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L’esperienza del NAFTA costituisce un esempio molto importante di integrazione delle politiche ambientali e commerciali e, come tale, ci offre alcuni

interessanti spunti di analisi. In primo luogo,ci aiuta a comprendere i fattori che creano i presupposti per un equo processo d’integrazione dimostrando che anche gruppi d’interesse tipicamente esclusi dai processi di negoziazione commerciale possono esercitare

un’influenza notevole attraverso alleanze trasversali.

L’incentivo ad una vasta partecipazione dell’opinione pubblica deve costituire l’importante punto di partenza per processi negoziali di questo tipo. Pur non avendo in un primo momento palesatone l’intenzione, i promotori del NAFTA sono giunti, loro malgrado, a questa conclusione,costretti in corso d’opera da pressioni che avevano ormai trovato dei canali istituzionali d’accesso alle negoziazioni (in particolare nel Congresso americano). In questo modo le problematiche ambientali hanno rivestito per la prima volta un ruolo concreto nella definizione degli equilibri regionali,tipicamente guidati dai soli interessi economici. Ciononostante, non è stato massimizzato il beneficio ambientale che poteva essere colto attraverso un’integrazione delle politiche in un unico equilibrato accordo.

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Ciò è possibile solo attraverso un’attenta concertazione in cui sia assicurata la dovuta rilevanza alle diverse istanze che emergono dal dibattito.

Il NAFTA differisce dai precedenti accordi di libero commercio in quanto l’obiettivo della liberalizzazione commerciale coesiste con la volontà di perseguire uno sviluppo sostenibile.

Al riguardo, il preambolo sottolinea che l’Accordo intende “contribuire all’armonioso sviluppo del commercio mondiale …. in un modo che possa coesistere con la protezione e la conservazione ambientale;…. promuovere lo sviluppo sostenibile.; … migliorare

lo sviluppo e il rafforzamento delle leggi e dei regolamenti ambientali;” (NAFTA, 1992). L’ambizione del progetto, nonostante una certa vaghezza, denota l’assunto per cui lo sviluppo sostenibile resta comunque subordinato alla liberalizzazione commerciale nella

scala di priorità. $

Gran parte dell’ulteriore contributo del dibattito sulle problematiche

ambientali si è, però, affermato attraverso un percorso negoziale parallelo. Al riguardo, l’accordo aggiuntivo di cooperazione ambientale (NAAEC) costituisce un’integrazione del NAFTA su due piani distinti, sia riaffermando con maggior enfasi una serie di obblighi nei confronti dell’ambiente, sia istituendo una serie

di organi istituzionali volti ad assicurare la protezione ambientale e la

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J.Audley (1993) ritiene assai difficile prendere in seria considerazione il riferimento allo sviluppo sostenibile dal momento che molte questioni riguardanti l’ambiente sono state lasciate senza risposta.

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sostenibilità del commercio in Nord America. Questo documento, come abbiamo appurato, ha ingenerato più aspettative che contributi concreti pur istituendo un impianto istituzionale guidato da innovativi presupposti, come l’incentivo all’educazione ambientale, alla ricerca e allo sviluppo tecnologico e lo sviluppo di moderni strumenti economici di politica ambientale.

Nonostante il notevole contributo che questo accordo ha rappresentato, il panorama politico internazionale si trova di fronte ad un grandissimo numero di problematiche aperte.

Il processo d’integrazione economica non ha mai avuto una portata

tanto vasta e profonda quanto oggi. In tale contesto, le sorti della maggior parte del mondo, in termini di popolazione, superficie e ricchezze naturali, sono ancora fortemente incerte. Pur tralasciando le enormi implicazioni sociali e culturali di tale processo, ma concentrandoci esclusivamente sulla tutela ambientale, è difficile prevederne le ripercussioni a livello globale.

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