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La contrapposizione uomo donna

5. Le lys dans la vallée

5.2 La dicotomia donna angelo – donna fatale

5.2.2 La contrapposizione uomo donna

Gli uomini e le donne del mondo finzionale di Balzac affrontano, quasi sempre, un problema di coppia non corrispondente: a seguito di differenze legate alla personalità, all'educazione o all'appartenenza sociale, il numero di matrimoni ed unioni infelici è elevatissimo. Nel romanzo Felix de Vandenesse esplora la questione dell'incompatibilità e giunge alla conclusione che non vi sia alcuna soluzione possibile. Non sapendosi dare alcuna risposta egli afferma:

Quelle singulière et mordante puissance est celle qui perpétuellement jette au fou un ange, à l'homme d'amour sincère et poétique une femme mauvaise, au petit la grande, à ce magot une belle et sublime créature; à la noble Juana le capitaine Diard, de qui vous avez su l'histoire à

1Ivi, p. 230.

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Bordeaux; à madame d'Aiglemont son mari, au marquis d'Espard sa femme? J'ai cherché longtemps le sens de cette énigme, je vous l'avoue.1

La teoria di Balzac a proposito delle relazioni umane è fondata su un principio di polarizzazione: i personaggi maschili sono caratterizzati da intelligenza, aggressività e forza, al contrario i personaggi femminili sono descritti come sensibili, delicati e passivi. L'uomo riesce a rimanere una creatura tutta d'un pezzo e completa poichè non rimane mai vittima delle emozioni sentimentali, le quali sono pericolose per molti di loro in quanto rischiano di sopraffare e sommergere l'ego maschile.

Ne Le médecin de campagne Balzac propone una comunità utopica in cui la figura forte del padre predomina su quella della moglie e dei figli e all'interno della famiglia la sua funzione è quella di proteggerla e sostenerla. Seguendo questa visione nessuna famiglia può esistere senza che ci sia una qualche forma di controllo dispotico al suo centro e, quindi, l'uomo deve essere una figura impetuosa che si impone costantemente sui membri più deboli della famiglia. In Mémoires de deux jeunes mariées Renée insiste sul fatto che le donne non siano dotate di quella forza maschile indispensabile per stabilire l'ordine all'interno di ogni nucleo familiare; di conseguenza, qualora le donne cerchino di rimpiazzare la figura maschile all'interno della società, esse potrebbero rilevarsi delle distruttrici.

La donna balzachiana è differente dall'uomo, è costretta a nascondere il suo intelletto e le sue doti allo scopo di preservare il suo fascino; debolezza e passività sono qualità fortemente associate alla femminilità. Balzac insiste nel sostenere che le donne più seducenti e affascinanti sono quelle che ricorrono costantemente alla generosità verso il genere maschile; più una donna insiste

1Niess Moss. M., L'Enigme du couple: Balzac and Marriage, «South Atlantic Bulletin», (XLIV), Gennaio 1979, p. 73.

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sulle proprie fragilità più essa seduce l'uomo gonfiando il suo ego maschile e risvegliando in lui i desideri. Le donne vivono unicamente per l'amore, così come gli uomini vivono per il movimento e l'azione. Benché Balzac ammiri la sensibilità e la tenerezza negli uomini e la forza e l'intelligenza nelle donne, nella Comédie egli avverte ripetutamente il pubblico sui rischi e le conseguenze derivate dal possedere questi tratti in estremo. Felix de Vandeness sottolinea che la sua passività di fronte a lady Dudley e l'aggressività di quest'ultima hanno avuto dei risultati disastrosi per lui. Queste sono le parole di Felix a riguardo: «mais intervertissez les roles, l'homme succomba sous la moquerie»1.

Analizziamo ora la questione seguendo la formula di Leo Bersani sulla determinazione del genere secondo la quale nei romanzi di Balzac la forza di volontà determinerebbe l'identità sessuale. Lungo tutto il romanzo il conte di Mortsauf è presentato come un uomo irritabile ma estremamente debole di volontà e totalmente incapace di gestire i propri affari sia finanziari che personali. Di conseguenza Henriette avverte la necessità non solo di crescere personalmente i loro figli così delicati di salute, ma anche di gestire le aziende agricole del marito e di supervisionare le sue finanze, tutti compiti che la donna esegue con estrema efficienza. Una delle azioni più degne di stima di Henriette è quella di tenere celate le incapacità del conte così che dall'esterno Clochegourde appaia al sicuro nelle mani di un uomo forte e capace; e così sarà, solo che quell'uomo forte e capace appena menzionato non è il conte, ma proprio sua moglie. Madame de Mortsauf è la sola in grado di mantenere la famiglia in una società in cui la divisione sociale ed economica del lavoro le assegnerebbe normalmente i compiti della riproduzione negandole quelli della produzione.

