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COSA INTENDONO LE IMPRESE PER BUSINESS FRIENDLINESS: UNO SGUARDO D’INSIEME

UN’INDAGINE EMPIRICA

3. COSA INTENDONO LE IMPRESE PER BUSINESS FRIENDLINESS: UNO SGUARDO D’INSIEME

Ulteriore osservazione, la green economy, in quasi nessuna delle interviste si presenta come narrazione retorica o un’istanza di puro marketing; la cultura della sostenibilità è progressivamente entrata a fare parte della visione imprenditoriale, come processo irreversibile e scontato oppure come variabile ambientale non più eludibile. Solo le imprese direttamente coinvolte nella produzione di energia da fonti rinnovabili mostrano una più chiara identificazione delle loro prospettive nello sviluppo di sensibilità e di opportuni assetti regolativi favorevoli all’espansione del green.

Torino, ritengono in generale gli intervistati che si sono pronunciati sull’argomento, avreb-be buone prospettive di crescita nel campo delle produzioni sostenibili, nella misura in cui di-spone di una presenza, ridotta rispetto al passato ma selezionata, di imprese e istituzioni orien-tate alle tecnologie e alle attività science based. Il green torinese, va detto, attiene prevalente-mente all’innovazione dei processi produttivi dei suoi settori tradizionali, ma anche alla capaci-tà d’inventare e proporre al mercato impianti e macchinari sostenibili, nonché servizi di con-trollo, monitoraggio, progettazione avanzata. Condizione di sviluppo del ramo green, dunque, sarà la permanenza sul territorio di un robusto sistema produttivo e la qualificazione ulteriore di parti di esso verso l’alta gamma – concetto non più disgiungibile dalla qualità ecologica e dall’impatto delle produzioni. Come si osserverà in seguito, tuttavia, è opinione diffusa tra gli operatori che più direttamente individuano nel campo delle produzioni verdi e sostenibili un asset di primaria rilevanza, che il sistema locale non abbia investito in anticipo con adeguata convinzione su questa prospettiva, accumulando ritardi che in un contesto di crisi, segnato dal-la scarsa disponibilità di risorse allocabili per il take off di un cluster delle rinnovabili, appaiono difficilmente recuperabili.

3. COSA INTENDONO LE IMPRESE PER BUSINESS

FRIENDLINESS: UNO SGUARDO D’INSIEME

Chiediamoci anzitutto cosa le imprese considerano strategico, cosa importante, cosa (pure essendo auspicabile) prescindibile, quando fanno riferimento al concetto di attrattività. Dato per scontato che ogni impresa costituisce per diversi aspetti un caso unico e non ripetibile e che i fattori ritenuti desiderabili per l’insediamento delle attività sono necessariamente correlati a variabili strutturali e qualitative, si è ritenuto coerente con l’impostazione dell’indagine distinguere almeno le valutazioni espresse tra imprese a origine locale e player esterni. Prima di addentrarsi nella disamina è utile fornire però una panoramica sulle valutazioni d’insieme, ricavate dall’analisi delle risposte fornite al questionario proposto agli intervistati a margine dei colloqui.

3.1 Valutazione su Torino in relazione ai fattori più rilevanti

per orientare le scelte localizzative

Agli intervistati si è richiesto d’indicare, all’interno di venti fattori attinenti a differenti tipi di risorse, quali siano per loro più rilevanti al fine di orientare le scelte localizzative dell’impresa (il quesito era posto in generale, senza riferimento alla realtà torinese).

Grafico 1 – Fattori ritenuti più importanti nella scelta della localizzazione (scala da 1=scarsa importanza a 5=molta importanza)

