di Valentina Elena Ballerini, Francesco Ferrari, Simone Natali e Chiara Pacciott
Fase 3 e Fase 4: 40 minuti Le due fasi avvengono in simultanea Men-
7. Costruire e curare il feedback
di Valentina Elena Ballerini, Francesco Ferrari, Simone Natali
e Chiara Pacciotti
1. Introduzione
Momento indispensabile, che spesso si tende a sottovalutare, è quello del- la restituzione: un confronto conclusivo in cui si riflette su quanto avvenuto durante l’attività, sulle emozioni suscitate e sui concetti appresi. È importan- te per l’insegnante, perché aiuta a far emergere punti di forza ed eventuali criticità, ma soprattutto lo è per l’alunno, che è stimolato a sviluppare com- petenze fondanti: fermarsi, riflettere e verbalizzare concetti ed esperienze, in modo tale da facilitarne la comprensione e la memorizzazione.
Il rischio, in questo delicato momento di feedback, è quello di essere percepito dagli alunni in modo piuttosto pesante e noioso, principalmente per due motivi. Il primo perché avviene al termine dell’attività, momento in cui la stanchezza è maggiore; il secondo perché mette in gioco abilità di riflessione su di sé e sul proprio vissuto piuttosto complesse.
Per questo motivo è utile guidare la classe, rendendo il momento stimo- lante e piacevole, creando strumenti di semplice lettura e compilazione, pur mantenendo la funzione primaria di riflessione ed autovalutazione.
In funzione degli aspetti che si vogliono esplorare, si possono usare stru- menti diversi. Quelli più semplici consentono di riattivare la classe col mo- vimento. Ad esempio, si può chiedere agli alunni di posizionarsi in angoli diversi dell’aula in corrispondenza di alcuni simboli – smile, colori, imma- gini atmosferiche ecc. rappresentanti la noia, la gioia, la tristezza, la rabbia – in funzione della sensazione provata durante l’attività o nelle diverse fasi del lavoro. Questo consente di visualizzare come gli alunni hanno vissuto l’attività, permettendo all’insegnante di rivedere il proprio approccio didat- tico ed eventualmente renderlo più adeguato alle esigenze della classe.
A partire da questo semplice feedback, si possono sperimentare stru- menti via via più complessi, in funzione anche dell’età dei partecipanti e della tipologia di classe. La scelta del metodo e dell’attività è guidata da
un’attenta osservazione della classe e delle sue dinamiche, poiché uno stru- mento o un’attività che funziona in una classe potrebbe non essere applica- bile ad un’altra, senza un riadattamento o una variazione.
Lo scopo delle attività di feedback è rendere il momento della riflessione e dell’autovalutazione più motivante ed efficace, attraverso elementi ludici. L’alunno può essere spinto a riflettere sull’incontro/lezione, sull’argomento affrontato, sui concetti appresi, sul proprio coinvolgimento, sul proprio comportamento e su tutti gli aspetti educativi considerati salienti o rilevan- ti dall’insegnante.
Indirettamente, il momento di feedback, sollecita la riflessione su altri aspetti dell’apprendimento, come ad esempio, la capacità di collaborazione, di osservazione, l’interesse e il coinvolgimento sull’argomento. In questo modo, l’alunno può constatare, sia a livello personale sia nel confronto con i pari, quali siano i propri punti di forza/debolezza ricorrenti e quelli altrui; come tali punti di forza/debolezza si modifichino in funzione di argomenti o ambiti diversi.
Riflessioni di questo tipo possono contribuire alla consapevolezza di sé e delle proprie specifiche competenze all’interno del gruppo, ma anche nell’imparare a percepire la classe come un’anima costituita di individui qualitativamente diversi. È possibile verificare che nel gruppo classe cia- scuno può avere un ruolo specifico ed indispensabile agli altri, dove non è importante quanto un individuo è capace in alcune materie, ma come/in che cosa può arricchire il gruppo e perché il suo ruolo sia importante per rendere ricca, originale ed unica la totalità. Condividere i feedback a con- clusione delle attività sviluppa e può esser funzionale ad un “sentire comu- ne” autobiografico del gruppo.
Quando ripensiamo a ciò che abbiamo vissuto, creiamo un altro da noi. Lo ve- diamo agire, sbagliare, amare, soffrire, godere, mentire, ammalarsi e gioire: ci sdoppiamo, ci bilochiamo, ci moltiplichiamo. Assistiamo allo spettacolo della nostra vita come spettatori: talora indulgenti, talaltra severi e carichi di sensi di colpa, oppure, sazi di quel poco che abbiamo cercato di vivere fino in fondo (De- metrio, 1995, p. 12).
