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SETTIMO TORINESE (TORINO)

Fin dalla fine degli anni ’50 il logo Pirelli è stato visibile dalle macchine che percorrono l’autostrada Torino-Milano, in un certo senso ha sempre rappresentato il primo segnale che si stava entrando in quella particolare area metropolitana in cui si sapevano fare le automobili – gomme comprese –, senza ovviamente dimenticare i camion, gli aerei, le macchine movimento terra. Sicuramente una fabbrica importante per migliaia d’impiegati, tecnici e operai, una realtà presente in zona da oltre sessant’anni.

Se però la si osserva dall’altra parte rispetto all’autostrada – dal punto di vista delle vie, delle case e dei quartieri di Settimo – si vede che in una realtà urbana relativamente piccola questa fabbrica non è mai stata né l’unica né la più importante. C’erano acciaierie e fonderie, industrie chimiche come la Siva di Primo Levi e metalmeccaniche come la Nebiolo; c’è una presenza storica del tessile che si è fortemente ridotta, ma ancora resiste nonostante la crisi del settore duri da quasi vent’anni. A Settimo sono presenti due multinazionali importanti come l’Oreal e Lavazza. Le chiusure più gravi si sono forse registrate nel mondo automotive: le imprese che non hanno chiuso, hanno delocalizzato la produzione nell’Est, in Cina o in America del Sud. Pirelli è presente in tutti questi paesi, con 37.300 dipendenti nel complesso, eppure è ancora a Settimo Torinese. Non tutto è rimasto uguale, dagli oltre 3.000 addetti degli anni ’70 si è passati ai 1.200 di oggi; i due stabilimenti sono stati accorpati per ricavarne uno solo, ma ai corpi storici del sito ancora attivo si è aggiunta la “spina” progettata da Renzo Piano, destinata a ospitare le funzioni dirigenziali e di ricerca e sviluppo.

L’attività di Pirelli Tyre è suddivisa in due segmenti principali: Consumer che rappresenta circa il 70% delle entrate del Gruppo e include i pneumatici destinati a auto, suv, veicoli commerciali leggeri e moto; Industrial, che copre il restante 30% del fatturato, vale a dire pneumatici per autobus, autocarri e macchine agricole. Pirelli è il quinto operatore mondiale del settore con una quota di mercato del 4,5% circa, ed è leader nel segmento dell’alto di gamma e a elevato contenuto tecnologico; è il cosiddetto segmento premium che vede nello stabilimento di Settimo Torinese il polo di eccellenza mondiale del Gruppo. Qui non si producono più quelle tipologie di pneumatici dove è maggiore l'incidenza del costo del lavoro, ma si lavora sulle gomme per le Ferrari, le Lamborghini e le Bentley; oppure si producono i pneumatici per le motrici dei veicoli industriali, che richiedono maggiori competenze e un livello qualitativo superiore. Le gomme per i rimorchi sono meno complesse e vengono realizzate all’estero.

Se lo stabilimento di Settimo è il polo tecnologico di Pirelli Tyre per tutti i mercati, dal punto di vista produttivo il mercato di riferimento del sito torinese è europeo, dove Pirelli ha una quota pari al 14% nel segmento premium (e del 34% sul totale dei prodotti). Non si tratta dell’unico stabilimento europeo, ma è quello dove si studiano le gomme del futuro e i nuovi processi produttivi che nel medio periodo saranno usati presso tutte le fabbriche Pirelli. La produzione in Italia pesa per circa il 10% sul totale del Gruppo.

La decisione di riposizionare tutta la produzione di Settimo sulla gamma alta nasce in seguito alla crisi del 2008. Pirelli ha sempre avuto una posizione di leadership sul mercato dei pneumatici premium (16-20 pollici, per marchi come BWM, Audi e Mercedes) e prestige (Lamborghini, Ferrari, Mc Laren, eccetera) e non potendo l’Italia competere con i paesi emergenti caratterizzati da un basso costo del lavoro sui pneumatici ad alto volume di vendite (14- 15 pollici), il management ha concentrato qui la produzione altamente innovativa, caratterizzata da alto contenuto tecnologico e alto valore aggiunto del prodotto finito.

