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2. Prospettive di recupero aziendale: lo studio della strategia

2.1. Gli interessi e le figure coinvolte Cenni sulle responsabilità

2.1.2. I consulenti aziendali

I consulenti aziendali rivestono un ruolo chiave all’interno della gestione della crisi: compete a loro individuare la soluzione alla crisi che presenti il miglior pay-off tra fattibilità e convenienza, dove la prima sta indicare la possibilità di concludere con successo le negoziazioni e la possibilità di concludere la procedura eventualmente scelta, e la seconda la convenienza economica.

Un ricorso a queste figure, non previste dalla legge, presupposte la volontà, da parte del management e dei soci, di tentare il percorso del risanamento dell’impresa e immediatamente in questa fase emergono le prime criticità legate alla scelta dei consulenti quali affidare le sorti dell’attività. Una scelta sbagliata, o presa in ritardo, può risultare determinante ai fini della reversibilità della crisi e quindi influire sui risultati del percorso risanatorio. Conviene affidare tale compito a soggetti dalla comprovata professionalità, credibilità ed esperienza per poter vantare un ventaglio di soluzioni più ampio e una gestione dei rapporti con i creditori e con il professionista attestatore secondo modalità più efficienti.

Il ruolo del consulente dipende dalle competenze richieste dall’impresa e dalle dimensioni della stessa: se l’impresa di piccole dimensione può necessitare di un solo consulente con vaste ma non specializzate conoscenze in determinati ambiti, l’impresa di grandi dimensioni solitamente richiede l’intervento di una società di consulenza, in grado di fornire supporto coordinato39 e specializzato su più campi.

Tra le figure più ricorrenti:

 il consulente contabile;

39 Si presume che i consulenti facenti parte ad una stessa società abbiamo maturato esperienze di team

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 il consulente finanziario;

 il consulente legale;

 il consulente fiscale;

 il consulente ambientale.

L’attività che il consulente è chiamato a svolgere dipende dalle sue specifiche competenze e quindi se l’advisor finanziario è debito a determinare il fabbisogno finanziario e le modalità attraverso le quali coprirlo, compito del consulente legale, fiscale o ambientale è di verificare la posizione, nei relativi ambiti di applicazione, dell’imprenditore sia con riferimento agli esercizi precedenti, sia con riferimento al piano e agli interventi da questo individuati.

Circa la fattibilità del piano, il ruolo più delicato è quello ricoperto dal consulente finanziario: egli, in prima analisi, è il soggetto a chiamato a fornire delle comprovabili motivazioni secondo le quali il piano proposto è in grado di creare i flussi stimati e di soddisfare i piani di rimborso previsti dalla manovra finanziaria, risultando comunque più conveniente delle soluzioni alternative quali liquidazione volontaria e fallimento. La sua attività si esplica nel comprendere le ragioni della crisi e verificare che l’impresa, oltre a essere risanabile, sia in grado di operare lungo il periodo delle negoziazioni, individuando l’ammontare delle eventuali richieste di finanza interinale da avanzare (infra, 2.3.4.). Svolti questi primi passaggi è di sua competenza la redazione del piano industriale in grado di produrre dei flussi di cassa a servizio del debito giustificabili, perché sulla base di questi egli negozierà con i fornitori le condizioni di rimborso dei debiti pregressi, con i finanziatori i piani di rimborso della finanza già erogata e di nuova erogazione e con l’assetto proprietario l’apporto di nuovo equity40

.

Ruolo del consulente legale è quello di studiare la fattibilità giuridica del piano e le sue implicazioni legali. Di sua pertinenza è anche la due diligence legale, utile a verificare che non vi siano pendenze legali in corso o a studiarne l’eventuale esito, stante l’impatto sulle risorse finanziare qualora l’esito della controversia sia sfavorevole. Il suo studio ha natura anche prospettica, sulle azioni previste dal piano.

40 L’apporto di nuovo capitale di rischio è fortemente richiesto dal ceto bancario, stante in questo un

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Il consulente fiscale studia, invece, la posizione fiscale dell’impresa, verifica l’eventuale esistenza di controversie pendenti e la possibilità che altre ne sorgano. La due diligence fiscale può portare alla valutazione della Transazione fiscale ex art. 183 ter L.F. (infra, 4.2.), in modo tale da cristallizzare la situazione fiscale del imprenditore e agevolare la gestione delle risorse all’interno della manovra finanziaria.

Circa le responsabilità, il contratto che disciplina il rapporto tra il consulente e l’impresa è riconducibile agli art. 2229 c.c. e successivi, quale contratto per la prestazione d’opera intellettuale e quindi obbligazione di mezzi. Il consulente è chiamato ad adempiere alle obbligazioni secondo la diligenza richiesta dall’attività esercitata (art. 1176 c.c.) e dalle caratteristiche dell’incarico conferitogli dal cliente, ma responsabilità non può essergli addebitata <<se la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà,…se non in caso di dolo o colpa grave>> (art. 2236 c.c.). Riconosciuta l’estrema complessità delle operazioni di turnaround risulta difficile addebitare il fallimento del piano di risanamento qualora il consulente abbia adempiuto ai suoi doveri secondo l’impegno e la serietà richiesta dal caso di specie. Diversamente, ove le attività siano state con imperizia, imprudenza o negligenza appare evidente la sua responsabilità.

Essendo il consulente finanziario il soggetto debito a negoziare con i creditori41, ci si chiede se il suo comportamento e le conclusioni che questi ne traggono possono configurare responsabilità da “contatto sociale”42, sia questa derivante dall’esito del

piano o dall’inutile prolungamento delle trattative. Secondo chi scrive, se è vero che i creditori possono far affidamento sul consulente, è vero che l’accettazione delle condizioni proposte sottostà alla loro volontà e per questo motivo si ritiene che al più possano emergere profili di responsabilità aquiliana ex art. 2043 c.c.. Si consideri inoltre che il consulente è soggetto adito alla proposta del piano, ma la sua adozione viene deliberata dall’organo gestorio, determinando la possibile responsabilità solidale di amministratori e consulenti.

41 E’ difficile ipotizzare contatti tra i creditori (al più, ad esclusione del ceto bancario) e il consulente

legale, fiscale o ambientale

42 Luca Francesco Franceschi, Giulio Tedeschi (2014), Crisi d’impresa e ristrutturazione del debito, Vita e

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Sul versante penale, si ritiene che egli possa essere perseguibile per i reati fallimentari qual ora si provi il suo concorso con gli amministratori al compimento di uno o più reati fallimentari.

Profili di responsabilità civile e penale possono emergere anche qual ora la sua condotta sia tale da ingerire nella gestione del processo di ristrutturazione43.