Per l’insegnante, le finalità più importanti delle attività di feedback sono: avere un feedback ed una visione d’insieme dell’argomento trat- tato; poter scegliere eventuali gruppi di lavoro in funzione delle carat- teristiche autovalutate dai singoli alunni, nel tentativo di renderli equi- librati e di motivare la scelta, valorizzando il punto di forza ed il ruolo all’interno del gruppo. Sapere di far parte di un gruppo di lavoro non per pura casualità, ma per una precisa riflessione su quanto ognuno è in grado di apportare di positivo al suo interno, farà in modo che ciascuno
partecipi in modo più attivo, coinvolto e responsabilizzato, e che anche tutti gli altri componenti imparino a vivere il gruppo stesso come entità formata da elementi indispensabili e interdipendenti, ciascuno con una propria peculiarità.
Un’ulteriore finalità coinvolge direttamente l’insegnante. Attraverso il meccanismo del feedback o della retroazione, il sistema-classe restituisce al “regista” (insegnante), che ha ideato, progettato e attivato il processo de- gli apprendimenti, una lettura del percorso, che influenza il “regista” stes- so. Quest’ultimo potrà così ricalibrare il nuovo intervento, nello specifico agendo sugli obiettivi di apprendimento dell’UD, facendo sì che la conclu- sione del percorso sia un nuovo punto di partenza.
La scuola ha il compito «di misurare gli apprendimenti [ ], promuovendo una cultura della valutazione che scoraggi qualunque forma di addestra- mento finalizzata all’esclusivo superamento delle prove» (MIUR, 2012). L’insegnante, quale facilitatore degli apprendimenti, è chiamato a stimolare i suoi alunni alla promozione e sviluppo di abilità come: autoanalisi, con- sapevolezza di sé e senso critico.
Strutturare e proporre attività di autovalutazione è per gli alunni un momento importante per innescare un lavoro di meta-riflessione sui loro agiti durante il percorso di apprendimento. Inoltre, il lavoro di discussione e confronto diventa una sorta di “specchio sociale” per ogni allievo, il qua- le risulta arricchito dal feedback dei pari in relazione al contributo offerto durante le attività.
Quando un facilitatore riesce a creare, anche in misura modesta, un clima di clas- se caratterizzato dal massimo che egli possa realizzare di genuinità, di stima, di compartecipazione; quando crede nella tendenza costruttiva dell’individuo e del gruppo; allora egli si rende conto di aver dato vita ad una rivoluzione del campo educativo. Si accorge che si realizza un apprendimento di qualità diversa, che ci si muove con passo più spedito, con maggior grado di persuasione. I sentimenti – positivi, negativi, incerti – entrano a far parte dell’esperienza della classe. L’ap- prendimento diviene vita, e vita vera. Lo studente cammina per la sua via, talvolta con entusiasmo, talvolta con riluttanza, per formarsi come individuo che appren- de, che cambia (Rogers, 1973, p. 173).
2. Presentazione delle attività
Titolo
Attività 1: “Diario di bordo” Attività 2: “Incartiamoci” Attività 3: “Commistioniamoci”
Ordine di scuola: Primaria e secondaria di primo grado Obiettivi
Attività 1: “Diario di bordo”
Conoscersi e acquisire consapevolezza di sé e del proprio vissuto Autovalutarsi
Riconoscere le proprie emozioni Valorizzare le capacità mnemoniche
Attività 2: “Incartiamoci”
Conoscersi e acquisire consapevolezza di sé e del proprio vissuto Valorizzazione delle capacità mnemoniche
Individuare concetti e parole significative Autovalutarsi
Sviluppare la capacità di pensare in maniera critica Riconoscere ed individuare i punti forza degli altri
Attività 3: “Commistioniamoci”
Conoscersi e acquisire consapevolezza di sé e del proprio vissuto Riconoscere ed esprimere le proprie emozioni
Autoregolarsi Prendere decisioni Usare il pensiero creativo
Per chi è pensata l’UD?
Per tutti Per alunni BES Per alunni DSA Per le disabilità 104/99 Per alunni parlanti Italiano L2
3. Descrizioni delle attività
“Diario di bordo”
Uno strumento utile a guidare il gruppo nella riflessione ed autovalu- tazione è il “Diario di bordo”: un quaderno che viene consegnato all’a- lunno al primo incontro e che utilizza allo scopo di annotare i più si- gnificativi apprendimenti, emozioni, ricordi del percorso, toccando sia l’argomento didattico sia quello più relazionale.
