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Infanzia e adolescenza

4. Honoré Balzac

4.1. Infanzia e adolescenza

Honoré Balzac nacque a Tours il 20 maggio 1799 da una famiglia borghese piuttosto agiata: dal padre trasse la dinamicità e la passione per la narrazione, mentre dalla madre ereditò la sensibilità. Quest’ultima, Anne-Charlotte-Laure Sallambier, influì notevolmente nella sua vita e molto spesso lo fece in modo negativo, continuando imperterrita a consigliarlo e rimproverarlo anche una volta raggiunta la fama universale di scrittore. Sebbene a soli 19 anni la donna si ritrovò a dover sposare un uomo di ben 32 anni più vecchio di lei, il loro non fu affatto un matrimonio infelice come tanti altri, ma era lei stessa che si imponeva una stato di infelicità, ostentando continue malattie immaginarie, lamentandosi ininterrottamente dell’assenza completa di stima, riconoscimento e gratitudine dei suoi figli dopo tutti i sacrifici compiuti per loro. Sempre offesa, ella ci fornisce un valido esempio dello stereotipo della donna affetta da isterismo. Provenendo da una famiglia di piccolo borghesi dominati dall’avarizia, dal senso del risparmio e dalla brama di speculazione,

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l’educazione che lei stessa impartì ai suoi figli era improntata su due principi: spendere era un delitto mentre guadagnare era una virtù. Il suo scopo era quello di avviare i figli maschi verso una solida posizione e cercare alle figlie femmine un buon partito da sposare. Dietro le sue azioni non si celavano cattive volontà, ma questa sua cura eccessiva ebbe un effetto paralizzante sull’intera famiglia e su Honoré in particolar modo.

Appena nato, il piccolo Honoré venne allontanato dalla casa come se fosse un malato contagioso, affidato per i primi quattro anni a una nutrice e poi a estranei in una semipensione con il permesso di andare a far visita ai suoi genitori solo una volta alla settimana, la domenica. Non ricevette mai un regalo, un giocattolo e tantomeno affetto: egli sentiva la mancanza di una figura materna che lo vegliasse se malato, che gli sussurrasse qualche parola tenera e, invece, ottenne solo freddezza e repulsione da una donna che vedeva così poco e che lo aveva portato in grembo per nove mesi. Dietro le parole future di Balzac si percepisce spesso una sofferenza profonda a causa di quella madre sempre così irritata e oppressa, tanto da fargli affermare un bel giorno: «Je n’ai jamais eu de mère»1. A sette anni, tornato a casa, la madre lo ricacciò

ben lontano, questa volta in un collegio a Vendôme. In una delle tante lettere scritte alla signora Hanska troviamo parole forti, dure, che mai ci immagineremmo essere riferite a una mamma:

Ah si vous saviez quelle femme était ma mère, un monstre et une monstruosité tout ensemble. Elle me haïssait pour mille raisons. Elle me haïssait même avant ma naissance. J'ai été sur le point de rompre plusieurs fois avec elle. Mais j'ai préféré continuer à souffrir... C'est une blessure qui ne pouvait guérir. Nous avons cru qu'elle était folle, et nous avons consulté un médecin qui était son ami depuis trente-trois ans. Mais il nous

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a dit : «Mais non, mais non, elle n'est pas folle. Elle est seulement méchante».1

Questa donna incarnava la cattiveria in persona. Il suo rapporto di odio e amore con il figlio incominciò ancor prima della nascita del bimbo e sarà costante per tutta la sua esistenza.

Anche in collegio, però, Honoré non ebbe una vita serena: non particolarmente brillante, subiva continue punizioni e veniva considerato uno scolaro arretrato. Il bibliotecario del Politecnico gli permetteva di portare in collegio tutti i libri che più gli interessavano: la lettura iniziò a diventare così un secondo mondo dove rifugiarsi. A quattordici anni, finalmente, a seguito di un crollo nervoso, Honoré poté tornare a casa, ma la sua lontananza per tutti quegli anni non aveva affatto addolcito i sentimenti della madre, irritata inizialmente per il suo chiuso mutismo e infastidita in seguito dalla sua eccessiva ilarità e loquacità. Ella non gli nascondeva la sua infelicità e le pene che lui le infliggeva andando male a scuola. Ciò nonostante, Balzac riuscì a finire gli studi e nel 1816 si iscrisse a Legge I genitori però non approvavano neanche questa sua scelta, o meglio la approvavano a metà; secondo la loro mentalità borghese, per il figlio era giunto il momento di guadagnare e lo inviarono così a lavorare presso un loro amico notaio con la certezza di avergli ormai assicurato un avvenire sicuro. I genitori conoscevano troppo poco il temperamento e il carattere del figlio da prevedere che egli, di punto in bianco, nel 1819 avrebbe deciso di piantare in asso le pratiche per intraprendere la carriera di scrittore.

