Vi sono cinque categorie concettuali, alle quali si farà riferimento, per spiegare l’impatto socio-culturale di queste nozze.
Visto che l’obiettivo dichiarato degli organizzatori era il miglioramento di alcune situazioni esistenti nelle aree considerate, ci si domanderà chi sono i beneficiari di questa esperienza. I vantaggi saranno suddivisi fra “riscontrabili immediatamente” e
“riscontrabili solo sul lungo periodo”.
I matrimoni comunitari hanno anche un notevole potenziale sociale. Da un lato possono fungere da motore del cambiamento, ma, da un altro, possono rafforzare le strutture esistenti.
Infine, vi sono alcuni elementi culturali che, seppur coinvolti nel processo dei matrimoni comunitari, non hanno subito mutamenti sostanziali.
Abbiamo sottolineato a più riprese la fragilità economica di molte persone residenti nelle campagne indiane e, in particolare, di quelle che hanno partecipato ai matrimoni comunitari. Gli sposi intervistati hanno dichiarato che, se non avessero aderito a questa celebrazione, il loro esborso per le nozze sarebbe variato da un minimo di 5mila (86 € ) a un massimo di 70mila rupie (1.206 € ). La spesa media si aggira attorno alle 25mila rupie (431 € ) e questo dato è confermato anche da alcuni studi in proposito (Mahajan 2004, Bloch e Rao 2002). L’insieme dei progetti ASSEFA ha speso, in media, per tutta l’organizzazione, 6.978 rupie a coppia, con un minimo di 5.729 a Sankarapuram e un massimo di 9.523 a Vriddachalam. Le coppie contribuivano con 500 rupie cadauna, ma hanno ricevuto regali per un valore totale sempre superiore alle
2.700 rupie. Qui di seguito è possibile constatare il conseguente guadagno netto per coppia.
Tab. 16 Spese dell’organizzazione e guadagni delle coppie
Contributi /
Villaggi Coppie Valuta Spesa totale per progetto
Loganathan ripete in più circostanze che i matrimoni comunitari sono un’occasione per bring people together. Effettivamente, l’obiettivo cooperativo dell’ASSEFA è raggiunto. Per quello che riguarda le religioni risulta riuscito soprattutto con indù e cristiani, meno con i musulmani. Per quello che riguarda le caste, almeno per un giorno, sono tutti uguali. E’ vero che le comunità più in alto nella scala sociale non hanno partecipato, ma la situazione nei villaggi prevede spesso una netta divisione dei luoghi.335 In questo caso, invece, persone di caste differenti celebrano insieme, condividono lo stesso spazio sacro e mangiano alla stessa tavola.
Tuttavia, ci troviamo d’accordo con l’opinione di chi ritiene che “questi matrimoni hanno attratto un’ampia pubblicità a livello locale e hanno portato un considerevole riconoscimento pubblico agli organizzatori. Il capitale culturale proveniente da un evento di questo genere di eventi beneficia sicuramente molto di più
335 Cfr. 1.2.2, 1.3.2 e 2.1.3
gli organizzatori, rispetto alle coppie che si sposano in questa funzione.”336 (Hardgrove, 2004: p. 302) I partecipanti rafforzano soprattutto il loro senso di appartenenza all’associazione e il più grande beneficiario dell’avvenimento è sicuramente la
“comunità ASSEFA”.
Infine, questo evento, così strutturato, permette l’integrazione di categorie sociali che, viceversa, non avrebbero quasi alcuna possibilità di sposarsi: vedove, persone affette da handicap e donne abbandonate. Inoltre, aiuta a superare pregiudizi e discriminazioni nei loro confronti.
Secondo i dati raccolti all’interno di questi matrimoni comunitari, le persone che non rispettano il criterio dell’età minima sono molto poche.
Tab. 17 Età dei partecipanti Questi dati porterebbero a ritenere che l’ultimo beneficio delle nozze comunitarie è il rispetto della legalità o, meno eufemisticamente, l’abbandono dei matrimoni in età adolescenziale.337 Tuttavia, in diversi casi ho potuto verificare che l’età dichiarata all’ASSEFA al momento della registrazione era diversa da quella dichiarata a me al momento dell’intervista. Le coppie alle quali ho chiesto il motivo di tale incongruenza mi hanno risposto che avevano paura di non essere accettate all’interno del programma. La variazione, comunque, non era mai in contrasto con la legge.
336 “these marriages have attracted wide local publicity and have brought considerable public recognition to the organizers. The cultural capital arising from such an event arguably accrues to the organizers of the event much more than to the couples who take their wedding vows in this manner.”