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Nel romanzo Henriette non è la sola figura femminile che assume tratti caratteriali maschili; Lady Dudley viene per ben due volte paragonata all'archetipo delle donne guerriere, a un'amazzone. Henriette la descrive così:

Elle monte trop bien à cheval, elle doit aimer à déployer sa force, je la crois active et violente. [...] La marquise est la femme forte qui franchit les distances et agit avec la puissance de l'homme.1

Il lettore può riscontrare simili tratti maschili anche nella figlia di Henriette, Madeleine, la quale dopo aver superato le infermità d'infanzia sviluppa alla fine del romanzo una forza di volontà tale da riempire di paura il cuore del padre. Possiamo notare, dunque, che attraverso la pura forza di carattere le donne del romanzo minacciano di destituire le loro controparti maschili e usurpare la loro posizione nella gerarchia patriarcale.

Ogni rapporto del protagonista Felix con le donne è influenzato dal suo passato, in particolar modo dalla madre: egli sembra aver sviluppato un'associazione meccanica tra sua madre e l'interruzione di un qualche evento piacevole. É quasi come se Felix dovesse trovare per forza l'indifferenza di sua madre in tutte le donne che ha amato e punirle, di conseguenza, per la loro anticipata freddezza. Quando Felix paragona sua madre a un serpente possiamo immediatamente notare come un simbolo fallico sia associato a una figura materna e non a una paterna. La madre di Felix rappresenta contemporaneamente l'oggetto immaginario del suo desiderio e la minaccia di castrazione che giace alla base della sua crisi d'identità e che andrebbe a rovinare ogni sua relazione con l'altro sesso. La situazione di Felix è ulteriormente complicata dal fatto che suo padre, il quale dovrebbe fornirgli un modello simbolico per formare la sua identità maschile, è una figura del

1Ivi, p. 239.

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tutto assente dalla sua vita. Felix non sembra capire se è un adulto o un bambino e neanche se è un uomo o una donna. Non è sicuramente un caso che il re Luigi XVIII, che lui ha modo di conoscere e frequentare durante il suo soggiorno a Parigi, lo chiami anche Mlle de Vandenesse1 riferendosi al suo

riserbo sessuale che sembrerebbe causato dalla fallica minaccia che che le donne sono arrivate a rappresentare nella mente di Felix. Il giovane si ritrova così in uno stato di totale confusione.

Felix cerca violentemente di punire le donne della sua vita per la sua stessa percezione ambigua che egli ha di loro sulla base del suo rapporto di odio e amore con la madre. Henriette è certamente la vittima primaria di questa crociata: innanzitutto lei è un modello perfetto della condizione femminile, della bellezza ideale e della madre perfetta; eppure certi tratti del suo carettere la mettono in relazione al fallo e, quindi, a un elemento di separazione. Lei incoraggia Felix a lasciare la valle, ad uscire in qualche modo da quel grembo materno simbolico per cercare fortuna nel mondo reale della società parigina. Lei dà a Felix anche delle lezioni riguardanti la teologia, l'etica, la realtà politica e sociale e anche questo fatto contribuisce nel fare di lei una chiara voce dell'autorità patriarcale nel romanzo. Questa tesi verrà ulteriormente confermata da una significativa citazione di André Lorant che dice che «le coeur de Blanche – Henriette est enivré de paternité»2. Persino lady

Dudley risente dell'incursione di Henriette nel mondo degli interessi maschili legati a Felix, arrivando ad affermare:

Je ne suis que femme [...] je n'ai point étudié à Eton, ni à Edinbourg; je ne suis ni docteur, ni révérend; je ne saurais donc te preparer de la morale.

1 Ivi, p. 200.

2 Michael Lastinger, Rewriting woman: compulsive textuality in “Le lys dans la vallée”, in The

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Elle est bien heureuse, cette femme, de te servir de la morale! Dans quelle université les femmes françaises prennent-elles leurs grades?

E' precisamente questo lato fallico di Henriette la più grande minaccia per Felix che lo porta a spostare il suo desiderio su un altro soggetto, su Arabelle, una donna non soggetta alle regole e agli obblighi sociali.

