Innanzitutto, è necessario provare a capire chi sono gli uomini e le donne che hanno preso parte a questi matrimoni comunitari.
Dalla tabella riguardante i criteri fissati dall’ASSEFA per la partecipazione311 risulta evidente che oltre la metà delle persone si trova in condizioni di estrema indigenza, spesso ben al di sotto della soglia di povertà. Circa un terzo delle famiglie, pur vivendo solo di agricoltura, non possiede neanche qualche metro quadrato di terreno coltivabile. A Nilakottai e a Tandrampattu la situazione è ancora più difficile, visto che il problema grava sulla metà delle coppie.312 Altri dati che possono aiutare la comprensione riguardano il tasso di alfabetizzazione e il lavoro degli sposi. Per quello che riguarda il primo, circa metà delle persone non ha superato la quinta elementare e, fra quelle che lo hanno fatto, solo un terzo sono donne. Per ciò che concerne il secondo, la tabella seguente può aiutare a chiarire la situazione.313
Il 50% degli sposi lavora come bracciante nei campi. Del restante 50%, la metà è impiegata come manovale in attività faticose, che riguardano l’industria e i servizi. Per capire la situazione di questi ultimi è utile conoscere il termine che veniva spesso impiegato, anche nei registri ASSEFA, per designarli: “coolie”. Tale sostantivo proviene dall’hindi e dall’urdu e ha un valore piuttosto spregiativo: significa “servo”.
Veniva usato dagli inglesi come insulto nei confronti degli indiani (Gandhi, 1986: pp.
110 e 128). Il mio dare rilievo a questo aspetto non è un atto d’accusa verso le persone che hanno compilato quei registri, bensì un rendere testimonianza della considerazione socio-culturale ricevuta da questi lavoratori.
311 Cfr. tab. 6
312 Cfr. 1.2.3
313 La tabella riguarda i dati aggregati del lavoro degli uomini. La tabella con i dati disaggregati è consultabile in appendice. E’ stato possibile prendere solo i dati degli uomini, poiché le donne non hanno dichiarato la loro professione. Ad ogni modo, salvo rari casi, esse si occupano della casa o svolgono le braccianti o le manovali per aiutare la famiglia.
Sia i braccianti che i manovali guadagnano tra le 40 e le 80 rupie al giorno, sono totalmente dipendenti dai cicli stagionali, non hanno ferie, né alcuna copertura socio-assistenziale. Il governo indiano ha varato una legge, il 3 settembre 2005, che fissa il salario minimo a 60 rupie al giorno e assicura 100 giorni di lavoro all’anno. Ma questa legge, nelle campagne dell’area Viluppuram, è ancora lettera morta.
Nelle aree adiacenti alle cittadine più popolose (Vriddachalam, Kallakurichi e Nilakottai) vi è un numero più alto di manovali. Ciò è una conseguenza della maggiore offerta di lavoro slegata dall’agricoltura.
Tra il restante 25% vi sono un buon numero di commercianti e persone impiegate nei mestieri tradizionali ereditari (barbieri, lavandai, sarti e artigiani). I piccoli proprietari di terre o mezzi di produzione sono il 5%.
Il quadro è piuttosto chiaro: i beneficiari dei matrimoni comunitari sono quasi tutti persone che versano in condizioni economiche precarie e che possono avere difficoltà a procurarsi i mezzi necessari a una sopravvivenza dignitosa.
Come
caste più basse: Scheduled Tribes e Scheduled Castes, ovvero Adivasi e Dalit. Essi sono tutti braccianti e manovali: infatti, i due dati sono strettamente correlati.
Tab.15 Caste di tutti i partecipanti Progetto /
314 La tabella riguarda i dati aggregati delle persone partecipanti ai matrimoni comunitari, divisi per casta.
Per la tabella con tutte le caste cfr. appendice. Per gli acronimi ST, SC, MBC, BC e il loro significato cfr.
1.2.2 e 1.2.3 e glossario.