 

In questo periodo il nuovo polo produttivo occupa 1.200 persone al lavoro su 21 turni, mentre la capacità produttiva supera i 2,6 milioni di pneumatici l’anno nel segmento Premium. Attraverso il processo di ristrutturazione del sito industriale a fronte un iniziale programma d’investimenti da 155 milioni, lo stabilimento di Settimo Torinese nel vocabolario Pirelli è divenuto un polo tecnologico, con la missione di essere il sito tecnologicamente più avanzato ed efficiente per la progettazione e produzione di pneumatici ecologici e di alta gamma del Gruppo. È quindi possibile affermare che le pratiche green hanno caratterizzato tutta l’operazione di rinnovamento: la nuova mission dello stabilimento orientata alla produzione eco-sostenibile così come il layout fisico degli impianti sono progettati adottando le misure utili per limitare l’impatto ambientale e i consumi energetici del processo produttivo. La “Spina” di renzo Piano, per esempio, che connette fisicamente 4 edifici dedicati ad aspetti diversi della produzione, è coperta da 10 chilometri quadrati di pannelli fotovoltaici. I risultati sono: una riduzione di emissioni CO2 pari al 36%, consumi energetici calati del 33% e produzione da fonti rinnovabili capace di coprire il 20% del fabbisogno.

Inoltre arte degli investimenti sono stati destinati alla formazione delle oltre 1.200 persone (per oltre 120 mila ore complessive nel triennio 2009-2011) che operano nel Polo, con focus su competenze ed attitudini che fossero allineate all’eccellenza tecnologica, basandosi sul Pirelli Manufacturing System, che fonda i suoi principi cardine nei tools della lean production, la standardizzazione, le persone e loro coinvolgimento vero e diffuso. Il processo di change management in corso sta portando a importanti risultati anche in termini di miglioramento dell’assenteismo e degli infortuni sul lavoro e contribuisce a rendere Settimo un laboratorio di innovazione non solo del prodotto e del processo, ma anche del ‘teamwork’ e dei metodi di gestione della produzione.

La scelta della sostenibilità riguarda la strategia globale della multinazionale: anche nel 2012 Pirelli si è confermata unica azienda italiana del comparto automotive a far parte dell’indice FTSE4Good, che include le imprese che rispettano determinati criteri di performance economica, sociale ed ambientale secondo la valutazione condotta da un’agenzia indipendente. Nel Sustainability Yearbook 2012, uno degli strumenti di riferimento più completi e autorevoli per gli operatori della finanza sostenibile, Pirelli ha ottenuto un punteggio di 91, a fronte di una media del settore pari a 53 punti.

Da un certo punto di vista si tratta di una scelta obbligata se l’azienda intende mantenere la posizione di leadership nel segmento alto del mercato, nicchia relativamente piccola ma anche molto redditizia. I clienti che acquistano le automobili che montano i pneumatici Pirelli di fascia alta sono anche quelli più attenti alle tematiche ambientali. In questa nicchia, un’azienda che si preoccupa della sostenibilità ambientale dei prodotti è un’azienda che tutela il valore del proprio marchio.

La strategia green attuata dall’azienda trova riscontro nelle prospettive di lungo periodo indicate dagli amministratori locali per il futuro di Settimo Torinese. Il piano firmato nel 2008 prevede che lo stabilimento Pirelli abbandonato – circa 800.000 mq – sia riconvertito attraverso il progetto Laguna Verde: al posto dell’area industriale abbandonata sorgeranno parchi, case eco-sostenibili costruite secondo le regole della bio-architettura, spazi per aziende del terziario avanzato e centri di ricerca. Al momento il master plan “a impatto zero” preparato dall’architetto Pier Paolo Maggiora è ancora sulla carta: 1,2 miliardi di euro investiti da soggetti come Edison, Intesa Sanpaolo, IPI, Pirelly Tyre e Pirelli Re, 13.300 posti auto, un parco di 320.000 mq, un centro di ricerca e sviluppo di 60.000 mq, 650.000 mq di edifici privati concentrati in poche torri che dovrebbero emergere dal verde, un cittadella del sapere di altri 160.000 mq. Tutto collegato a Torino attraverso il Sistema Ferroviario Metropolitano.

Torino business friendly?

La rilocalizzazione dell’impianto Pirelli è stata frutto di un processo gestito in partnership con enti locali e Politecnico di Torino, e anche per questo si è concluso in tempi relativamente brevi rispetto agli standard italiani: l’idea progettuale per il nuovo polo è stata avviata nel 2008; il nuovo sito produttivo è entrato in produzione a maggio 2010. Al momento della firma dell’accordo quadro con Pirelli, il Comune di Settimo si è impegnato a portare a compimento nei tempi più brevi possibili la variante al Piano Regolatore; la Regione Piemonte si è assunta l’impegno di sottoporre il protocollo al Ministero della Ricerca Scientifica e al Ministero dello Sviluppo per ottenere il sostegno governativo all’iniziativa e ha utilizzato fondi europei della formazione professionale per cofinanziare giornate di training ai dipendenti in orario di lavoro.

