III. La grammatica come scienza islamica
1.3 Il criterio del qiyās
Al di là delle differenze, esiste un criterio che accomuna naḥw e taṣrīf e li rende parte dello stesso sistema: esso è il loro carattere regolare, o che perlomeno aspira alla
55 J. Owens, ‘The structure of Arabic grammatical theory’ in R. Talmon et al., op. cit., pp. 286, 287. 56 Ivi, p. 293.
36 regolarizzazione della lingua, alla sua catalogazione in una serie finita di possibilità. Tale criterio è basato sull'analogia, ossia il qiyās dei grammatici arabi, un tipo di ragionamento logico che da norme primarie può derivarne altre secondarie. Anche se è stato spesso paragonato al sillogismo, il qiyās è piuttosto un procedere per paragoni, per analogia, appunto. Il ragionamento è in un primo tempo associabile all'induzione, e per tale motivo è sempre possibile mettere in discussione una norma derivata da qiyās nel caso in cui l'evidenza affermi diversamente. Questo procedimento tende a esercitare un effetto livellante sulla lingua, ma i suoi stessi sostenitori rifiutavano di applicarlo quando l'esistenza di una forma su cui l'analogia non agiva dimostrava il contrario.
Il qiyās è ben conosciuto anche in ambito legislativo, da quei giuristi islamici che dovettero integrare le leggi mancanti procedendo per paragoni. Infatti, se di un caso specifico non esisteva normativa né nel Corano e neppure nelle testimonianze del Profeta, o se si presentava una circostanza nuova che necessitasse di regolamentazione, gli esperti di diritto applicavano al loro ragionamento alcuni criteri analogici. Per cui si stabiliva la legge sulla base di casi, trattati nel Testo sacro o in un ḥadīṯ di Muḥammad, simili e comparabili al nuovo in questione.
Eppure, secondo Ibn Ğinnī,57 il qiyās dei grammatici era più vicino alla logica dei teologi
piuttosto che a quella dei giuristi, poiché si basava su una percezione di ciò che era ammissibile e ciò che invece non lo era. Ibn Ğinnī era infatti convinto dell'affinità tra la saggezza inconsapevole dei parlanti nativi e della intrinseca razionalità della lingua, motivo per cui l'analisi linguistica si basava piuttosto su intuizioni e sensazioni, o comunque da esse non poteva prescindere.
La tensione tra la consapevolezza della finezza e della precisione innate del linguaggio e
37 l'opera di comprensione e regolarizzazione compiuta dai grammatici sarà esplicita nel secondo capitolo, in cui si esamineranno tutte le prospettive di analisi di un tema tanto dibattuto quanto il maṣdar. Per il momento sarà sufficiente considerare quali implicazioni comportasse la logica del qiyās nell'elaborazione linguistica, tentando di evitare confusioni e interpretazioni improprie.
1.3.1 Reinterpretazione secondo il concetto di induzione
Come spiegato nell'introduzione, il procedimento induttivo del qiyās fu utilizzato sin dal principio dai grammatici di entrambe le scuole per derivare norme generali dai casi particolari, ossia da ciò che si tramandava della lingua degli arabi. Nonostante ciò, alla logica del qiyās si è spesso opposto come sua controparte il concetto di samāʿ: il termine deriva dalla radice SMʿ con il significato di 'sentire' e può essere tradotto come 'ciò che è attestato o tramandato'. Affidarsi al samāʿ significa dunque accettare all'interno del corpus linguistico solamente quegli elementi provati dall'evidenza: in tal senso la logica del samāʿ non rifiuta il qiyās,nell'eventualità che quest'ultimo rispetti la realtà.
La comune distinzione tra qiyās bassoriano e samāʿ kufiota necessita dunque di alcune puntualizzazioni. Come già notato, entrambi i concetti dipendono logicamente dal procedimento induttivo, poiché si basano sull'esperienza.58 La differenza risiede nel fatto che
il samāʿ non pretende di istituire regole generali, mentre il qiyās aspira a regolamentare la lingua. In tal caso, una volta ricavata la norma generale dal particolare, la stessa viene estesa ad altri casi specifici: qui il ragionamento è molto più vicino al sillogismo piuttosto che
38 all'analogia e di conseguenza si può affermare che la seconda parte del qiyās sia deduttiva, ossia che proceda dal generale al particolare.
Questo ribaltamento di prospettiva serve a chiarire alcuni punti oscuri della disputa che si tratteranno nel capitolo sulla natura del maṣdar. La storia interviene in questo caso a spiegare quale sia stata l'evoluzione del concetto di qiyās e perché sia stato possibile contrapporlo a ciò che la lingua dei beduini aveva tramandato. Così come avvenne per il diritto, l'induzione come procedimento di analisi fu arrestato a un certo punto della sua evoluzione e le regole stesse, derivate da un'iniziale induzione ma anche confermate dall'insieme canonico dei dati istituito dai primi grammatici, divennero la base per l'estensione analogica all'intera lingua.59 I kufioti, come si è visto, vennero marchiati come
coloro che rinnegavano la potenziale perfezione dell'arabo e i bassoriani si elevarono al ruolo di paladini della logica interna del linguaggio umano.
L'imminente analisi, sia sintattica che morfologica, del maṣdar ambisce a dimostrare che la ragione giaceva a metà strada tra le due posizioni e che l'integrazione è possibile. Il ragionamento analogico è applicabile, e auspicabile, per fornire una spiegazione quanto più chiara della lingua araba, una lingua, che, come sostenevano i grammatici antichi, si struttura in un sistema matematico quasi perfetto. E tuttavia nemmeno l'arabo sfugge all'evoluzione, talvolta illogica, tipica di ogni codice umano, linguistico o meno. Ciò che è suggerito dall'evidenza non può essere ignorato e quand'esso differisce dalla norma esistono due alternative: si può in un primo momento tentare di spiegare il fenomeno, ricollegandolo alla regola generale attraverso meccanismi logici che sfuggono a una prima evidenza; oppure, nel caso in cui questi meccanismi non compaiano, si può ricorrere alla semplice definizione di 'irregolarità'. Un costante e attento bilanciamento tra le due posizioni è
39 necessario per evitare di forzare all'interno di schemi preconcetti un fenomeno complesso, talvolta sorprendentemente razionale e altre volte illogico e oscuro, come la lingua umana.
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