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CONSIGLIERE LAFORGIA:
Buonasera a tutti, buonasera ai colleghi, al Sindaco, agli Assessori e a chi ci sta ascoltando, anche per il rispetto che sta portando vista la tarda ora. La cosa curiosa è che ogni volta avrei voluto rispondere contestualmente agli interventi dei Consiglieri, tutti quanti apprezzabili, che mi hanno preceduto, però partirei proprio dall’ultimo, dal consigliere Dipaola. Ha fatto due affermazioni, la prima delle quali è che vuole andare a dormire tranquillo. Io spero e sento di potergli trasferire questa tranquillità perché penso che non sia vero che l’Amministrazione non possa fare nulla (poi vediamo perché).
È stata suggerita una questione dal consigliere Dipaola, quella del fatto che questo Consiglio comunale non serva a nulla. Se è vero come è vero che tutto è deciso, che senso ha portare in Consiglio comunale una semplice delibera, che è un atto di indirizzo? Tanto giuridicamente non vale nulla. Io non credo che questo Consiglio comunale non serva a nulla. Non lo credo perché forse questo Consiglio comunale ci può restituire la consapevolezza di quella politica che quando deve essere chiamata a scegliere fa delle scelte. Sapete che mi sono avvicinato da poco a questo mondo, e non vuole essere un messaggio retorico, e molto spesso da cittadino ho dovuto subire le scelte della politica che non ha scelto. Con questo voglio dire che probabilmente in questa vicenda stiamo pagando ciò che la politica non ha scelto. Non lo dico per un fatto politico contro la consiliatura che ci ha preceduto.
Noi abbiamo scelto di adeguare il PRG ai primi adempimenti del PUTT, il Piano Urbanistico di Tutela del Territorio della Regione Puglia, emanato nel 1999. È vero che in quel momento poneva su quell’area, così come lo poneva già il PRG del 1971, un vincolo di area boschiva (per la precisione di bosco e macchia mediterranea). Se avessimo adeguato il nostro PRG al PUTT probabilmente quello che è stato fatto al nostro PRG con l’adeguamento 5680 avrebbe avuto una cogenza nella misura in cui il nostro PRG contiene in nuce gli elementi del PUTT, ma di fatto non l’ha mai fatto ai sensi del PUTT, perché non l’ha mai approvato. Oggi probabilmente non staremmo a parlare di questa vicenda.
La Regione Puglia ha emanato il PPTR, e per questo dico che mi sento di restituire un po’ di tranquillità a me e a tutta la città. Ricordo che il PPTR in fase di adozione aveva su quell’area un vincolo. Non ricordo se fosse un vincolo nella precisazione di pascolo piuttosto che di pianura o di radura, ma l’aveva. Come giustamente ricordava il consigliere Grimaldi, area boscata non vuol dire che andiamo a cercare le conifere, gli alberi o gli arbusti, ma in questo caso l’area boscata vuol dire tante cose, ma magari scendiamo nel dettaglio dopo.
Accade che la Colma, nella legittimità di fare istanza al Comune di Barletta, avvia una procedura di VIA, per cui una quota parte, la parte urbanistica, compete al Comune di Barletta e riceve per la prima volta un diniego nella misura in cui il nostro PRG pone un vincolo. Viene approvato il PPTR, saltando quei passaggi che noi abbiamo detto, e dove ritengo che l’Amministrazione di Barletta abbia perso una grande occasione, e infatti lo subisce perché l’Amministrazione comunale di Barletta non ha avuto modo di poter dialogare con la Regione.
Quando la Regione o un ente sovraordinato pone una regola, una legge, una norma rispetto a un comune interviene con una lente che è molto grande. Cerco di fare un esempio semplice: il PPTR individua che lì c’è un giardino – non parlo nel caso di specie della cava, ma genericamente – magari sappiamo che quel giardino ha le erbe infestanti, quindi probabilmente quel giardino non ha nessun valore, ma anzi quel giardino forse va debellato. Nel caso di specie a noi succede che noi dobbiamo subire il vincolo di tenerci il giardino perché il PPTR dice che c’è il giardino.
