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Il contributo specifico della Sociologia della salute e della/con la me dicina

di Linda Lomb

3. Il contributo specifico della Sociologia della salute e della/con la me dicina

Si è accennato al fatto che le MH forniscano ai professionisti della salute gli strumenti necessari per comprendere tanto le malattie, quanto la salute, in un contesto sociale e culturale sempre più esteso, al fine di favorire una mag- giore comprensione empatica di sé, dell’altro e del processo terapeutico. Per questo, come si legge nel già citato documento prodotto dal gruppo di lavoro coordinato dal Prof. A. Elio Cardinale: “Il futuro medico deve essere in grado fin dai primi anni della sua formazione di guardare oltre lo studio delle ma- lattie ad uno scenario più vasto, in cui salute e malattia hanno implicazioni sociali molto forti, in cui la povertà è una delle cause più gravi e più frequenti di malattia e di morte, in cui le disuguaglianze sociali richiedono al medico di sapersi schierare sempre dalla parte del malato, di ogni malato, interve- nendo opportunamente e positivamente anche ai diversi livelli istituzionali” (pag. 18).

Il peso delle diseguaglianze sociali sulle condizioni di salute è stato reso ancora più evidente dalla pandemia legata alla diffusione a livello mondiale del virus Covid-19. Gli studi in letteratura hanno riconosciuto come siano soprattutto coloro che già soffrivano di patologie croniche-degenerative ad essere più a rischio di subire gli effetti nefasti del virus e, com’è noto, su tali patologie pesa l’effetto delle diseguaglianze sociali (si pensi, ad esempio, all’obesità). Per tale motivo, come ha opportunamente sostenuto in un’edi- toriale pubblicato nell’ottobre 2020 il direttore della rivista scientifica “Lan-

cet”, Richard Horton, a proposito del Coronavirus sarebbe più opportuno

parlare di sindemia anziché di epidemia, per dare conto di come l’emergenza sanitaria sia scaturita dall’incontro di due condizioni patologiche che si sono

rafforzate a vicenda, riconducibili all’interazione tra dimensioni biologiche e sociali.

Tra le MH è la sociologia della salute e della medicina la disciplina che consente di identificare l’influenza dei fattori sociali sulle condizioni di be- nessere e malattia, nonché di sviluppare le competenze atte a interpretare il vissuto di malattia alla luce dei processi sociali, delle istituzioni e dei sistemi sociali e sanitari. Nata a metà del secolo scorso negli USA, e sviluppatesi in Italia a partire dall’inizio degli anni Ottanta, a quarant’anni dal suo approdo nel nostro Paese (Cardano, Giarelli e Vicarelli, 2020) la sociologia della sa- lute e della medicina oggi risulta praticamente assente nei corsi di laurea de- dicati ai professionisti della salute, pur nella consapevolezza del sempre più marcato e stretto intreccio tra dimensione biologica e dimensione sociale, reso ancora ancora più evidente dal Covid-19. Promuovere un proficuo dia- logo tra le scienze sociali e le scienze biomediche, in grado di dare conto della multidimensionalità della cura e della complessità della malattia è l’au- spicio nella speranza che i tempi siano maturi affinché la sociologia della salute e della medicina, al pari di altre discipline che afferiscono alle MH, possa trovare adeguato uno spazio nei curricula dei professionisti sanitari, pur nel riconoscimento delle specifiche aree di competenza, creando una nuova alleanza con la medicina.

Conclusioni

Per colmare il ritardo che caratterizza il nostro Paese in tema di insegna- mento delle MH, è possibile ripartire dall’esistente, recuperando alcune delle proposte che già sono state elaborate nelle iniziative a cui si è fatto menzione, adeguatamente aggiornate alla luce degli insegnamenti appresi durante l’emergenza sanitaria Covid-19.

