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MERCATO UNICO

15. CREAZIONE DI DIMENSION

Il gruppo di politiche di ECR sulla creazione di ricchezza esiste per sviluppare politiche di sviluppo internazionali innovative che si concentrano sulle economie in crescita, in grado di sostenere se stessi; dove l'impresa privata e la concorrenza creano la ricchezza; dove i diritti di proprietà individuali sono legalizzati; dove c'è stabilità, la legalità e il buon governo, la corruzione e l'evasione fiscale sono minimi. Il gruppo di politiche ECR mira a promuovere partenariati pubblico- privato e garantire che gli obiettivi di sviluppo sostenibile affrontino le cause della povertà, piuttosto che semplicemente i suoi sintomi. Esso continuerà a monitorare i fondi dell'UE e spingere per le riforme strutturali alla spesa per gli aiuti allo sviluppo. Il gruppo politico mira a creare una Carta ECR sullo sviluppo internazionale. Il Gruppo organizza una conferenza annuale di alto livello e pubblica ogni anno i suoi risultati in una serie di tre relazioni politiche.107

106http://ecrgroup.eu/ecr-policies/ideas-for-reform 23/10/17

CONCLUSIONI

«In una Democrazia moderna è impensabile risparmiare in termini di partiti» (Shattschneider, Party Government, 1942). Queste parole sono state pronunciate oltre 70 anni fa, ciò ha portato via con sé gli orrori di due guerre, e ha costruito ancora più di quanto è stato demolito durante cent'anni difficili, in termini di affermazione democratica dei sistemi politici. Se convogliamo il pensiero alla costituzione della CECA e dell'EURATOM, con particolare attenzione alla costituzione di un'Assemblea generale, fautrice della rappresentanza europea, possiamo coglierne l'importanza dell'innovazione dei Padri fondatori dell'Unione Europea, forse proprio attraverso l'idea di proporre alla società civile dell'epoca una forma di Democrazia garantista, che si focalizzasse sull'importanza delle azioni, attraverso un diretto coinvolgimento dei dei cittadini. Il tempo e la storia hanno diffusamente dimostrato che qualsiasi forma di Rappresentanza, politica e non, deve necessariamente essere attraversata dalla partecipazione, individuale e poi collettiva della società dei singoli. Ad oggi potrebbero essere spese numerose riflessioni in merito alla rilevanza che ha assunto il sistema politico dell'Unione Europea nei diversi paesi che aderendo alla stessa hanno potuto avvantaggiarsi di far parte del mondo globalizzato non come singolo Stato nazionale, ma come parte di un'unità sovranazionale che vanta il rispetto economico e politico degli altri fautori del sistema mondiale. L'Unione Europea consta di istituzioni come, il Consiglio, come Governo politico del sovrastato, la Commissione, intervento burocratico- amministrativo dei paesi membri, il Comitato delle Regioni ed il Parlamento Europeo, in cui convergono la prevalenza degli interessi nazionali e regionali portati avanti a livello comunitario. L'Europa però vanta anche un sistema partitico, se anche non bene delineato, sicuramentes strutturato e coeso nelle proprie azioni. L'Unione Europea di oggi è alle prese con le crisi economiche che stanno sconvolgendo l'assetto su cui sono state basate le politiche intraprese dagli anni Cinquanta ad oggi, la sua nascita ed evoluzione, inoltre, è scaturita da un bisogno primario, e cioè il perseguimento ed al tempo stesso maggiormente vittima di giochi di potere che ne hanno dissestato, nel tempo, territori e popolazioni. Il primo capitolo aveva aperto lo studio sui partiti europei come entità astratte, in un certo senso

anche irreali, che non sostanziavano nemmeno la propria definizione in un Sovrastato che sembrava difficile dimostrare come reale. Attraverso il corpo centrale della ricerca, i tratti che sono stati delineati precisamente hanno poi mostrato l'evidente esistenza di un modello di partito nuovo, a livello europeo, che se anche non può essere considerato istituzione, si comporta come tale. Le lotte sociali, le battaglie poste in essere per l'aggregazione di interessi economici, i Trattati di riforma, le normative che collocassero un assetto politico dell'Unione nelle vicissitudini della risoluzione dell'interesse comunitario, hanno agito da moltiplicatore sul numero dei progetto che, spesso in comune, tutti i partiti europei hanno portato avanti ed ancora continuano a proporre. A fronte dunque dell'analisi e delle critiche poste in essere, l'approccio in atto è dell'assunzione in fatto dell'esistenza dei Partiti Europei, per aderenza e per affiliazione, e soprattutto per partecipazione. L'auspicio cui è teso il lavoro stesso è di poter assumere le Federazioni Partitiche come Istituzioni vere e proprie sovranazionali, per poter condurre l'Unione Europea ad essere un sistema politico formato da tutti i protagonisti attivi cui la politica da sempre rimanda. L’euroscetticismo si presenta come il rovescio della medaglia dello svilupparsi del progetto di unificazione politica europea, dopo gli anni della integrazione tesa a creare un mercato comune, in cui la regolazione avveniva su materie tecniche e regolamentari, con un progressivo e cauto ingresso di nuovi paesi membri. L’Europa si confronta con i suoi cittadini in termini di nuove opportunità ma anche di nuovi rischi e paure, che alimentano le prospettive di sviluppo dell’euroscetticismo sia moderato che estremo. Paura della incapacità di inserirsi nei flussi di mutamento istituzionale, economico, sociale, a causa di una posizione di nuova marginalità, dovuta alla scarsa dotazione di capitale sociale, culturale, e a causa di una sovrapposizione della integrazione europea con dinamiche di sradicamento territoriale e culturale (Viviani 2010). Al contrario, opportunità come declinazione della possibilità di investire nelle dinamiche di apertura socio-economica, lavorativa, di mobilità geografica e sociale, da parte degli integrati, élite in grado di trasformare sia identitariamente sia in utilità personale le prospettive offerte dall’integrazione europea. Se «l’euroscetticismo è alimentato dallo scontento e lo scontento è alimentato dall’esclusione» (Mair 2007b: 165), ad assumere nel proprio repertorio politico

