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La Tab. 3.4 mostra la variazione media del Tier 1 ratio osservata a seguito dell’applicazione di tutte le proposte considerate ai fini dell’analisi. I dati sono riportati distinguendo tra due diversi periodi all’interno dell’orizzonte temporale: i) l’inizio e la fase più acuta della crisi del debito sovrano (2010-2012); ii) la fase post-crisi, ovvero quella caratterizzata da maggiore stabilità (2013-2016).

Tabella 3.4. L’impatto delle proposte analizzate: la variazione media del Tier 1 ratio

Rimozione della ponderazione favorevole Introduzione di un risk- weight floor (10%) SCC 2010-2012 2013-2016 2010-2012 2013-2016 2010-2012 2013-2016 Gruppo 1 -1,7% -3,6% -1,6% -1,9% -1,4% -2,0% Gruppo 2 -4,7% -7,4% -2,8% -3,2% -11,0% -11,7% Stressed -4,3% -9,5% -1,7% -2,3% -3,9% -5,5% Non-stressed -1,5% -2,2% -1,8% -2,0% -2,8% -2,8%

Le banche più grandi (Gruppo 1) registrano l’impatto più elevato a seguito della rimozione della ponderazione favorevole nel periodo post-crisi. Il valore è spiegato dal generalizzato peggioramento dei rating sovrani che determina, a parità di condizioni, un incremento delle RWA frutto dei coefficienti di ponderazione più elevati. L’impatto delle altre due proposte (risk-weight

floor e SCC) è più contenuto, ma si registrano (anche in questo caso) valori maggiori nel periodo

post-crisi: ciò è essenzialmente dovuto all’aumento delle dimensioni dei portafogli sovereign. Dinamiche simili sono osservabili anche per il Gruppo 2: gli impatti sono sempre più elevati nel periodo post-crisi. Tuttavia, le banche del Gruppo 2 registrano impatti più alti rispetto a quelle del Gruppo 1: ciò è vero con riferimento sia a tutte le proposte considerate, sia ai due periodi temporali scelti. A differenza delle banche del Gruppo 1, quelle del Gruppo 2 evidenziano anche un significativo maggiore impatto derivante dall’applicazione dei SCC (in entrambi i periodi): la spiegazione risiede negli elevati rapporti tra esposizioni domestiche e Tier 1 ratio di quest’ultime (si veda la Fig. A.2 in Appendice). L’impatto dei SCC per le banche del Gruppo 2 si attesta su valori alti anche in confronto con le banche stressed, nonostante anche quest’ultime registrino elevati rapporti tra esposizioni domestiche e Tier 1. Ciò è dovuto alla composizione dei due gruppi: il Gruppo 2 include infatti alcune banche appartenenti a Paesi non-stressed caratterizzate da una significativa esposizione domestica76.

76 Si tratta delle banche di Germania e Belgio. In particolare, KBC Group (BE) durante il periodo di osservazione registra

un rapporto tra esposizioni domestiche e Tier 1 mediamente pari al 158,9%. Lo stesso rapporto per le banche tedesche incluse nel Gruppo 2 oscilla in media tra il 192,2% e il 507,7%. Ciò si spiega osservando la tipologia di banche incluse: 3 su 5 delle banche tedesche incluse nel Gruppo 2 sono Landesbank, ovvero banche che (per loro natura) hanno come azionista di maggioranza le amministrazioni locali (i cosiddetti Land). Ciò tende a spiegare l’ammontare elevato di bond

60 Le banche appartenenti ai Paesi stressed risultano essere quelle più colpite dalla rimozione della ponderazione favorevole nel periodo post-crisi: il risultato risente, ovviamente, del peggioramento dei rating assegnati ai propri emittenti sovrani domestici. È rilevante inoltre l’impatto derivante dai SCC, sensibilmente superiore rispetto a quello osservato per le banche

non-stressed. Su quest’ultime, invece, gli impatti delle proposte – mediamente più contenuti –

sono riconducibili in via prevalente al livello della dimensione del proprio portafoglio di titoli di Stato (risk-weight floor e SCC) e al “peso” al suo interno della componente relativa ad esposizioni verso Paesi stressed (rimozione della ponderazione favorevole).

La Fig. 3.9 racchiude invece i risultati di un’analisi volta a mostrare, alla fine di ogni anno, la percentuale di banche maggiormente influenzate da ciascuna delle proposte. Ciò è svolto attraverso l’osservazione della riduzione del Tier 1 ratio seguita alla rimozione della ponderazione favorevole, all’introduzione di un risk-weight floor (10%) e dei SCC. Alla fine di ogni anno, ciascuna banca è dunque considerata maggiormente impattata dalla proposta che comporta la riduzione percentuale del Tier 1 ratio più elevata.

