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Progetto /

Impiego Chinn Thiya Kalla Vridd Nila Sank Tandra Totale Agenzia

immobiliare 0 0 2 0 0 0 0 2

Autista 4 1 0 1 1 0 0 7

Barbiere 0 0 0 0 1 0 0 1

Bracciante 45 32 12 5 8 34 5 171

Ceramista 0 0 0 3 0 0 0 3

Commerciante

(abiti) 0 0 0 0 0 4 0 4

Commerciante

(bevande) 0 0 0 0 0 5 0 5

Commerciante

(copisteria) 0 0 0 0 1 0 0 1

Elettricista 1 0 0 1 0 0 0 2

Falegname 1 0 0 0 0 0 0 1

Fotografo 1 0 0 0 0 0 0 1

Fruttivendolo 0 1 1 0 0 0 1 3

Imbianchino 1 0 2 1 0 0 0 4

Lavandaio 2 0 2 0 0 0 0 4

Manovale 6 3 20 9 28 32 19 87

Minatore 0 0 0 0 0 1 0 1

Muratore 1 0 1 0 0 5 1 8

Orefice 0 0 0 0 0 1 0 1

Orologiaio 0 0 0 0 0 2 0 2

Piccolo

imprenditore 0 0 0 0 0 2 1 3

Piccolo

possidente 0 0 0 0 0 14 0 14

Sarto 2 0 1 1 1 8 0 13

Studente 0 0 0 0 1 0 0 1

Tecnico

informatico 1 0 0 0 0 0 0 1

Totale 65 37 41 21 41 108 27 340

APPENDICE 3 – Interviste

Qui di seguito sono riportate 25 conversazioni, frutto di 4 interviste con gli staff ASSEFA e di 21 incontri con 26 coppie (alcuni in focus group). Le interviste con gli staff sono state totalmente libere, mentre quelle con le coppie hanno seguito un questionario. Questo è stato preparato da me personalmente e poi integrato con i suggerimenti di Ponnarasu, antropologo indiano e ricercatore presso l’Institut Français de Pondicherry, Franco Lovisolo, segretario della branca italiana dell’ASSEFA, Vasunathan, direttore di progetto a Kallakurichi, Tamilmani, direttore di progetto a Thiyagadurgam, Sushila e Mangalam, impiegate nello staff ASSEFA di Kallakurichi.

Purtroppo ho potuto avvalermi di un testo metodologico solo a posteriori (Pelto e Pelto 1978), quindi, in realtà, esso non ha influito sulla ricerca. Ho confrontato la mia metodologia con i consigli dei due autori, ma credo si riveleranno più utili in futuro.

È importante ricordare che in tutte le interviste era presente un traduttore. Anche a causa di questa duplice mediazione linguistica (tamil / inglese durante l’intervista e inglese / italiano in seguito) il testo è riportato sotto forma di racconto. Non potendo attenermi alla lettera alle parole degli intervistati, ho provato a rendere coerente il discorso fatto da queste persone e ho cercato di essere il più fedele possibile al significato delle loro espressioni.

In ogni caso, ho ritenuto che la cosa più importante non fosse rispettare rigidamente il questionario, bensì stabilire un contatto umano con le persone. Credo che, soprattutto in contesti come quello in cui mi sono trovato ad operare ciò sia molto più produttivo, anche da un punto di vista scientifico. Per questo motivo, diverse domande sono molto aperte e la possibilità di approfondire è lasciata al potenziale relazionale. Si trattava anche di una forma di rispetto nei confronti delle persone che mi ospitavano.

Quando possibile, ho portato con me piccoli doni in natura (noci di cocco, banane, bevande fredde, ecc.) da offrire alle coppie, ho lasciato che il traduttore sciogliesse l’imbarazzo dovuto alla situazione, ho offerto la possibilità di porre domande su di me, in modo che si percepisse reciprocità.

