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Connessioni principali invarianti

In questo capitolo studiamo connessioni principali invarianti rispetto all’azione di un gruppo di Lie, ed in particolare le connessioni principali invarianti che si possono definire su spazi omogenei.

9.1. Automorfismi di un fibrato principale

Sia ξ = (P, π, M, G) un fibrato principale differenziabile. Gli automorfismi di ξsono i diffeomorfismi G-equivarianti diPin s´e, cio`e le F ∈Diff(P,P) con

F(σ ·a)= F(σ) ·a, ∀σ ∈P, ∀a∈ G. Sia K un gruppo di Lie con algebra di Lie κ.

Definizione 9.1.1. Un’azione (a sinistra) di K su ξ `e un’azione differenziabile K ×P3 (k, σ) −→k· σ ∈P

G-equivariante. Poich´e trasforma fibre in fibre, definisce un’azione K × M 3 (k,p) −→k·p∈ M

sulla base e valgono le

π(k· σ)=k· π(σ), (k· σ) ·a=k· (σ ·a) Ck· σ ·a, ∀σ ∈P, ∀k∈ K, ∀a∈ G. Abbiamo il diagramma commutativo

K ×P× G  MMMM &&M M M M M M K ×P  P× G  K × M // M.

Un gruppo a un parametro {Ft} di automorfismi di ξ definisce un gruppo a un parametro { ft} di diffeomorfismi di M. Il suo generatore infinitesimale Z ∈ X(P) `e G-invariante e π-correlato al generatore infinitesimale X di { ft}.

Se K agisce su ξ, per ogni X ∈ κ la moltiplicazione a sinistra per exp(t·X) definisce gruppi a un parametro di diffeomorfismi di P e di M, i cui generatori infinitesimali XP∈ X(P) ed XM ∈ X(M) sono tra loro π-correlati.

Definizione 9.1.2. Chiamiamo XPed XMi campi associati all’elemento X di κ. 155

Per ogni σ ∈P e p∈ M le {K 3k→k· σ ∈P} e {K 3k→k·p∈ M} sono ap-plicazioni differenziabili rispetto alle quali, per X ∈ κ, il corrispondente campo X invariante a destra su K `e correlato ai campi associati XP ed XM. Poich´e la κ 3X → X∈ X(K) `e un anti-omomorfismo di algebre di Lie, vale allora il

Lemma 9.1.3. Le corrispondenze X → XPed X → XM tra κ ed X(P), X(M)

sono antiomomorfismi di algebre di Lie. 

Fissato in M un puntop0e sia

H= {k∈ K |k·p0=p0}.

il suo stabilizzatore in K. I suoi elementi operano sulla fibraPp

0 e vale il Lemma 9.1.4. Per ogni elemento σ della fibraPp0, l’applicazione

(9.1) λσ : H 3k−→ σ−1·k· σ ∈ G

`e un omomorfismo di gruppi di Lie. 

9.2. Automorfismi di una connessione principale

Fissiamo sul fibrato principale ξ= (P, π, M, G) una connessione principale Γ con forma di Cartan ω. Utilizziamo la notazione introdotta nel §9.1.

Definizione 9.2.1. Chiamiamo automorfismo di Γ un automorfismo F di ξ che lasci invarianteΓ, che soddisfi cio`e

(9.2) Fω= ω.

Gli automorfismi diΓ formano un gruppo, che indichiamo con Aut(Γ). Osservazione 9.2.2. In generale, Aut (Γ) pu`o non essere un gruppo di Lie. Se ad esempio consideriamo il fibrato banale ξ= (M × G, π, M, G) con la connessione canonicaΓ la cui forma di Cartana−1da`e il pullback della forma di Maurer Cartan su G mediante la proiezione prG, ogni trasformazione F(p,x) = ( f (p),a·x) con

f ∈Diff(M, M) eda∈ G definisce un automorfismo diΓ.

Lemma 9.2.3. Siano {Ft} un gruppo a un parametro di automorfismi diΓ con generatore infinitesimale XP∈ X(P) ed { ft} il corrispondente gruppo a un para-metro di diffeomorfismi della base M, con generatore infinitesimale XM ∈ X(M). Allora

(9.3) Ft(σ)= ˜ft(σ) · exp(t·ω(XσP)), ∀t ∈ R, ∀σ ∈P,

ove ˜ft(σ) `e il sollevamento orizzontale di t → ft(π(σ)) di punto iniziale σ. In particolare,

XPσ = ˜XM

σ + [ω(XP)]?σ, ∀σ ∈P. Dimostrazione. `E Ft(σ)= ˜ft(σ)·a(t) per unaa(t) ∈C

(R, G), con a(0)=eG. Derivando questa uguaglianza, troviamo che

XFP

t(σ) = f˜t(σ) dt

!

