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1. Primo tentativo

2.2 Contraddizione e apparenza

2.2.1 Realtà dell’apparenza

“Apparenza” è il contenuto contraddittorio che appare. Esso è contraddittorio in quanto ha forma relazionale. La relazione è infatti la forma generale che assumono tutte le cose di fronte al pensiero. Ciò significa che il pensiero, quando pensa il contenuto dell’esperienza, concepisce delle relazioni.

La contraddittorietà della relazione consiste nell’essere l’impossibile unità del molteplice. La relazione è cioè la congiunzione di due determinazioni senza un reale principio di unità. Per Bradley, però, «ogni mera congiunzione è per il pensiero autocontraddittoria»261. Il pensiero intende porre “A è B”, dove A e B sono reciprocamente differenti, ma non riesce a trovare un principio che riesca tenere uniti e distinti i termini della sintesi262. Il risultato a cui il pensiero perviene è allora “A è non- A”.

«Le apparenze esistono: negarlo sarebbe un’assurdità»263. L’esistenza delle

apparenze non può cioè essere negata poiché esse appaiono. Bradley valorizza infatti la positività dell’esperienza, per cui ciò che appare, in quanto appare, è reale: «ciò che appare, per questa sola ragione che appare, indubitabilmente è, e non c’è alcuna possibilità di separarlo dal suo essere»264.

L’esperienza ha una sua positività, e non può essere negata simpliciter: «tutto ciò che viene condannato come apparenza non diventa certo, per questa sola ragione, un puro nulla, o, comunque, qualcosa di cui ci si possa sbarazzare con disinvoltura». L’apparenza è reale perché appare, e questo dato va mantenuto come vero.

La realtà dell’apparenza è però falsificata dal referto del criterio assoluto, che ci dice che la realtà è non contradittoria. L’apparenza perciò è e non è reale. Il pensiero deve

261 Cfr. AR, p. 731.

262 «Il pensiero, come si può presumere, implica analisi e sintesi e distinzione nell’unità. Ora, la mera

congiunzione che viene ad esso offerta non può essere trattata come qualcosa di sacro, ma deve divenire propriamente un oggetto di pensiero. Vi sarà quindi una transizione, un passaggio dall’uno all’altro dei vari elementi che risultano così congiunti e, d’altra parte, per sua stessa natura il pensiero li deve raccogliere in unità: ma in una mera congiunzione esso, partendo da A, giungerà a B solo per una sorta di coazione esterna e nel suo tentativo di unire fra loro questi due elementi non troverà alcun fondamento sul quale edificare la connessione. Il pensiero, in altre parole, non dispone di un suo principio interno di connessione per tenere uniti i vari elementi né possiede un intrinseco principio di distinzione per mantenerli separati. Deve perciò cercare semplicemente di identificarli, per quanto siano diversi, o in qualche modo, di unirli pur non disponendo di alcun principio di distinzione né di unione» (cfr. AR, p. 731).

263 Cfr. AR; p. 274. 264 Cfr. AR, p. 274.

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allora sforzarsi di concepire la realtà dell’apparenza in maniera tale che essa non introduca la contraddizione nella realtà.

2.2.2 Idealità e apparenza

L’apparenza è contraddittoria perché appare in forma relazionale. La forma relazionale è contraddittoria perché identifica elementi reciprocamente isolati, e perciò fuori dell’unità concreta che dà ragione della loro identificabilità.

L’apparenza è cioè contraddittoria perché è astratta. Bradley concepisce l’astrazione come l’isolamento di una porzione del significato dalla totalità del contenuto. L’idealità, come abbiamo visto nel precedente capitolo, non è prodotta dal pensiero, ma è originariamente insita nel sentire. L’idealità del sentire consiste nell’incompletezza del contenuto e questa incompletezza si rivela nel divenire del dato. Nel divenire diventa infatti evidente che il sentire attesta solamente un contenuto parziale e non la totalità della realtà. Nel divenire il contenuto entra in relazione con l’altro da sé: il pensiero riconosce ed esprime questa idealità originaria.

Bradley afferma che il contenuto ideale trascende la propria esistenza particolare265. Con questa affermazione intende sostenere che il contenuto ideale è riferito all’altro da sé, e solo in questo riferimento trova la propria realtà autentica. Tuttavia esso è costretto a trascendere la propria natura proprio perché è attualmente astratto e finito. In quanto è finito, il contenuto ideale è cioè privo dell’altro da sé. Il contenuto è così posto in relazione all’altro da sé ma, finché il contenuto rimane fermo nella sua mera finitezza, questa relazione è ingiustificata.

L’apparire della trascendenza della cosa è l’apparire della finitezza della cosa. La cosa è cioè “trascendente” in quanto appare come ciò che è finito, astratto, e che ha nell’altro da sé il suo fondamento. Questa trascendenza si manifesta, allora, come contraddizione poiché la cosa, in quanto finita, non riesce a manifestare l’unità che la lega all’altro da sé. La contraddittorietà della cosa si istituisce, cioè, tra la pretesa autonomia che essa reclama, in quanto astratta, e l’essere essa determinata dall’altro da

265 «Il contenuto di ciò che è dato è sempre relativo a qualcosa di non dato e la sua natura, quindi,

consiste essenzialmente nel trascendere la sua esistenza. Questa è ciò che possiamo chiamare l’idealità del finito: essa non è costruita dal pensiero, ma il pensiero stesso ne è lo sviluppo e il prodotto. La natura essenziale del finito consiste in ciò che, ovunque esso si presenti, la sua determinazione qualitativa oltrepassa i limiti della sua esistenza» (cfr. AR, p. 313).

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sé. La cosa appare come un “per sé” che è anche “per altro”, e questa è per l’intelletto una contraddizione.

Ultimamente, il pensiero riconosce che ogni contenuto dell’esperienza è affetto da questa contraddizione. La molteplicità stessa del contenuto è cioè il manifestarsi della relazione di diversità tra ciascuna cosa e tutte le altre266. Ogni contenuto esperito è perciò apparenza, perché in relazione all’altro da sé. Ogni contenuto esperito è ideale.

Propriamente è il pensiero a riconoscere la contraddizione e idealità del dato. Se cioè l’idealità è già situata nel sentire, Bradley afferma che solo il pensiero ne dà piena espressione. L’esperienza è contraddittoria in quanto è pensata, mentre in quanto è sentita essa è incontraddittoria. Bradley cioè, come abbiamo illustrato nel capitolo precedente, tenta costantemente di distinguere il piano del sentire e da quello del pensiero per consentire la posizione della contraddizione e della non contraddizione.