Infine, è importante sottolineare che la conoscenza e la fiducia giocano sempre un ruolo molto importante nella trasmissione delle informazioni. Purtroppo, con tutte le coppie intervistate vi è stato un solo vero incontro prolungato. Non è possibile considerare tale, quello avvenuto in occasione delle nozze. È anche questo il motivo della scarsità di

informazioni di alcuni colloqui. I dialoghi personali avuti nel corso del tempo, con le varie persone incontrate, hanno dato solidità alle affermazioni raccolte tramite le interviste.

Una spiegazione più dettagliata della metodologia delle interviste è fornita nell’introduzione al capitolo 3.

Staff ASSEFA Nilakottai

Luogo: Ufficio Assefa di Nilakottai Data: 14/2/2006 h.11.15 – 12.45 Colloquio:

Sandra Sono la responsabile di cinque Self Help Groups ai quali ho portato il messaggio dei matrimoni comunitari. Sono in Assefa da due anni. Ho informato le varie donne dei Self Help Groups di questa opportunità tramite meetings successivi. Ci siamo interessate a questi matrimoni perché tre anni fa 60 persone del nostro villaggio hanno assistito a questi matrimoni in un altro villaggio dove eravamo state invitate. Questa esperienza ci è piaciuta e ci è sembrata un buon metodo per risolvere i problemi di molte famiglie. A marzo dell’anno scorso, in occasione della giornata mondiale delle donne, abbiamo organizzato una marcia che ha coinvolto oltre 2mila persone. Durante quella giornata il nostro responsabile di progetto ha lanciato il programma di matrimoni comunitari. Tuttavia, all’inizio i Self Help Groups non erano d’accordo. Dicevano che non era possibile perché non volevano partecipare alle spese. Erano disposti a organizzare i matrimoni comunitari se l’ASSEFA si fosse accollata tutto il peso economico dell’evento, ma non se avessero dovuto contribuire di tasca loro. Ad ogni modo il nostro responsabile è riuscito a convincerle (sei mesi dopo) che se loro avessero partecipato anche con una quota minima l’ufficio centrale dell’ASSEFA avrebbe coperto il resto delle spese. In fin dei conti abbiamo detto che la selezione delle coppie sarebbe stata fatta dai Self Help Groups e sarebbero stati proprio i loro familiari a beneficiare di questo programma. Questo li ha infine convinti.

In realtà sia alcuni negozianti sia alcuni uomini politici hanno offerto dei contributi.

Sarebbe stata una bella vetrina per farsi pubblicità o propaganda (fra poco ci saranno pure le elezioni). Ma noi abbiamo rifiutato perché questo avrebbe creato delle dipendenze e avrebbe oscurato il ruolo della comunità e dei gruppi di donne. Invece questo programma era organizzato da loro e per loro.

Far sedere gli uni accanto agli altri, persone di caste e religioni diverse è stato meno difficile del previsto. Molti non si sono occupati del problema e a quelli che hanno sollevato la questione abbiamo risposto che non era quello il luogo per fare quelle domande. Dovevano solo sedersi accanto, beneficiare dell’opportunità e non chiedere nulla. Abbiamo sempre parlato della famiglia ASSEFA, ove non vi sarebbe stato spazio per i distinguo e le differenze. Alla fine solo alcune coppie cristiane hanno rifiutato perché volevano celebrare singolarmente.

Maniam All’inizio non è andata tutto rose e fiori. Abbiamo fatto una serie di incontri di motivazione con Annachi. Poi è venuto anche Durairasan, che aveva già organizzato questi matrimoni a Sankarapuram. Ci hanno spiegato che è normale attraversare un periodo di crisi tra settembre e novembre. È il periodo del monsone, si lavora tanto, la stagione dei matrimoni è ancora lontana, anche i Self Help Groups non sono ancora convinti. Ma bisogna insistere, coinvolgere maggiormente i Gram Sabha, cominciare i preparativi, dimostrare che non sono solo chiacchiere, ma che facciamo sul serio.