Nel 2010 più della metà delle banche appartenenti al Gruppo 1 risultano essere maggiormente impattate dal risk-weight floor. La situazione cambia invece nel 2011: la percentuale di banche maggiormente colpite dalla rimozione della ponderazione favorevole cresce in maniera significativa; mentre si riduce la percentuale di quelle più colpite dai SCC. Ciò è riconducibile ancora una volta al peggioramento dei rating esterni. Diversamente, per le banche del Gruppo 2 i SCC risultano essere la proposta più impattante nel periodo 2010-2012. Ciò cambia a partire del 2013: il generalizzato peggioramento dei rating rende la rimozione della ponderazione favorevole la proposta con l’impatto più elevato. Con riferimento invece alla distinzione tra banche stressed e non-stressed, è possibile osservare come per le prime aumenti in maniera costante la percentuale di banche maggiormente impattate dalla rimozione della ponderazione favorevole, fino ad arrivare a valori superiori al 90% nel periodo post-crisi. Ciò è spiegato dal rilevante “peso” delle esposizioni domestiche a cui corrispondono coefficienti di ponderazione sensibilmente più elevati. Diversamente, la maggior parte delle banche non-stressed nel periodo post-crisi continua ad essere più influenzata dall’introduzione del risk-weight floor e dei SCC, a motivo della loro prevalente esposizione verso emittenti sovrani caratterizzati da rating elevati.

sovrani domestici detenuti. Al contrario, Commerzbank e Deutsche Bank (Gruppo 1) – banche con una governance strutturalmente differente – presentano valori medi pari rispettivamente al 96,5% e al 60%.

61 Figura 3.9. Percentuale di banche maggiormente influenzate dalle diverse proposte

Fonte: elaborazione propria su dati EBA.

33% 50% 56% 50% 50% 44% 33% 17% 17% 11% 11% 11% 17% 67% 50% 33% 33% 39% 39% 39% 0% 20% 40% 60% 80% 100% 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Gruppo 1

Rimozione ponderazione favorevole SCC Introduzione risk-weight floor

39% 43% 39% 48% 48% 48% 52% 48% 43% 48% 39% 30% 30% 26% 13% 13% 13% 13% 22% 22% 22% 0% 20% 40% 60% 80% 100% 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Gruppo 2

Rimozione ponderazione favorevole SCC Introduzione risk-weight floor

50% 57% 79% 93% 93% 93% 93% 43% 43% 21% 7% 7% 7% 7% 7% 0% 20% 40% 60% 80% 100% 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Stressed

Rimozione ponderazione favorevole SCC Introduzione risk-weight floor

7% 30% 26% 30% 26% 26% 26% 41% 26% 41% 37% 30% 30% 30% 52% 44% 33% 33% 44% 44% 44% 0% 20% 40% 60% 80% 100% 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Non-stressed

62 Il confronto appena proposto lascia spazio a prime importanti riflessioni. La considerazione dell’impatto delle diverse proposte con riferimento a periodi temporali (e quindi “scenari”) differenti pone diversi interrogativi:

I. la rimozione del trattamento favorevole o l’introduzione di forme di disincentivo all’esposizione sovrana negli anni post-crisi avrebbe consentito ugualmente il pieno soddisfacimento della domanda di finanziamento da parte degli Stati?

II. il rafforzamento patrimoniale delle banche osservato (Fig. 3.1 e Tab. 3.3) sarebbe stato ugualmente possibile senza i “benefici” derivanti dall’attuale trattamento regolamentare per i titoli di Stato?

III. forme di disincentivo all’investimento in titoli di Stato avrebbero potuto peggiorare il profilo reddituale delle banche in alcuni momenti?

Le analisi condotte in questa parte del lavoro sono sicuramente in grado di rispondere, anche se parzialmente, ai quesiti posti. In primo luogo, risulta pacifico affermare che nel caso di rimozione della ponderazione “zero” l’aumento della rischiosità percepita degli emittenti sovrani, con conseguente peggioramento dei rating, possa rappresentare un forte ostacolo a eventuali processi di rafforzamento patrimoniale o al sostenimento della domanda di debito pubblico (soprattutto nei periodi di maggiore turbolenza finanziaria). Diversamente, misure non risk-based (come i SCC) neutralizzerebbero gli effetti derivanti dal peggioramento dei rating, ma sarebbero comunque in grado di mettere a rischio il ruolo essenziale del sistema bancario nel finanziamento del debito pubblico.

Occorre inoltre tenere presente, in proposito, che il campione di banche qui considerato non è stato costruito appositamente per potere effettuare l’analisi delle proposte qui prese in esame. Un’analisi più puntuale e concretamente utilizzabile per valutare gli impatti di politiche di regolamentazione dovrebbe essere molto più ampia e appositamente indirizzata:

• dovrebbe essere condotta necessariamente dalle Autorità ove si dovesse effettivamente volere andare nella direzione di approvare e introdurre proposte analoghe a quelle considerate o diverse da esse;

• per farlo, sarebbe necessario anzitutto definire e costruire un campione che possa essere rappresentativo delle specifiche e diverse caratteristiche di bilancio delle banche all’interno dei singoli Paesi.

Riguardo a quest’ultimo punto, basta considerare che l’esposizione in titoli di Stato discende anche dalle caratteristiche strutturali pro-tempore della redditività delle singole banche e dal contributo a essa dato dai titoli di Stato, dal modello di business delle banche, dalle tipicità dell’economia nella quale la singola banca opera, dalle caratteristiche dimensionali delle stesse banche, da altri fattori (tra i quali un peso significativo hanno fattori di sistema). Pertanto,

63 tenendo conto almeno delle principali specificità, un’analisi più approfondita dovrebbe essere condotta su un campione di banche che sia rappresentativo delle caratteristiche dei singoli sistemi bancari presi in considerazione. Attualmente, invece, i dati disponibili sono certamente utili per definire la portata generale delle problematiche qui prese in esame attraverso la discussione delle principali proposte di riforma, ma non possono essere sufficienti per giungere – da parte di alcuno – a conclusioni piene e articolate in materia.

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Capitolo IV

VINCOLI REGOLAMENTARI ED EFFETTI SISTEMICI:

VERSO UN NUOVO FRAMEWORK EFFICACE? CONCLUSIONI