• Non ci sono risultati.

2. LA LETTERATURA ECONOMICA SU IDE, NTERNAZIONALIZZAZIONE, NUOVE IMPRESE, POLITICHE DI SVILUPPO LOCALE

2.4 Politiche locali

Grafico 13 – Innovatività del prodotto e settore di attività economica. Valori % su imprese rispondenti

Fonte: Elaborazioni CCIAA di Torino e Unione Industriale Torino

La creazione di nuove imprese, dunque, stando a quanto restituito dalle ricerche a nostra disposizione, rispecchia, soprattutto nel corso degli anni Novanta, le caratteristiche di un sistema industriale almeno parzialmente chiuso e dominato dall’egemonia della grande impresa, che funge da “incubatore” anche dell’imprenditoria per il sistema locale. I segni di cambiamento, rivolti verso una maggiore innovatività delle nuove imprese, per quanto presenti, rimangono contenuti dall’intervento della crisi economica, che costringe a congelare le valutazioni più ottimistiche in proposito.

2.4 Politiche locali

Il secondo tema trasversale alle diverse ricerche che si concentrano sulle nuove imprese è quello delle politiche, in particolare delle politiche locali.

Come spesso avviene, il tema delle politiche, in particolare in relazione alla loro adeguatezza e alla loro accessibilità, è particolarmente rilevante per le piccole e medie imprese, che più delle grandi traggono beneficio dagli interventi pubblici. È per questo coerente che le ricerche in tal senso si occupino in primo luogo delle imprese di dimensioni minori.

Un esempio è offerto dalle riflessioni a proposito di “Artigianato urbano e cambiamento metropolitano” (2007), prodotti da Antilia per il Centro Studi per l’Artigianato Piemontese. In questi lavori, che come esprime il titolo hanno come oggetto principale il rapporto fra artigianato e contesto urbano, si discute più o meno esplicitamente la capacità della città stessa di offrire un ambiente favorevole alle imprese artigiane, a partire dal ridisegno degli spazi urbani. I modelli di intervento in questo senso affrontano trasformazioni significative nel tempo: fino ai primi anni Ottanta si assiste esclusivamente ad interventi realizzati in partnership tra imprese ed enti pubblici e finalizzati alla realizzazione di aree industriali attrezzate. In questa fase i singoli comuni si muovono “in ordine sparso”, cercando di orientare le scelte di localizzazione delle imprese verso aree attrezzate più costose, ma in grado di permettere un uso sostenibile del territorio, in un momento in cui le aziende tendevano a scegliere dove localizzarsi senza effettuare valutazioni preventive di tipo ambientale. Con l’inizio degli anni Novanta si assiste alla nascita di consorzi di aziende che acquistano i terreni e si occupano in prima persona delle opere di urbanizzazione, dando vita però ad un modello difficilmente fruibile dalle piccole imprese soprattutto per i tempi (troppo lunghi) e gli investimenti richiesti (troppo ingenti). Un modello alternativo, che prevede il coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza, viene proposto a età degli anni Novanta.

La questione del disegno della città a favore delle imprese minori non sembra oggi aver trovato una soluzione efficace: al contrario, alcuni dei progetti discussi dalla ricerca, come quello relativo alle aree di Fiat Mirafiori assegnate a TNE, hanno mostrato nel tempo i propri limiti, in

particolare per quanto riguarda il coinvolgimento delle piccole imprese, che sono state progressivamente dimenticate dalla gestione fino ad essere di fatto escluse da ogni ipotesi di assegnazione del lotti.

Alcune delle ricerche focalizzate sulle esigenze delle piccole imprese si concentrano su altri ambiti delle politiche locali, in particolare su quelle che riguardano il tema della ricerca. Un esempio è costituito dal lavoro pubblicato da Camera di Commercio e API Torino nel 2006 con il titolo “Laboratori e Trasferimento tecnologico. Rilevanza strategica per il sistema delle PMI”, che mette in evidenza come, nonostante all’innovazione e alla ricerca venga attribuita una forte valenza strategica, l’utilizzo, e persino la conoscenza, della rete di servizi di supporto alle imprese offerti dalle istituzioni locali (pubbliche e private) rimangano scarsi. I dati restituiti dalla ricerca appaiono allarmanti: ben il 70% delle imprese intervistate dichiara di non essersi mai avvalsa di ausili da parte di enti territoriali e associazioni datoriali. Il dato raggiunge l’80% all’interno del settore metalmeccanico, mentre scende al 54% nel settore chimico e al 46% in quello tessile. Le aziende coinvolte hanno utilizzato solo in minima parte (circa 11%del campione) servizi avanzati per le imprese, quali redazione di business-plan, analisi di mercato per start-up, tutoraggio e/o consulenza in materia legale e finanziaria, forniti da Enti pubblici e/o da associazioni di categoria. Anche la quota di coloro che si definiscono interessati e intenzionati a ricorrere a questi servizi in tempi brevi (appena il 6%) non sembra sufficiente a far guardare il dato con ottimismo.

