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Molti educatori mostrano serie preoccupazioni in merito al tema del bullismo e delle aggressioni. È altresì importante promuovere delle alternative positive - sentimenti e comportamenti prosociali da parte dei bambini verso il prossimo - alle diffusissime immagini di violenza e ostilità proposte dai media.

La risposta a questo atteggiamento generalizzato può essere rappresentata dalla promozione dei comportamenti Prosociali, che possono comprendere la cooperazione, l’integrazione degli altri nel gioco, fare un complimento o consolare un bambino triste.

Questi comportamenti devono caratterizzarsi per la loro volontarietà. Se i bambini vengono obbligati a “essere gentili e condividere” o gli viene imposto di “chiedere scusa”, il loro comportamento non è volontario e non può considerarsi prosociale. L'approccio prosociale implica ed enfatizza che lo sviluppo prosociale di un bambino può essere favorito attivamente senza alcuna forzatura.

3.1. Come gli educatori possono promuovere attivamente la Prosocialità

Gli educatori possono promuovere lo sviluppo prosociale creando delle relazioni sicure, costruendo delle comunità all’interno della classe, modellando il comportamento prosociale, stabilendo delle aspettative prosociali e aiutando le famiglie.

Le principali aree pedagogiche sono:

a)

L’aula scolastica, un luogo dove è facile essere felici

Quando gli insegnanti creano volontariamente delle relazioni sicure, facendo sentire i bambini al riparo all’interno delle proprie classi, essi possono contribuire positivamente al loro benessere. I bambini che crescono in una famiglia prosociale tendono ad avere maggiori attenzioni verso i loro pari. È comprovato che i bambini piccoli con relazioni affettive ed un attaccamento ai propri genitori e insegnanti hanno più probabilità di essere empatici e prosociali (Kestenbaum, Farber & Sroufe, 1989; Zhou et al. 2002; Campbell & von Stauffenberg 2008), plausibilmente perché i bambini tendono di più a notare e copiare il comportamento degli adulti con cui sentono di avere un legame stretto.

Per quanto riguarda l'esperienza ed il ruolo degli insegnanti, a prescindere dall'attaccamento del bambino ai genitori, quando gli insegnanti instaurano delle relazioni sicure ed affettive con i bambini, questi ultimi mostrano maggiore empatia e hanno comportamenti positivi nei confronti degli altri all’interno dell’aula. (Pianta & Stuhlman 2004; Spinrad & Eisenberg 2009).

Gli insegnanti possono sviluppare delle relazioni positive e prosociali avvalendosi di

“piccole” strategie pedagogiche (per lo più intuitive): rispondere in modo sensibile alle esigenze quotidiane dei bambini, interagire supportandoli a livello emotivo, ascoltare e conversare con sincera attenzione.

b)

Le radici della Comunità sono nell'aula scolastica (dalla classe al Villaggio educante) Il primo passo per ricostruire il “villaggio” - inteso come un sistema di relazioni solidali - è la creazione di una comunità solidale di allievi. Così come dei rapporti educativi affettuosi generano le abilità prosociali dello studente, anche essere un membro di una comunità didattica affiatata può favorire lo sviluppo prosociale.

Gli esseri umani sono creature sociali, e anche dei minimi cambiamenti negli ambienti sociali dei bambini possono renderli maggiormente consapevoli del loro legame con il gruppo.

“È stato provato che i bambini che passano del tempo con compagni di classe prosociali hanno più probabilità di diventare anch’essi prosociali; nel tempo, essi adottano le norme più collaborative e solidali dei propri pari” (Eisenberg, Fabes & Spinrad 2006).

Tuttavia, di solito i bambini meno prosociali tendono a passare il tempo insieme, avendo dunque minori opportunità di imparare dai compagni di classe maggiormente prosociali.

Si può suggerire agli insegnanti di contrastare attivamente la separazione tra bambini meno e più prosociali, accoppiando e mischiando gli allievi nell'ambito di varie attività (Bordova &

Leong 2007), facendo sì che i bambini abbiano maggiori possibilità di entrare in contatto con i comportamenti prosociali ed empatici degli altri.

c)

Apprendere il comportamento prosociale dagli adulti: esempi

Se un adulto (un insegnante o un educatore) è prosociale e reattivo, gli studenti tenderanno a notare ed imitare alcuni aspetti del suo comportamento. Dunque, gli insegnanti in possesso di queste qualità hanno buone possibilità di generare negli studenti dei comportamenti empatici, collaborativi, solidali e generosi, mettendoli in pratica in prima persona. Le opportunità si presentano ogni giorno: essere amorevolmente premurosi quando un genitore si ammala; offrire dei materiali che aiutino lo studente a terminare un progetto. Per sottolineare questo processo, gli insegnanti possono commentare ciò che stanno facendo e perché lo stanno facendo (“Hai qualche difficoltà con quello. Che ne dici se ti aiuto? Sono contento di aiutare gli studenti quando ne hanno bisogno.“). Gli insegnanti possono altresì

promuovere queste competenze perfezionando la propria gentilezza e considerazione nelle interazioni con i colleghi e le famiglie.

d)

Essere chiari con i bambini (nella nostra comunità la Prosocialità deve essere il mezzo tramite cui interagiamo con gli altri)

Gli adolescenti tendono a sviluppare abilità empatiche e prosociali se gli adulti indicano che se le aspettano (senza alcun obbligo) da loro. Chiedere gentilmente agli adolescenti di essere collaborativi e generosi risulta essere uno stimolo efficace e spesso necessario per un comportamento prosociale (Eisenberg, Fabes & Spinrad 2006).

A volte gli adulti potrebbero pensare di dover articolare maggiormente le loro richieste, ma i bambini - in particolare quelli più piccoli - potrebbero aver bisogno di suggerimenti e segnali chiari.

In molte culture, comprese molte di quelle non occidentali, spesso ci si aspetta che i bambini aiutino la famiglia, si prendano cura di fratelli e sorelle, condividano con loro i propri giocattoli, ed in generale che siano membri molto collaborativi della comunità. Gli insegnanti possono notare delle differenze tra i comportamenti dei bambini dovuti alle aspettative prosociali influenzate culturalmente dalle famiglie e possono vedere questi comportamenti riflessi nei giochi di fantasia e nelle interazioni con i pari. Quando una classe è composta da bambini che crescono all’interno di queste culture, gli altri bambini potrebbero essere in grado di imparare modi più collaborativi e solidali di relazionarsi con i propri pari.

4. Promuovere e creare le competenze che si