Pirelli e Politecnico di Torino hanno sottoscritto un’intesa per attivare progetti comuni in ricerca e innovazione tecnologica (si pensi che il layout e il funzionamento di quella che punta ad essere la fabbrica di pneumatici più moderna al mondo impiega di più di 70 brevetti e tecnologie avanzate di proprietà del Gruppo). La scommessa di Settimo Torinese ha comportato un investimento di oltre 155 milioni di euro da parte Pirelli e l’adozione di misure per limitare al massimo l’impatto della produzione sull’ambiente e sui lavoratori, insieme a contributi per l’innovazione da parte della Regione Piemonte pari a 27 milioni di euro.

Pirelli ha una presenza consolidata in tutto il mondo: i 24 stabilimenti produttivi del Gruppo si trovano in 14 paesi, mentre la rete commerciale è presente in oltre 160. C’è quindi la capacità di individuare i mercati migliori in cui investire a partire dalle città del mondo in cui il concetto di business attractivity è declinato in contributi economici, in ridotta burocrazia, in risorse umane con competenze di altro livello. Si è deciso di puntare sull’area metropolitana torinese non certo per mancanza di alternative, ma perché qui sono stati individuati alcuni vantaggi competitivi, in primo luogo la presenza di enti locali decisi a investire per salvaguardare un sito produttivo storico, accettando di assumere responsabilità nei confronti dei cittadini, dei lavoratori e del partner privato.

Parallelamente il sistema universitario torinese ha garantito l’avvio di progetti di innovazione, condizione fondamentale per mantenere le produzioni industriali in Italia o attrarne di nuove. Infine ha pesato qualità delle persone: le risorse umane presenti in un territorio di antica industrializzazione sono portatrici di competenze tecniche preziose che non conviene disperdere – un patrimonio che è stato necessario ri-modulare per adattarlo alla nuova tipologia di impianto rappresentata dal sito di Settimo.

 

Anagrafica del caso

Il settore di riferimento

Pur essendo solo il quinto operatore mondiale del settore per fatturato, con una quota di mercato di circa il 4,5%, Pirelli Tyre è leader nel segmento dell’alto di gamma e ad elevato contenuto tecnologico – il cosiddetto segmento premium. A livello europeo Pirelli ha una quota di mercato del 14% nel segmento premium, e la produzione in Italia pesa per circa il 10% sul totale del Gruppo, rispecchiando la quota di vendite che il mercato nazionale rappresenta (sul totale del Gruppo). Il settore dei pneumatici è oggi un mercato molto complicato all’interno del generale contesto di difficoltà e rallentamento dell’automotive, caratterizzato da una forte preoccupazione del pubblico e dalla scarsa propensione all’acquisto. Per questo motivo i produttori guardano con sempre maggiore attenzione alle nicchie di mercato, come sono stati finora a livello nazionale i pneumatici invernali, e come si annunciano essere a livello globale i pneumatici ad alte e altissime prestazioni.

Il posizionamento dell’azienda

Lo stabilimento di via Brescia è registrato presso la Camera di commercio di Torino come società a responsabilità limitata Pirelli Industrie Pneumatici, società con socio unico interamente di proprietà di Pirelly Tyre spa. Nel periodo compreso tra l’esercizio 2009 e l’esercizio 2011 il fatturato è passato da 133 a 221 a 316 milioni di euro, il che, per quanto riguarda l’ultimo anno rappresenta un aumento percentuale dei ricavi pari a +42,5%. Parallelamente, però è diminuita la redditività dell’azienda: l’utile netto, che nel 2009 aveva fatto registrare un passivo di “soli” 185.000 euro, è diminuito fino a -3,5 milioni di euro alla chiusura dell’esercizio 2010 e nell’ultimo anno ha toccato -6 milioni di euro. Ovviamente, nello stesso periodo l’indice che misura la redditività del capitale proprio (ROE) ha registrato un -13%. A livello consolidato, i ricavi al 31 dicembre 2011 sono stati pari a oltre 5,5 milioni di euro, in crescita del 16,6% rispetto al 2010. Il margine operativo lordo del Gruppo, prima degli oneri di ristrutturazione, è di circa 834 milioni di euro, in aumento significativo rispetto ai circa 653 milioni dell’esercizio precedente. A marzo 2012 il Consiglio di Amministrazione ha informato gli azionisti che, per il 2011, sarebbero stati distribuiti dividendi Pirelli pari a 0,27 euro per ogni azione ordinaria e 0,34 euro per quelle risparmio. Lo scorso anno il Gruppo Pirelli aveva distribuito un dividendo rispettivamente pari a 0,165 e 0,229 euro per ciascuna tipologia di azione. Il maggior dividendo distribuito agli azionisti è comunque in linea con la politica aziendale di distribuzione del 40% dell’utile netto consolidato.