337 Abbiamo già ricordato in precedenza (cfr. 2.1) che i matrimoni in età infantile sono ancora un’abitudine negli stati del nord dell’India, ma non in Tamil Nadu.
In realtà, non ho alcun elemento per sostenere che l’età detta a me fosse corretta, mentre quella dichiarata all’ASSEFA fosse errata. Anzi, vi sono buone probabilità che entrambe fossero sbagliate. Infatti, almeno all’apparenza, in quasi tutti i casi di incongruenze gli sposi sembravano essere più giovani o più anziani dell’età dichiarata sia a me che all’associazione. I direttori di progetto si sono sempre mostrati piuttosto indifferenti al problema e, d’altra parte, il certificato di nascita obbligatorio, in Tamil Nadu, è stato introdotto solo nel 2001.338
Tutti gli elementi elencati finora sono benefici che avranno effetto anche sul lungo termine, ma sono tangibili sin dal giorno stesso delle nozze. Vi sono invece due effetti che non sono visibili sin da subito: si rifletteranno sulle coppie comunitarie e sull’ASSEFA in futuro.
Abbiamo osservato che le caste partecipanti sono considerate quasi tutte di rango sociale basso. Però, bisogna dire che, salvo a Sankarapuram, negli altri sei progetti si trattava del primo matrimonio comunitario. Duraiarasan osserva: “Alle prime nozze (1998) si sono sposate solo coppie Adi Dravida. Da allora la partecipazione si è pian piano allargata a persone di casta medio e medio-bassa. Insomma, i risultati dei matrimoni comunitari si vedono oggi, ma si vedranno soprattutto domani.”339
Effettivamente, il processo sociale descritto da Duraiarasan è tipico del fenomeno “matrimoni comunitari” e “matrimoni di massa” indiani, in generale. Infatti, i primi esperimenti di nozze con molte coppie erano indirizzati quasi esclusivamente a persone con gravi difficoltà economiche e sociali. Invece, negli ultimi anni il fenomeno si sta diffondendo anche presso le caste e le classi sociali medie o medio-basse. Queste, una volta superati gli indugi culturali, sono attratte soprattutto dall’aspetto economico.
È, però, utile sottolineare che l’allargamento della partecipazione non è necessariamente legato a una migliore comprensione reciproca fra comunità diverse.
Il più importante effetto di lungo termine, invece, è il legame che potrebbe instaurarsi fra le coppie e l’associazione. Joshi, nella sua analisi sul futuro dei
338 Mi sono chiesto se questa incongruenza (ma anche altre occorse durante la mia ricerca) fosse dovuta solo all’ignoranza della lingua locale e della cultura o se vi fossero altri motivi. Non credo di poter fornire una risposta certa, ma mi consola il fatto che altri ricercatori indiani hanno affrontato le mie stesse difficoltà, pur essendo a conoscenza della lingua e della cultura. Krishna Gurunath Joshi, kannada (la lingua del Karnataka), ha fatto una ricerca sui matrimoni di massa nel suo stato. Ecco cosa dice a proposito dei dati raccolti: “Ascertaining the age of the couples (particularly of the brides), their educational qualifications, and establishing the correct identity was difficult. Many of the brides and a few of the bridegrooms appeared to be either younger or older than stated. Many of the bridegrooms recorded illiterate were found to be signing in English and in a few cases it was doubtful whether proper persons were signing the records in the proper places.” (Joshi, 1993: p. 9)
339 Dall’intervista allo staff ASSEFA di Sankarapuram il 4 marzo 2006.
matrimoni di massa e dei matrimoni comunitari, si chiede: “Supponiamo che dopo un po’ di tempo sorgano dei problemi dal matrimonio contratto in precedenza nella forma comunitaria, gli organizzatori si ritengono responsabili nella risoluzione di tale problema?”340 (Joshi, 1993: p. 52) Loganathan risponde: “Presto verrà lanciato un programma di assistenza scolastica e sociale alle coppie che si sono sposate nei matrimoni comunitari. I figli potranno entrare nelle scuole ASSEFA, mentre ogni conflitto o litigio all’interno della famiglia potrà essere risolto grazie all’aiuto dei Self Help Groups e degli animatori sociali.”341
I benefici di cui abbiamo parlato riguardano soprattutto alcune componenti specifiche all’interno della società: l’ASSEFA, le coppie, le famiglie, i gruppi di donne.
È probabile che, sul lungo termine, alcuni di questi benefici, fungano da traino per dei cambiamenti sociali. E’ questo il caso del rispetto reciproco fra caste e religioni diverse e dell’emancipazione economica delle famiglie povere. Tuttavia, trattandosi di un’esperienza avanguardistica non è possibile esprimersi in maniera più netta. Invece, vi sono tre mutamenti sociali che sono una conseguenza tangibile delle nozze comunitarie.
