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Considerazione sulla fluttuazione delle catture e degli stock

2. IL CONTESTO BIOLOGICO, SOCIO ECONOMICO, ISTITUZIONALE

2.4 Evoluzione delle catture di acciughe e sardine

2.4.1 Considerazione sulla fluttuazione delle catture e degli stock

Numerosi sono stati gli studi condotti da team di biologici, in particolare italiani e croati, per studiare la composizione degli stock dei piccoli pelagici nel Mar Adriatico e spiegare le fluttuazioni registrate nelle catture. In Italia in particolare la maggior parte

20 Le catture di Slovenia e Croazia rappresentano ormai il 20% delle catture nella GSA 17.

0 10000 20000 30000 40000 50000 60000 70000 197 5 197819811984 1987 1990 1993 1996 19992002 2005 2008 to n n e ll a te

Slovenia e Croazia (FAO) Italia (Ismar) 0 20000 40000 60000 80000 100000 1975197 8 19811984198 7 199 0 19931996199 9 2002 2005200 8 tonne ll a te

Slovenia e Croazia (FAO) Italia (Ismar)

degli studi e delle pubblicazioni si deve a ricercatori dell’ISMAR (Istituto di Scienze Marine) di Ancona.

Negli ultimi tre decenni ISMAR ha perfezionato diverse tecniche per stimare lo stato degli stock. Due metodologie completamente distinte sono state impiegate a tale scopo: da una parte si è proceduto sperimentalmente attraverso tecniche acustiche (Azzali, 2002; Azzali et al., 2002, 2007; Leonori et al., 2006a, 2006b, 2009), dall’altro si sono adottati modelli che utilizzano come dati di partenza le catture e lo sforzo della flotta da pesca (Cingolani et al., 1996, 2003a, 2003b, 2004a, 2004b; Santojanni et al., 2001, 2003, 2005, 2006, 2009). I due sistemi d’indagine producono dati diversi ma che in generale seguono un trend comune (molto più evidente per le sardine che non per le acciughe) consentendo considerazioni simili21.

Risultati ancora diversi (soprattutto per le acciughe) sono stati ottenuti sperimentalmente attraverso campionamenti condotti dal 1996 ad oggi, con rete a strascico22, da altre equipe di biologi (Piccinetti et al., 2009a,b).

Figura 10. Consistenza degli stock di acciughe (sinistra) e sardine (destra) secondo le due metodologie

adottate da ISMAR: Virtual Population Analysis (VPA) ed Ecosurvey (ES).

Fonte: Rielaborazione su dati ISMAR.

21 Per essere precisi il metodo acustico prende in considerazione solo rilevamenti eseguiti nel versante nord

occidentale della GSA 17 mentre la VPA si riferisce a tutta la GSA 17, quindi non è completamente corretto confrontare i valori di biomassa di due aree non omogenee.

22 Queste ricerche sono in verità finalizzate allo studio delle specie demersali. Le catture dei piccoli pelagici

sono solo accessorie.

0 200000 400000 600000 800000 19 76 19 78 19 80 19 82 19 84 19 86 19 88 19 90 19 92 19 94 19 96 19 98 20 00 20 02 20 04 20 06 20 08 S to c k (to n n e ll a te ) VPA ES 0 200000 400000 600000 800000 1000000 1200000 1 976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 9921 1994 1996 1998 0002 2002 2004 2006 2008 S to c k (to n n e ll a te ) VPA ES

In diverse occasioni i ricercatori di ISMAR hanno sottolineato che le notevoli fluttuazioni negli stock di piccoli pelagici sarebbero da attribuirsi in primo luogo a variazioni nelle condizioni ambientali (in grado di influenzare i fenomeni riproduttivi e la sopravvivenza degli esemplari negli stadi giovanili) piuttosto che all’effetto della pesca, sebbene quest’ultima possa aver aggravato certe situazioni (Cingolani et al., 1996, 2003a, 2003b, 2004a, 2004b; Santojanni et al., 2001, 2003, 2005, 2006, 2009; Azzali et al., 2002, 2007; Leonori et al., 2009). Del resto brusche variazioni negli stock di pelagici sono un fenomeno comune anche in altri mari, sia in presenza che in assenza di un’elevata attività di pesca; nel Pacifico ad esempio, a causa di complesse ciclicità climatiche, a periodi di abbondanza di acciughe si alternano periodi di abbondanza di sardine (Murphy, 1967; Chavez et al., 2003).