“Vedrete che ce la potete fare e per qualsiasi problema economico, non vi preoccupate:

vi aiuterà il comitato centrale.” Insomma, Annachi ci ha convinto e abbiamo ripreso fiducia. Tra novembre e dicembre si sono iscritte un buon numero di coppie e noi abbiamo capito che, questa volta, i matrimoni comunitari si sarebbero fatti sul serio.

Pandima Sono leader di un cluster e membro del Sarvodaya Mutual Benefit Trust (una delle organizzazioni di micro-credito dell’ASSEFA). L’ASSEFA lavora in quest’area da oltre trent’anni: qui la coltivazione principale è la canna da zucchero e molte persone sono impiegate o meno a seconda della stagione. Questo crea dei cicli di ricchezza e povertà. Dobbiamo essere onesti: organizzare questi matrimoni comunitari ci ha creato anche diversi problemi, innanzitutto problemi organizzativi. Poi è anche vero che molte coppie si sono convinte a partecipare perché gravavano in grandi difficoltà economiche:

se avessero potuto scegliere avrebbero preferito pagare di tasca loro e celebrare il matrimonio a modo loro. È una questione di prestigio, oltre che un modo per preservare le tradizioni di famiglia.

All’interno dei villaggi vi sono alcune persone che hanno osteggiato la nostra iniziativa:

gli usurai. Ogni coppia che si sposava con l’Assefa erano prestiti in meno da erogare per loro. Significava una diminuzione del business: avevano interesse a convincere le famiglie che i matrimoni comunitari non erano poi così vantaggiosi e comunque non avrebbero rispettato la tradizione. Questi problemi, all’interno dei villaggi, hanno causato tutta una serie di pettegolezzi contro l’ASSEFA. Anche alcuni proprietari

terrieri non erano d’accordo. Avevano paura che questi risparmi da parte di alcune famiglie avrebbero permesso loro di acquisire indipendenza economica e quindi nuovi prestiti che avrebbero permesso l’avviamento di nuove attività economiche. Questo avrebbe significato meno mano d’opera per la coltivazione dei loro campi o un leggero aumento dei salari.

Ma bisogna anche dire che oggi il pubblico ha apprezzato il rispetto della tradizione nei matrimoni comunitari, compatibilmente con le esigenze di tutti, e molte persone ci hanno chiesto di avvisarli in tempo la prossima volta che l’ASSEFA organizzerà dei matrimoni comunitari.

Purtroppo, comunque, molte persone nella mia area non hanno accettato i matrimoni comunitari. Spesso è capitato di trovare il consenso di una parte delle famiglie coinvolte, ma non di tutta la comunità e così il matrimonio è saltato. Per esempio una volta le due famiglie dello sposo e della sposa erano d’accordo con noi. Ma i parenti li hanno interrogati: “È possibile che non abbiate neanche due spiccioli da spendere per il matrimonio dei vostri figli e dovete accettare l’elemosina degli altri?” Così hanno rinunciato, ma qualche giorno fa uno di loro mi ha detto “Abbiamo perso un’opportunità.”

Staff ASSEFA Thiyagadurgam

Luogo: Ufficio ASSEFA di Thiyagadurgam Data: 24/2/2006 h.15.00 – 16.00

Colloquio:

Komala Ho conosciuto l’ASSEFA grazie alle insegnanti del Children Education Development Program. Abbiamo appreso dell’iniziativa grazie ai cluster meetings. Il tutto ci è parso come un servizio, un modo di donare quindi abbiamo accettato.

Abbiamo apprezzato particolarmente il legame con il Sarvodaya Pailagam e la possibilità di condividere tra i gruppi il lavoro per i matrimoni comunitari. Tutti i gruppi della mia area hanno partecipato.

Tamilmani Non è andata così in tutte le aree di nostra competenza ma è vero che molte donne SHG hanno legami di parentela con gli sposi, quindi, i matrimoni possono beneficiare qualcuno della famiglia. Forse è vero che le donne non ci guadagnano gran che direttamente ma bisogna tenere conto che vi saranno dei matrimoni comunitari

anche negli anni a venire. Qualcuna ne beneficia oggi, ad altre toccherà domani.

