1. L’apogeo di un’istituzione
La fase che va dalle ultime attestazioni del regime consolare all’instaurazione del vicariato federiciano rappresentò anche a Firenze quella dell’apogeo del siste- ma politico podestarile1. Dopo il lungo periodo di sperimentazioni istituzionali
apertosi nell’ultimo quarto del secolo XII2, la stabilizzazione dell’assetto di gover-
no fu acquisita nel corso del secondo decennio del Duecento facendo perno sulla magistratura affidata al podestà forestiero di professione3. Il modo in cui la me-
morialistica cittadina ricostruisce ed interpreta le origini della podesteria affidata a forestieri è indicativo per più di un aspetto. Giovanni Villani e, ricalcando da lui, anche Marchionne Stefani4, sono infatti i primi a collegare la trasformazione della
società cittadina e la crisi del regime consolare alla scelta di affidare a un forestiero il compito di rettore unico. Soprattutto, essi colgono nel “gentile uomo forestie- ro”5 un professionista dell’amministrazione della giustizia – cioè della soluzione
dei nuovi conflitti sociali – che si contorna di operatori specializzati. Le precedenti esperienze podestarili sono invece percepite come fortemente coerenti all’assetto consolare, e non è loro riconosciuto il valore di rottura nelle forme di governo6.
1 Sul periodo, cfr. R. Davidsohn, Storia di Firenze [1896-1927], Firenze, 1973, vol.
II, pp. 9-151 e 207-344.
2 Sulle sperimentazioni istituzionali, cfr. P. Santini, Studi sull’antica costituzione del
comune di Firenze [1903], Roma, 1972, pp. 1-67; D. De Rosa, Alle origini della Repubblica fiorentina. Dai consoli al “primo popolo” (1172-1260), Firenze, 1995, pp. 9-31; e A. Zorzi, I rettori di Firenze. Reclutamento, flussi, scambi (1193-1313), in I podestà dell’Italia comu- nale. I: Reclutamento e circolazione degli ufficiali forestieri (fine XII sec.-metà XIV sec.), a
cura di J.-C. Maire Vigueur, Roma, 1999, pp. 484-494.
3 Il Berufspodestat su cui ha posto l’accento G. Hanauer, Das Berufspodestat im 13.
Jahrhundert, “Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtforschung”, XXIII
(1902), pp. 377-426.
4 Cfr. Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, a cura di N. Rodolico,
RR.II.SS., XXX/I, Bologna, 1955², r. 60, p. 27; e anche il testo di Ricordano Malispini, Storia fiorentina, a cura di V. Follini, Firenze, 1816, XCIV, pp. 76-77.
5 Ivi, XCIV, p. 76.
6 Sulle prime esperienze podestarili a Firenze, cfr. Zorzi, I rettori di Firenze, cit., pp.
486-496.
Andrea Zorzi, La trasformazione di un quadro politico. Ricerche su politica e giustizia a
Firenze dal comune allo Stato territoriale, ISBN 978-88-8453-576-X (online) ISBN 978-
Come su altri aspetti, la testimonianza del Villani è più precisa di quanto non si voglia in genere riconoscere alle scritture cronachistiche7. Il podestà era
infatti ancora, in quegli anni, una magistratura sperimentale, uno strumento isti- tuzionale polivalente, che si usava alternare o combinare con quella consolare8.
La stessa iterazione in carica era espressione della fase di sperimentazione: tale provvedimento fu preso, per esempio, in momenti eccezionali, quali le guerre con Semifonte (1200-1201: conferma in carica del podestà Paganello da Porcari) e con Siena (1207-1208: conferma in carica del podestà Gualfredotto Grasselli)9.
Proprio a proposito di quest’ultimo, la testimonianza del Villani è particolar- mente significativa. “Gualfredotto da Milano” è infatti il personaggio che la tra- dizione cronachistica tende a indicare come il primo podestà forestiero, segna- lando con lui la prima vera discontinuità istituzionale. Se cronache come quella del Sanzanome o quella edita da Pietro Santini accennano infatti per la prima volta alla magistratura podestarile in relazione al regime del Grasselli10, il Villani
dedica un’apposita rubrica a Come i Fiorentini elessono di prima podestade11.