Tra le persone classificate come Most Backward Castes, più della metà appartengono alla casta dei Vanniyar, una delle più importanti numericamente nel Tamil Nadu settentrionale. Le Backward Castes sono poche e le Forward Castes assenti.
Dopo questa breve rassegna è giusto recuperare il proposito iniziale, perché in antropologia “la pietra di paragone resta quello che le persone pensano e credono.”315 (Dumont, 1966: p. 56)
Nelle interviste con le coppie comunitarie sono affiorati cinque temi dominanti: i motivi che le hanno spinte a partecipare, il modo in cui hanno vissuto la celebrazione, i problemi emersi, le reazioni di famiglia, casta e villaggio, le aspettative future.
Quasi tutte le coppie hanno detto che la ragione principale della loro adesione è di natura economica. Nirmalkumar, sposatosi nel progetto di Nilakottai, racconta: “Io e mia moglie ci conosciamo sin dall’infanzia: abbiamo quasi la stessa età, giocavamo spesso insieme. Siamo cugini di primo grado, lei è la figlia della sorella di mio padre. I nostri genitori si sono messi d’accordo per il matrimonio cinque anni fa (allora io avevo 16 anni e lei 14), ma non avevano i soldi, così hanno deciso di aspettare. I miei hanno chiesto all’usuraio del villaggio un piccolo prestito, ma lui ha detto che non avrebbe dato nulla finché non avessero estinto quello precedente. Si trattava di quello contratto in occasione del matrimonio di mia sorella. Così hanno rinviato ancora, non c’era altra soluzione.” Kavitha, sua moglie, aggiunge: “Io sono entrata da poco in un Self Help Group. La mia leader, una volta venuta a conoscenza della situazione, ha subito parlato con mia madre e le ha detto che c’era questa opportunità. È stata una grande occasione.”316
La situazione di Nirmalkumar e Kavitha è comune a molte coppie. Alcuni, come nel loro caso, hanno colto un’opportunità attesa da tempo, per altri, invece, è stato il rimedio a un’avversità improvvisa. “Era il mese di novembre” – ricorda Ramu, diventato marito a Kallakurichi – “i miei genitori stavano preparando delle nozze coi fiocchi per me e Sarmugan. Ci saremmo sposati dopo il Pongal.317 Poi sono arrivati dieci giorni di pioggia battente, come non si vedevano da parecchio tempo. La nostra casa sembrava resistente, ma questa volta non ce l’ha fatta.” Ramu si volta dietro di lui, indica un piccolo spiazzo e un ammasso di pietre, poi continua: “È venuta giù tutta e da un giorno all’altro ci siamo trovati senza un posto dove andare ad abitare. Il matrimonio
315 “la pierre de touche demeure ce que les gens pensent et croient.”
316 Dall’intervista alla coppia 4.
317 Cfr. 1.2.3
è saltato. Un’amica, membro di un Self Help Group, ci ha avvisato dell’opportunità ASSEFA. Sì, va bene, ma avrei preferito il matrimonio che stavano preparando i miei.”318
Nelle due circostanze citate si trattava di matrimoni già programmati: è questo il caso più frequente. Le donne SHG si limitano a fare da tramite e le nozze comunitarie non cambiano in nulla le tradizioni di parentela e residenza delle nuove coppie.
Il ruolo di matchmaker è utile e necessario soprattutto per quelle persone che, rebus sic stantibus, non avrebbero alcuna opportunità di sposarsi. Si trovano in questa situazione gli orfani, i portatori di handicap, le persone vedove. Ponnamal parla di questa complicità tutta al femminile: “Mio marito è orfano, ma ha due sorelle maggiori, entrambe membri di un SHG. Io le conosco perché lavoro nel negozietto di una di loro.