9.2. AUTOMORFISMI DI UNA CONNESSIONE PRINCIPALE 157

Poich´e d ˜ft(σ)/dt `e orizzontale, applicando la forma di Cartan ad ambo i membri di quest’uguaglianza, otteniamo ω(XFP t(σ))= [a(t)]−1a˙(t). Poich´e Ft∗XP= XP, ed Ftω= ω, otteniamo ω(XFP t(σ))= ω(Ft∗XσP)= (F tω)(XPσ)= ω(XP σ),

e quindia(t)= exp(t·ω(Xσ)), da cui segue la (9.3). 

Siano K un gruppo di Lie che supponiamo agire su ξ mediante automorfismi e Γ = (ξ, ω) una connessione principale.

Definizione 9.2.4. Diciamo che Γ `e K-invariante se gli elementi di K defini-scono automorfismi diΓ.

Notazione 9.2.5. Consideriamo l’applicazione (9.4) Λ :P× κ → g, definita da Λσ(X)= ω(XP

σ), ∀σ ∈P, ∀X ∈ κ.

Utilizziamo la notazione introdotta nel §9.1. In particolare, fissiamo un pun-top0 di M ed indichiamo con H il suo stabilizzatore in K e, per ogni σ in Pp0, siano λσ l’omorfismo di H in G definito da λσ(h)= σ−1·h·σ e λσ∗: hBLie(H) →g il corrispondente omomorfismo di algebre di Lie.

Proposizione 9.2.6. Se Γ `e K-invariante, allora, per ogni σ inPp

0, l’applica-zioneΛσ: κ → g definita dalla (9.4) soddisfa:

Λσ(X)= λσ∗(X), ∀X ∈ h, (1) Λσ(Adh(X))= Ad[λσ(h)]σ(X)), ∀h∈ H, ∀X ∈ κ. (2) Dimostrazione. Se X ∈ h, allora XPσ =d dt  t=0[exp(t·X)·σ]=d dt  t=0σ·λσ(exp(t·X))=d dt  t=0σ·exp(t · λσ∗(X)). Quindi XσP= [λσ∗(X)]?σ, e da questa segue la (1).

Fissati X ∈ κ,h∈ H e posto Y= Adh(X), abbiamo

exp(t·Y)·σ=h· exp(t·X)·h−1·σ=h· exp(t·X)·σ·λσ(h−1)=h·Rλσ(h−1)(exp(t·X)σ), da cui otteniamo che YσP= hdRλσ(h−1)(XσP). Per ipotesi ω `e K-invariante. Perci`o, applicando ω ai due membri di questa uguaglianza, abbiamo

Λσ(Y)= ω(YP

σ)= ω(hdRλσ(h−1)(XPσ))= ω(dRλσ(h−1)(XPσ))= Ad[λσ(h)](ω(XσP)) = Ad(λσ(h))(Λσ(X)),

cio`e la (2). La dimostrazione `e completa. 

Osservazione 9.2.7. Per il Lemma 9.2.3, vale la decomposizione XP= ˜XM+ [Λ(X)]?, ∀X ∈ κ.

Osservazione 9.2.8. La Λσ estende l’omomorfismo λσ∗di h in g ad un’appli-cazione R-lineare di κ in g, che non `e, in generale, un omomorfismo di algebre di Lie, come ci mostreranno la Proposizione 9.2.9 ed il successivo Corollario 9.3.2.

Proposizione 9.2.9. La forma di curvatura Ω di una connessione K-invariante su ξ soddisfa (9.5) Ωσ(XP, YP)= [Λσ(X),Λσ(Y)] −Λσ([X, Y]), ∀X, Y ∈ κ, e quindi, se π(σ)=p, abbiamo Rp(XM, YM)= σ · [Λσ(X),Λσ(Y)] −Λσ([X, Y]) ∀X, Y ∈ κ. (9.6)

Dimostrazione. Siano X, Y ∈ κ. Le equazioni di struttura ci danno Ωσ(XP, YP)= XP

σω(YP) − YσPω(XP) − ωσ([XP, YP])+ [ω(XP), ω(YP)]σ. Le derivata di Lie di ω rispetto ad XP, YP sono nulle, perch´e ω `e K-invariante. Quindi

XPσω(YP)= ωσ([XP, YP]), YσPω(XP)= ωσ([YP, XP]). Inoltre, poich´e [XP, YP]= −[X, Y]P,

ωσ([XP, YP])= −ωσ([X, Y]P)= −Λσ([X, Y]).

