorna in caso di pericolo. La figura genitoriale, in un attaccamento sicuro, risponde alle richieste del minore in maniera sensibile e responsiva, creando in lui uno stato di

fiducia e di sicurezza.

I benefici derivanti da un accudimento sensibile, disponibile e sintonizzato possono essere notati attraverso la gamma dei comportamenti socievoli, fiduciosi e competenti connessi all'esplorazione, all'interno della disponibilità offerta da una relazione base sicura, dalla prima infanzia all'adolescenza.49

Grazie a questo tipo di attaccamento il bambino riuscirà a conoscere ed esprimere in maniera corretta tutte le emozioni: dalla gioia, alla tristezza, alla rabbia, ecc.

Inoltre avrà maggiori capacità di esplorazione, una maggiore autostima di sé, maggior capacità nel linguaggio e una maggiore capacità di entrare in empatia con le altre persone.

Ciò accade perché un attaccamento sicuro, oltre ad offrire una base sicura, sviluppa le qualità del pensiero e la capacità di riflettere sui comportamenti e sulle emozioni altrui: in questo modo i minori, disponendo di una mente riflessiva, riescono a regolare i propri comportamenti a partire dall'altro.

Il minore si adatta al contesto relazionale in cui vive e organizza il suo comportamento sulla base delle risposte ricevute dal caregiver. Le esperienze vissute formano delle “rappresentazioni mentali” che aiutano il minore a dare un senso al mondo circostante e ad affrontare le diverse situazioni.

Le esperienze vissute all'interno del rapporto di attaccamento portano allo sviluppo di una serie di rappresentazioni mentali definite da Bowlby “modelli operativi interni” che diventano la struttura portante delle aspettative, delle credenze e dei comportamenti del minore.50

49 Schofield Gillian, Beek Mary, Adozione, affido, accoglienza. L'attaccamento al centro delle

relazioni familiari. Raffaello Cortina, Milano 2013.

I modelli operativi interni veicolano la percezione, l’interpretazione degli eventi, la memoria e consentono all’individuo di valutare, analizzare e scegliere le diverse alternative dell'ambiente.

La formazione di modelli mentali costituisce un processo fondamentale, mediante il quale il cervello impara dal passato e influenza direttamente i comportamenti futuri.51 Un legame di attaccamento basato sulla sensibilità e sulla continuità delle cure da parte del genitore costruisce un'immagine di quest'ultimo come disponibile e amorevole e di sé come efficace, apprezzato e amato.

Mentre il minore i cui segnali e le cui esigenze non sono corrisposti in modo affidabile o addirittura vengono rifiutati dal genitore, sviluppa un'immagine di questi come non disponibile o ostile e di sé come impotente e non degno di essere amato.52

Tabella 3.2

I modelli operativi interni (aspettative su come la figura di attaccamento si comporterà in caso di pericolo; previsioni su come ci si aspetta di poter reagire in quelle circostanze; senso della propria amabilità/non amabilità).53

Sicuri Sé degno di essere amato, fiducia in sé.

FdA affidabile, fiducia negli altri.

51 Siegel J. Daniel, La mente relazionale. Neurobiologia dell'esperienza interpersonale, Raffaello Cortina, Milano 2001.

52 Schofield Gillian, Beek Mary, op. cit.

53 Attili Grazia, Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente: normalità, patologia

Realtà esterna rassicurante.

Ambivalenti/invischiati Sé intermittentemente degno di amore,

vulnerabile, scarsa fiducia in sé.

FdA inaffidabile, altri non degni di fiducia. Realtà esterna pericolosa.

Evitanti/distanzianti Sé non degno di essere amato, fiducia solo in

sé stesso.

FdA rifiutante, altri rifiutanti. Realtà esterna ostile.

Disorganizzati/non risolti Sé che può aiutare, sé che è minacciato, sé

che fa paura.

FdA bisognosa di aiuto, FdA che spaventa,

FdA che è spaventata.

Realtà esterna catastrofica

Tabella 3.3

Competenze ed emozioni collegate ai modelli operativi interni.54

Sicuri Capacità di instaurare relazioni affettive e sociali equilibrate. Negoziazione diretta dei termini di qualsiasi relazione e risoluzione dei conflitti senza ricorrere all'aggressività. Espressione di emozioni (sia di gioia sia di tristezza) e di richieste che corrispondono a esigenze reali.