Cercavano un buon partito e pensavano che io potessi essere la persona giusta. Ci siamo messe d’accordo fra di noi e abbiamo pensato che con l’ASSEFA non avremmo speso nulla.”319
Paradossalmente, nonostante i propositi dell’ASSEFA,320 una delle cose che ha facilitato la partecipazione delle famiglie è stata la possibilità di conservare il costume della dote e di eseguire i riti della propria casta o religione, in privato, non appena tornati al villaggio. Proprio Duraiarasan, direttore di progetto a Sankarapuram, afferma:
“La dote qui è un’usanza piuttosto comune. Essa viene elargita soprattutto tramite doni da parte dei genitori della sposa alla figlia. Si tratta di 40, 50, 60 grammi d’oro che saranno conservati in caso di necessità. Noi manteniamo un atteggiamento neutrale sia sulla dote che sui riti privati. Anzi, è proprio questo che ha permesso lo sviluppo del nostro programma.”321
Più della metà delle coppie, coscienti della proibizione legale della dote,322 alla domanda se l’abbiano ricevuta rispondono negativamente. Poi, però, mostrano i regali che la compongono, soprattutto gioielli e utensili per la casa. I pagamenti in denaro e la cessione di proprietà (cidanam) sono piuttosto rari ed è solo in casi di richieste spropositate che l’ASSEFA interviene direttamente. Proprio Duraiarasan rivela che a Sankarapuram una coppia è stata respinta poiché “la famiglia di lui ha chiesto 10mila
318 Dall’intervista alla coppia 14.
319 Dall’intervista alla coppia 10.
320 Cfr. 3.1.2
321 Dall’intervista allo staff ASSEFA di Sankarapuram il 4 marzo 2006.
322 Cfr. 2.3.2
rupie alla famiglia di lei e i parenti della sposa potenziale si sono lamentati con l’ASSEFA. Per questo, non riuscendo a trovare un accordo, li abbiamo esclusi.”323
La cosa che ha impressionato maggiormente le coppie partecipanti è stata la presenza di un numero di persone molto elevato e di tanti VIP. È quasi un ritornello quello ripetuto da sposi e genitori di ogni progetto. “Il tali” – spiega Babu – “deve essere benedetto da tante persone per diventare sacro. A Chinnasalem ce n’erano quasi 10mila. La presenza di tanti VIP, come Annachi, autorità politiche e religiose, ma anche persone straniere, come te, ha dato prestigio al nostro matrimonio.”324
Solo tre persone, fra tutti gli intervistati, sottolineano gli aspetti comunitari della celebrazione. Una delle attività previste, durante il focus group organizzato a Kallakurichi, riguardava un disegno che esprimesse il proprio pensiero sui matrimoni.325 Thahira, una sposa musulmana, ha disegnato una moschea, un tempio e una chiesa e ha spiegato, dal suo punto di vista, l’importanza di vedere unite le tre religioni.326
Una ragazza, infine, si concentra sul cambiamento che il matrimonio ha portato nella sua vita: “Prima delle nozze ho vissuto l’infanzia, ero nella mia famiglia, a mio agio, ero molto felice. Ora è cambiato tutto, sento le distanze, la mia famiglia non c’è più. Sono contenta per i miei genitori: se avessi dovuto sposarmi individualmente avrebbero pagato tutto loro. Così, invece, hanno risparmiato.”327
I problemi non sono mancati. Su 26 coppie intervistate, 15 si sono lamentate della distanza dai propri genitori. Solo una persona ha espresso il desiderio di avere accanto anche il proprio zio materno, ma diversi avrebbero preferito poter aggiungere alcuni riti alla celebrazione.
Si tratta sempre di questioni organizzative, ma in questo caso devo avvertire nuovamente il lettore. Molto probabilmente, l’aver fatto ricorso sempre a traduttori legati all’ASSEFA non ha permesso alle coppie di esprimere critiche più approfondite.