Da queste osservazioni otteniamo la tesi. 

9.3. Connessioni invarianti su uno spazio omogeneo Se K opera transitivamente sulla base M, allora i vettori XM

p , al variare di X in κ, generano TpMin ogni puntopdi M. Quindi Hσ= { ˜XM

σ | X ∈ κ} e perci`o (9.7) TσP= VσP+ { ˜XM

σ | X ∈κ}= VσP+ {XP

σ | X ∈κ} per ogni σ ∈P. Fissato un elemento σ ∈Ped un’applicazioneΛσ: κ → g, vi `e allora al pi`u una connessione principale K-invarianteΓ su ξ per cui sia Λσ(X)= ω(XP

σ) per ogni X in κ. Le connessioni invarianti sugli spazi omogenei sono caratterizzate dal seguente teorema di Wang ([63]).

Teorema 9.3.1 (Wang). Siano M uno spazio omogeneo del gruppo di Lie K, ξ= (P, π, M, G0) un fibrato principale su M, H lo stabilizzatore in K di un punto

p0di M e σ0un elemento della fibraPp

0. Allora la

(9.8) Λσ0(X)= ω(XP

σ0), ∀X ∈ κ,

con ω forma di Cartan di Γ, stabilisce una corrispondenza biunivoca tra le con-nessioni principali K-invarianti Γ su ξ e le applicazioni lineari Λσ0: κ → g tali che (9.9)        Λσ0(X)= λσ0∗(X), ∀X ∈ hBLie(H), Λσ0(Adh(X))= Adλσ0(h)σ0(X)), ∀h∈ H, ∀X ∈ κ.

Dimostrazione. Per la Prop.9.2.6, data Γ, una Λσ0 definita da (9.4) soddisfa le (9.9). Baster`a quindi dimostrare che ad unaΛσ0 che soddisfi le (9.9) possiamo far corrispondere una connessione principale K-invarianteΓ la cui forma di Cartan soddisfi (9.8). Poich´e l’azione K ×P× G 3 (k, σ,a) →k·σ·a∈P `e transitiva, unaΓ invariante per K `e univocamente determinata dal dato di Hσin un qualsiasi σ diP. Poniamo

Hσ0P= {XP

9.4. CONNESSIONI INVARIANTI SU UNO SPAZIO RIDUTTIVO 159

Per provare l’esistenza diΓ basta verificare che

k1· (Hσ0P) ·a1 =k2· (Hσ0P) ·a2 se k1· σ0·a1 =k2· σ0·a2. Postoa=a1·a−12 edh=k−12 k1, ci`o `e equivalente a dimostrare che

h· (Hσ0P) ·a= Hσ0P se k· σ0·a= σ0.

Da π(h· σ0·a)=h· π(σ0)=h·p0 =p0segue cheh∈H e λσ0(h)=a−1. Abbiamo

h· XσP0·a= d dt  t= 0h· exp(t · X) ·a= d dt  t= 0exp(t · Adh(X)) · (h· σ0·a) = [Adh(X)]Pσ0. Per ogni A ∈ g il campo fondamentale Averifica la

h· Aσ0·a= d dt  t= 0[h· σ0· exp(t·A)] ·a= d dt  t= 00·a −1· exp(t·A)] ·a] = [Ada−1(A)]σ0. Per la seconda delle (9.9), se A= Λσ0(X), `e

Ada−1(A)= Adλσ0(h))σ0(X))= Λσ0(Adh(X)). Otteniamo perci`o

h· (XσP0 − [Λσ0(X)]σ0) ·a= [Adh(X)]Pσ0− [Λσ0(Adh(X))]σ0 ∈ Hσ0P.

Quindi h· (Hσ0P) ·a ⊆ Hσ0Pe, poich´e questi due spazi vettoriali hanno la stessa

dimensione, si ha l’uguaglianza. La dimostrazione `e completa. 

Per la Prop.9.2.9, abbiamo:

Corollario 9.3.2. La connessione K-invariante definita da Λσ0 `e piatta se e

soltanto seΛσ0 : κ → g `e un omomorfismo di algebre di Lie. 

9.4. Connessioni invarianti su uno spazio riduttivo

Ricordiamo che uno spazio K-omogeneo M `e riduttivo se l’algebra di Lie h del-lo stabilizzatore H di un puntop0di M ammette un complemento Ad(H)-invariante min κ.