Dati molto bassi nel reclutamento23 sono stati registrati per le acciughe negli anni ottanta (valori minimi nel biennio 86-87), ovvero in corrispondenza del collasso delle catture. Le stime indicano che il reclutamento era molto più alto alla fine degli anni settanta. Poiché le reclute costituiscono una parte relativamente importante nelle popolazioni con una vita media corta (è questo il caso dei piccoli pelagici), lo stock sfruttabile annualmente risulta molto influenzato dal reclutamento dei due anni precedenti. Non vi è alcuna prova che i bassi tassi di reclutamento siano dovuti a eccesso di pesca, mentre la cosa più probabile è che variazioni nella mortalità nei primi stadi di vita dei pelagici siano da attribuire a cambiamenti di natura ambientale che influiscono sul reclutamento direttamente o indirettamente attraverso la disponibilità di cibo e la presenza di predatori (Cingolani et al., 2004; Santojanni et al., 2006).

Santojanni et al. (2006) suggeriscono che il bassissimo reclutamento delle acciughe nel 86 e 87 sia da attribuirsi a una sfortunata combinazione di cause ambientali, fra le quali un forte afflusso di acque calde e salate dal Mediterraneo e un debole apporto del fiume Po. Questo avrebbe comportato una riduzione dell’area favorevole allo sviluppo degli stadi giovanili.

Anche per le sardine (Santojanni et al., 2001, Grbec et al., 2002) sembra che l’attività di pesca influenzi solo marginalmente lo stato della biomassa; tanto è vero che questa avrebbe raggiunto valori massimi fra l’81 e l’84, quando anche lo sforzo di pesca si trovava a valori massimi. È dunque necessario trovare altre cause di natura ambientale.

23Per reclute s’intende gli individui giovani che entrano ogni anno nella porzione di popolazione soggetta

Grbec et al., (2002), analizzando le serie storiche delle catture di diversi pelagici in Croazia (dal 1873 al 1997), evidenziano che esiste una correlazione positiva fra le catture di acciughe e spratti, e una correlazione negativa fra sardine e sgombri. Tali comportamenti possono essere spiegati dalla diversità di condizioni ambientali in cui tali specie incontrano il loro optimum. Si ritiene ad esempio che acciughe, sgombri e soprattutto spratti preferiscono condizioni di salinità relativamente bassa, mentre le sardine preferiscono valori più alti. Gli stock sono dunque influenzati dai cicli di minore e maggiore salinità che si riscontrano in Adriatico a seconda del maggiore o minore scambio con le acque del Mediterraneo (scambio a sua volta condizionato dalle variazioni nella pressione atmosferica). La correlazione negativa fra sgombri e sardine può essere dovuta anche a legami nella catena trofica, poiché i primi risultano essere predatori delle seconde. Altra considerazione può essere fatta sugli organismi alla base dell’alimentazione dei pelagici. Le sardine in particolare sono l’unica specie che, almeno parzialmente, si alimenta di fitoplancton. Quando vi è una forte produzione primaria di fitoplancton le sardine sarebbero il primo stock di pelagici a trarne vantaggio, superando dunque le altre popolazioni. Altri elementi che possono influire nella produttività dei diversi stock sono i cicli solari e l’apporto di nutrienti da parte dei fiumi. Nonostante queste ipotesi, le specifiche ragioni delle fluttuazioni nella dimensione degli stock sono ancora, in gran parte, sconosciute (Grbec et al., 2002).

Coll et al., (2007) utilizzando un modello ecologico per l’analisi dell’intero ecosistema nord e centro adriatico, sottolineano che diverse specie di piccoli pelagici competono (in maniera più o meno parziale) per lo stesso tipo di alimento per cui non si può escludere che l’incremento/decremento di biomassa di una determinata specie abbia un effetto diretto sulla biomassa delle specie concorrenti. D’altra parte numerose sono anche le specie che si nutrono di sardine e acciughe (queste due specie sono infatti alla base della catena trofica dell’Adriatico) e che possono dunque influenzarne la consistenza degli stock. Coll et al., (2009) attraverso una modellizzazione ecologica dell’Adriatico fra il 1975 e il 2002, concludono che gli effetti della pesca siano da considerarsi sostanzialmente significativi sulle dinamiche degli stock di acciughe, mentre per le sardine le anomalie ambientali costituirebbero un fattore molto più importante.

Utilizzando gli stessi dati prodotti da ISMAR, Klanjšček e Legović, (2007 e 2009) giungono a conclusioni diverse dai ricercatori di Ancona ritenendo, nel caso dell’acciuga, che l’eccesso di pesca costituisca la principale causa del collasso degli stock, mentre le

sfavorevoli condizioni ambientali avrebbero solo accelerato un processo ritenuto inevitabile.

Per Azzali et al., (2002; vedi anche Leonori et al.,, 2009) bisogna distinguere fra una ciclicità quinquennale della biomassa pelagica totale nell’Adriatico (somma di acciughe e sardine e altre specie di piccoli pelagici) da attribuire a eventi climatici a macro scala e fattori genetici, e variazioni irregolari con picchi e collassi di ogni specie legati a eventi climatici su microscala.