Per ogni classe il quaderno viene concepito in modo diverso in funzio- ne dell’età degli allievi e del percorso pensato insieme agli insegnanti. La struttura più semplice, adottata con le classi seconda e terza della Primaria, prevede che ogni pagina del quaderno rappresenti un incontro da compilare su tre sezioni.
Il “Diario di bordo” può essere uno strumento utile all’insegnante per valutare i processi cognitivi ed emozionali attivati dai singoli alunni. For- nisce, inoltre, informazioni per ipotizzare modifiche ed evoluzioni nei percorsi didattici, calibrandoli in maniera più rispondente ed adeguata rispetto agli apprendenti.
“Incartiamoci”
Uno strumento, di più complessa realizzazione, ma con effetti più si- gnificativi, è la costruzione di un mazzo di carte-gioco, personalizzato per ciascun alunno. Su ciascuna carta-gioco l’alunno annota le sue ri- flessioni e le autovalutazioni. Le carte-gioco sono costituite da piccoli cartoncini colorati. Le carte create su ogni argomento avranno lo stes- so colore (es. rosso per gli etruschi, gialle per la cellula, verdi per la Francia ecc.). L’insegnante, al termine di ogni UdLA, consegna una car- ta-gioco ad ogni alunno. Ogni alunno compila la carta e la conserva o la consegna all’insegnante. Al termine dell’UD ogni alunno avrà realiz- zato tante carte quante sono state le UdLA proposte. Le carte possono considerarsi come una “fotografia” utile per rappresentare quanto ac- caduto durante il processo di apprendimento. Quello che l’alunno an- nota sulle carte consente, all’alunno e all’insegnante, di acquisire con- sapevolezza e stimolare una riflessione orientata a valorizzare i punti di forza.
La carte-gioco possono essere utilizzate su discipline diverse (anche all’interno di UD diverse) e permettono un confronto tra docenti, con- sentendo loro una visione interdisciplinare e trasversale degli apprendi- menti.
“Commistioniamoci”
L’attività è suddivisa in due momenti. La prima parte è un momento de- dicato alla lettura del proprio vissuto durante le varie fasi dell’UD. La seconda parte è incentrata sulla rielaborazione in gruppo delle proprie emozioni ed ha l’obiettivo di comporre un feedback condiviso. L’attività propone un percorso di riflessione sui processi del singolo alunno che, successivamente, vanno a confluire in una rilettura comune del coin- volgimento sia emotivo che cognitivo. Prendere decisioni in gruppo su una parola/frase/motto condivisi da tutti, sviluppa la capacità di entra- re in contatto con i punti di vista altrui e di modellarli secondo il sentire comune. Richiede un lavoro di mediazione rispetto alle diverse riflessio- ni emerse all’interno del gruppo, presuppone la capacità di accettare e far proprio il vissuto dell’altro, spostandosi dalla centralità ed esclusivi- tà del proprio pensiero. Utile anche per una meta-riflessione rispetto ai processi in atto durante l’intero percorso svolto.
4. Schede operative
“Diario di bordo”
L’insegnante consegna ad ogni alunno una pagina del diario, indicando agli alunni di compilare le tre sezioni:
– data e materia relativa all’incontro;
– adesivi colorati da apporre in uno spazio previsto per valutare alcu- ni elementi chiave: “quanto mi sono divertito”, “quanto ho collaborato con i miei compagni”, “quanto ho imparato”;
– uno spazio in cui i bambini possono scrivere liberamente, come brainstorming, le “parole ricordo” dell’incontro. Questo elemento è pensato per fissare gli elementi salienti della giornata, in modo da fornire all’insegnante un feedback per calibrare gli incontri succes- sivi. In questa parte i bambini sono liberi di scrivere qualsiasi parola, sia inerente all’argomento trattato, sia rappresentativa dell’esperienza emotiva. Le “parole ricordo” vengono poi riprese all’inizio dell’incon- tro successivo come aggancio e collegamento.
Ruoli cooperativi e interdipendenza positiva
Non sono previsti ruoli. La compilazione del “Diario di bordo” è individuale.
Tempi
15/20 minuti.
Materiali
Diario di bordo (da strutturare in base alla durata del percorso), adesi- vi colorati.