Grafico 14 – La vostra impresa ha già utilizzato servizi avanzati per le imprese da parte di Enti Pubblici e/o Associazione di categoria?

Un’alternativa possibile all’utilizzo dei servizi offerti da enti pubblici e associazioni di categoria è la realizzazione di forme di collaborazione più o meno formalizzate con altre imprese. Da questo punto di vista la situazione della provincia di Torino sembra meno grave: all’interno del campione, il 32% delle aziende dichiara di aver avviato proficui rapporti di cooperazione con altre imprese e il 5% degli intervistati si dichiara prossimo all’avvio di rapporti di sinergia con imprese simili. Le risposte comprendono casi come l’avvio di nuove linee o il lancio di nuovi prodotti (limitatamente agli investimenti immateriali che hanno coinvolto aspetti tecnologici), l’organizzazione e la gestione della produzione, la comunicazione e l’accesso a nuovi mercati. Rimane tuttavia del 50% la quota delle imprese che non hanno mai collaborato con altre realtà imprenditoriali e non ne manifestano la volontà né la necessità.

Si tratta di un dato che i ricercatori riconoscono come preoccupante, perché sintomo della difficoltà, e forse addirittura dell’indifferenza, nei confronti del lavoro per obiettivi comuni che può costituire un forte vincolo alla crescita delle PMI, non tanto e non solo in termini dimensionali, ma anche in termini di competenze e di qualità delle produzioni. Dato tanto più

 

grave quanto più la collaborazione si afferma come strada obbligata per accedere ad alcuni spazi di mercato, come le gare d’appalto bandite nel settore pubblico.

Grafico 15 – La vostra impresa ha già sviluppato rapporti di collaborazione con altre imprese?

Le imprese dunque fanno solo limitatamente ricorso alla collaborazione “orizzontale”, anche a fronte di un ventaglio piuttosto ampio di opportunità offerte dalla legge: dal consorzio alle società consortili, fino alla riunione temporanea tra imprese al fine dell’ottenimento di appalti di forniture pubbliche. Ancora più grave appare lo scarso utilizzo da parte delle imprese delle opportunità offerte dalla presenza sul territorio di laboratori e centri di ricerca, sia privati che pubblici: solamente un quarto delle aziende hanno attivato sinergie con questi centri deputati all’offerta di servizi tecnici, mentre il 73% ne è rimasto escluso.

Grafico 16 – La vostra azienda ha già realizzato collaborazione con Laboratori e/o Centri di ricerca, negli ultimi 5 anni?

Le imprese testimoniano un utilizzo dei laboratori e dei centri di ricerca privati (15%) leggermente superiore rispetto all’utilizzo di quelli pubblici (10%).

La distribuzione per settore dei dati, tuttavia, lascia intravedere scenari molto differenziati, con le imprese del settore chimico che collaborano con centri di ricerca e/o laboratori addirittura nel 76% dei casi, laddove il settore tessile e quello metalmeccanico si attestano su percentuali decisamente più basse, rispettivamente del 18% e del 16%.

La difficoltà delle imprese a creare rapporti proficui con le istituzioni preposte alla ricerca e all’innovazione è forse la principale causa dell’insoddisfazione manifestata dagli intervistati a proposito delle politiche di sviluppo locale a favore del trasferimento tecnologico: appena l’8% delle aziende si dice soddisfatta dell’impegno profuso dagli organi di governo del territorio. Le opinioni negative sono espresse all’interno di tutti i settori presi in esame: le politiche locali per il

trasferimento tecnologico sono considerate un punto di debolezza del territorio dal 69% delle imprese chimiche, dal 64% di quelle tessili e dal 52% di quelle metalmeccaniche.

Grafico 17 – Politiche di sviluppo locale a favore del trasferimento tecnologico

Come spesso avviene, anche la possibilità di accedere a finanziamenti costituisce occasione di insoddisfazione da parte delle imprese: il 42% degli intervistati esprime un giudizio negativo a proposito della possibilità di accedere a fondi pubblici locali per l'innovazione, mentre solo il 23% lo considera un punto di forza per le imprese della provincia.