Si osserva che nessuno dei fattori proposti è valutato, nella media dei giudizi, come scarsamente importante. Anche la qualità della vita urbana, nettamente il fattore meno rilevante – a dispetto di alcune letture orientate a sopravvalutarne, forse, l’impatto economico – si situa al di sopra del valore intermedio della scala di giusdizi. Emergono come aspetti universalmente riconosciuti due temi: il fattore hard per eccellenza, la dotazione infrastrutturale, e il fattore soft più significativo, la presenza diffusa di alte professionalità e talenti. A seguire, nella parte alta della graduatoria, spiccano le valutazioni sull’importanza attribuita a tre fattori attinenti al business environment locale. Il primo, su cui è importante richiamare l’attenzione, riguarda il ruolo delle amministrazioni territoriali: la disponibilità degli enti locali verso le imprese e la celerità dei tempi relativi alle pratiche di insediamento e avviamento delle attività figurano addirittura al terzo e quarto posto nella graduatoria generale; appena sotto, la garanzia dei livelli di sicurezza e di controllo del territorio. Il secondo attiene alla qualità dei servizi finanziari localmente disponibili (mentre, si osserva, la presenza di contributi economici, figura più in basso nella graduatoria). Il terzo, direttamente correlabile alla presenza di professionalità e talenti, è la qualità del sistema formativo di base e nella presenza di istituzioni qualificate nell’istruzione terziaria e nella ricerca. È indicativo che, a dispetto della retorica sui centri d’eccellenza, formazione di base e istruzione universitaria siano poste dai rispondenti sullo stesso piano.

L’immagine della competitività del territorio (descrivibile come repertorio di risorse desiderabili per gli investimenti delle imprese) nel corso degli ultimi decenni sembra mutata, arricchendosi di nuovi fattori integrativi e complementari a quelli considerati imprescindibili in un’economia industriale basata sulla produzione di massa. Le imprese considerano il territorio, con tutte le sue risorse, uno spazio immediatamente produttivo e un bacino di risorse convertibili in valore. Un territorio che deve essere ricco di talenti, accessibile, sicuro, con un’amministrazione efficiente, buone scuole e università, e adeguati servizi finanziari. In breve,

 

che ponga le imprese al centro. Anche gli altri fattori proposti all’attenzione dei rispondenti sono importanti, ma mediamente compaiono in posizione subordinata. Il costo del lavoro, la presenza di fornitori qualificati, di servizi avanzati alla produzione, la qualità delle relazioni industriali, tutti temi che godono di buona stampa, risultano un po’ meno decisivi di quanto non siano normalmente considerati. La prossimità dei mercati, importante ma al penultimo posto tra i temi proposti, costituisce un fattore non così rilevante per imprese che sempre più agiscono in una prospettiva extra-locale. Non mancano ovviamente, come si osserverà, esempi in controtendenza.

3.2 Valutazione su Torino in relazione ai fattori direttamente

correlati al business

Si è richiesto di esprimere una valutazione sintetica su Torino in relazione a otto indicatori cor-rispondenti ad altrettanti fattori immediatamente traducibili in vantaggi o svantaggi per l’impresa. Le valutazioni offerte rivelano la presenza di buone condizioni complessive. I van-taggi della localizzazione non appaiono dunque legati a premi di costo; anzi, il costo del lavoro è considerato, insieme alla possibilità di accedere a contributi economici, il fattore più debole del territorio. I costi localizzativi raggiungono in media un giudizio sufficiente.

Ovviamente la prossimità al mercato è funzione del tipo di azienda e della sua specializza-zione produttiva, ma sembra costituire nel complesso il terzo dei fattori deboli. Nonostante i claims e i diffusi giudizi negativi sullo stato delle infrastrutture e sulla accessibilità, la valutazio-ne complessiva ivalutazio-nerente a questo fattore appare in realtà lusinghiera, mentre quelle più esplici-tamente positive riguardano, nell’ordine, la presenza di alte professionalità e talenti, di imprese fornitrici di beni e servizi di qualità, e la diffusione di capitale umano specifico, legate alle com-petenze e skill del ramo di attività dell’impresa.

Grafico 2 – Valutazioni su Torino: giudizio sui fattori direttamente collegati al business (scala da 1=minimo a 10=massimo)

3.3 Valutazione su Torino in relazione al business environment

Un gruppo di valutazioni è stato espresso su una molteplicità di fattori riguardanti il business environment, che coinvolgevano la dotazione di servizi, le pubbliche amministrazioni, le istitu-zioni formative, alcune variabili di tipo culturale (come l’orientamento al lavoro, l’atteggiamento nei confronti del mercato, ecc.), i livelli di coordinamento e la qualità delle re-lazioni interorganizzative, alcuni beni immateriali (apertura esterna, immagine della città). Il quadro complessivo emergente da queste valutazione vede una larga prevalenza di giudizi posi-tivi e alcune aree di criticità.

