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Costruttore e distruttore

Nel documento Meccanica Quantistica (pagine 91-98)

Si potrebbe facilmente risolvere questo problema nella base delle X risolven-do l’equazione differenziale 5.1. Tuttavia esiste un metorisolven-do pi`u elegante, che

ci consente di risolvere questa equazione in maniera astratta, senza scrivere esplicitamente la soluzione in nessuna base. Poich´e questo metodo, seppur macchinoso, viene usato moltissimo in teoria dei campi, lo affronteremo qui per poter risolvere l’oscillatore armonico.

Per farlo definiamo l’operatore a e il suo hermitiano coniugato in questo modo: a =r mω 2~  X + i P mω  (5.2) a+=r mω 2~  X − i P mω  (5.3) Costruiamo ora un po’ di algebra su questi operatori. Partiamo con il calcolare il commutatore di questi operatori:

[a, a+] = I (5.4) Infatti: [a, a+] = aa+− a+a = = mω 2~  X + i P mω   X − i P mω  −  X − i P mω   X + i P mω  = = 2~  X2i[X, P ] P2 m2ω2 − X2+ i[P, X] − P2 m2ω2  = = − 2~  2i mω[X, P ]  = [X, P ] i~ = i~I i~ = I

Possiamo costruire un nuovo operatore a+a che ha la propriet`a di essere hermitiano. Infatti:

a+a+

= a+ a++

= a+a

Questo operatore ha anche la propriet`a di essere semidefinito positivo2, infatti

hψ|a+a|ψi = |a |ψi|2≥ 0

Supponiamo ora di conoscere uno degli autovalori λ di a+a (che de-ve essere maggiore o uguale a zero). Siano |λi gli autode-vettori associati al rispettivo autovalore λ, che prendiamo per semplicit`a normalizzati a uno3

a+a |λi = λ |λi

Ora notiamo che risolvere il problema agli autovalori di questo operatore `e esattamente come risolvere quello dell’hamiltoniana:

H = ~ω  a+a +1 2  2

Ha tutti autovalori maggiori o uguali a zero.

Mostriamo subito questa uguaglianza: a+a = 2~  X − i P mω   X + i P mω  = = 2~  X2+ P 2 m2ω2 + i[X, P ] mω  = = 2~  X2+ P 2 m2ω2~ mω  = = 1 ~ω     1 2 2X2+ P 2 2m | {z } H 2    

Continuiamo a sviluppare un po’ di algebra con questi operatori, che ci torner`a utile:

[a+a, a] = a+[a, a] + [a+, a]a = −a (5.5) Dove abbiamo sfruttato la 5.4 e l’antisimmetria del commutatore.

[a+a, a+] = a+[a, a+] + [a+, a+]a = a+ (5.6) Ora consideriamo l’autovettore |λi

a+a |λi = λ |λi

Vediamo che succede se applichiamo a+a al vettore a |λi: a+a (a |λi)

Possiamo sempre scrivere

a+a = aa++ [a+, a]

Ora nei conti sfruttiamo la linearit`a degli operatori e la propriet`a associativa, e la relazione 5.4:

a+a (a |λi) = aa++ [a+, a] (a |λi) = = a a+a |λi + [a+, a]a |λi = = aλ |λi − a |λi =

= (λ − 1) a |λi

Abbiamo visto che il vettore a |λi `e anche questo un autovettore di a+a con autovalore (λ − 1). a+a (a |λi) | {z } |vi = (λ − 1) a |λi | {z } |vi

Riassumendo queste operazioni abbiamo concluso che:

a+a |vi = (λ − 1) |vi a+a |λi = λ |λi |vi = a |λi

Di fatto quindi applicare l’operatore a significa spostare da un autovettore |λi ad un altro autovettore4 |λ − 1i per cui possiamo riscrivere la sua azione

a |λi = C|λ − 1i

Con lo stesso procedimento possiamo interrogarci se anche a+|λi `e au-tovettore di a+a e con quale autovalore:

a+a a+|λi = a+ a+a + [a, a+] |λi = = a+ a+a |λi + a+|λi = = a+λ |λi + a+|λi = = (λ + 1) a+|λi

Abbiamo ottenuto che anche a+|λi `e autovettore di a+a con autovalore λ + 1.

a+a |wi = (λ + 1) |wi a+a |λi = λ |λi |wi = a+|λi

Anche qui a+ si comporta se applicato ad un autovettore di a+a |λi di portarlo su un altro autovettore:

a+|λi = C+|λ + 1i

Abbiamo quindi trovato che se esiste un autovalore di a+a pari a λ allora devono esistere anche gli autovalori λ + 1 e λ − 1. A questo punto dobbia-mo capire se questi autovettori sono inferiormente limitati, superiormente limitati, e, soprattutto, se ne esiste almeno uno.