Il tema della collaborazione tra le imprese minori è al centro di un altro studio, più recente, realizzato da CNA Torino in collaborazione con CESDI & Srl su incarico della Camera di commercio di Torino, e pubblicato nel 2010. La ricerca intende proporre elementi di riflessione a proposito della possibilità di individuare nuovi modelli di sviluppo e di crescita capaci di rispondere al classico problema italiano delle piccole e piccolissime dimensioni delle imprese. Gli autori suggeriscono di superare la semplice invocazione alla crescita dimensionale delle imprese, per indicare invece una strategia di collaborazione tra imprese capace di consentire una crescita per linee esterne e una più profonda valorizzazione delle piccole e medie imprese. Da questo punto di vista diventa importante interrogarsi sugli strumenti che possono accompagnare le imprese in percorsi di sviluppo di reti, cercando di comprendere gli orientamenti delle imprese e i loro fabbisogni, per poi individuare gli spazi di intervento nei quali collocare interventi e proposte di formazione e consulenze, fino all’effettivo accompagnamento nella costruzione di reti di imprese.

L’obiettivo del lavoro è dunque quello di mettere a fuoco le caratteristiche delle imprese potenzialmente orientate a collaborare con altri soggetti e capire quali sono i loro fabbisogni, in modo da delineare un modello di accompagnamento alla costruzione di reti di impresa, definito dalla ricerca come una sorta di “incubatore” di reti.

Le imprese che si sono dimostrate interessate a sviluppare collaborazioni con altri soggetti e a fare rete sono molto variegate per la tipologia di attività svolta, ma sono in generale un po’ più grandi e meglio strutturate della media. Queste imprese appartengono infatti a quasi tutti i settori manifatturieri e dei servizi alle imprese, con una prevalenza delle attività più diffuse sul territorio come quelle metalmeccaniche. In genere sono aziende con una buona struttura ed una presenza sul mercato già consolidata. Hanno infatti una età media di 31 anni e le loro dimensioni sono leggermente superiori alla media: il numero medio di addetti è pari a 17 e almeno una su due ha un giro di affari superiore ad un milione di euro.

 

Dal nostro punto di vista appare rilevante la constatazione che quasi i tre quarti delle imprese ritiene che le associazioni di categoria, gli enti territoriali e, più in generale, le istituzioni pubbliche possano svolgere un ruolo importante per favorire lo sviluppo di collaborazioni tra imprese, intervenendo con azioni mirate e finalizzate ai reali fabbisogni degli operatori interessati ad operare in rete. In tutte le classi dimensionali la larga maggioranza delle imprese è favorevole ad un sostegno pubblico, specialmente nelle imprese oltre la soglia dei 20 addetti.

Tabella 16 – Utilità del sostegno pubblico e degli enti - % imprese

Classe di addetti

> 5 6-9 10-14 15-19 20-34 <35 In complesso

No 33,3 45,5 25,0 30,0 14,3 - 28,0 Si 66,7 54,5 75,0 70,0 85,7 100,0 72,0

100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Gli imprenditori si esprimono favorevolmente soprattutto a proposito della possibilità di realizzare azioni che favoriscano l’incontro tra imprese per approfondire la conoscenza reciproca. Un supporto di questo genere potrebbe aiutare a superare l’ostacolo più frequentemente indicato come limite nei confronti della creazione di reti, ovvero la difficoltà ad individuare le imprese con cui collaborare e a valutarne le capacità e l’affidabilità. La seconda richiesta espressa dalle aziende intervistate è una sollecitazione a semplificare gli aspetti burocratici che spesso gravano su alcune forme di collaborazione e di accordo tra imprese. Con intensità molto simile vengono avanzate richieste di servizi di accompagnamento alla crescita delle competenze interne necessarie per collaborare con altri. Le competenze che si vorrebbe accrescere sono in primo luogo quelle finanziarie e poi quelle gestionali e linguistiche.

Grafico 18 – Aspetti per cui è utile il sostegno pubblico e degli enti

La ricerca conduce quindi in modo piuttosto esplicito alla formulazione di politiche ed interventi in grado di promuovere e sostenere la collaborazione tra imprese: anche in questo caso, l’intervento delle istituzioni locali può giocare un ruolo importante nella definizione e nella costruzione di un contesto favorevole alle imprese perché capace di sostenerne gli impulsi di crescita e rinnovamento.