Vediamo come egli pose la questione. La narrazione è esplicita: “Negli anni di Cristo MCCVII i Fiorentini ebbono di prima signoria forestiera, che infino allo- ra s’era retta la città sotto signoria de’ consoli cittadini”. Il motivo è chiaramente individuato nell’accentuata conflittualità seguita alla crescita e alla mutazione della società fiorentina e nella necessità di garantire un’amministrazione della giustizia adeguata ai nuovi assetti di potere, professionale, e sottratta al condi- zionamento diretto delle forze cittadine: “cresciuta la città di genti e di vizii, e
7 Come ha messo in rilievo G. Cherubini, La Firenze di Dante e di Giovanni Villani
[1984], in Id., Scritti toscani. L’urbanesimo medievale e la mezzadria, Firenze, 1991, pp. 35-37.
8 È probabile, per esempio - come sostiene G. Volpe, Studi sulle istituzioni comu-
nali a Pisa. Città e contado, consoli e podestà. Secoli XII-XIII [1902], nuova edizione con
introduzione di C. Violante, Firenze, 1970, p. 445 -, che Paganello da Porcari nel 1200 fu ancora affiancato dal collegio consolare, e poi, l’anno successivo, “fu fatto ed eletto primamente podestade in Firenze per invidia del consolato”, come scrive l’autore della
Cronica fiorentina compilata nel secolo XIII, in Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento, a cura di A. Schiaffini, Firenze, 1954, p. 112. Cfr. anche, i documenti in P.
Santini, Documenti dell’antica costituzione del Comune di Firenze, Firenze, 1895, pp. 50- 51, 53, 55, 57-59, 64, 72.
9 Davidsohn, Storia, cit., vol. I, pp. 936 e 968. Gli incarichi podestarili citati nel
capitolo sono desunti da P. Santini, Catalogo degli ufficiali del comune di Firenze insino
all’anno 1250, in Id., Documenti, cit., pp. XVII-LXXII.
10 Sanzanome, Gesta Florentinorum, in O. Hartwig, Quellen und Forschungen zur
ältesten Geschichte der Stadt Florenz, Marburg, 1875, p. 18, non nomina il Grasselli, ma
parla del podestà per la prima volta per l’anno 1207; Cronichetta inedita della prima metà
del sec. XIV, contenuta nel cod. Magliabechiano XXV. 505, a cura di P. Santini, in Id., Quesiti e ricerche di storiografia fiorentina, Firenze, 1903, p. 100, nomina invece esplici-
tamente il Grasselli.
11 Giovanni Villani, Nuova cronica, a cura di G. Porta, Parma, 1990-1991, VI,
faceansi più malifici, sì s’accordaro per meglio del Comune, acciò che i cittadini nonn·avessono sì fatto incarico di signoria” – vale a dire, il fatto che i consoli fino ad allora “governavano la città, e rendeano ragione, e facevano giustizia” – “né per prieghi, né per tema, o per diservigio, o per altra cagione non mancasse la giustizia, sì ordinaro di chiamare uno gentile uomo d’altra città, che fosse loro podestà per uno anno, e rendesse le ragioni civili con suoi collaterali e giudici, e facesse l’esecuzione delle condannagioni e giustizie corporali”. Il “primo che fu podestà in Firenze” fu appunto “nel detto anno Gualfredotto da Milano”. Nella ricostruzione del Villani il mutamento costituzionale fu netto: “E però non rimase la signoria de’ consoli, ritegnendo a·lloro l’amministragione d’ogn’altra cosa del Comune. E per la detta signoria si resse la cittade infino al tempo che·ssi fece il primo popolo in Firenze [...]; e allora si criò l’officio degli anziani”.
In quest’arco di tempo lo sviluppo impetuoso della società portò infatti a compimento il processo di ricambio del ceto dirigente consolidatosi in età con- solare e acuì i conflitti urbani. La progressiva affermazione politica degli organi- smi societari e corporativi si intrecciò alle lotte che, in un quadro dominato dal confronto tra l’attivismo imperiale e la rinnovata autorità temporale del papato, assunsero colorazione guelfa e ghibellina. La “complessità” degli assetti politici e l’“elasticità” delle configurazioni istituzionali cui questi diedero luogo – le carat- teristiche del governo podestarile evidenziate da Nicola Ottokar – trovarono nel regime podestarile maturo il loro punto di convergenza e di soluzione12.