Riconoscimento dei bisogni degli altri ed empatia. Rapporti di coppia basati sulla fiducia.

Genitori base sicura.

Ambivalenti/ invischiati

Negoziazione coercitiva dei termini delle loro relazioni. Incapacità di comprendere il reale significato dei comportamenti degli altri.

Attribuzione di inaffidabilità e di intenzioni ostili agli altri. Aggressioni e minacce per risolvere i conflitti.

Espressione esagerata e ridondante delle emozioni per lo più negative (tristezza, solitudine, ansia, rabbia), che porta a essere confusi e confondenti.

Gelosi e possessivi nei rapporti di coppia. Genitori intrusivi e controllanti.

Evitanti/ distanzianti

Non negoziano ruoli e posizioni all'interno delle loro relazioni.

Passivi o tendenti all'inganno. 54 Attili Grazia, op. cit., p. 117.

Incompetenza nel riconoscimento di segnali non in accordo con le loro aspettative di rifiuto.

Incapacità di riconoscere i bisogni affettivi dell'altro. Aggressioni o isolati o eccessivamente socievoli. Soppressione delle emozioni o false emozioni positive e sottile rabbia.

Freddi nei rapporti di coppia.

Genitori rifiutanti e ridicolizzanti i bisogni di affetto dei figli.

Disorganizzati/ non risolti

Relazioni aggressive, basate sul maltrattamento o su forte imprevedibilità, o evitamento delle relazioni e isolamento. Comportamenti aggressivi o di sottomissione.

Paura degli altri e attribuzione di intenzioni ostili. Emozioni angosciose e catastrofiche.

Maltrattanti, spaventanti e spaventati nelle relazioni di coppia e come genitori.

La teoria dell'attaccamento sostiene che i modelli operativi interni, se non si interviene durante lo sviluppo, tendono a rimanere stabili durante la crescita del minore.

A sostegno dell'ipotesi della continuità dei modelli operativi interni, Main, Kaplan e Cassidy (“La sicurezza nella prima, nella seconda infanzia e nell'età adulta: il livello

rappresentazionale”, 1985) hanno chiaramente dimostrato come lo stesso tipo di

legame, rilevato a 12 mesi, resti immutato a 18 mesi e a 6 anni.55

A tal proposito assume particolare interesse il test che misura i modelli mentali dell'attaccamento nell'età adulta: l'Adult Attachment Interview (AAI).

Questo test è stato messo a punto da Mary Main e consiste in una intervista semi strutturata, composta da 18 domande relative alla storia familiare del soggetto: durante l’intervista vengono rievocate esperienze passate, alla luce delle convinzioni e dei vissuti attuali di persona adulta.

Nella fase iniziale dell’intervista si chiede di descrivere la famiglia d'origine e il tipo

di rapporto che c'era con i genitori. Si va poi ad esplorare le reazioni del piccolo quando stava male, sia fisicamente sia per un problema emotivo e di come ricordasse la prima separazione dai genitori. Poi le domande si concentrano sulle esperienze vissute di rifiuto, di minaccia e le relative conseguenze sulla propria personalità. Infine le domande vertono su perdite o lutti avvenuti in famiglia, su l'attuale rapporto con i figli e sulle speranze e desideri per il futuro.

Una serie di scale a 9 punti (coerenza del trascritto, monitoraggio metacognitivo, idealizzazione, mancanza di memoria, svalutazione dell'attaccamento, rabbia, passività, mancanza di risoluzione di un trauma o di un lutto), attraverso le quali si valuta la struttura del discorso, porta a una misura dello stato mentale del soggetto relativamente all'attaccamento.56

L'Adult Attachment Interview ha evidenziato che le caratteristiche di un genitore sono correlate all'attaccamento del figlio verso di lui. Questo legame ha permesso di evidenziare la trasmissione intergenerazionale dell'attaccamento.57

All'interno delle relazioni familiari, gli individui tendono a riprodurre stili e comportamenti analoghi a quelli della loro figura di attaccamento.