In primo luogo, si tratta di riconsiderare e adeguare il lavoro della Confe- renza Permanente dei Presidenti dei Consigli di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia che ha definito un core curriculum delle professioni sanitarie. Tale percorso risulta formato da 1839 Unità Didattiche Elementari (UDE), tra le quali almeno 23 sono di pertinenza delle MH, e della Sociolo- gia in particolare (cfr. http://presidenti-medicina.it/core-curriculum/). Nello specifico, la Conferenza ha individuato nella dorsale della Metodologia Me- dico-scientifica, che accompagna lo studente dal I al VI anno di corso, lo spazio nel quale introdurre le UDE delle MH a partire dalla formazione di base del triennio, sino alle discipline specialistiche del IV e V anno, per con- testualizzarle alle diverse condizioni patologiche. Nei corsi di Medicina

Interna e Chirurgia Generale del VI anno, all’interno dei tirocini professio- nalizzanti, le UDE delle MH potrebbero poi trovare spazio per completare una visione olistica dei bisogni di salute del paziente complesso.

In secondo luogo, si è già fatto menzione al bisogno che le MH vengano ad assumere un posizionamento trasversale lungo i curricula formativi, inte- grandosi in maniera orizzontale e verticale con le discipline più tecnico- scientifiche lungo l’intero percorso formativo, superando alcune delle criti- cità della situazione italiana alla quale si è già fatto menzione. Sebbene risulti evidente come sia necessario prevedere corsi obbligatori di MH lungo l’iter formativo, dovrebbe essere data la possibilità di prevedere anche corsi op- zionali (Attività Didattiche Elettive, ADE) a scelta dello studente su specifi- che tematiche (quali a titolo di esempio: le terapie del dolore, le cure pallia- tive, le medicine non convenzionali e la medicina integrata, la medicina nar- rativa) in grado di arricchire in maniera significativa il bagaglio di compe- tenze culturali e tecniche dello studente.

In terzo luogo, si evidenzia la necessità di rafforzare il collegamento tra una formazione che includa le MH e le attività di tirocinio svolta sul campo. L’emergenza sanitaria ha messo in luce come il lavoro dei professionisti sa- nitari si scontri con eventi inattesi, come quelli legati ad una pandemia, i quali richiedono interventi urgenti che impongono ai professionisti sanitari di sviluppare competenze fondate sull’umanizzazione delle cure, la presa in carico globale, l’empatia e la resilienza. Si tratta di abilità che, per essere adeguatamente interiorizzate, necessitano di essere sperimentate nei reparti e negli ambulatori, attraverso il confronto con i pazienti, i loro familiari e, non ultimo, i colleghi.

In quarto luogo, una proposta interessante è quella contenuta nel docu- mento già citato del gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanità, di prevedere un modulo ad hoc, rivolto alle matricole – propedeutico ed obbli- gatorio – programmato prima dell’inizio dei rispettivi corsi di studio e indi- rizzato a fornire i fondamenti delle MH e a sensibilizzare i futuri operatori sanitari circa le aspettative cui dovranno rispondere e, al contempo, com- prendere, nel loro futuro professionale.

Infine, un’ulteriore proposta che potrebbe fornire un’importante accele- razione all’istituzionalizzazione delle MH nel nostro Paese potrebbe essere offerto dalla creazione di Dipartimenti di Medical Humanities all’interno de- gli Atenei che ospitano Scuole/Facoltà di Medicina, nella veste di centri abi- litati ad effettuare ricerca scientifica, promuovere l’aggiornamento del sa- pere, collegare il sapere teorico di stampo umanistico alla pratica assisten- ziale clinica. La creazione di tali Dipartimenti potrebbe anche favorire

l’integrazione tra le diverse discipline che compongono la costellazione delle MH, il dialogo interdisciplinare, nonché lo sviluppo di progettualità comuni.

Bibliografia di riferimento

Cardano M., Giarelli G., Vicarelli G. (2020), Sociologia della salute e della medi-