Rispondo al consigliere Mennea, quando chiede che cosa pensano o che cosa hanno maturato le Commissioni, anche nella Commissione urgente che è stata fatta stamattina. Abbiamo deliberato che avremmo rimesso il parere in Consiglio comunale perché la materia paesaggistica è molto complessa. È fatta di percezioni, che molto spesso sono anche di natura soggettiva, e qui mi collego a un valore culturale e valoriale, che probabilmente tutti, me
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compreso, dovremmo forse riacquisire, è fatta di norme e soprattutto in questo caso si va a trovare in un arco temporale di una vicenda nella quale ci sono una serie di regole, di norme e di leggi le quali una sovrascrive l’altra, aumentando ancora la complessità della materia. Ecco perché abbiamo deciso di decidere in Consiglio comunale, poiché, come dicevo, la materia è complessa e avremmo ampliato lo spettro di tutte quante le conoscenze o di tutte le sensibilità dei Consiglieri.
L’avvocato Caruso faceva riferimento al concetto di ultrattività. In questo momento preciso rispetto alla rettifica cartografica oggi non possiamo fare nulla per allora, cioè ora non possiamo fare niente per allora. Ciò che possiamo fare è ultrattivo, ovvero ha valore da oggi per poi.
Il vincolo di bosco, di area boscata, non riguarda quello che magari letteralmente fa presagire agli alberi, ma a tante cose, come il biotipo, la macchia. Nel caso di cava delle Pozzelle, che è una cava di materiale di conformazione calcarea, nella nostra regione c’è l’aspetto peculiare che ciò che ricopre queste conformazioni rocciose è normalmente una macchia, macchia che rientra di nuovo nel vincolo. Penso che oggi sicuramente subiremo nella misura in cui mi è parso di capire che effettivamente il commissario è colui che accompagna il bambino nell’ultimo pezzo di strada, però io penso che, attraversata la strada, probabilmente come amministrazione saremmo ancora in grado di indirizzare e dove portare questo bambino. Io voglio cercare di guardare avanti; mi assumo anche io le mie colpe. La politica deve decidere e si deve poter ricorrere all’articolo 104 delle norme tecniche del PPTR, laddove il Comune di Barletta può invocare una variante rispetto al fatto che il PPTR non pone in quell’area un vincolo. In questo mi rifaccio magari a quello che si diceva al rapporto dell’ISPRA, che però purtroppo è intervenuto successivamente, nel 2018, dove addirittura annovera quel luogo tra un luogo che viene definito come un habitat civico, ovvero che ha una serie di peculiarità e dei valori percettivi che di fatto addirittura hanno permesso la possibilità di entrare all’interno di un progetto comunitario.
Stasera probabilmente usciremo da questo Consiglio comunale con la consapevolezza che dovremmo accettare una variante di rettifica cartografica, ma da domani noi possiamo invocare questo articolo. Non sono un avvocato, però ricordo che la richiesta di ampliamento della cava è ancora soggetta alla VIA, che è rilasciata dalla Regione Puglia. All’interno della VIA sicuramente si farà riferimento al vincolo idrogeologico, regolamento della Regione Puglia che disciplina i boschi. Con questo voglio dire che la disciplina del bosco è una materia di competenza che viene valutata dalla VIA, perché un bosco, per un regolamento regionale – in questo caso dell’Autorità di bacino, che lo pone come vincolo idrogeologico – non ha la stessa valenza di bosco come per il PPTR, che lo vede da un punto di vista paesaggistico, ma sicuramente sarà un elemento di grande discrezionalità sul fatto che quell’area ha un grande valore. Sicuramente si farà riferimento all’ISPRA, si farà riferimento al fatto che è un luogo con un habitat civico e si potrà – ne sono convinto – anche entrare nel merito.
Quando prima il commissario diceva che forse in un’altra situazione poteva essere chiamato come verificatore, probabilmente oggi, evocando l’articolo 104 del PPTR, potevamo rientrare nel merito perché è evidente che in quella zona c’è un paesaggio con un grande valore percettivo, con un grande valore paesaggistico, che sicuramente potrebbe indurre la Regione Puglia a riporre un vincolo su quell’area, e di conseguenza di mettere tutto quanto in gioco.