Molto positivo il giudizio sul sistema dell’alta formazione (un plebiscito per il Politecnico, ma si posiziona molto bene anche l’Università degli Studi), della ricerca e della formazione di base, i rispondenti ritengono che anche l’immagine e la reputazione esterna costituisca un pun-to di forza del terripun-torio. Tale giudizio è riferipun-to ad aspetti attinenti alla cultura del fare, della

tecnologia, alla serietà, ai valori tradizionalmente riconosciuti all’ambiente imprenditoriale to-rinese. Raramente la “torinesità”, per come emerge dalle interviste, è un brand che aggiunge valore al prodotto, sebbene qualche imprenditore abbia sottolineato anche questo aspetto (è il caso delle Pastiglie Leone). Positiva la dotazione di servizi avanzati e delle utilities locali, tra i punti di forza sono individuati anche l’apertura internazionale e la cultura tecnica e del lavoro – aspetto ripetutamente sottolineato anche nelle interviste.

Grafico 3 – Valutazioni su Torino: giudizio sul business environment (scala da 1=minimo a 10=massimo)

Meno lusinghieri, ma ancora sufficienti, i giudizi relativi all’efficienza della pubblica amministrazione, alla presenza di atteggiamenti cooperativi e alla qualità delle relazioni industriali. Vista l’importanza attribuita in generale al funzionamento degli enti locali e alla loro apertura nei confronti delle esigenze delle imprese, si può individuare in questo fattore un’area di miglioramento – per quanto, nelle interviste, diversi manager abbiano espresso apprezzamento proprio per la capacità mostrata dall’amministrazione nel loro singolo caso. L’aspetto critico, ma si tratterebbe di capire quanto si tratti di un tema locale piuttosto che di un generalizzato claim verso il mondo della finanza e del credito, attiene proprio alla qualità degli intermediari finanziari. In secondo luogo, giudizi negativi sono espressi in relazione a un certo mood percepito come ostile nei confronti del mercato, che si riflette anche in un limitato orientamento agli scambi e al marketing.

 

3.4 Valutazioni su Torino in relazione alla qualità della vita.

La qualità della vita sul territorio è considerato elemento importante per le imprese caratteriz-zate da mobilità, con risorse umane giovani, altamente qualificate e abituate a contesti cosmo-politi. Il tema è entrato a pieno titolo nell’agenda locale con l’evento olimpico, che ha consenti-to di razionalizzare e migliorare molte funzioni (la mobilità interna, l’offerta culturale) e cam-biato radicalmente l’immagine della città. Il giudizio espresso dagli intervistati sui diversi aspet-ti proposaspet-ti alla loro attenzione è risultato in tutaspet-ti i casi molto posiaspet-tivo, con punte paraspet-ticolar- particolar-mente apprezzate in ordine alla vivibilità del territorio, ai livelli di sicurezza percepiti, al grado di interesse della vita culturale. Non va tralasciato però che questi fattori, giustamente motivo di orgoglio del territorio, sono considerati dagli intervistati tra i meno rilevanti ai fini della scel-ta localizzativa.

Grafico 4 – Valutazioni su Torino: giudizio sulla qualità della vita (scala da 1=minimo a 10=massimo)

3.5 Il confronto con le altre città

Gli intervistati nel complesso giudicano Torino piuttosto amichevole nei confronti delle e-sigenze degli imprenditori e non sembrano quindi imputare a fattori locali la cattiva perfor-mance economica del territorio negli anni della crisi. Il confronto con altre possibili localizza-zioni nazionali, sulla carta, conferma questo giudizio complessivo: al netto di un certo inevita-bile campanilismo, Torino è giudicata localizzazione meno competitiva solo nei confronti di Milano, a un livello comparabile con Bologna e alcune medie città di provincia, come Brescia e Verona, inserite in contesti produttivi oggi più dinamici di quelli complessivamente ritrovabili in Piemonte. Molto al di sotto tutte le altre città considerate nel confronto.

Tabella 1 – Quali sono nel complesso le condizioni localizzative, per il suo business, di Torino in relazione alle seguenti aree urbane e provinciali italiane?

Molto

Peggiore Peggiore Simile Migliore

Molto Migliore Saldo Milano 7 7 3 -4 Genova 1 14 1 14 Venezia 2 1 11 2 11 Bologna 2 10 5 3 Firenze 1 6 9 8 Roma 2 4 9 1 8 Napoli 1 7 7 13 Bari 1 1 7 6 12 Cuneo 2 4 10 1 9 Brescia 2 9 5 3 Verona 2 7 6 4 Ancona 1 2 10 2 11

4. IL PUNTO DI VISTA DELLE MULTINAZIONALI