Finora abbiamo dato per scontato che questi matrimoni fossero solo fonte di beneficio e non anche di svantaggio, ma questo non rispecchia la situazione reale. Vi è una categoria di persone che, attraverso i matrimoni comunitari, viene in parte privata del suo ruolo. Si tratta degli usurai. In precedenza342 abbiamo descritto la loro funzione all’interno di un matrimonio: prestano il denaro per tutte le spese che riguardano la celebrazione. Nelle nozze comunitarie l’organizzazione è a carico dell’ASSEFA, quindi le famiglie evitano di indebitarsi.
Pandima, animatrice sociale a Nilakottai, aggiunge che tale fenomeno ha dato adito a tentativi di dissuasione nei confronti delle coppie partecipanti: “All’interno dei villaggi vi sono alcune persone che hanno osteggiato la nostra iniziativa: gli usurai.
Ogni coppia che si sposava con l’Assefa erano prestiti in meno da erogare per loro.
Significava una diminuzione del business: avevano interesse a convincere le famiglie che i matrimoni comunitari non erano poi così vantaggiosi e comunque non avrebbero rispettato la tradizione. Questi problemi, all’interno dei villaggi, hanno causato tutta una serie di pettegolezzi contro l’ASSEFA.”343
340 “Supposing that after some time some problem arises from a marriage that took place in such a function, do the organizers take up the responsibility of solving such problem?”
341 Da un dialogo personale il 14 luglio 2006.
342 Cfr. 1.1.3, 1.2.1 e 3.4.1
343 Dall’intervista allo staff ASSEFA di Nilakottai il 14 febbraio 2006.
Il secondo mutamento riguarda il ruolo di matchmaker. In passato questa funzione era svolta esclusivamente da persone interne alle varie comunità. La tendenza attuale è l’istituzionalizzazione dei nayan. Nei matrimoni comunitari il compito di
“formare le coppie”, invece, spetta soprattutto ai Self Help Groups. Quindi, vi è un’inversione di tendenza, rispetto ai processi sociali attualmente in corso. Le donne dei gruppi di mutuo aiuto, infatti, sono parte dei villaggi dove operano.344
Infine, vi è un mutamento che riguarda la celebrazione: non le forme del rituale, ma il ruolo ricoperto dagli attori che vi prendono parte. Durante i matrimoni tradizionali l’autorità sociale è tutta appannaggio delle due famiglie: i genitori, gli zii materni e i parenti. I loro gesti e le loro parole hanno il potere di rendere sacre le nozze. Durante i matrimoni comunitari, invece, l’autorità sociale passa dalle famiglie all’associazione.
Infatti, come sostenuto proprio dalle stesse coppie,345 l’atto performativo acquista valore in virtù della benedizione dei VIP e della massa dei partecipanti. Essi, di fatto, rappresentano l’ASSEFA.
È utile tornare ancora una volta sulla differenza fra benefici e mutamenti. I benefici sono quei cambiamenti che, pur recando vantaggio ad alcune figure sociali, non ne mettono in discussione il ruolo all’interno dei villaggi. Invece, i mutamenti riguardano proprio la funzione sociale degli attori all’interno dei villaggi. Dopo le nozze non cambia solo la loro posizione, ma anche il significato del loro essere in società.
Vi sono due elementi, coinvolti all’interno del processo dei matrimoni comunitari, che non subiscono mutamenti sostanziali. Il costume della dote rimane d’attualità: quasi tutte le coppie intervistate sostengono che non sarebbe cambiato nulla nelle loro abitudini se si fossero sposati attraverso i matrimoni tradizionali.346 Anche la forma del rituale risulta essere ridotta, ma sostanzialmente invariata nei suoi aspetti fondamentali.347
Sotto altri aspetti, invece, i matrimoni comunitari rafforzano le strutture sociali esistenti.
All’interno dei sette progetti presi in considerazione l’ASSEFA ha registrato 7 matrimoni intercasta e 2 matrimoni interreligiosi.
A Nilakottai due uomini Kallar si sono sposati rispettivamente con una donna Chakkiliyan e una donna Gounder. A Sankarapuram due uomini Adi Dravida si sono
344 Cfr. 2.1.1 e 3.2.2
345 Cfr. 3.4.1
346 Cfr. 3.4.1
347 Cfr. 3.3.3
sposati con due donne Arunthathiyar; un uomo Adi Dravida con una donna Gounder; un uomo Gounder con una donna Vanniyar e un altro uomo Gounder con una donna Adi Dravida.