Vorrei concludere da dove sono partito, nel cercare di restituire al consigliere Dipaola e a noi stessi forse un po’ di serenità. Voglio sperare di essere una politica che possa avere la voglia e la forza di decidere, per non subire ciò che ci viene imposto dall’alto, perché è giusto che dobbiamo essere noi, con le nostre peculiarità, con le nostre conoscenze, a essere artefici della tutela, del valore e del governo del nostro territorio.
PRESIDENTE:
Grazie consigliere Laforgia. Il consigliere Bufo interviene per fatto personale.
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CONSIGLIERE BUFO:
Grazie Presidente. Intervengo per fatto personale per l’intervento che ha preceduto questi due ultimi, cioè l’intervento del consigliere Coriolano. Senza voler alimentare una polemica sterile a due, io vorrei evidenziare al consigliere Coriolano un aspetto saliente nella sua autoassoluzione e l’intima incongruenza del suo sillogismo logico.
Lui parte dall’assunto per cui questo Consiglio comunale sarebbe tardato. Se è vero questo, non può poi giungere alla conclusione che il Consiglio del 3, tal quale questo, non avrebbe potuto sortire alcun effetto. Questo non può farlo per un elemento essenziale, chiarito in maniera pedissequa più volte nei vari interventi, anche quelli deputati e autorevoli dello stesso commissario ad acta, dell’Avvocatura, quindi del collega Caruso, e di tutti quelli che hanno preceduto il suo e il mio intervento, cioè che il commissario ad acta diventa il Consiglio comunale, per cui si assiste a quel fenomeno strano di cui parlava il consigliere Grimaldi prima, di due Consigli comunali che si fronteggiano dialetticamente, proprio dal momento nel quale egli è insediato, cambia completamente registro, cambia la storia di questa cava e variante di rettifica cartografica. Sino a quel momento, cioè il 3 marzo, il Consiglio comunale aveva tutte le capacità e i poteri di dire no in maniera cogente ed efficace rispetto alla rettifica cartografica proposta, pur avendola proposta l’Amministrazione, nel momento in cui questa ha riveduto questo suo convincimento, e lo ha fatto perché, consigliere Coriolano, la maggioranza non è una truppa di soldati scelti e assoldati per compiere scelleratezza. La maggioranza, come l’opposizione, è fatta da singoli individui, da persone in carne ed ossa, con le personalità, le coscienze, le conoscenze, le volontà e nessuno mi obbliga a dire sì perché la maggioranza ha deciso di sì, se io ho una questione di coscienza.
Questa questione di coscienza mi ha imposto di evidenziare all’epoca, quando c’era la piena cogenza del provvedimento che si andava a discutere e deliberare, prima che si insediasse il commissario ad acta. Non sia superficiale, consigliere Coriolano, anche quando fa riferimento all’esecuzione del giudicato, che non c’entra niente.
Lei deve far riferimento a questo importantissimo passaggio che evidentemente le sfugge nella sua portata reale. Il 9 marzo si è insediato il commissario ad acta, non prima del 3 marzo. Io non sto a guardare la sua assenza o quella di qualche altro Consigliere di minoranza o di maggioranza. Per me sono tutti uguali e non ho retropensieri, come ho già detto nel precedente intervento, ed ecco il chiarimento per fatto personale. Io non penso che lei si sia allontanato perché ha un interesse particolare o perché io ho necessità di sviare in quanto devo proteggere l’Amministrazione o chi per essa. Io sto soltanto tentando di fare, e sono orgoglioso di essere stato il primo e la voce isolata in Consiglio comunale il 3, anche se alle 21.30, quando si è discusso del punto all’ordine del giorno, perché ho intuito che alcuni elementi mancavano. C’è stata una lettura all’impronta della camicia di delibera proposta in quella sede, ma ci si è resi conto di questo e il Sindaco in prima persona si è ravveduto e si è messo all’opera istantaneamente, perché ovviamente non può conoscere tutti i gangli delle singole delibere, degli aspetti procedurali e pesare i rilievi di carattere burocratico, perché non è dirigente.