Raggiunta la pace con Siena e sfumato l’ennesimo tentativo imperiale di riaf- fermare la sottomissione delle città toscane al nuovo sovrano Ottone IV, gli anni dieci del secolo XIII rappresentarono per Firenze un periodo di pace sul fronte esterno e di impetuoso sviluppo interno. Sono gli anni per i quali si infittiscono le notizie sulle prime forme di attività politica di nuove e sempre più numerose corporazioni; e sono gli anni in cui maturò, a cavallo del 1220, la suddivisione amministrativa della città in sestieri a conclusione dell’erezione della cinta di mura in Oltrarno13. La vita sociale appare fortemente legata alla crescita demo-
grafica e urbanistica. La città pullulava di raggruppamenti societari e territoriali vecchi e nuovi, e l’articolazione topografica determinava crescentemente l’ordi- namento dell’attività politica: corporazioni, come per esempio quella della Lana, vennero formandosi come associazioni di gruppi autonomi di operatori riuniti
12 Cfr. N. Ottokar, Studi comunali e fiorentini, Firenze, 1948, pp. 25-29; e E.
Artifoni, Tensioni sociali e istituzioni nel mondo comunale, in La storia. I grandi problemi
dal Medioevo all’Età contemporanea, vol. II: Il Medioevo. 2. Popoli e strutture politiche,
Torino, 1986, pp. 466-477; Id., I podestà professionali e la fondazione retorica della politica
comunale, “Quaderni storici”, 63 (1986), pp. 687-719; e Id., Corporazioni e società di “popolo”: un problema della politica comunale nel XIII secolo, “Quaderni storici”, n.s., 74
(1990), pp. 392-393.
secondo i rioni e le contrade14; altre, come quella che prese il nome dall’antica
porta di S. Maria e che venne raggruppando i mercanti della seta e delle materie preziose (anche qui per suddivisioni topografiche), denunciavano sin dal nome la loro origine territoriale15. La pressione dei nuovi organismi societari deter-
minò anche la riforma degli organismi consiliari, che lasciano intravedere dalla metà degli anni venti una maggiore articolazione (accanto al consiglio maggiore prese ad operare un consiglio di campana, che appare il luogo delle decisioni più importanti16) e forme di partecipazione calcate sulle partizioni territoriali
urbane: è del 1224, per esempio, la prima attestazione di una partecipazione di venti uomini per ciascun sesto all’adunanza straordinaria del consiglio di campa- na chiesta e ottenuta dalle forze popolari per sindacare la passata gestione delle finanze comunali17.
Garante di questo allargamento della base sociale e istituzionale del quadro politico comunale fu appunto la magistratura podestarile affidata non più sal- tuariamente a cittadini o a signori collegati politicamente a Firenze, come era avvenuto sino ad allora18, ma a un personale di mestiere ormai stabilmente pro-
veniente dall’esterno. In questo periodo, e fino alla metà del secolo, il podestà fu l’unico rettore forestiero a Firenze. Si può inoltre osservare come l’affermazione del sistema podestarile fu affidata in pratica a individui provenienti da tre sole città: Milano, Roma e Bologna. Se consideriamo infatti il periodo dalla prima podesteria di Gualfredotto Grasselli (1207) a tutto il 1220, ben 10 incarichi su 11 furono coperti da personaggi provenienti solo dalle tre città19. A tale predo-
minio concorsero sia scelte maturate nell’ambito della rete di alleanze strette da Firenze con i principali comuni dello schieramento antimperiale, sia l’oggettiva condizione che faceva dei membri dei lignaggi di milites di queste città il perso- nale politico più esperto nella fase aurorale dell’itineranza podestarile. Milano si era posta sin dal secolo XII all’avanguardia dello sviluppo delle istituzioni co- munali20, guadagnandosi nelle guerre con gli imperatori tedeschi l’autorevolezza
ideologica e simbolica di guida politica del mondo comunale italiano, e concre-
14 Come appare da un documento del 1212: Id., Documenti, cit., p. 376. 15 Cfr. ivi, pp. 541-543.
16 Ivi, p. 386. Scarse sono, comunque, le notizie sui primi consigli del comune fioren-
tino e saltuaria l’attenzione degli studiosi: cfr. Davidsohn, Storia, cit., vol. I, pp. 998 sgg., e vol. V, pp. 110-111; e ora De Rosa, Alle origini, cit., pp. 34-38.