La formazione dei modelli operativi interni del Sé e della figura di attaccamento sono la base di questo passaggio da una generazione all'altra delle medesime modalità di leggere ed affrontare l'ambiente circostante. Attraverso questo processo avviene una vera e propria identificazione con il proprio genitore: in altri termini i padri e le madri si comportano come i loro genitori in quanto utilizzano lo stesso stile interpretativo delle richieste provenienti dai figli e danno loro un valore secondo la

56 Attili Grazia, op. cit. 57 Ivi

loro esperienza fatta con i propri genitori e secondo i propri modelli operativi interni.

Tabella 3.4

Classificazione della AAI e corrispondenti pattern del comportamento infantile nella Strange Situation.58

Stato mentale dell'adulto all'AAI Comportamento del bambino nella

Strange Situation Sicuro/autonomo

(secure/autonomous, free) F

In grado di valutare con libertà le esperienze del passato. Ritengono che le loro relazioni di attaccamento con i genitori sono state importanti, ma esprimono valutazioni oggettive sia delle esperienze negative sia di quelle positive. Sono coerenti nell'esposizione. Non violano in maniera particolare nessuna delle massime di Grice (la massima della qualità, della quantità, della relazione/rilevanza e della maniera) e cercano di farsi capire spiegando il motivo di eventuali dimenticanze e confusioni.

Sicuro (secure) B

In presenza della madre esplora la stanza e i giochi con interesse. In assenza della madre può dare segni di sconforto e piangere, in particolar modo dopo la seconda separazione, ma per lo più riesce a giocare, da solo o con l'estraneo. Preferisce decisamente la madre all'estraneo. Alla riunione si avvicina lui alla madre, la saluta e ne ricerca il contatto fisico. Si calma e riprende a giocare.

Distanziante (dismissing) Ds

Negano che i legami di affetto abbiano o abbiano avuto importanza. Si definiscono forti, autosufficienti e non influenzabili dalle emozioni. Mancanza o scarsa memoria delle prime esperienze. “Normalizzano” gli eventi, sia positivi che negativi. Non coerenti, nel racconto, che tende ad essere eccessivamente breve, violando, così, la massima di Grice della quantità. Idealizzano i genitori o li svalutano apertamente, mostrando discrepanza tra la descrizione generale della propria vita e quella relativa ai singoli episodi, violando così la massima di Grice della qualità.

Evitante (avoidant) A

In presenza e in assenza della madre si concentra sui giochi o sull'ambiente. Ignora il genitore alla separazione e non piange. Mostra di stare a suo agio con l'estraneo e lo preferisce alla madre. Mostra indifferenza all'essere lasciato solo. Evita attivamente la madre alla riunione Cerca poca o nessuna vicinanza con la madre alla riunione.

Preoccupato/invischiato (entangled) E

Non mostrano una identità personale staccata dalla famiglia di origine. Ancora coinvolti con le esperienze del passato. Appaiono arrabbiati, passivi, o spaventati. Incapaci di valutare il proprio ruolo all'interno di qualsiasi relazione. Incoerenza nel racconto che tende a essere eccessivamente lungo con frasi grammaticalmente confuse, o vaghe, così da violare le massime Grice della quantità, della maniera e della rilevanza.

Ambivalente/resistente (resistant/ambivalent) C

In presenza della madre si mantiene stretto ad essa. Mostra poca esplorazione anche in assenza della madre e dà segni di intenso sconforto. Alla riunione si avvicina alla madre per farsi consolare ma non riesce a calmarsi. Può sembrare arrabbiato o aggressivo. Non riesce a giocare neanche dopo che la madre è tornata.

Non risolto/disorganizzato (unresolved/disorganized) U

Durante il racconto di lutti o di maltrattamenti compaiono errori e lapsus o un modo di parlare retorico ed elogiativo, che rivelano scarso monitoraggio metacognitivo. Emergono convinzioni che una persona morta sia ancora viva, o che la morte sia stata causata dal proprio pensiero. Improvvisi silenzi come se la persona fosse assorbita nei suoi pensieri. Normalmente il soggetto può rientrare anche nelle categorie Ds, E

o F.