l’Europa come simbolo di un’opposizione dai tratti anti-politici (prima ancora che anti-europeisti). Il termine «crisi» assume, fin dalla sua etimologia, il significato di rottura, ma anche quello di lotta, conflitto e quello di esito, risoluzione, riuscita, con ciò indicando che l’aprirsi di una dinamica di conflitto in corrispondenza di una giuntura critica può portare a uno sviluppo non retorico (e come tale permissivo) della idea di Europa, prima ancora che di costruzione dell’Unione europea. La recente letteratura sulle teorie dell integrazione è in disaccordo nel valutare se processi di maggior democratizzazione tramite conflitto politico ad opera dei partiti europei (ma anche dei movimenti e dei cittadini tramite referendum) siano strumentali a una maggior legittimazione dell’Europa, o se invece proprio questi siano possibile, e inintenzionale, causa di sovraccarico di tensioni e quindi fonte di ulteriore delegittimazione (Hix 2006; Bartolini 2006). Se appare tutt’oggi vero che l’identità, anche quella europea, si forma attraverso forme di opposizione, la domanda su cui la ricerca sociologica sull’euroscetticismo dovrà confrontarsi sarà orientata non tanto alla utilità o meno di un conflitto sulle identità, ma su quali sono gli attori che se ne devono fare carico, fra cui non solo i partiti, ma i movimenti e i cittadini, al fine del costituirsi di una prospettiva dialogica che superi le tradizionali impostazioni sociologiche novecentesche del conflitto come strumento di affermazione di un’idea particolare (scientificamente superiore) o come patologia. «L’insorgere di una narrazione euroscettica del processo di integrazione non si accompagna a una altrettanto strutturata rappresentazione identitaria dell’idea di Europa da parte dei sostenitori dell’integrazione che vada oltre il calcolo razionale delle utilità marginale di alcune sue policies, o il vantaggio strutturale di una cornice di regolazione comunitaria su temi economici e di bilancio. L’ampliarsi della capacità di azione politica della UE deve andare di pari passo con l’allargamento della base di legittimità delle istituzioni europee (Habermas 1999: 84-85), che non può essere risolta in termini di ingegneria istituzionale, ma di solidarietà post-nazionale fra cittadini europei. Proprio attraverso la crisi del processo di integrazione e il dibattito sull’euroscetticismo si può avere il paradosso della creazione di un sostrato culturale richiesto da una scambievole fiducia transnazionale (Habermas 1999), in cui al pari dei conflitti relativi allo Stato-nazione si possa determinare, anche ad opera di

una politicizzazione dell’Europa da parte dei partiti politici, una dinamica di opposizione che integra in un legame comunitario e non che ne determini la fuori-uscita» (Viviani 2010). In questo senso, al pari delle traiettorie di sviluppo dei cleavages tradizionali, la politicizzazione dell’euroscetticismo può divenire uno strumento di integrazione nella polity comunitaria, inserendo nel dibattito europeo, seppur inizialmente in termini di opposizione, soggetti che altrimenti ne sarebbero rimasti completamente esterni ed estranei, e recuperando ai partiti politici stessi quella funzione di istituzionalizzazione del conflitto già sperimentata per le altre giunture critiche classiche. Ho ritenuto opportuno riportare i dati relativi al gruppo ECR e ai suoi successi proprio perchè negli ultimi anni e nel futuro prossimo questo consenso potrebbe portare a un cambio di rotta come mai è stato registrato nella storia europea. Il loro successo può essere visto come una cesura, e analizzando gli ultimi dati sarà possibile (anche se azzardato) che nelle prossime elezioni 2019- 2024 non solo avrà sempre più consensi avendo sempre più eurodeputati a sedere nel gruppo ECR , ma nel giro di pochi decenni potrebbero essere proprio i Ple euroscettici ad essere in testa, cambiando accezione del significato ''Unione Europea''

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