Insomma, la partecipazione è comunque una sorta di buono a rendere per il futuro.

Komala Mettere insieme le persone e soprattutto metterle d’accordo non è stato facile.

Abbiamo incontrato molte resistenze, spesso qualcuno all’interno della famiglia era favorevole e qualcun altro no. Ma da un certo punto di vista ci siamo anche divertite. Io per il mio matrimonio avrò lavorato qualche settimana, questa volta invece ho messo le mie energie nella preparazione per circa tre mesi, ma alla fine non vedevo l’ora che arrivasse il giorno delle nozze.

Per la selezione abbiamo ascoltato prima i parenti e poi le coppie. Li abbiamo convinti dicendo che avrebbero avuto diverse facilitazioni: vestiti, gioielli, cibo. Inizialmente abbiamo trovato alcune resistenze fra genitori e sposi, ma dopo il matrimonio erano tutti contenti, soprattutto di avere benedizioni da così tante persone. È importante che gli SHG continuino questo programma in futuro, poiché altri matrimoni comunitari sono già stati organizzati, ma solo in maniera estemporanea. Abbiamo anche alcuni suggerimenti da dare all’ASSEFA: ci piacerebbe avere più coppie il prossimo anno, prestare maggiore attenzione ai bambini e soprattutto ai bambini lavoratori e agli studenti.

Staff ASSEFA Sankarapuram

Luogo: Ufficio ASSEFA di Sankarapuram Data: 4/3/2006 h. 12.15 – 14.30

Colloquio:

Duraiarasan Abbiamo cominciato a lavorare in quest’area all’inizio degli anni ’90. Era un periodo di grande espansione dell’ASSEFA, grazie al supporto dell’IFAD e del NABARD. Sankarapuram era ancora un villaggio e molti dei servizi che erano arrivati sulla costa, come infrastrutture, scuole, ma anche industrie e quindi lavoro, qui ancora non c’erano.

In questa situazione ci siamo trovati di fronte a un paradosso. I progetti di micro-credito sono partiti nel 1991 e dopo alcuni anni abbiamo raggiunto dei buoni risultati: i gruppi di donne avevano già superato il centinaio, mentre nel 1993 abbiamo aperto una piccola industria casearia per il trattamento e la commercializzazione del latte. D’altro canto, però, i villaggi attorno a Sankarapuram vivevano una situazione di grande instabilità:

moltissime migrazioni e situazioni di grande tensione, che spesso sfociavano in dispute

e scontri intercomunitari. L’ASSEFA andava in un senso e Sankarapuram in un altro.

Abbiamo chiesto aiuto ad Annachi: lui ci ha mandato Bal Vijay e poi ci ha suggerito di vedere cosa sarebbe venuto fuori dalle marce a piedi nei villaggi.

Savitha Il programma è iniziato nel giugno del 1998. L’ASSEFA aveva già sperimentato questo programma in Karnataka, dove un filosofo gandhiano lo aveva introdotto con successo nel suo progetto. Alla fine Loganathanji ci consigliò di cominciarlo pure qui. Perché proprio qui? Perché in quest’area c’erano diversi problemi sociali, scontri fra persone appartenenti a caste diverse e soprattutto una fortissima migrazione verso la costa e verso le città. Si doveva introdurre un programma in grado di catalizzare l’attenzione di tutta la comunità e di portarle beneficio. Infine i programmi di micro-credito e di sviluppo delle “dairy federations” avevano funzionato bene (dal ’93 in poi), quindi si pensava che la struttura organizzativa ASSEFA potesse cominciare a supportare anche un nuovo programma.

Tawayee La prima reazione da parte dei Self Help Groups ai quali illustrammo il programma fu molto negativa. Non erano convinti, pensavano di non essere in grado di racimolare i fondi e soprattutto pensavano che in fin dei conti le coppie non avrebbero partecipato. Il matrimonio individuale è una questione di prestigio. Il matrimonio è sacro.

