• Non ci sono risultati.

Credibilità e medicina sul web (Labinaz e Sbisà 2019)

1. Comunicare la scienza: questione di prospettive

1.4. Spunti da alcune ricerche di pragmatica

1.4.2. Credibilità e disseminazione di conoscenze

1.4.2.2. Credibilità e medicina sul web (Labinaz e Sbisà 2019)

In questa seconda ricerca, gli autori mettono a confronto due corpora di articoli che trattano temi di medicina: entrambi i corpora sono presi dal web, ma il primo si compone di articoli di riviste e quotidiani nazionali ed il secondo da siti di medicina alternativa. La tesi degli autori è che la disponibilità di un’informazione non implichi necessariamente la sua attendibilità e nemmeno una facile fruizione. In campo medico sono tantissimi i siti più o meno ufficiali che elargiscono informazioni e la loro consultazione è seconda solamente a quella del medico di famiglia e dello specialista (Labinaz e Sbisà 2019, 1). L’approccio ai testi è il medesimo da me scelto: il testo viene analizzato sotto una prospettiva pragmatica, in cui appare come tramite dell’interazione autore-lettori e mostra interessanti effetti sia sui contenuti che vuole comunicare e sui modi in cui lo fa, sia sugli scopi a cui questo tipo di interazione è funzionale. L’analisi non si fermerà alla superficie del testo, ma andrà a considerare tutti gli elementi pragmatici presenti nei corpora che possano evidenziare l’attendibilità o meno delle informazioni contenute nei testi e la loro fruibilità. Per attendibilità, in questo caso si intendono le strategie attraverso le quali gli autori cercano di presentare i loro testi come attendibili. Oltre alla classe dei verdettivi che già abbiamo visto

76

in azione nella ricerca precedente (§1.4.2.1), verranno prese in considerazione presupposizioni (§2.4 e §3.6), implicature conversazionali (§2.5 e §3.7), mitigatori e verrà distinto ciò che il testo comunica, seppur implicitamente, da ciò che non possiamo trovarvi. L’ipotesi è che gli articoli da riviste e quotidiani, in partenza più qualificati, possano dimostrarsi più attendibili dei loro corrispettivi di medicina alternativa (Labinaz e sbisà 2019, 2). In realtà il primo dato che li accomuna è la presenza di numerose asserzioni non qualificate, prive cioè di qualsiasi forma di mitigazione od elementi linguistici usati per indebolirne la forza illocutoria e, conseguentemente, l’impegno epistemico del parlante. Chiunque proferisca questo genere di atti verdettivi, solitamente viene accomodato come nella posizione epistemica per poter sostenere tali posizioni.

Il primo elemento di novità rispetto alla ricerca precedente è dato da quelli che Caffi (2001) chiama “schermi”: ovvero mitigatori che agiscono su di una o più coordinate dell’origo deittica così da far cadere altrove l’impegno epistemico dell’affermazione, riparando l’autore. In questo caso, soprattutto sulle testate giornalistiche, gli autori tendono a proporre asserzioni non qualificate nella forma di citazioni indirette, ripotando conclusioni e risultati di studi altrui. La seconda novità sono le previsioni, tipi particolari di verdettivi che propongono giudizi su avvenimenti futuri: per loro valgono le stesse condizioni della classe di atti. Anche qui, però, gli autori stanno bene attenti a non esporsi in prima persona, riportando previsioni altrui o comunque citando in modo evidente le fonti: notano quindi gli autori (Labinaz e Sbisà 2019, p.5), che per gli argomenti di medicina sia d’obbligo un certo grado di cautela. Quando, sempre su riviste e quotidiani nazionali, gli autori vogliono sostenere una tesi e non solamente presentare i risultati di qualche esperimento, allora vengono chiamati in causa enunciatori subordinati specifici (§3.3), ovvero vengono citati nello specifico ricercatori e laboratori di afferenza responsabili delle rispettive ricerche. Questo nuovamente “scherma” gli autori degli articoli, riparandoli da un attacco che metta in discussione la condizione essenziale dei lori verdettivi, ovvero la loro competenza a formulare i giudizi. Spesso, il rafforzamento sul piano dell’expertise è dato attraverso espressioni particolari come “team di esperti”, “luminare”, “decano” (oggi potremmo aggiungervi “comitato degli esperti” e “task force”).

77 Occorrono alcune differenze nell’analisi degli articoli di medicina alternativa. Innanzitutto, le asserzioni non qualificate si presentano spesso in prima persona singolare, lasciando quindi all’autore l’intero carico della responsabilità delle dichiarazioni; quando compaiono mitigatori, solitamente la prudenza viene ereditata dalle stesse fonti di accreditamento dell’articolo. A tal proposito: molto più che per i siti accreditati, qui è fondamentale risultare attendibili e si mettono in campo diverse strategie. Vengono citati i centri di ricerca di appartenenza degli autori e diventano fonti autorevoli i direttori di questi centri, eventuali finanziamenti ricevuti e gli inventori di metodi innovativi, qualificati sulla base delle numerose conferenze fatte nel mondo. I limiti di queste dichiarazioni risiedono nel loro alto grado di sottospecificazione (§2.3 e §3.5).