Per venire al tema tracciato dal consigliere Laforgia con un intervento apprezzabile legato alle tematiche trattate dal consigliere Grimaldi, io tento sempre – è una mia deformazione non solo professionale, ma nella vita – di prevenire, invece che curare. È una buona regola, quindi non andrei già oltre, come fanno costoro, non parlerei del dopo la rettifica cartografica, come l’architetto Laforgia ha appena detto, ma mi fermo un passo prima. Per me, posto quanto abbiamo detto sulla piena validità ed efficacia dell’intervento del Consiglio comunale del 3, che è venuto meno per il venir meno del numero legale, abbiamo ancora la capacità adesso. Credo, come il consigliere Grimaldi, all’efficacia in termini di moral suasion, perché ormai il potere è in mano al commissario ad acta, di convincere a riaprire l’istruttoria, andando al TAR ed evidenziando che manca l’errore cartografico e non è attuabile la normativa regionale, l’articolo 12 della legge n. 20/2001, che la norma più stringente, quella da applicare, perché lo ha detto il
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dirigente all’Urbanistica della Regione, ed è nella delibera, è il Piano Regolatore Generale, che quindi prevale sul vuoto di carattere paesaggistico del PPTR, e infine, cosa che ho dimenticato di dire prima, e per questo mi scuso se mi sono dilungato, che la verifica che è stata fatta è stata fatta in maniera irrituale. Non ha valenza. Né il NOE né la Forestale, nessuno di questi enti che sono stati compulsati impropriamente, avrebbe potuto dire nulla. L’unico titolato era il nominando verificatore.
Ribadisco che il commissario ad acta debba sospendere e non deliberare, fare una coda di carattere istruttorio e sentirsi con il TAR per avere lumi. Se dovesse procedere, la strada a mio avviso non sarà quella del reclamo, ma del ricorso ordinario al TAR, dopo che il Consiglio comunale si sarà espresso sul tema e dopo che la Giunta avrà revocato il provvedimento riguardante la transazione ormai desueta. Grazie.
PRESIDENTE:
Grazie consigliere Bufo. C’è il consigliere Laforgia che chiede di intervenire per replicare al consigliere Bufo. Prego. Consigliere Laforgia.
CONSIGLIERE LAFORGIA:
Faccio un brevissimo intervento. Ho precisato che per me è più facile parlare di tecnica che non di aspetti giuridici, quando io facevo riferimento alla possibilità di evocare l’articolo 104, nella misura in cui, da quello che ho capito, è emerso questo fatto che la rettifica cartografica ormai, così come diceva anche l’avvocato Caruso, pare che sia inevitabile. Se effettivamente il ricorso al TAR contro questa rettifica sarà uno strumento ancora più valido, sicuramente faremo riferimento a quello che ci consiglierà l’avvocato Bufo.
Penso che i termini, le modalità e le questioni per poter intervenire siano assolutamente queste delle quali ho parlato.
PRESIDENTE:
Grazie consigliere Laforgia. Il consigliere Mennea aveva chiesto di fare intervenire il progettista Fuzio per sapere il suo parere, se l’architetto Fuzio è presente. Non lo vediamo. Se proviamo a chiamarlo, vediamo se può intervenire più tardi.
Ha risposto già il consigliere Laforgia anche per conto di Mazzarisi. Hanno fatto una Commissione congiunta, quindi il parere è stato espresso congiuntamente. Non vedo altri iscritti; farei rispondere al commissario, all’ingegner D’Onghia, sulle domande fatte dai vari Consiglieri. Prego, ingegner D’Onghia.
DOTT. D’ONGHIA:
Grazie. Mi sono appuntato un po’ di osservazioni e di quesiti di tutti i Consiglieri. Volevo rimettere in ordine le cose. Il consigliere Grimaldi ha citato una serie di vincoli meritevoli di attenzione, che potrebbero essere anche all’interno del PUG o, come diceva il consigliere Laforgia, con la procedura del 104. Non è che il PPTR ha erroneamente dimenticato quella zona, ma quella zona l’ha vista e non l’ha valutata meritoria di tutela, però ci sono una serie di aspetti che sono stati evidenziati. Anche all’ultimo Consiglio comunale, quello dell’8 marzo, il consigliere Grimaldi parlava di esempi di fauna presenti in zona, quindi ci sono tutta una serie di elementi, e non vorrei dimenticare il reticolo idrografico vicino a quella cava, che potrebbero essere meritevoli, a valle di un approfondimento tecnico specialistico, di una appropriata valutazione vincolistica. Questo sta nelle competenze probabilmente dell’architetto Fuzio, nell’ambito del PUG.