L’opera di convincimento è durata parecchi mesi, ha richiesto marce a piedi nei villaggi, colloqui con i vari SHG, colloqui con le famiglie.

Duraiarasan All’inizio tutte le persone delle caste più alte guardavano i matrimoni comunitari dall’alto in basso, ma dopo 8 anni possiamo dire che oggi anche persone appartenenti alle caste della classe media si fanno avanti. Tutti sono uguali davanti alla legge e tutti sono trattati allo stesso modo da parte dei Self Help Groups. E’ un successo. Dai 5mila partecipanti del 1998 ai 7mila del 2000 ai 10mila del 2003 ai 14mila di quest’anno. I matrimoni comunitari sono diventati una sorta di festival locale.

Dopo la prima volta c’è stata sorpresa fra i partecipanti, ma anche fra le persone dei villaggi.

La dote qui è un’usanza piuttosto comune. Essa viene elargita soprattutto tramite doni da parte dei genitori della sposa alla figlia. Si tratta di 40, 50, 60 grammi d’oro che saranno conservati in caso di necessità. Noi manteniamo un atteggiamento neutrale sia sulla dote che sui riti privati. Anzi, è proprio questo che ha permesso lo sviluppo del nostro programma. Solo in un caso siamo intervenuti direttamente perché la famiglia di lui ha chiesto 10mila rupie alla famiglia di lei e i parenti della sposa potenziale si sono

lamentati con l’ASSEFA. Per questo, non riuscendo a trovare un accordo, li abbiamo esclusi

Se abbiamo avuto altri problemi? Forse gli usurai non sono molto contenti, ma le famiglie sì, anche perché spesso dopo la celebrazione comunitaria possono comunque tornare a casa e concludere con i riti di famiglia. Talvolta abbiamo dovuto rifiutare alcuni matrimoni d’amore, perché in Tamil Nadu non siamo ancora pronti per un’accettazione della comunità verso queste cose.

Nel tempo abbiamo registrato alcuni casi anomali: un padre che ha maltrattato la futura sposa del figlio a causa dell’alcolismo. Questo è stato un classico caso di esclusione. Un altro triste incidente è dovuto a una ragazza che dopo un’operazione all’utero che le avrebbe impedito di avere bambini ha rinunciato a sposarsi nonostante il sostegno dell’eventuale futuro marito e dell’ASSEFA.

L’ASSEFA continua a seguire le coppie? Sì, nel caso in cui alcune di queste coppie siano in difficoltà per qualche motivo. Uno sposo nel 2000 per esempio ha avuto un incidente nel quale ha perso la gamba sinistra. Come ASSEFA abbiamo provveduto a comprargli una stampella. Una donna sposatasi invece nel 2003 ha perso il marito: non abbiamo ancora provveduto, ma stiamo seguendo il suo caso.

Una storia a lieto fine è quella di una famiglia che con i risparmi dovuti al matrimonio comunitario è riuscita a comprare un animale da latte ed ha così incrementato di molto la sua condizione economica.

È bella anche quella di due persone orbe, che senza l’ASSEFA non avrebbero mai trovato un partner e invece così sono riusciti a sposarsi e ad avere due figli.

Ad ogni modo bisogna sottolineare che circa il 75% delle donne sposatesi nei matrimoni comunitari ha raggiunto un Self Help Group.

Rispetto al 1998 vi sono stati dei cambiamenti nella celebrazione. In quel caso la successione degli eventi era: puja, processione e raggiungimento della marriage hall.

Poi abbiamo spostato la processione all’inizio del matrimonio. Infine abbiamo quasi abolito la processione perché con così tante coppie diventava troppo complicata da gestire. In passato i cristiani hanno sempre scelto di celebrare separatamente in chiesa e poi di raggiungere il resto del gruppo a fine celebrazione. I musulmani hanno sempre avuto alcune difficoltà a unirsi in una celebrazione con gli indù, ma bisogna dire anche che qui la percentuale di musulmani è molto bassa.