In entrambe le raccolte di testi sono presenti verbi fattivi: il verbo fattivo consente di dare per scontato la verità delle dichiarazioni che introducono nella frase complemento, potendo così avvallarle (Labinaz e Sbisà 2019, p. 8). Nei testi possiamo trovare anche riferimenti a dati ed evidenze empiriche dai quali vengono tratte le conclusioni degli esperimenti; negli articoli su riviste e quotidiani, vengono più frequentemente citati i campioni dei soggetti, i risultati ottenuti ed i casi esemplificativi di quanto sostenuto. Nei testi di medicina alternativa, per quanto le tecniche di accreditamento di attendibilità attraverso la citazione dei dati siano alquanto diverse, gli autori (Labinaz e Sbisà, p. 9) ne individuano tre: la derivazione di rapporti causali da rapporti temporali, una presentazione di dati direttamente a favore delle tesi sostenute, il richiamo a guarigioni stupefacenti. Tutte queste strategie poggiano e si accordano con le nostre percezioni di attendibilità ordinarie, che però poco soddisfano i bisogni di esaustività in contesti così complessi e scadono in note fallacie e bias cognitivi.

Fruibilità, per informazioni su temi riguardanti la salute, non può che voler dire in ultima analisi una aumentata capacità di giudizio e di decisione per quanto riguarda le proprie condizioni di salute, la tutela della propria salute e le azioni da intraprendere in caso di malattia. Se gli effetti della lettura di informazioni sul web fossero questi, si centrerebbe senza alcun dubbio l’obiettivo di un reale empowerment. (Labinaz e Sbisà 2019, p.11)

Riguardo alla fruibilità, le difficoltà possono essere causate da specifiche mancanze del lettore (poca dimestichezza con testi ad alto contenuto informativo, scarsa padronanza terminologica o scarsa terminologia specialistica) oppure dell’autore (informazioni mal

78 gerarchizzate ed ordinate nel testo, impliciti mal segnalati, troppi contenuti presupposti…): gli autori proseguono con l’occuparsi di questo secondo caso, ovvero quando un testo non sia particolarmente difficile, ma risulti, a causa di problematiche relative all’organizzazione interna delle informazioni, poco fruibile. Nei testi da siti specializzati, la quantità di contenuto informativo comunicato via presupposizione è notevole: per quanto la forma sia trasparente, in testi ad alta densità di informazioni la fruizione può risultare compromessa. Se tante informazioni essenziali per la comprensione dei passaggi successivi vengono veicolate come presupposte o come fuori discussione, si rischia che qualcuna venga accomodata inconsciamente a discapito della comprensione dei passaggi successivi. Nei testi di medicina alternativa il problema è minore, essendo la densità informativa molto meno significativa: gli autori hanno però notato (Labinaz e Sbisà 2019, p. 13) l’uso di presupposizioni per veicolare il punto di vista dell’autore. Nel campo delle implicature, la difficoltà maggiore per entrambi i corpora testuali è data dalle implicature conversazionali secondo Relazione, che (Sbisà 2007, §2.5.3 e §3.7.2.4) sono determinanti per ricostruire i giusti rapporti di coreferenza e quindi mantenere coeso il testo. Se però negli articoli da siti specializzati il problema genera incertezza ed ambiguità nel riconoscere il legame fra riferimenti differenti, nei testi di medicina alternativa sembra che l’implicatura secondo Relazione a volte risulti addirittura fuorviante. Altri elementi che intaccano la fruibilità delle informazioni nei testi sono le metafore: qui però il problema non è tanto di comprensione, ma di qualità dell’informazione ottenuta. La metafora è uno strumento necessario all’ecologia della comprensione di concetti che non si padroneggiano, ma può essere un’arma a doppio taglio nel momento in cui l’accostamento tra i due significati rimanga approssimato, oppure veicoli contenuti imprecisi se non errati. Altro problema riguardante la comprensione dei testi e, di conseguenza, la loro fruibilità, è quello delle lacune informative: secondo l’Euristica Q di Levinson (2000), laddove manchino le conoscenze di sfondo necessarie ad identificare le lacune come tali, il lettore rischia di prendere quel contenuto come esaustivo e di cascare in un altro confirmation bias. Altre lacune informative si presentano laddove siano presenti esclusivamente percentuali senza alcun riferimento ai dati assoluti: nel momento in cui ci si pone il problema dell’effettivo peso delle percentuali, la valutazione dei dati diventa incerta e con essa l’attendibilità dell’argomentazione che vi poggia. Anche la genericità, tipica dei testi più divulgativi che sentono la necessità di

79 schematizzare le informazioni, se non accompagnata da adeguate conoscenze di sfondo genera lacune informative. La fruibilità viene messa a dura prova anche dal continuo spezzarsi del discorso, inframmezzato da titoloni, slogan, riquadri esplicativi, schemi e tabelle: oltre a disturbare la concentrazione del lettore, tali dispositivi extra-testuali rischiano di far perdere al lettore la visione d’insieme del testo, permettendo imprecisioni, ripetizioni, affermazioni contrastanti (Labinaz e Sbisà 2019, p. 16). In conclusione, il giudizio sulla fruibilità di entrambi i generi testuali è sconsolante.