A Kallakurichi un ragazzo indù ha preso in moglie una musulmana e a Sankarapuram una donna cristiana si è unita a un indù.
A una prima analisi dei dati risulta già evidente che la percentuale di matrimoni intercomunitari348 è piuttosto bassa: 2,6%. In India i matrimoni intercasta sono circa il 5%, quindi in questo caso si tratta della metà. In realtà, per confrontare i due dati in maniera precisa dovremmo conoscere la percentuale di matrimoni intercomunitari solo nell’area Viluppuram e a Nilakottai. Tuttavia, non esistono studi in merito e un’indagine statistica, anche a campione, usciva dai limiti di questa ricerca.
A un’analisi più dettagliata, però, i matrimoni intercomunitari sono ancora meno. Infatti, i due interreligiosi si sono svolti solo perché i due maschi indù hanno accettato di convertirsi alla religione della propria sposa. Non si tratta, quindi, di veri e propri matrimoni interreligiosi. In entrambi i casi, durante la settimana precedente alle nozze, si è svolta una cerimonia di iniziazione. Erano due “love marriages” e gli uomini in questione hanno deciso di abbandonare la loro tradizione pur di prendere in moglie la persona che amavano. Non è un caso che la conversione sia avvenuta da parte di indù, maschi, e non viceversa. La purezza, come sottolineato in precedenza parlando delle consuetudini relative alla verginità, è un elemento necessario soprattutto per le donne.
Inoltre, la dottrina e il clero delle due religioni monoteistiche sono più rigidi rispetto all’Induismo.349
Per quello che riguarda le unioni intercasta, Adi Dravida e Arunthathiyar da un lato e Gounder e Vanniyar dall’altro sono semplicemente differenti declinazioni della stessa casta. Il risultato è che, in realtà, le vere e proprie unioni intercomunitarie si riducono a 4, ovvero l’1,2%.
Sotto questo punto di vista i matrimoni comunitari, non solo non sono in grado di invertire la tendenza, ma rafforzano le regole sociali esistenti. Esse, soprattutto nelle aree rurali e in ottemperanza al principio di non contaminazione, prevedono un’endogamia molto rigida.
I motivi di questa situazione sono da ricercare soprattutto nel procedimento di selezione degli sposi. In questa fase, l’ASSEFA coinvolge le famiglie, i leader religiosi
348 Si intendono con questo termine sia i matrimoni intercasta che quelli interreligiosi.
349 Cfr. 1.2.2
e i capi-villaggio. Queste figure sociali sono i garanti dello status quo. I direttori di progetto non accettano una coppia se anche solo uno dei tre soggetti in questione manifesta il suo disaccordo. È vero che, in linea di principio, l’ASSEFA cerca sempre una mediazione. Tuttavia, è ancora piuttosto difficile che i genitori, le persone di un villaggio organizzato su base castale o le autorità religiose accettino un matrimonio intercasta. Esso rappresenta la rottura delle convenzioni sociali sulle quali si fondano le tre istituzioni secolari della famiglia, della casta e della religione. Il fatto, poi, che il ruolo di una o più fra queste istituzioni possa realmente essere scalfito dai matrimoni intercasta ha poca importanza, poiché, ancora una volta, “la pietra di paragone resta quello che le persone pensano e credono.”350 (Dumont, 1966: p. 56)
Oltre ai dati dei matrimoni intercomunitari, anche gli stessi direttori di progetto confermano questa tendenza all’esclusione delle coppie intercasta. Sia Maniam che Durairasan hanno detto di aver dovuto escludere d’ufficio alcuni sposi potenziali proprio perché “la comunità non avrebbe capito.”351
La situazione dei matrimoni comunitari ASSEFA è diversa da quella che si verifica in altri matrimoni comunitari o di massa, altrove in India. Soprattutto dove il legame tra gli organizzatori e i partecipanti è labile, le coppie intercasta riescono a sposarsi “camuffate tra la massa.”352 (Joshi, 1993: p. 63) Infatti, “dal momento che alcune centinaia di coppie provenienti da luoghi molto diversi e distanti fra loro si sposano nella stessa piattaforma, tutto ciò fornisce la possibilità di nascondere la loro identità oppure di mentire a proposito della propria appartenenza castale. E’ opinione comune che all’interno dei matrimoni di massa, molte coppie intercasta approfittano dell’occasione senza rivelarlo pubblicamente.”353 (Joshi, 1993: p. 47)
La situazione sopra descritta ha ancora un piccolo corollario. Ogni villaggio ha una sua struttura interna e una o più caste dominanti. L’autorità socio-culturale è sempre appannaggio delle comunità di rango più elevato. Gli Adi Dravida (o Dalit) all’interno dell’area considerata non sono quasi mai né tra le caste dominanti, né, ovviamente, tra le comunità di rango più elevato. Il sistema delle quote e i mutamenti sociali intervenuti negli ultimi decenni hanno in parte migliorato la loro condizione. Di fronte a questa
350 “la pierre de touche demeure ce que les gens pensent et croient.”