“Incartiamoci”
A conclusione di ogni UdLA, viene consegnato a ciascun alunno un cartoncino con le dimensioni classiche delle carte-gioco collezionabi- li. Come modello potrebbe usarsi una carta fornita dagli alunni stessi, in modo che ne sia più chiara la funzione. In questi cartoncini ogni al- lievo scrive in alto il nome dell’argomento, accompagnato da un dise- gno rappresentativo. Le carte realizzate all’interno di ogni UD saranno contraddistinte da una cornice di colore diverso. All’interno della carta ognuno si auto-attribuisce dei punteggi relativi ai propri “punti di forza” (item-power) emersi durante lo svolgimento delle attività, su cinque di- mensioni: 1. divertimento; 2. collaborazione; 3. attenzione/interesse; 4. impegno; 5. iniziativa/partecipazione.
Nell’attribuzione di tali punteggi, ogni allievo ha a disposizione un nu- mero limitato di punti (25-30), e dovranno essere utilizzati tutti. La som- ma totale sarà uguale per ciascuno, onde evitare che i valori delle carte siano troppo squilibrati tra i compagni. Se l’alunno valuta l’impressione generale sulle proprie prestazioni in qualche ambito negativa, egli sa- rà esortato a trovare un aspetto positivo, a percepirsi non quantitativa-
mente in modo superiore/inferiore rispetto ai compagni, ma qualitati- vamente in base alle proprie peculiarità, ad esempio: “oggi sono stato meno collaborativo, ma più interessato”.
Nella carta-gioco è presente un ulteriore item, ovvero quello della me-
moria, da completare a fine di ogni UD. Essendo difficile auto-valutare
quanti concetti siano stati appresi di un dato argomento, si prevede di partire dalle parole-ricordo per trasformarle in memoria. L’insegnante prepara anticipatamente una “lista-guida” di 20 parole ritenute signi- ficative di ogni UD, avendo cura di includere parole legate sia all’am- bito cognitivo, sia a quello relazionale-affettivo, per sottolinearne l’im- portanza.
A conclusione dell’UD la classe viene divisa in gruppi da 4, ogni gruppo annota un massimo di 20 parole-ricordo relative all’argomento trattato. Al termine di questa fase, ogni gruppo elenca in plenaria la propria lista. L’insegnante indica un punteggio corrispondente alle parole individuate da ogni gruppo rispetto alla propria “lista-guida”. A questo punto, ogni alunno si attribuisce il punteggio-memoria sulla propria carta, che sarà uguale a quello dei componenti del proprio gruppo.
Svolgimento del gioco
Forma base: si mescolano le proprie carte-gioco, se ne pesca una cia-
gli altri) su un solo item a sua scelta. Chi possiede il punteggio più al- to in quell’item vince la carta del compagno (o di tutti i compagni). In caso di parità si guarderà il punteggio dell’item immediatamente suc- cessivo. Vince chi riesce per primo a conquistare tutte le carte. Abi- tuandosi a giocare con i compagni, si inizierà a conoscere i loro punti di forza e a sfidarli di conseguenza, affinando le strategie. Ad esempio, supponendo che un compagno abbia spesso punteggi molto alti nell’i-
tem Iniziativa, lo sfidante cercherà di evitare di sfidarlo proprio in quel-
la caratteristica. In questo modo si possono costantemente rinforzare le caratteristiche positive degli altri, rendendole sempre più note e condi- vise, seppure in forma ludica.
Evoluzione: La forma cooperativa del gioco prevede che la sfida av-
venga tra i vari gruppi sfruttando le caratteristiche positive di ciascuno membro. Attivando una competizione non individuale ma tra i gruppi, si favorisce la cooperazione all’interno dei singoli gruppi. Il gruppo vie- ne stimolato a rafforzare i legami di interdipendenza al suo interno per contrastare una forza esterna. Il primo gruppo deciderà di sfidare l’altro su un item, ad esempio in Impegno. Prima di guardare le proprie carte, l’altro gruppo dovrà decidere chi pescherà la carta per la sfida, e lo de- ciderà riflettendo sulle caratteristiche di ciascuno. Ad esempio, il grup- po risponderà all’item Impegno giocando la carta di Oscar, perché è il suo punto di forza (è lui ad avere spesso punteggi alti in questo item). Alla mano successiva, sfidati nell’item Divertimento, sarà Anna a forni- re la propria carta, perché rappresenta il suo punto di forza. Il suo con- tributo è proprio ciò che serve a questo gruppo, così forte in impegno e
iniziativa, ma debole nel divertimento.
Ruoli cooperativi
Non sono previsti ruoli cooperativi.
Tempi
10 minuti per compilare gli “item-power”. 5/10 minuti per la creazione dell’immagine. A conclusione dell’UD:
10 minuti per annotare le proprie parole-ricordo. 5 minuti per la condivisione delle parole.
Materiali
Carta gioco di misura 9 × 6,5 cm, penne, pennarelli, matite, matite co- lorate.
“Commistioniamoci”