Disorganizzato/disorientato (disorganized/disoriented) D

In presenza della madre mette in atto comportamenti bizzarri, può immobilizzarsi come se fosse in trance. Urla disperato quando è da solo ma quando il genitore rientra può buttarsi per terra, o avvicinarsi con il viso voltato nella direzione opposta. Può cercare di aggrapparsi, piangendo molto, e, allo stesso tempo, cercare di divincolarsi, buttandosi all'indietro.

Nuove esperienze possono modificare i modelli operativi interni: il minore può adattarsi a diversi schemi mentali e comportamentali.

Questo presupposto è essenziale per capire l'importanza che può avere l'istituto giuridico dell'affidamento come dimensione all'interno della quale il minore si trova a vivere in maniera costante e continua dei diversi stili accuditivi che lo portano ad una diversa percezione di sé: da un sé non degno di essere amato a un sé apprezzato e

amato.

Se i minori rimangono all'interno di un attaccamento insicuro o evitante con la figura genitoriale, hanno più possibilità di sviluppare una personalità ambivalente e patogena perché i modelli operativi interni acquisiti tendono a non modificarsi ed a rimanere stabili nel tempo.

La teoria dell'attaccamento suggerisce che l'esposizione continua a modalità di accudimento calde, coerenti ed affidabili riesce a modificare le aspettative primarie dei bambini relative sia agli adulti più intimi che a se stessi.59

L'affidamento acquista, perciò, un'importanza particolare perché la possibilità di godere di cure sensibili e costanti può portare il minore a modificare i modelli operativi interni per fare proprie queste nuove esperienze.

La possibilità di disporre di un attaccamento sicuro è, perciò, fondamentale per una crescita equilibrata del minore e per uno sviluppo positivo del sé.

Nel caso del minore in affidamento sine die, la doppia appartenenza del minore lo mette a confronto con due stili di attaccamento differenti: nella sua famiglia d'origine il minore non ha potuto godere di un ambiente familiare idoneo, mentre nella famiglia affidataria il minore gode di cure sensibili offerte in maniera continuativa. La condizione di figlio al confine pone il minore in una realtà interiore che non può essere riconosciuta e che preme in direzione della creazione di un sé falso e provvisorio, che corrisponde alla situazione di provvisorietà delle relazioni.

Ed è la paura a far da compagna all'insicurezza, una paura che può spingere da un lato alla chiusura verso il mondo circostante, ripiegandosi su di sé e

rinunciando a sviluppare la propria personalità, dall'altro alla reazione rabbiosa, nel tentativo di affermare se stessi sull'ambiente attraverso lo slancio aggressivo. I processi di evoluzione psichica e di costruzione della personalità, caratteristici in modo diverso a seconda dell'età in cui il bambino si trova in questo frangente e dai quali dunque dipendono anche i differenti esiti possibili, sono rimandati a un momento successivo, che pare sempre vicino, ma mai davvero raggiungibile, superati dalla necessità di reagire in qualche modo per liberarsi dall'angoscia accumulata.60

La possibilità di disporre di un ambiente familiare adeguato fa si che il minore riceva in maniera costante delle risposte alle sue esigenze.

Le esperienze di accudimento, di amore e di sicurezza che il minore vive nella nuova famiglia affidataria sono completamente diverse dalle esperienze fatte nella famiglia d'origine e la possibilità di goderne in maniera continua fa si che vengano interiorizzate come parte di un nuovo modello operativo interno.61

Dato che il minore in affidamento sine die non farà più rientro nella sua famiglia naturale, i servizi devono lavorare per un allontanamento non totale, ma comunque graduale, dal suo nucleo d'origine in quanto il minore si ritroverebbe continuamente a “fare i conti” col suo passato rendendo più difficile il processo di modifica delle proprie rappresentazioni mentali.

Perciò, nell'affidamento sine die, i servizi devono prediligere l'attaccamento sicuro con la nuova famiglia affidataria, perché la possibilità di godere di cure costanti porta

60 Luzzatto Leonardo, op. cit.

il minore a sviluppare un'identità sicura, degna di essere amata e capace di trovare un equilibrio all'interno della doppia appartenenza familiare.

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