Alle prime nozze (1998) si sono sposate solo coppie Adi Dravida. Da allora la partecipazione si è pian piano allargata a persone di casta medio e medio-bassa.

Insomma, i risultati dei matrimoni comunitari si vedono oggi, ma si vedranno soprattutto domani.

Staff ASSEFA Vriddachalam

Luogo: Ufficio ASSEFA di Vriddachalam Data: 9/3/2006 h. 12.15 – 13.30

Colloquio:

Sundararejan Abbiamo conosciuto il progetto sin dall’inizio e siamo andati a visionarlo a Sankarapuram. Abbiamo deciso di portarlo anche qui dopo la scelta di Annachi.

Saroja Ora non dobbiamo più essere identificati solo con il micro-credito, ma anche per le nostre attività sociali. Nella nostra vita commettiamo dei peccati ogni giorno e il nostro obiettivo è purificarci da questi peccati. Offrire tempo e soldi per gli altri è un modo per purificarsi. Un proverbio tamil dice che aiutare qualcuno a sposarsi equivale a costruire mille templi. Noi e le donne dei Self Help Groups abbiamo preso a cuore l’organizzazione dell’evento anche per questo motivo. Tutto ciò sarà di buon auspicio per i nostri villaggi. Nella tradizione per portare buoni auspici a un matrimonio si pianta un albero e si attende. Qui c’è anche un risvolto pratico, bisogna impegnarsi per realizzare qualcosa.

Sundararejan A inizio luglio vi è stato il planning, poi per due o tre mesi c’è stata una situazione di stallo. A novembre si erano iscritte solo tre coppie, la maggior parte dei Self Help Groups non era d’accordo nello sponsorizzare il progetto. Addirittura alcune coppie non avevano neanche le 250 rupie per la registrazione. La situazione è grave per le coppie molto povere delle nostre campagne. Di fronte a questa situazione noi ci siamo scoraggiati. Abbiamo pensato che era meglio abbandonare, meglio tornare alle cose che sapevamo fare, i progetti che l’ASSEFA porta avanti ormai da decenni.

Per molti era una questione di prestigio, per alcuni superstizione. Erano convinti che con un matrimonio comunitario si sarebbero tirati dietro le ire degli dei di famiglia per la mancata celebrazione. Gli stili nella celebrazione sono così diversi a seconda della casta e anche della famiglia, che è molto difficile creare qualcosa di gradito a tutti.

Infine c’era anche la paura di essere uniti ad altre religioni.

Insomma eravamo pronti a mollare tutto, ma poi abbiamo fatto alcuni incontri motivazionali con il direttore dell’ASSEFA e questo ci ha fatto recuperare coraggio.

Dopo alcuni incontri con i Self Help Groups anche loro ci hanno seguito e così il

progetto è potuto partire in maniera sicura a metà novembre. In ogni caso il direttore del progetto è dovuto andare a parlare direttamente con tutte le coppie e i loro genitori per rassicurarli.

In alcuni casi abbiamo dovuto escludere delle coppie perché i requisiti non corrispondevano a quelli da noi richiesti. Una coppia aveva lo sposo trentenne e la sposa quattordicenne: la differenza d’età era troppo forte. Abbiamo rifiutato anche due coppie che volevano sposarsi per amore senza il consenso di tutta la comunità (una interreligiosa e una intercasta).

Infine una coppia ha provato a risposarsi nonostante fossero già sposati. Volevano solo prendere i benefici dei matrimoni comunitari.

Circa tre quarti dei Self Help Groups hanno contribuito finanziariamente ai matrimoni comunitari, ma tutte le donne di tutti i gruppi vi hanno partecipato.

Abbiamo già alcune idee per migliorare in futuro: celebrare l’anniversario dei matrimoni comunitari; fare una newsletter; aumentare il numero delle coppie perché ora

Abbiamo già alcune idee per migliorare in futuro: celebrare l’anniversario dei matrimoni comunitari; fare una newsletter; aumentare il numero delle coppie perché ora