Su quell’area la mancanza di tracce di macchia o bosco è stata rilevata dal primo sopralluogo dell’architetto Gianferrini del 2007, quindi tredici anni fa, e solo nel 2016 la Colma ha fatto istanza di ampliamento cava. Vorrei immaginare che in tempi non sospetti, nove anni prima,
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l’architetto Gianferrini, anche se il parere è del 2010, ma il sopralluogo è del 2007, rileva che lì non solo non c’è macchia, ma le tracce preesistenti di vegetazione fanno pensare che trattasi di mandorleti o uliveti. La stessa cosa dicono altri organi forestali. Il Servizio foreste della Regione Puglia parla di residui vegetanti di vecchie colture agrarie quali mandorlo e olivo (questo nel 2014).
Per rispondere al consigliere Mennea, non voglio che passi il principio che si sta facendo una variante urbanistica con una semplice rettifica. Si sta facendo una correzione di un errore materiale. Tra l’altro, una cosa che non dico io, ma dice la famosa sentenza del TAR, il Collegio ritiene che il caso in esame trova la sua disciplina nei principi generali desumibili dalla normativa, che presiede la formazione e modificazione del lotto complesso che contempla comunque una valutazione da parte della Regione. Parla di rettifica e di un errore materiale.
Nell’obbligo che il TAR dà al Comune, al punto 18 della sentenza n. 620, conformemente a quanto statuito nelle precedenti decisioni del tribunale, in ordine ad analoghe fattispecie, fa sempre riferimento alla correzione dell’errore materiale, la cui distinzione rispetto all’oggetto della variante, perché anche questo è il tema della serata, trova la sua giustificazione in alcune sentenze analoghe, dove si metteva in discussione la natura di una modificazione, se trattasi di correzione di un errore materiale ovvero di una variante vera e propria. Su questo avevo preso spunto anche dalla sentenza n. 72 del Consiglio di Stato del 13 gennaio 2017, in cui è stato in particolare affermato che le scelte urbanistiche e la loro motivazione – in risposta al consigliere Bufo – sono desumibili sia dai documenti di accompagnamento al PRG sia dalla coerenza complessiva delle scelte effettuate dall’Amministrazione comunale. Infatti, come accade nei casi in cui la decisione finale è rimessa al legislatore e a un organo collegiale, la motivazione di questa difficilmente può essere desunta da un unico documento sul quale si definisce e manifesta l’esercizio della potestà discrezionale dell’Amministrazione, redatto dal medesimo organo collegiale; al contrario, è del tutto ragionevole che tale volontà, oltre che desumersi dal dibattito in seno all’organo, si estrinsechi anche e soprattutto per il tramite di documenti tecnici redatti da organi e uffici diversi, sottoposti all’esame e all’adozione del decidente.
In buona sostanza il Consiglio di Stato con la sentenza n. 72/2017 richiama la sentenza del Consiglio di Stato n. 601/2014 e continua a ritenere che una deliberazione di questo tipo, perché si possa inquadrare nella correzione di un errore materiale – abbiamo detto prima che questo errore materiale è stato evidenziato nel 2007, mentre la richiesta di ampliamento cave è del 2014 – trova la sua giustificazione in otto atti emessi da uffici diversi.
Mi fa piacere la conferma che ho trovato nelle parole dell’avvocato Caruso, quindi torno a dire che il ruolo del commissario non è quello di rimettere in discussione un’attività istruttoria, ma di concludere il procedimento. Mi piace che è passata la metafora del papà che accompagna il bambino nell’ultimo tratto, ma una volta che il bambino ha attraversato la strada, c’è il bidello
Mi fa piacere la conferma che ho trovato nelle parole dell’avvocato Caruso, quindi torno a dire che il ruolo del commissario non è quello di rimettere in discussione un’attività istruttoria, ma di concludere il procedimento. Mi piace che è passata la metafora del papà che accompagna il bambino nell’ultimo tratto, ma una volta che il bambino ha attraversato la strada, c’è il bidello