351 Entrambi hanno usato un’espressione simile, in occasione di due dialoghi personali differenti, avvenuti rispettivamente il 14 febbraio 2006 a Nilakottai e il 4 marzo 2006 a Sankarapuram.
352 “in a disguised fashion.”
353 “since hundreds of couples hailing from different and distant places marry on one platform, it gives scope for at least some of them to either hide their caste identity or deliberately give wrong information about their caste background. It is a general impression in the minds of many that in some of the mass marriages held in certain places every year many inter-caste couples marry without publicity.”
situazione, le caste di rango più elevato hanno diversi metodi per mantenere la loro autorità. Tra questi, due fra i più in auge sono la violenza e il paternalismo.
Spesso i gruppi religiosi, i villaggi, ma anche i Self Help Groups354 riproducono al loro interno la struttura sociale a base castale. Se l’ASSEFA si rivolge sempre ai leader di queste istituzioni per reclutare le coppie e organizzare i matrimoni comunitari, è facile che l’enfasi paternalista si riproduca anche all’interno della dinamica relazionale organizzatori / beneficiari.
A parziale conferma di questa situazione vi è il fatto che fra tutti i direttori di progetto, gli animatori sociali e le leader di Self Help Group ascoltati, nessuno si è dichiarato interessato ai matrimoni comunitari per sé o per i suoi figli. Anche per Joshi
“è interessante notare che i familiari e i parenti degli organizzatori di matrimoni di massa normalmente non si sposano in queste celebrazioni.”355 (Joshi, 1993: p. 45)
Mi sia concesso aggiungere due note personali, a conclusione di questa analisi dei punti più controversi dei matrimoni comunitari.
La prima, che mi ha spinto a includere il secondo dei due aspetti in questo lavoro, è il commento ai matrimoni comunitari di un leader di villaggio: “Cerchiamo di fare qualcosa per questi poveri Dalit.”356
La seconda è una breve cronistoria delle idee di Gandhi a proposito dei matrimoni intercomunitari. Uno dei più importanti biografi del Mahatma traccia l’evoluzione del suo pensiero.
“Nel 1920, difendendo la divisione in caste, Gandhi disse «Ritengo che la divisione in quattro varna sia fondamentale, naturale ed essenziale». «L’Induismo» – scrisse sullo Young India del 6 ottobre 1921 - «scoraggia la condivisione dei pasti e i matrimoni fra comunità differenti … Questi divieti sono essenziali a un rapido sviluppo della propria personalità».
Ma lo stesso Gandhi disse «Le restrizioni ai pasti e ai matrimoni intercasta non fanno parte della religione indù. Probabilmente questa prescrizione fu inserita nell’Induismo in un periodo di declino e voleva essere un provvedimento temporaneo per proteggere la società indù dalla disintegrazione». Era il 4 novembre 1932.
354 Cfr. 1.1.3
355 “it is interesting to note that many mass marriages are held by men whose family members and other relatives usually do not marry in such functions.”
356 Da un dialogo personale l’8 febbraio 2006 a Sankarapuram. Si tratta di un dialogo occasionale seguito al matrimonio comunitario, durante il quale non ho avuto la possibilità di annotarmi il suo nome.
Nel 1921, i divieti alla condivisione dei pasti e ai matrimoni intercasta erano essenziali allo sviluppo della personalità; nel 1932, invece, indebolivano la società indù.
Questa, tuttavia, non era ancora la posizione finale di Gandhi. Dopo aver rotto con la tradizione ortodossa, egli continuò ad allontanarvisi sempre di più e il 5 gennaio 1946 dichiarò sull’Hindustan Standard, «Io dico a tutti i ragazzi e le ragazze desiderosi di sposarsi che non potranno farlo al Sevagram Ashram357 se uno dei due non è
Questa, tuttavia, non era ancora la posizione finale di Gandhi. Dopo aver rotto con la tradizione ortodossa, egli continuò ad allontanarvisi sempre di più e il 5 gennaio 1946 dichiarò sull’Hindustan Standard, «Io dico a tutti i ragazzi e le ragazze desiderosi di sposarsi che non potranno farlo al Sevagram Ashram357 se uno dei due non è