Teorema 9.4.1. Sia ξ = (P, π, M, G0) un fibrato principale, la cui base M sia uno spazio omogeneo riduttivo del gruppo di Lie K. Siano H lo stabilizzatore di un puntop0 di M ed m un complemento lineareAd(H)-invariante di h= Lie(H) in κ. Fissato un elemento σ0della fibra Pp0, vi `e allora una corrispondenza biunivoca tra l’insieme delle connessioni K-invarianti su ξ e quello delle applicazioni lineari

λm: m −→ g tali che

λm(Adh(X))= Adλσ0(h)m(X)), ∀X ∈ m, ∀h∈ H.

Dimostrazione. Ci riduciamo al Teor.9.3.1 perch´e, nel caso riduttivo, un’ap-plicazione R-linere Λ : κ → g che soddisfi (9.9) `e completamente determinata dalla

sua restrizione ad m. 

Osservazione 9.4.2. La forma di curvatura della connessione associata a λm `e Ωσ0(XP, YP)= [λm(X), λm(Y)]−λm([X, Y]m)−λσ0∗([X, Y]h), ∀X, Y ∈ m. (9.10)

Definizione 9.4.3. La connessione su ξ corrispondente alla scelta λm= 0 si dice la connessione canonica su ξ associata allo spazio omogeneo riduttivo M= K/H ed alla decomposizione κ= h ⊕ m. La sua forma di curvatura `e

(9.11) Ω(XP, YP)= −λσ0([X, Y]h), per X, Y ∈ m. 9.5. Olonomia di una connessione invariante

Fissiamo una connessione K-invariante su ξ, con forma di Cartan ω e siaΛ l’applicazione lineare definita dalla (9.4). Definiamo per ricorrenza

(9.12)             

n0 = h{[Λ(X), Λ(Y)] − Λ([X, Y]) | X, Y ∈ κ}i , np+1= np+ [Λ(κ), np], per p ≥ 0,

n= Sp≥0np.

Teorema 9.5.1. Se l’azione di K su M `e transitiva, allora n `e l’algebra di Lie dell’olonomiaΦ(σ0).

Dimostrazione. Se f ∈ G = Γξ(P, g) ed X ∈ κ, abbiamo (vedi il Lemma 9.2.3)

(9.13) XPf = ˜XM

f −[ω(XP), f ]. Vale poi

(9.14) [XP, ˜Y] = ˜Z, con Z = [XM, Y], ∀X ∈ κ, ∀Y ∈ X(M).

Infatti [XP, ˜Y] `e un campo di vettori orizzontale, perch´e H (P) `e K-invariante, ed i campi XP ed ˜Y sono π-correlati ad XM, Y, rispettivamente. Quindi [XP, ˜Y] `e il campo di vettori orizzontale π-correlato a Z= [XM, Y].

Consideriamo gli spaziKpdefiniti dalle (8.38). Dico che

(9.15) XPKp ⊆Kp, ∀X ∈ κ, ∀p ≥ 0.

Ragioniamo per ricorrenza sup. Poich´e Ω `e K-invariante, la sua derivata di Lie rispetto ad XP, per X ∈ κ, `e nulla e quindi, se Y1, Y2 ∈ X(M), la (9.14) ci d`a

XPΩ( ˜Y1, ˜Y2)= Ω( ˜Z1, ˜Y2)+ Ω( ˜Y1, ˜Z2), con Z1= [XM, Y1], Z2= [XM, Y2]. Quindi XPK0 ⊆K0. Supponiamo ora che, per unp ≥ 0, sia XPKp ⊆Kp. Allora, per ogni f ∈Kp ed Y ∈ X(M), posto Z= [XM, Y], abbiamo

XPY f˜ = ˜Z f + ˜YXPf ∈Kp+1.

Ci`o dimostra che XPKp+1 ⊆ Kp+1 e perci`o la (9.15) vale per ogni interop ≥ 0. Poich´e per ipotesi K opera transitivamente su M, i campi ˜XM, al variare di X in κ, generano X(M) comeC(M)-modulo. Utilizzando la (9.13), otteniamo allora (9.16) X˜MKp ⊆Kp+ [ω(XP),Kp], Kp+1⊆Kp+ h[ω(XP),Kp] | X ∈ κi. Con le mp0) definite da (8.39), poich´e n0= m00), da queste inclusioni ricavia-mo

(9.17) mp0)= np, ∀p ∈ N.

CAPITOLO X