Poich´e abbiamo dimostrato che a+a `e definito positivo, questo implica che nessun autovalore λ pu`o essere negativo. Quindi sicuramente gli au-tovalori hanno un limite inferiore. Ma questo implica anche che λ deve necessariamente essere un numero naturale. Infatti se λ fosse un qualunque numero compreso tra 0 e 1 (estremi esclusi) dovrebbe esistere anche λ + 1 come autovalore e λ − 1, ma λ − 1 sarebbe negativo. Mostriamo invece che 0 `e un autovalore accettabile.

Se λ `e intero ∃n tale che

an|λi = Cn|λ − ni = |∅i

L’unico vettore che non viene ulteriormente abbassato dall’applicazione di a `e il vettore nullo, che per definizione `e sempre trasformato in se stesso da

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un operatore lineare. Quindi l’ultimo autostato non nullo del sistema a+a `e |∅i, definito come quello stato:

a |∅i = |0i Dove con |0i abbiamo inteso il vettore nullo.

a+a |∅i = a+a (anni) = (λn− n) | {z }

0

a+a |∅i = |0i

Quindi |∅i cos`ı definito `e autostato di a+a con autovalore nullo.

Per cui l’autovettore |∅i `e ammissibile. Abbiamo mostrato che l’unico modo per cui gli autovalori di a+a possano esistere `e che questi siano interi positivi5. L’autostato |∅i viene detto stato fondamentale di vuoto. `E importante capire che questo non `e il vettore nullo, ma lo stato che, ap-plicato all’operatore a+a da il vettore nullo6. |∅i `e uno stato fisico, anche normalizzato

h∅|∅i = 1

Proviamo a vedere se questi autovalori sono superiormente limitati. Sup-poniamo per assurdo che lo siano, l’unico modo perch´e questo si verifichi `e che l’operazione di alzare il valore dell’autovalore di uno conduca ad un certo punto al vettore nullo: ∃λmax tale che

a+maxi = 0 hλmax|aa+maxi = 0 hλmax|a+a + [a, a+]|λmaxi = 0 Sfruttiamo ancora una volta la 5.4

max|a+a|λmaxi + hλmaxmaxi = 0 Ma |λmaxi `e uno stato normalizzato:

max|a+a|λmaxi + 1 = 0

Questa ultima espressione `e chiaramente impossibile, perch`e abbiamo detto che l’operatore a+a `e definito positivo, per cui la grandezza a destra `e almeno pari ad 1, sicuramente diversa da zero.

Questo ci dice che `e impossibile che lo spettro sia superiormente limitato, lo stato |∅i `e detto stato fondamentale, mentre tutti gli altri autostati sono detti stati eccitati del sistema. Questo ha una profonda analogia con quanto

5

Il valore λn− n deve poter essere zero almeno un valore di n, cosa possibile solo se λn`e un intero positivo (0 compreso).

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Corrisponde quindi ad un vettore del kernel dell’operatore a+a, o lo stato a cui `e associato un autovalore λ pari a 0.

avviene ad esempio nell’atomo di idrogeno, in cui l’elettrone pu`o trovarsi nello stato fondamentale, o in uno qualunque degli infiniti stati eccitati. Gli operatori a e a+sono qundi quelli che fanno saltare il nostro sistema da uno stato a quello eccitato e vice versa. Per questo motivo gli viene dato un nome particolarmente interessante. a+ `e chiamato operatore di creazione mentre a `e l’operatore di distruzione.