Le reazioni delle comunità di appartenenza sono state molto diverse. Alcuni hanno ricevuto i complimenti. Sathiya racconta: “Una mia amica mi ha detto che cinque anni fa, quando si è sposata lei, i matrimoni comunitari non esistevano. Sennò anche lei vi avrebbe partecipato.”328 Al contrario, la madre di Kottaisami, riferisce: “Nel nostro villaggio sono cominciati molti pettegolezzi. La gente voleva sapere quanti soldi ci
323 Dall’intervista allo staff ASSEFA di Sankarapuram il 4 marzo 2006.
324 Dall’intervista alla coppia 1.
325 Cfr. introduzione al capitolo.
326 Dal focus group 2.
327 Dall’intervista alla coppia 12.
328 Dall’intervista alla coppia 11.
avevano dato. Hanno iniziato a dire che avevamo ricevuto 10mila rupie. Le malelingue ci perseguitano.”329 Infine, una coppia dice di essersi pentita del matrimonio comunitario: “Abbiamo capito che pagheremo in futuro questo affronto agli dei della nostra casta.”330
Per quello che concerne le aspettative per gli anni a venire, metà delle persone non attende nulla di particolare dall’ASSEFA, mentre quasi tutte le donne tengono a dire che vogliono almeno due figli.331 Molte spose, durante le interviste effettuate nel mese di luglio e agosto, mostrano orgogliose il segno della loro gravidanza: il pancione.
“Voglio essere una buona donna di casa e una buona madre”,332 conferma Menaha, esprimendo un desiderio comune a tutte le giovani spose.
Fra le altre persone ascoltate, tante sperano in un aiuto economico da parte dell’ASSEFA, tramite un prestito diretto o un Self Help Group. Da questo punto di vista, Durairasan sostiene che “queste nozze sono un grande successo perché circa il 75% delle donne, sposatesi nei primi tre matrimoni comunitari a Sankarapuram, oggi fa parte di un SHG.”333
Infine, è giusto ricordare che alcune persone sono rimaste così entusiaste per l’esperienza, che si offrono volontarie per i prossimi matrimoni comunitari. È il caso di una coppia a Kallakurichi e una a Chinnasalem. Munien, uno dei due mariti in questione, promette: “Abbiamo vissuto questo matrimonio come un vero e proprio festival di paese. Io credo che non avrei potuto immaginare nozze migliori. L’ho già detto al direttore del progetto. Il prossimo anno, se vuole, sono pronto a entrare nell’organizzazione e motivare i giovani del mio villaggio per partecipare in massa ai matrimoni comunitari.”334
329 Dall’intervista alla coppia 3.
330 Questa coppia, già molto restia a parlare, ha chiesto di mantenere l’anonimato. A tal proposito, occorre specificare che le interviste vere e proprie sono state 26, ma gli incontri con le coppie 30. In 4 di questi, per vari motivi, non sono riuscito ad avere una conversazione con la coppia. In un caso erano in ritardo dai campi, in un altro era in ritardo l’autobus che doveva portare me e il traduttore al villaggio, in un caso un lutto aveva colpito improvvisamente la casta dei due sposi per cui nessuno all’interno della famiglia poteva parlare e in quest’ultimo caso le due persone hanno preferito dire poche cose e non concedere una vera intervista.
331 Il governo del Tamil Nadu ha lanciato di recente una potente campagna pubblicitaria, mirata soprattutto alle zone rurali, per il contenimento demografico e per la tutela delle bambine. Essa recita:
“due figli, un maschio e una femmina”. Il 90% delle coppie intervistate ha espresso un desiderio in linea con gli slogan della campagna. E’ chiaro che, in questo caso, non è stato possibile approfondire le reali intenzioni delle persone.
332 Dall’intervista alla coppia 1.
333 Dall’intervista allo staff ASSEFA di Sankarapuram il 4 marzo 2006.
334 Dall’intervista alla coppia 17.
3.5 SIGNIFICATI
Questo lavoro si è sviluppato sotto le insegne della complessità. Le citazioni che aprivano “Il contesto” erano una palese contraddizione. Nell’introdurre quel capitolo è stato spiegato che difficilmente le scienze sociali sono capaci di una conclusione univoca. Queste ipotesi si riflettono pienamente nell’analisi finale dei matrimoni comunitari.