Quando la fallica Henriette muore, insieme a lei muoiono anche i doveri morali e sociali che essa rappresenta. Tuttavia, la Henriette immaginaria regna più splendidamente di prima e la sua morte permette a Felix di raggiungere uno strano tipo di unione immaginaria ideale con l'amata che non avrebbe mai potuto avere con la donna in vita. Felix afferma:

I1 est des personnes que nous ensevelissons dans la terre, mais il en est de plus particulièrement chéries qui ont eu notre coeur pour linceul, dont le souvenir se mêle chaque jour à nos palpitations; nous pensons à elles comme nous respirons, elles sont en nous par la douce loi d'une métempsychose propre à l'amour. Une âme est dans mon âme. Quand quelque bien est fait par moi, quand une belle parole est dite, cette âme parle, elle agit; tout ce que je puis avoir de bon émane de cette tombe.1

Per concludere questa analisi sul rapporto uomo-donna prendiamo anche in considerazione il mito del Pigmalione, di cui Balzac applica i principi capovolgendo il genere dei protagonisti. Questo è un mito che ha a lungo catturato l’immaginazione sia del lettore che dello scrittore e la curiosa relazione amorosa tra il creatore e la sua creazione ha lasciato un segno nella letteratura occidentale. Testimone del comportamento poco virtuoso delle Propetidi, Pigmalione giura di non sposarsi mai e dirige tutte le sue attenzioni verso la sua nuova statua, così perfetta da azzerare la distinzione tra arte e

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realtà. La statua che egli ha creato è talmente bella e perfetta da sfuggire al controllo dell’artista e da determinarne il comportamento. La questione del controllo diventa centrale: quando Venere trasforma la statua in donna Pigmalione la sposa, portando a compimento sia il suo desiderio erotico che il suo desiderio di controllo. Questo controllo va oltre a quello che veniva esercitato dal marito sulla moglie poiché egli non è solo suo marito, bensì anche il suo creatore. Una dinamica similare è riscontrabile nelle storie che presentano delle donne Pigmalione: in assenza di una scelta adatta, la soluzione resta quella di creare un oggetto d’amore che vada incontro alle loro esigenze, che non si tratta più però di statue ma di esseri umani. Ritornando alla questione del controllo, sia in società che in letteratura l’unico potere che ci si aspettava dalle donne era quello della legittima dipendenza.

In Le lys dans la vallée quando Felix descrive il suo primo incontro con Henriette il lettore capisce subito chiaramente che lei è ciò che lui desidera, ponendo Henriette nel ruolo di oggetto desiderato. Il suo status di oggetto è sottolineato soprattutto quando Felix la rivede sulla terrazza di Clochegourde e afferma che lei è una «pomme délicieuse»1 e il conte di Mortsauf è «le

possesseur de ce trésor»2. Tuttavia, arriva anche il momento in cui Henriette

diventa un soggetto desiderante quando intraprende il suo progetto di Pigmalione: lei sente il bisogno di Felix e gli assegna tutti i ruoli che sono rimasti vacanti nella sua vita. Quando Felix è sul punto di dichiararle apertamente il suo amore e, di conseguenza, di minacciare la possibilità di continuazione della loro relazione, Henriette stabilisce delle regole di base, descrivendo ciò che lui dovrebbe diventare per lei:

1 Ivi, p.57.

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Je voulais un ami qui ne fût pas un juge, un ami pour m’écouter en ces moments de faiblesse où la voix qui gronde est une voix meurtrière, un ami saint avec qui je n’eusse rien à craindre [. . .] j’ai cru que j’aurais une âme qui serait à moi seule comme un prêtre est à tous.1

Felix sembra implicitamente accettare le aspettative di Henriette, la quale considera tutto ciò come un contratto stipulato da entrambe le parti.

I primi due ruoli che Henriette assegna a Felix sono quelli di confessore e di sostituto affettivo della zia defunta: per quanto riguarda il primo ruolo Henriette chiede a Felix di essere «moins qu’un amant, mais plus qu’un frère»2

e per quanto riguarda il secondo lui deve costituire per lei la fonte di un sincero affetto e sostegno. In seguito, nel tentativo di giustificare i suoi sentimenti per il giovane, la donna gli assegna il ruolo di figlio maggiore che rappresenti al tempo stesso una guida e una protezione per i suoi veri figli. La seconda parte di questo progetto vede Henriette nel tentativo di trasformare il protagonista da ragazzo timido a uomo capace di affrontare senza alcuna difficoltà le insidie della società parigina. In conclusione possiamo sostenere che Henriette ha dunque lavorato per trasformare il suo giovane ammiratore nell’amante di cui lei aveva bisogno, in un uomo che le sarebbe stato sempre fedele e che avrebbe rispettato la castità e la virtù della loro relazione. Lei pensa di esserci riuscita e per questo l’infedeltà di Felix le causa talmente tanto dolore da portarla alla morte e la scelta di virtù della donna si rivela inutile e incapace di sostenerla e salvarla.

1 Ivi, p. 103.

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