17 Santini, Documenti, cit., p. 386; e Id., Studi, cit., pp. 71-74. 18 Cfr. Zorzi, I rettori di Firenze, cit., pp. 490-500.
19 A parte gli ultimi due anni di regime consolare, il 1210 e il 1211, l’unico altro po-
destà fu Rodolfo da Capraia nel 1212, a chiusura di un triennio che vide l’ultimo ritorno a una forma di governo che era stata tipica del secolo precedente.
20 Cfr. ora il profilo di G. Rossetti, Le istituzioni comunali a Milano nel XII secolo,
in Milano e il suo territorio in età comunale (XI-XII secolo), Spoleto, 1989, vol. I, pp. 83- 112.
tando tale ruolo proprio attraverso una intensissima esportazione di podestà21. A
sua volta, Bologna, che proprio in quel periodo vide raggiungere dalla scuola di glossatori del proprio Studium l’apice del prestigio giuridico, cominciava a pro- porsi anch’essa come laboratorio di nuove esperienze politiche e a farsene pro- pagatrice attraverso le filiere dell’itineranza di professionisti del diritto22. Roma,
infine, conosceva proprio a cavallo tra XII e XIII secolo uno tra i periodi più vivaci della sua storia comunale23, e nel podestariato esterno del primo Duecento
acquisirono spesso un ruolo eminente personaggi di famiglie non baronali, talora strettamente legate alla curia e capaci di farsi strumento della politica pontificia di competizione con l’impero nelle regioni del centro Italia24.
Fu intorno a queste figure di rettori che a Firenze il sistema politico imper- niato sul vertice podestarile cominciò ad affermarsi. Se la cronachistica appare collegare l’origine del podestariato alla funzione giudiziaria, il ruolo del podestà fu in realtà quello, più ampio e complesso, di esecutore delle decisioni politiche, di garante dei nuovi assetti sociali e istituzionali, di coordinatore delle crescenti attività di governo. Pur nella perdurante fluidità dell’istituzione nei primi decen- ni del secolo XIII25, i primi podestà forestieri appaiono anche a Firenze quelle
figure di cui Enrico Artifoni ha messo in evidenza la natura di primi veri politici di professione. Essi garantivano la nuova articolazione politica, conferendo una relativa autonomia di funzionamento alle istituzioni di governo e una prima spe- cializzazione degli ufficiali comunali; il nuovo regime contribuiva a incanalare la competizione entro regole più composte sottoponendo la società comunale a una legalità più costrittiva26. Sono infatti di quel periodo le prime tracce con-
21 Cfr. A. Haverkamp, La lega lombarda sotto la guida di Milano (1175-1183), in La
pace di Costanza (1183). Un difficile equilibrio di poteri, Bologna, 1984, pp. 159-178, lo
schema ‘diffusionistico’ del quale va comunque contemperato con le fondate osservazioni di Artifoni, I podestà, cit., pp. 710-711, nota 14; e E. Occhipinti, Milano e il podestariato
in età comunale: flussi di esportazione e reclutamento, “Archivio storico lombardo”, CXX
(1994), pp. 14-16.
22 Cfr. J.-L. Gaulin, Ufficiali forestieri bolonais: itinéraires, familles et carrières, in I
podestà dell’Italia comunale, cit., pp. 311-348.
23 Cfr. P. Brezzi, Roma e l’Impero medioevale (774-1252), Bologna, 1947, pp. 317-
388; e L. Moscati, Alle origini del comune romano. Economia, società, istituzioni, Roma, 1980.