Torniamo ora alla nostra hamiltoniana H = ~ωa+a +

2

Questo ci dice che gli autostati per l’energia sono tutti multipli di ~ω (perch´e gli autostati di a+a sono uno spettro discreto) che viene detto quanto di energia. Mi basta quindi semplicemente sapere un numero n per individua-re la condizione energetica del mio sistema, e quindi il suo stato. n `e infatti il numero che caratterizza i quanti di energia del sistema, `e pertanto detto numero quantico principale. Esso identifica il fonone, ossia lo stato vibrazionale dell’oscillatore armonico quantistico. C’`e una particolare con-nessione tra fononi e fotoni, infatti come abbiamo visto nell’introduzione, i fotoni interagiscono con gli atomi, vengono assorbiti eccitando il sistema (si distrugge un fotone, e aumenta il fonone) o emessi, facendo passare il sistema da uno stato pi`u eccitato ad uno meno eccitato, diminuendo quindi i fononi aumentando i fotoni.

Tornando all’oscillatore armonico, l’energia del sistema pu`o essere scritta in funzione del numero quantico n:

En=  n + 1 2  ~ω

Il che ci dice anche (come ci aspettavamo dal principio di indeterminazione7) che l’energia ha un minimo sotto cui non pu`o scendere:

Emin = 2

Affrontiamo ora il problema di determinare i coefficienti Ce C+che ave-vamo usato per definire come agivano gli operatori a e a+ sugli autovettori della base:

a+|ni = C+|n + 1i a |ni = C|n − 1i

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La particella `e confinata da un potenziale infinito in una regione dello spazio, quindi conosciamo la sua posizione al meglio della dimensione della “scatola” che lo confina, porre l’energia pari a zero significherebbe avere una indeterminazione nulla sull’impulso (0) e questo implicherebbe indeterminazione infinita sulla posizione, che per`o non `e vero. Per cui l’energia della particella non pu`o essere mai nulla.

Partiamo da C+:

|C+|2hn + 1|n + 1i = hn|aa+|ni hn|a+a + [a, a+]|ni = |C+|2

hn|a+a|ni + hn|ni = |C+|2

Interpretiamo il primo prodotto scalare come n scalar a+a |ni: (n + 1) hn|ni = |C+|2

C+=n + 1

Per quello che riguarda C invece:

a |ni = C|n − 1i hn|a+a|ni = |C|2hn − 1|n − 1i

|C|2 = n hn|ni C=n

Ora vogliamo occuparci dell’ultimo problema che fino ad adesso non ab-biamo ancora trattato: l’esistenza di questi autovettori. Abab-biamo mostrato se esistono quali sono le loro propriet`a, vediamo ora come possono essere costruiti. A partire dalla conoscenza di uno di questi autovettori possiamo costruire tutti gli altri, infatti possiamo ricorrere alla formula di costruzione della base in questo modo:

|ni = √1 n! a

+n

|∅i L’espressione `e banale infatti:

C+|ni = a+|n − 1i C+=n |ni = √1 na +|n − 1i Per induzione C+|n − 1i = a+|n − 2i C+=n − 1 |n − 1i = √ 1 n − 1a +|n − 2i

Da cui sostituendo questa espressione dentro |ni otteniamo |ni = √1 na +  1 √ n − 1a +|n − 2i 

Che per l’inearit`a diventa:

|ni = 1

pn · (n − 1) a

+2

|n − 2i `

E banale continuare fino a quando il vettore alla destra `e |∅i. |ni = √1

n! a

+n

|∅i (5.7)

Tutto il problema della determinazione dell’esistenza di questi autovalori si riconduce all’esistenza quindi di uno solo:

|∅i

Cerchiamolo allora! Per farlo torniamo nella base delle x, e scriviamolo: hx|∅i = ψ0(x)

a |∅i = |0i hx|a|∅i = hx|0i = 0 Esplicitiamo a, come gi`a fatto nell’equazione 5.2

hx|r mω 2~  X + i P mω  |∅i = 0

Esplicitiamo P e X nella base delle x, passando al solito per l’integrale con le identit`a, passaggio che salteremo per brevit`a:

r mω 2~  x + i mω  −i~ d dx  ψ0(x) = 0 (5.8)

Abbiamo ottenuto un equazione differenziale che identifica lo stato di vuoto ψ0(x).

Nel documento Meccanica Quantistica (pagine 91-98)