1Les parents de Balzac.

http://www.histoire-en-questions.fr/personnages/balzac%20parents.html (consultato il 7/11/2015)

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Il padre di Balzac stava attraversando un pesante crollo finanziario e aveva rinunciato all’appartamento di Parigi per trasferirsi a Villeparisis, un quartiere periferico meno costoso; possiamo quindi comprendere che colpo improvviso fu per la famiglia quella scelta del figlio di rinunciare a una carriera sicura per iniziare a scrivere libri. I conflitti non mancarono, ma riuscirono a giungere ugualmente a un compromesso: se in due anni di tempo Honoré non avesse ottenuto il successo sarebbe tornato a lavorare nello studio di un notaio. A Parigi la madre affittò per lui una tra le stanze più misere e disagiate a disposizione: il suo intento era, infatti, quello di rendergli la vita tanto intollerabile da fargli presto cambiare idee e fare marcia indietro. Tuttavia, a Honoré la comodità non interessava affatto: gli erano sufficienti i libri e una finestra per costruire tutto un mondo all’interno della sua mente. La sua prima opera, la tragedia Cromwell, non venne accolta in modo positivo; si affacciò così al romanzo, traendo insegnamenti dal romanziere Walter Scott. La rapidità di produzione di Balzac era indescrivibile; tra i numerosi Codici che scrisse ne ricordiamo uno coniugale da cui svilupperà, in seguito, La

physiologie du mariage.

Dal punto di vista affettivo Balzac giunse all’età di 23 anni senza aver trovato ancora qualcuno che lo stimasse e che riponesse fiducia in lui ; dopo aver vissuto per anni in collegio circondato solo da altri ragazzi coetanei, non sapeva muoversi in società e si sentiva goffo, timido e incapace di affrontare le donne. Con il pretesto iniziale di impartire della lezioni private, iniziò a frequentare la villa dei De Berny, dove vi trascorreva pomeriggi o, addirittura, intere serate. Madame de Berny era una nobildonna con due figlie molto graziose, una delle quali non ancora sposata; i genitori di Balzac non potevano che essere felici di questa frequentazione, ignari del fatto che Balzac non era affascinato dalla figlia Emmanuelle, bensì dalla madre, Laure de Berny, la

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quale era diventata anche nonna. In quell’ambiente Balzac trovò un’atmosfera diversa, piacevole: madame de Berny gli raccontava la storia con calore materno, lo dirigeva con una mano affettuosa, incoraggiante. Balzac aveva proprio bisogno di tutto questo, di una donna al suo fianco che lo guidasse e lo correggesse con delicatezza e non con la rigidità della madre. Grazie a queste conversazioni la sua fantasia si accendeva e, al tempo stesso, le sue conoscenze di vita si allargavano. In una lettera Balzac le raccontò che appena la conobbe le parve di vedere la perfezione e tutti i suoi sensi ne furono esaltati; egli trasporterà queste stesse sensazioni su carta quando dovrà descrivere il primo incontro tra Felix de Vandenesse e Madame de Mortsauf.

L’ammirazione si trasformò ben presto in desiderio. Persa tutta la timidezza, Balzac non accettava più i rifiuti e madame de Berny rimase atterrita dalla sua sfacciataggine, nonostante in passato non fosse stata una donna così casta e avesse saputo sfruttare molto bene la sua femminilità, divenuta ora grazia materna. La sua prima avventura passionale risaliva al periodo immediatamente seguente al suo matrimonio e non è detto che fosse stata l’ultima; a Villeparisis, per di più, la gente mormorava sull’illegittimità dei suoi due figli, benché essi portassero il cognone del suo consorte ormai vecchio e quasi cieco. Ma ormai a 45 anni lei era consapevole dell’assurdità di intraprendere una storia sotto gli occhi dei figli adulti con un giovanotto più piccolo della sua primogenita. Nonostante le resistenze e i tentativi di contenere il legame nei confini di un’amicizia, Balzac sapeva bene che la donna era infelice nel matrimonio e continuò a farle pressioni fino ad una calda notte di agosto quando, finalmente, lei gli si concesse. Le visite di Balzac si fecero sempre più frequenti, tanto da alimentare i pettegolezzi e far nascere dissensi tra le figlie nubili che, fedeli al padre malato, cercarono di ostacolare le mosse dell’amante della madre.

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I dissapori nacquero anche in casa Balzac. La madre, una volta intuita la verità nascosta, lo costrinse a trasferirsi immediatamente a Bayeux, dalla sorella. Più che indignata, la madre era gelosa che il figlio avesse trovato un’amante, ma anche una persona che incarnasse tutto ciò che avrebbe dovuto essere lei. Alla morte di madame de Berny nel 1836 Balzac descriverà quel suo primo amore così: «Mme de Berny a été comme un Dieu pour moi. Elle a été une mère, une amie, une famille, un ami, un conseil»1. Questo suo primo

successo con una donna aveva fatto sì che il giovane Honoré diventasse un uomo; la madre non gli faceva più paura e aveva perso al tempo stesso anche il suo rispetto. Anche dopo dieci anni, quando ormai la passione si trasformò in una semplice amicizia, Balzac continuò a nutrire una devozione fedele verso la ormai cinquantenne Mme de Berny. Dopo di lei Balzac in tutte le donne ricercò sempre la stessa indole materna e protettrice, una guida che gli desse sollievo dopo lo conforto senza allontanarlo però dalla sua attività di scrittore. La cosiddetta femme fatale non lo attraeva minimamente, proprio perché il suo inconscio lo portò costantemente verso donne angelicate, donne che incarnavano lo spirito materno di cui è stato privato da bambino.

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