24 Cfr. S. Carocci, Barone e podestà. L’aristocrazia romana e gli uffici comunali nel
Due-Trecento, in I podestà dell’Italia comunale, cit.; e, per la cornice istituzionale, an-
che G. Ermini, La libertà comunale nello Stato della Chiesa da Innocenzo III all’Albornoz
(1198-1367). Il governo e la costituzione del comune, “Archivio della Società romana di
storia patria”, 49 (1926), pp. 5-126.
25 Sulla quale, cfr. anche G. Volpe, Il podestà nei comuni italiani del ‘200 [1904], in
Id., Medio Evo italiano, Roma-Bari, 1992, pp. 231-235.
26 Cfr. Artifoni, Corporazioni, cit., pp. 393-394; e anche P. Cammarosano, Tradizione
documentaria e storia cittadina. Introduzione al “Caleffo Vecchio” del Comune di Siena,
sistenti del processo di diffusione della scrittura nelle pratiche politiche, giuri- diche e amministrative del comune27. Notizie di “quorundam ordinamentorum
factorum per Commune et populum Florentie” risalgono ai decenni centrali del secolo XII28, e si infittiscono in quelli successivi29; come ripetuti sono, dalla fine
del secolo, i riferimenti documentari al “constitutum comunis Florentie”30. Sin
dal 1193 alle loro revisioni provvidero con un ruolo di rilievo anche i retto- ri delle arti maggiori31. I primi codici che raccolsero gli statuta fiorentini sono
andati purtroppo perduti, anche se possiamo supporre che essi vennero tito- landosi proprio al podestà, come appare dalla ripartizione dei primi esemplari superstiti32. Sempre nello stesso periodo, fu avviata la raccolta (la trascrizione e
la conservazione) dei fascicoli contenenti la documentazione dei diritti eserci- tati dal comune nei confronti degli altri enti e soggetti politici33. Negli incendi
che accompagnarono la fuga del duca d’Atene nel 1343 sono andati invece di- strutti i registri fiscali e giudiziari che avrebbero documentato anche per Firenze quell’epocale passaggio dagli atti sciolti all’impiego di libri e registri per docu- mentare e conservare gli atti amministrativi che trovò proprio nell’attività dei collaboratori tecnici del podestà la prima sede stabile e definita di governo e amministrazione34.
27 Cfr., per uno sguardo generale, Id., Italia medievale. Struttura e geografia del-
le fonti scritte, Roma, 1991, pp. 125-203, e la sua discussione da parte di J.-C. Maire
Vigueur, Révolution documentaire et révolution scripturaire: le cas de l’Italie médiévale, “Bibliothèque de l’École des Chartes”, 153 (1995), pp. 177-185.
28 Cfr. Santini, Documenti, cit., pp. 221-222 e 501.
29 Cfr. i dati in R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, Berlin, 1908,
vol. I, pp. 138 sgg.; e le notizie in I più antichi frammenti del costituto fiorentino, a cura di G. Rondoni, Firenze, 1882, pp. 21-22.
30 Cfr. ivi, pp. 19, 33, 35 e passim (dal 1182, 1193, 1197 agli anni successivi). 31 Santini, Documenti, cit., p. 31.
32 Cfr. Statuti della repubblica fiorentina. Statuto del podestà dell’anno 1325, a cura di
R. Caggese, Firenze, 1921.
33 Frammenti fino al 1260 sono stati pubblicati da Santini, Documenti, cit., pp. 1-220
(cfr. anche pp. IX-XIII dell’Introduzione); e Id., Documenti dell’antica costituzione del
Comune di Firenze. Appendice, Firenze, 1952, pp. 1-261. Sulla formazione dell’archivio,
cfr. C. Guasti, Introduzione a I Capitoli del comune di Firenze. Inventario e regesto, a cura di Id., vol. I, Firenze, 1866, pp. I-XXXI. Capitoli è il nome dato all’archivio a Firenze al momento della sua costituzione all’inizio del secolo XV; essi rappresentano dunque la versione locale dei libri instrumentorum o libri iurium, sui quali, più in generale, cfr. A. Rovere, I “libri iurium” dell’Italia comunale, in Civiltà comunale: libro, scrittura, documen-
to, Genova, 1989, pp. 157-199; e Cammarosano, Tradizione documentaria, cit., pp. 7-28;
e Id., Italia medievale, cit., pp. 146-151.
34 Cfr. J.-C. Maire Vigueur, Forme di governo e forme documentarie nella città co-
munale, in Francesco d’Assisi. Documenti e archivi. Codici e biblioteche. Miniature,
Milano, 1982, pp. 58-64; A. Bartoli Langeli, La documentazione degli Stati italiani nei
secoli XIII-XV: forme, organizzazione e personale, in Culture et idéologie dans la genè- se de l’Etat moderne, Roma, 1985, pp. 35-55; Cammarosano, Tradizione documentaria,
Alfieri di questo processo di strutturazione della vita politica del comune fu- rono alcune figure di podestà che la cronachistica ha immortalato nella memoria cittadina. Non casualmente, essi sono quasi solo milanesi, figure di grande rilievo nell’itineranza podestarile della prima metà del Duecento, che i testi narrativi, legandone il ricordo alle tappe di significativo sviluppo della vita del comune, ci restituiscono nella variegatezza delle mansioni amministrative da loro coordina- te. Della rettoria di Gualfredotto Grasselli (podestà nel 1207-1208) il Villani, per esempio, rimarcò la funzione giudiziaria, sottolineando il fatto che per la prima volta comparissero con il podestà i “suoi collaterali e giudici”35. Le podesterie di
Ottone da Mandello (nel 1218 e nel 1230) furono invece ricordate per gli eventi cardine che le caratterizzarono: rispettivamente, il giuramento a fini fiscali cui il comune cercò di costringere tutti gli uomini del contado fino ad allora legati a vincoli signorili36, e le vittoriose operazioni di guerra nel contado di Siena, “col
carroccio e collo stendale ispiegato”, culminate in una clamorosa incursione “ne’ borghi della città” e nella prigionia infamante, oltre che del podestà – il poeta aretino Arrigo Testa37–, di più di un migliaio di uomini e donne senesi38. La
memoria delle imprese di guerra, d’altra parte, connotò spesso in senso eponi- mo la funzione podestarile, rimarcata in più di una occasione dalle cronache a struttura annalistica39. Alla podesteria di un altro milanese ancora, Rubaconte da
Mandello (nel 1237), è associato infine il ricordo dei primi grandi lavori pubblici di lastricatura delle strade e di costruzione del terzo ponte sull’Arno (dopo che, tra l’altro, il precedente era stato iniziato a costruire proprio durante la pode- steria del congiunto Ottone nel 121840): nell’immaginario dei fiorentini rimase
soprattutto scolpito l’atto simbolico del podestà che “fondò con sua mano la
Keller, Th. Behrmann, München, 1995. Sempre attuali rimangono le ricerche di P. Torelli,
Studi e ricerche di diplomatica comunale [1911-1915], Roma, 1980. Cfr. anche Civiltà co- munale, cit.
35 Villani, Nuova cronica, cit., VI, XXXII, vol. I, pp. 259-260.
36 “Negli anni di Cristo MCCXVIII, essendo podestà di Firenze Otto da Mandella
di Milano, i Fiorentini feciono giurare tutto il contado alla signoria del Comune, che prima la maggiore parte si tenea a signoria de’ conti Guidi, e di quegli di Mangona, e di quegli di Capraia, e da Certaldo, e di più cattani che ‘l s’aveano occupato per privilegi, e tali per forza degl’imperadori”: ivi, VI, XLI, vol. I, p. 272.
37 Sulla sua prigionia cfr. Davidsohn, Storia, cit., vol. II, pp. 250-251; più in generale,
cfr. A. Zenatti, Arrigo Testa e i primordi della lirica italiana, Firenze, 1896.
38 Cfr. Cronica fiorentina, cit., p. 124: “e molte donne belle di Siena fuorono prese, e
per forza menate in Firenze per drude di coloro che ll’avevano guadangnate”, e Villani,
Nuova cronica, cit., VII, VI, vol. I, p. 282.
39 Quali, per esempio, la Cronichetta inedita, cit.; Paolino Pieri, Cronica delle cose
d’Italia dall’anno 1080 all’anno 1305, a cura di A.F. Adami, Roma, 1755; e la Cronica fiorentina, cit., pp. 82-150.